giovedì 30 gennaio 2020

Massoneria e Cabala. La Sephira Hod

di Luca Delli Santi



La Sephira Hod è l’ottava dell’Albero della Vita in ordine discendente e la terza in ordine ascendente, rappresenta la gamba sinistra nel corpo umano ed è associata alla colonna Boaz nel Tempio di Salomone.
Nell’Albero della Vita è sul pilastro sinistro. il che le attribuisce una polarità femminile e ricettiva, è l’energia connessa con l’emanazione del quinto giorno quando si popolano le acque e le creature dei mari e gli uccelli   vengono benedetti affinché si moltiplichino: “Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari, gli uccelli si moltiplichino sulla Terra” Genesi 1:22
Hod è la vibrazione delle potenze collettive, corrisponde alla vocale ebraica Kubbutz che condivide la medesima radice del verbo radunare, la stessa da cui deriva la parola contemporanea kibbutz.
L’energia che sviluppa un gruppo impegnato in una pratica spirituale è l’energia di Hod: un gruppo in preghiera, gli apprendisti riuniti con devozione ascoltando il proprio maestro, la loggia massonica che celebra i rituali. L’officina massonica è strettamente connessa con la sephira Hod in quanto l’elemento collettivo svolge la funzione di maestro mentre il lavoro individuale di ciascun fratello si sviluppa in armonia con quello degli atri.
Nella tradizione della cabala medioevale l’energia del Pianeta Mercurio era vista come una manifestazione di Hod, le caratteristiche mercuriali che ritroviamo in Hod sono l’eloquio, il carisma, la capacità di intuizione e di essere ricettivi. L’angelo di questa emanazione era Raphael ( Dio Guarisce ), attraverso il sostegno reciproco si acquisisce conoscenza, elemento indispensabile ad esercitare l’arte della guarigione, ma soprattutto si instaura in un legame profondo riconoscendo nell’altro noi stessi, quella radice che riconnette l’Essere Umano al comune elemento originario che nella cabala è rappresentato da Adam.
In gran parte delle scuole di cabala contemporanea si tende ad enfatizzare meno gli aspetti angiologici, ponendo in rilievo altri elementi quali il nome divino corrispondente ad ognuna della dieci emanazioni rappresentate dall’Albero della Vita, qui è Adonai Tzevaot, normalmente tradotto “ il Signore degli Eserciti”, noi preferiamo il Signore delle Schiere Ordinate, in riferimento alle leggi che governano i mondi del cosmo ed alle “ schiere angeliche “,  un immagine della trascendenza dell’intelligenza universale che connette il Tutto.
L’unione nella molteplicità è Hod che però è instabile, la potenze dell’energia collettiva se non bilanciate da Netzach ( Vittoria, la colonna Jakin ) possono degenerare, sommergere la capacità di discernimento individuale, travolgere le persone nell’irrazionalità. E’ il furore ideologico e religioso ma pure la volontà di prevaricare all’interno di una dimensione collettiva, dimenticando l’esigenza altrui, cercando di piegare il gruppo alle necessità individuali. Come si vede la cabala può apparire una lontana ed astrusa disciplina ma in verità offre chiavi di lettura alle vicende umane che tutti sperimentiamo.
Lo Splendore di Hod è quello che promana dalle figure di autorità sacerdotale, l’archetipo associato a questa sephira è infatti Aronne, il Cohen Gadol, il fratello di Mosè, fu figura determinante nella conduzione del popolo durante l’esodo.   Hod è l’energia trasmessa dalle mani del Cohen Gadol quando è proteso a benedire il popolo: “e gli darai del tuo Hod” Numeri 27:20 fu l’ordinazione di Mosè a Giosuè.
Abbiamo accennato alla corrispondenza di Hod con la gamba sinistra quella con cui, nella massoneria azzura, si entra nel Tempio Massonico, la gamba sinistra è connessa con il senso dell’andare, associato al segno astrologico dei Gemelli, l’andare è il mettersi in moto in risposta al desiderio iniziatico. La ricerca della conoscenza è la consapevolezza del divenire, la tensione verso il senso che presuppone un ruolo attivo, che va condotta affidandosi agli strumenti dell’intelletto, strumenti individualmente insufficienti ma che nel lavoro in un ordine iniziatico si uniscono e si rafforzano, sperimentando in questa dimensione l’unità nella pluralità, quel mistero che ci attende oltre il tempo e lo spazio.


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martedì 28 gennaio 2020

Il Gran Cofto. Cagliostro visto da Goethe



Il Gran Cofto altri non è che il Conte di Cagliostro, mago e avventuriero siciliano, capo di una loggia di rito egizio, avversato dal massone “illuminato” Goethe perché seminatore di pericolosi inganni. Tutto si incentra sul famoso Affaire della collana (un mistero che coinvolge, a pochi anni dalla Rivoluzione, la regina Maria Antonietta, un ambizioso aristocratico, due fantasiosi avventurieri e, sullo sfondo, anche Cagliostro) al quale Goethe si appassiona, vi vede annunciati destini storici, vi trova conferme ai timori espressi nelle sue polemiche all’interno della massoneria. Il Gran Cofto rappresenta il “fondamento morale” della catastrofe che Goethe vide nella Rivoluzione francese. La caduta dei miti, il contaminarsi di ideale e reale.
Prossimamente per Tipheret - Gruppo Editoriale Bonanno.

lunedì 27 gennaio 2020

Giorno della memoria. Domenico Bilotta: «Sostiamo in silenzio negli altari della storia»

di Domenico Bilotta*



«L’Olocausto è una pagina del libro dell'Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria», scrisse Primo Levi. L’uomo non può dimenticare. La barbarie della storia la vorresti nei libri, come qualcosa che ormai non ti abita più. Sai che non è così, però, e allora le giornate come questa servono a ricordarci chi siamo. Non li puoi chiamare errori gli orrori. L'affermazione più profonda che sia mai stata pronunciata a proposito di Auschwitz non fu affatto un'affermazione, ma una risposta. La domanda: "Ditemi, dov'era Dio, ad Auschwitz?". La risposta: "E l'uomo, dov'era?".
Noi dobbiamo ricordare ogni giorno la nostra umanità, dobbiamo sostare in silenzio davanti alle testimonianze, ma allontanandoci dobbiamo parlare, condividere. Chi, come noi, ha la responsabilità di un percorso iniziatico alle spalle, deve essere testimonianza di umanità. Perché noi il nostro uomo nuovo lo costruiamo ogni giorno, sempre più bello, sempre più somigliante a quel ritratto di umanità matura, fraterna, solidale che abbiamo sempre sognato.

*Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dei LLMM dell’Arco Reale - Rito di York.

ll Grande Oriente d’Italia replica al Procuratore Antimafia Cafiero De Raho



Rispettiamo il dottor Cafiero De Raho e siamo completamente vicini a lui sul piano della legalità e della lotta alle mafie ed al malaffare, ma crediamo che certe sue dichiarazioni, rilasciate a Napoli, ed in cui attribuisce alla Massoneria addirittura “un ruolo di comando” definendola altresì “quella camera in cui le varie forze condividono progetti. Ci sono la politica, la ‘Ndrangheta, Cosa Nostra, professionisti, magistrati, imprenditori. È la Massoneria che comanda”, risultino particolarmente pesanti e siano andate ben oltre ogni ragionevole limite e dubbio.

Ci dispiace che un così alto ed apprezzato magistrato, tra l’altro  nella sua delicata funzione di Procuratore nazionale Antimafia, si lasci andare a esternazioni così gravi e generiche. Addirittura si è passati dalla Massoneria infiltrata da forze e comitati di affari con fini illegali a quella che “comanda” queste forze. Il Grande Oriente d’Italia non può accettare che si spari pericolosamente nel mucchio e si scateni l’ennesima ingiusta e inqualificabile caccia al massone. La Massoneria non partecipa, per gli alti principi cui si ispira e che ne preservano il Dna, a comitati politici, d’affari o di qualsiasi altra natura. L’Uguaglianza, la Giustizia,  la Solidarietà, il Bene Comune sono valori che noi perseguiamo ogni giorno, così come il rispetto delle regole e delle Istituzioni.

Regole e rispetto che sono sancite dalla Costituzione per tutti i cittadini e le associazioni. A tal proposito riteniamo sbagliato e fuorviante della realtà il libero accostamento – come il procuratore ha ulteriormente sostenuto – della Massoneria alle associazioni segrete. La Libera Muratoria non
ha nulla di segreto e non è un’associazione segreta, essa rientra a pieno titolo e nella massima legalità e trasparenza nel novero delle associazioni normate  dall’articolo 18 della Costituzione. Inoltre l’esercizio del libero pensiero è ben sancito dall’articolo 3 della Costituzione.

Il procuratore nazionale antimafia sa bene che la responsabilità è sempre personale e che questo principio giuridico vale per tutti. Ribadiamo la nostra estraneità al quadro da lui descritto e lo esortiamo a evitare facili sentenze mediatiche che possono portare grave danno all’immagine e pericolo per l’incolumità di tanti onesti cittadini liberi muratori.

Auspichiamo che il dottor De Raho continui la sua brillante azione di magistrato con il profondo senso del dovere e i meriti che gli sono ampiamente riconosciuti ma che tale azione prosegua sempre sulla via della giustizia e dell’equità, non anticipando processi e sentenze che nel nostro Paese hanno prodotto purtroppo tanti presunti mostri e errate conclusioni. Essendo uomini liberi e senza segreti o pregiudizi di sorta lo invitiamo al Vascello per poter parlare di cosa è veramente la Massoneria e della sua nobile funzione sociale. Non di esercizio del potere ma di miglioramento e progresso dell’Uomo e della Società.

Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia

venerdì 24 gennaio 2020

Un altro nobile figlio della Massoneria: Timoteo Riboli

di Antonino Zarcone



24 gennaio 1808, a Colorno, nel Ducato di Parma, nasce Timoteo Riboli. Orfano di padre, riesce a laurearsi in medicina all'Università di Parma grazie all'aiuto di Maria Antonietta di Borbone e producendo preparati in cera per il Gabinetto Anatomico. Esule a Torino dopo i moti parmensi del 1848, partecipa alla seconda guerra d'indipendenza divenendo il medico personale di Giuseppe Garibaldi, che in seguito cura in diverse circostanze, tra cui la celebre ferita alla gamba. È ancora tra i volontari di Garibaldi nella "Campagna dei Vosgi" inquadrato nel corpo sanitario dell'Armata. Massone, insignito del 33º grado, succede al conte Aleksander Izenschmid de Milbitz come sovrano gran commendatore del Supremo Consiglio del Rito scozzese antico ed accettato di Torino che conduce alla fusione col Spuremo Consigio sedente in Roma. Fondatore con Garibaldi della Società per la Protezione degli Animali, oggi Ente Nazionale Protezione Animali, nel 1879 si ritira a vita privata. Muore a Torino il 15 aprile 1895..

giovedì 23 gennaio 2020

In ricordo di Pietro Colletta



Il 23 gennaio 1775 a Napoli, nasce Pietro Colletta. Dopo aver intrapreso studi giuridici, nel 1794 intraprende la carriera militare. Da subalterno combatte a Civita Castellana contro i francesi ed alla difesa di Capua. Aderisce alla Repubblica Napoletana per cui al ritorno del Borbone viene imprigionato e costretto lasciare l'esercito per esercitare la professione di ingegnere civile. Riammesso nell'esercito di Bonaparte, nel 1896 è nominato giudice del tribunale di Terra di Lavoro e dei due Principati, con sede a Napoli. Durante il regno di Murat è intendente della Calabria Ulteriore poi direttore generale del corpo di ingegneri di strade e ponti. Diventato tenente generale, rimane con Murat nelle sue campagne militari fino alla fine del regno. Trattenuto in servizio dopo la restaurazione borbonica comanda la IV divisione e dopo i moti carbonari del 1820 viene nominato ispettore generale del Genio quindi è inviato in Sicilia come comandante generale nell'isola. Rientrato a Napoli nel 1821 assume il ministero ad interim della guerra e della Marina. Con la sconfitta dei costituzionalisti per l'intervento austriaco viene imprigionato ed inviato in esilio a Brno. Nel 1822 si trasferisce a Firenze dove partecipa alla vita culturale, collabora alla rivista Antologia e si dedica agli studi storici e letterari. Massone, a Napoli ricopre l'incarico di Maestro venerabile della Loggia di rito egiziano "La Sapienza Trionfante" e della loggia di adozione "La Vigilanza". Muore a Firenze l'11 novembre 1831. (a.z.)

Massoneria e Cabala. La lettera Tav, il sigillo del santo

di Luca Delli Santi



La Tav o Taw è l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico, il suo valore ghematrico è 400 rappresenta il segno lasciato da un sigillo. E’ formata dalla lettera Dalet e dalla lettera Nun, forma la parola Dan giudizio, giudicare: la vibrazione della Tav è quindi a stretto contatto con le Potenze della restrizione, del caos, gli aspetti più reconditi del Creato. E’ la lettera dell’Olam ha Tohu, il mondo del caos, il mondo delle forze primordiali.
Nella concezione cabalistica lo sviluppo del cosmo si articola in tre fasi: il Mondo del Confusione dove le energie e le potenze creatrici si dibattono nel disordine e nella disarmonia, il Mondo della Rettificazione, quello in cui viviamo noi: la Rettificazione è infatti una potenzialità, un obiettivo che può essere perseguito e raggiunto in quanto le Potenze della Severità e del Giudizio possono essere poste in equilibrio. L’ultima fase è il Mondo dell’Avvenire, quello in cui si compie il telos messianico: l’Essere Umano, il Creato ed il Creatore sono riunificati.
La Tav è il sigillo che l’Eterno pose sulla fronte di Caino, si intuisce quindi come il Giudizio sia parte integrante del percorso verso la Rettificazione, Caino deve essere punito per il suo orribile crimine ma parte di lui, un gradino della sua anima, è rimasta immune dalla corruzione e nella sua stirpe sarà infusa una scienza preziosa, Tubal-Cain, “l’artefice di ogni sorta di strumenti di bronzo e di ferro” Genesi 4:22. La superba abilità di questo personaggio a lavorare con il fuoco i metalli è intesa come un riferimento alle conoscenze alchemiche.
L’ambivalenza della Tav è narrata nel mito del Golem, la Tav è l’ultima lettera sia della parola ebraica Emet ( Verità ), sia della parola Met ( Morte ), come è noto attraverso la pronuncia della parola Emet il Golem  prende vita, pronunciando la parola Met il Golem ritorna una statua inanimata di argilla.
La preparazione descritta nei testi di cabala per l’animazione del Golem è estremamente complessa, si tratta di digiuni, esercizi fisici fondati sulla respirazione, complesse permutazioni dei nomi divini, è il lavoro dell’iniziato di ogni tradizione. L’operazione consiste nel creare un veicolo che consenta di superare i limiti della percezione ordinaria, oltre i vincoli della materia proiettati verso le dimensioni spirituali, una pratica analoga a quella delle scuole buddiste del Veicolo del Diamante.
“ Il Sigillo del Santo “ presente nella parole verità e morte ci rammenta la dimensione dell’eternità, la caducità è trasformazione non fine, è il ricongiungimento con l’Emanante da cui il Tutto proviene.
In ambito cristiano la Tav è rappresentata con il simbolo del Tau, richiama l’ Alpha e l’Omega ( Apocalisse 13:1) il Principio e la Fine, la molteplicità e l’Uno, tutto è interconnesso.
Nell’ambito della Massoneria Azzurra richiama la Squadra a doppio angolo retto, rappresenta il potere della trasmissione iniziatica, chi lo esercita deve, o dovrebbe, ben conoscere la potenza simbolica della Tav ed i legami fra “mondi” che essa ci indica.
Il simbolo del Capitolo dell’Arco Reale con la sua tripla Tau ci rammenta la potenza simbolica del numero e dell’elemento trinitario, attraverso i simboli e i rituali del Capitolo l’iniziato acquisisce strumenti sapienziali, è chiamato a vivere in prima persona ed a rappresentare insegnamenti cabalistici, parole, segni sono le chiavi che aprono gli scrigni di un potenziale insegnamento operativo, fino a giungere alla conoscenza della Parola.
Gli Ordini Cavallereschi cristiani hanno sempre riconosciuto la potenza simbolica del Tau, i Templari l’adottarono come loro simbolo in quanto compimento del Creato e punto di partenza per l’iniziato del cammino da intraprendere per tronare al Principio.
Questo il deposito iniziatico del Rito di York, attraverso i gradi delle tre camere conseguiamo la consapevolezza di quale sia la mancanza, l’assenza che grava in ogni esistenza umana, la necessità di colmare la distanza fra il logos umano e quello cosmico, l’autentico “Tesoro “ bramato dai Cavalieri del Tempio.

mercoledì 22 gennaio 2020

In ricordo di Emanuele Severino

di Massimo Agostini



La scomparsa di Emanuele Severino non è qualcosa che riguarda solo la Filosofia, ma tutti quanti, tutti coloro che in un modo o in un altro sono impegnati nella stessa ricerca. Le architetture del suo pensiero ci hanno dimostrato – attraverso le sue opere, e a partire dalla più originale di tutte: La struttura originaria – che la Filosofia non si giustappone ai fatti della vita, non viene dopo, in un ipotetico futuro, a cose fatte, per comporre una comprensione, invece è ciò su cui la vita la edifichiamo, è la sostanza, il materiale dei nostri giorni. È l’orizzonte, diciamo così, di tutte le scienze particolari, quelle empiriche ma anche la politica e l’economia.
Severino è stato il più tenace oppositore del senso comune e questo deve insegnare a noi Cavalieri del cuore e dello Spirito: saper camminare in direzioni impossibili e ostinate perché lì dove c’è riposo non c’è conquista.

* Gran Commendatore Cavalieri Templari d’Italia - Rito di York.

martedì 21 gennaio 2020

La vita e il suo senso. Su Radio Radicale il convegno della LIDU



Su Radio Radicale il convegno della LIDU a La Spezia dal titolo «La vita e il suo senso», con i saluti del presidente nazionale Michele Marzulli. Introdotto e coordinato da Mario Bertocchi, è stato un confronto tra un filosofo laico, Mauro Cascio, uno studioso cattolico, Egidio Banti, un pastore valdese, Eugenio Stretti. A chiusura di convegno Alessia Canaccini ha presentato l'ultimo lavoro del filosofo pontino «Dove sei? Un disegno melodico attorno a un'assenza che pesa».

Ascolta la registrazione

venerdì 17 gennaio 2020

Scritti di Storia e Massoneria. Il nuovo libro di Santi Fedele



Ricerca storica come recupero della memoria del contributo dato dai Liberi muratori alla lotta contro il nazifascismo e per la rinascita democratica dell’Italia e quale fonte d’ispirazione per un rinnovato impegno sui grandi temi della difesa dei diritti umani, delle libertà civili, della laicità della scuola e per la riscoperta, a fronte di risorgenti particolarismi, dell’orizzonte ideale di un'Europa più forte e più giusta. Per Tipheret - Gruppo Editoriale Bonanno, il nuovo libro di Santi Fedele.

giovedì 16 gennaio 2020

La vita e il suo senso. A La Spezia per parlare del compito dell'uomo



Sabato a La Spezia, Centro di Arte Moderna e Contemporanea, un appuntamento culturale di altissimo profilo, grazie all'impegno di Mario Bertocchi. Alle 17.00 avrà infatti luogo il convegno «La vita e il suo senso», dove dialogheranno un filosofo laico, Mauro Cascio, uno studioso cattolico, Egidio Banti ed il pastore della comunità valdese Eugenio Stretti. Interverrà Michele Marzulli, presidente nazionale della LIDU - Lega Internazionale dei Diritti dell'Uomo, a Tiziano Busca le conclusioni.
Al termine del convegno si terrà la prima presentazione italiana dell'ultimo libro di Cascio «Dove sei?», con Alessia Canaccini che dialogherà con l'autore.

mercoledì 15 gennaio 2020

Un fine settimana intenso per il Rito di York



Sabato 18 alle ore 10.00 a La Spezia ci sarà l'installazione dei nuovi Gran Sacerdoti, Illustri Maestri, e Commendatori di tutta la Liguria. La cerimonia sarà presieduta dal Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dell'Arco Reale Domenico Bilotta, dal Gran Maestro dei Massoni Criptici d'Italia Alessandro Pusceddu e dal Gran Commendatore dei Templari Massimo Agostini. Il giorno dopo analoga iniziativa a Firenze. Il Rito di York ribadisce la propria forza e l'entusiasmo dei capitoli, dei concili, delle commende garantirà nei prossimi mesi il proseguimento di quel percorso di Conoscenza che negli ultimi anni ha reso caratteristico il Rito.

La Massoneria, un universo. Il GM Stefano Bisi di nuovo a Sanremo



Il Gran Maestro Stefano Bisi sarà nuovamente ospite il 14 febbraio prossimo dei Martedì Letterari organizzati dal Casinò di Sanremo. L’appuntamento è alle ore 17. Il tema che verrà affrontato: “La Massoneria, un universo”. Parteciperà lo storico Aldo Mola. Il ciclo di incontri, curati da Marzia Taruffi, prenderà il via il 7 gennaio.

martedì 14 gennaio 2020

Luigi Dottesio, pensiero e azione

di Antonino Zarcone




Il 14 gennaio 1814, a Como, nasce Luigi Dottesio. Da giovane frequenta circoli antiaustriaci e mazziniani, diventando ben presto un attivo sostenitore delle idee rivoluzionarie che contribuisce a diffondere contrabbandando opuscoli di propaganda pubblicati in Svizzera. Allo scoppio della rivolta milanese del 1848 si unisce alle formazioni comasche di volontari che accorrono in aiuto ai rivoltosi. Rientrato a Como, nel maggio pubblica un manifesto di consenso al voto per la fusione con il Piemonte e diventa capitano della guardia nazionale, con cui partecipa alle operazioni militari. Con la sconfitta ripara in Svizzera dove si dedica alla pubblicazione di opere volte alla propaganda rivoluzionaria e democratica rimanendo fedele alla formula mazziniana del “Dio e popolo”. Dalla Svizzera passa più volte il confine per ampliare la rete dei centri rivoluzionari. Attività che viene notata dalla polizia austriaca. Arrestato su delazione il 12 gennaio 1851 mentre passa clandestinamente la frontiera con addosso carte molto compromettenti, lettere di cospiratori e una circolare di istruzioni della Società patria, viene ristretto a Como e poi a Venezia dove è processato da un consiglio di guerra per alto tradimento. Condannato a morte è impiccato a Venezia l’11 ottobre 1851. Secondo taluni in un modo particolarmente doloroso per il cattivo funzionamento dello strumento adoperato dal boia. Per la stampa internazionale del tempo, gli austriaci furono spinti a comminare la pena capitale in risposta all’atteggiamento del Consiglio municipale di Como che si era rifiutato di prestare il dovuto omaggio all’imperatore in visita alle province italiane e che per tale motivo il Radetzky si era affrettato a sciogliere il 9 ottobre 1851.

lunedì 13 gennaio 2020

Ricordando la Rivoluzione del '48

di Antonino Zarcone



12 gennaio 1848, a Palermo, già dalle prime ore del mattino una folla si raduna in piazza, nelle vie intorno al Cassaro, alla Kalsa per manifestare contro il Re napoletano. La feroce reazione dei soldati napoletani provoca la rivolta generale, dando vita alla prima rivoluzione del "48". Una rivoluzione contro il regime oppressore di quel re che era stato ospite in Sicilia durante il periodo Napoleonico e che traditore, rimangiandodi la parola data, al suo ritorno a Napoli, aveva ripagato i siciliani per l'ospitalità ricevuta, cancellando tutti i privilegi del Regno di Sicilia, la costituzione federiciana (una delle più antiche al mondo), con l'unificazione nel nuovo regno delle Due Sicilie che rende l'isola ed il vecchio Regno di Sicilia in una provincia napoleta.
Come scrive lo storico palermitano Michele Amari nella prefazione del suo “La guerra del vespro siciliano”, il popolo siciliano, e quello palermitano in particolare, “non è né avvezzo né disposto a sopportare una dominazione tirannica e straniera”. È già successo durante la rivolta antiangioina del Vespro siciliano nel lontano lunedì di Pasqua dell'anno 1282. Il re nasone non lo comprende, ed è proprio per questa sua natura, che il popolo la mattina del 12 gennaio, scende in piazza per ripristinare nella città e nella Sicilia intera, un governo autonomo e indipendente dal trono napoletano. Tra gli atti del nuovo governo l'offerta della corona del regno autonomo ad un principe di Casa Savoia; dinastia che aveva assunto la corona reale dopo il trattato di Utrecht proprio grazie alla incoronazione nella cattedrale di Palermo nel breve periodo di regno della Sicilia. La corona è offerta al duca di Genova, figlio secondogenito del Re di Sardegna, Ferdinando di Savoia-Genova; nominato dal parlamento, con il nome di Alberto Amedeo I, che rifiuta la corona a causa dei suoi impegni nella prima guerra d’indipendenza. Il tricolore bianco, rosso e verde, con la trinacria, viene dichiarato vessillo nazionale.
La rivoluzione viene repressa nel sangue nel maggio del 1849, scavando ancora di più un solco di odio tra i siciliani ed i napoletani. Un odio che più avanti sarà motivo di efferatezze nei confronti dei borbonici in fuga da parte dei siciliani e che i garibaldini faranno fatica a controllare. Dalla fine della rivoluzione del 48 la Sicilia rimane in una situazione di rivoluzione latente, vengono poste così le basi per una nuova insurrezione. Quella che avrà successo nel 1860 grazie allo sbarco di Garibaldi e della spedizione dei Mille, voluta e guidata da tanti degli attori principali della rivolta del 1848, come quel massone di Francesco Crispi che diventerà presidente del Consiglio del Regno d'Italia. Il 12 gennaio 1848 Palermo da inizio al.

Vincenzo Lunardi e la Massoneria



L'11 gennaio 1754, Lucca, nasce Vincenzo Lunardi, pioniere del volo. Da giovane si trasferisce presso un parente a Napoli dove, compiuti gli studi, si arruola come ufficiale del genio nell'esercito borbonico. Nominato segretario dell'ambasciatore napoletano a Londra si avvicina al mondo illuminista, aderisce alla Massoneria e, dopo il successo dei fratelli Mongolfier, si appassiona al volo e progetta un pallone a gas dotato di migliore capacità ascensionale e di più grande autonomia. Il 15 settembre 1784, alla presenza della Corte britannica, presso l'Artillery ground di Londra, utilizzando un pallone gonfiato con idrogeno, di diametro 33 piedi e provvisto di due pale, compie la sua prima ascensione in Inghilterra, atterrando, dopo un volo di 2 ore e 15 minuti, a Ware, nell'Hertfordshire. Dopo altre ascensioni nel Regno Unito, compie i suoi voli in altre città europee, a Napoli, davanti a Ferdinando I, ed a Palermo. Si reca poi in Spagna e a Lisbona, dove muore, nel convento dei Cappuccini italiani, il 1º agosto 1806.
(a.z.)

venerdì 10 gennaio 2020

Sull'Avanti! la recensione all'ultimo libro di Mauro Cascio



È in uscita il nuovo lavoro di Mauro Cascio, “Dove Sei?” (Tipheret ed.). Mauro Cascio è filosofo rigoroso che non smette di porsi domande. La domanda in sé è la chiave dell’essere. La domanda che dà il titolo al nuovo volume è quella che Dio pone ad Adamo, “Ayeka?”. Dove siamo? Dove è, oggi, l’uomo? È un interrogativo che ci poniamo dal momento della nascita, e anche prima. È l’interrogativo ancestrale, l’archetipo del dubbio, la forma della conoscenza in sé. Nel libro affiora continuamente il centro della cultura giudaico-cristiana. Anzi, l’Antico Testamento e la cultura ebraica emergono come cardini teoretici della formazione di Cascio (ma sono i fondamentali della cultura occidentale tutta). Il testo, agile e potente, è composto da quattro capitoli. Quattro “quinte” dove si muove un dialogo tra un filosofo laico e hegeliano (come ama definirsi l’autore) e un religioso. In particolare un rabbino. Infatti “Dove Sei? Un disegno melodico attorno a un’assenza che pesa” ha al termine di ogni brano un “controcanto”. Le Note in Controcanto sono le riflessioni del rav Alexandre Meloni, rabbino capo della Comunità Ebraica di Trieste. È un duetto tra Hegel e l’Antico Testamento che inizia a Venezia. Il primo “dialogo”, la prima “quinta”, si intitola “Venezia, Il Ghetto Ebraico, L’Agnello”. È un testo di una intensità rara, che non cessa di attrarre e si apre in abissi intrisi di sapienza antica in cui il lettore sprofonda cercando se stesso e trovando l’umanità tutta. L’uomo e l‘universo. Il momento e l’eternità. Il dilatarsi di un istante che diventa vita e D-o. Il nome di D-o in ebraico -il Tetragramma- è il verbo essere coniugato con tutti i tempi: passato, presente e futuro di cui l’unica traduzione, anche se imperfetta, diventa Eterno (cit. pag 71). L’Ebraismo investe il tempo per dare all’uomo una dimensione fondamentale e segnare così l’unica vera libertà che può avere con il tempo: evadersi dall’istante presente e trovare in questo istante la dimensione dell’infinito (cit. Idem). E poi si prosegue tra citazioni di Nietzsche e De Gregori per arrivare al BéRéSHYT BaRa ELOKIM ET Ha-SHaMaYM Vé-ET Ha-‘ARetz , il versetto più famoso in assoluto della Torah (Genesi I, 1) “In principio, creò D-o il cielo e la terra”. È davvero difficile riuscire a resistere a questo testo, è impossibile non essere incantati da questa violenta conoscenza che ti inchioda nell’interrogativo eterno. Così che al termine del testo si torna indietro e lo si rilegge al contrario in alto a destra, come giusto che sia. E occorre avere rispetto, molta delicatezza, perché per conoscere bisogna prestare ascolto e attenzione. Lasciare tutto il resto, e riprendere a leggere, scoprendo ogni volta un senso in più dietro ogni parola. Una polivalenza semantica che si estende da un suono fino a un concetto. E ecco che capiamo che il posto dove siamo è il “tutto”. Eppure non bisogna mai smettere di porci la nostra domanda. “Dove Sei?”! La lettura di questo testo ci introduce nel mondo di Mauro Cascio, figura straordinaria della filosofia contemporanea. Autore di una ventina di testi e curatore della collana di Storia delle Religioni per Rubbettino. Pensatore non accademico e dotato di un’assoluta adesione nei confronti degli accadimenti dell’umano. Cascio scrive, pensa e vive con estrema passione… coinvolgendo chi ha la fortuna di incontrarlo nel suo mondo. Il mondo. La vita in sé.

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In ricordo di Faustino Tanara

di Antonino Zarcone



10 gennaio 1831, Langhirano (PR), nasce Faustino Tanara. Avviato al sacerdozio lascia il seminario di Berceto per seguire gli ideali di Mazzini. Affiliato alla Giovane Italia, nel 1859 entra nei Cacciatori delle Alpi col grado di sergente e partecipa ai combattimenti di Casale Monferrato, Varese, San Fermo e Laveno concludendo la campagna con il grado di sottotenente dei bersaglieri. L'anno dopo è con i Mille raggiungendo il grado di maggiore. Fondatore a Langhirano e Parma di Società di tiro a segno, affiliato alla massoneria, nel 1866 partecipa alla battaglia di Bezzecca dove viene gravemente ferito durante una carica alla baionetta venendo decorato con la croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia. Nel 1867 è ancora con Garibaldi a Mentana e Monterotondo. Consigliere comunale di sinistra, quando il governo approva la tassa sul macinato, viene arrestato per evitare un suo intervento come leader nelle proteste contro il balzello. Nel 1870, colonnello, comanda la 1^ Legione italiana nella campagna dei Vosgi, per cui è insignito della Croce di Cavaliere della Legion d'onore. Trascorre gli ultimi anni di vita facendo l'agricoltore e muore a Langhirano il 25 aprile 1876.

La vita e il suo senso: verità filosofica in dialogo con verità religiosa

giovedì 9 gennaio 2020

Angelo Gatti e la Massoneria

di Antonino Zarcone



9 gennaio 1875, Capua, nasce il generale Angelo Gatti. Ufficiale proveniente dall'Accademia Militare è noto per la sua cultura storica e per le sue capacità di scrittore che lo portano all'insegnamento di storia e arte militare alla scuola di guerra di Torino e ad una intensa attività pubblicistica con articoli di storia, letteratura, ma soprattutto di argomenti militari. Ufficiale di stato maggiore durante la Grande Guerra, nel 1917 viene assegnato al Comando Supremo dove diventa il capo dell'ufficio storico con il compito di mantenere la memoria degli accadimenti del conflitto. Lo stesso anno viene iniziato alla massoneria ed iscritto alla Loggia Propaganda Massonica di Roma. Segue Cadorna a Versailles dopo Caporetto ma lascia il servizio dopo la guerra dedicandosi alla saggistica a tempo pieno. Direttore della collana "Collezione italiana di diari, memorie, studi e documenti per servire alla storia della guerra del mondo" edita da Arnoldo Mondadori, scrive anche poesie, romanzi. Nominato Accademico d'Italia nel 1937, trascorre gli ultimi anni a Milano, dove muore il 19 giugno 1948.

martedì 7 gennaio 2020

Una delegazione dell'ambasciata di Spagna in visita presso la sede della Massoneria Italiana



Il Grande Oriente d’Italia ha aperto le porte della propria sede, Villa Il Vascello, ad un gruppo di 15 persone dell’Ambasciata spagnola a Roma per illustrare la storia della Massoneria in Italia e i suoi collegamenti con la Massoneria spagnola, una delle più importanti d’Europa. Da Garibaldi al testamento di Totò, dal Pinocchio di Collodi ai collegamenti e messaggi massonici dietro l’arte contemporanea passando per segreti, esoterismo e l’importanza nel Risorgimento italiano. La visita è stata guidata dal bibliotecario Bernardino Fioravanti, che ha tracciato la storia della più importante comunione massonica italiana. Era presente, tra gli altri diplomatici, l’addetto alla Cultura presso l’ambasciata Spagnola, Yon de la Riva. «Il nostro Paese sta recuperando dopo anni di condizionamenti e remore politiche la sua memoria storica. Franco è stato spostato dal sacrario della Valle de los Caidos dal nostro governo. Un atto politico che segna una precisa soluzione di continuità con il passato. Non ci sono ancora, però, monumenti alla memoria dei massoni e di tutte le altre vittime del fascismo, cui – ha affermato il Consigliere Ion de la Riva- dobbiamo riconoscimento e rispetto». Il Bibliotecario ha portato i saluti del Gran Maestro Stefano Bisi, che ha dichiarato “la piena e totale disponibilità del Grande Oriente d’Italia-Palazzo Giustiniani al confronto ed il sostegno pieno all’opera di verità storica che il Governo Sanchez sta realizzando in Spagna, Paese mediterraneo di vitale importanza nella Comunità Europea” e del Gran Segretario Francesco Borgognoni.

L’incontro di Villa Medici del Vascello si è protratto per oltre due ore. Al termine il Bibliotecario ha fatto omaggio alla delegazione spagnola, di cui facevano parte, tra gli altri, oltre al Consigliere dell’Ambasciata presso lo Stato Italiano Ion de la Riva anche il Consigliere dell’Ambasciata presso la Santa Sede Gerardo Fueyo, il professor Andrea Iezzi e la dottoressa Ana Inglada, dei libri Attacco alla Democrazia Attacco alla Massoneria, la cui prefazione del Gran Maestro Stefano Bisi è stata la base della discussione nella Comunione sui tentativi di demonizzazione della Massoneria promossa dagli ambienti clericali fondamentalisti cui si sono legati settori politici storicamente avversi al Libero pensiero, e di Massoneria e Totalitarismi nell’Europa tra le due Guerre di Marco Cuzzi, Santi Fedele e Marco Novarino; insieme al numero di Erasmo dal titolo “Sulle ali della libertà oltre i muri dell’odio”.

Per sviluppare i rapporti storico-culturali Bernardino Fioravanti ha invitato la delegazione ad estendere alle due Ambasciate l’invito a visitare Palazzo dei Visacci, in Borgo degli Albizi a Firenze, Casa Massonica del GOI del capoluogo toscano.

FONTE

Si può vivere senza un Dio? La rivista cattolica «Diritto canonico» intervista Mauro Cascio




Anche in occasione dell'uscita di «Dove sei?», il nuovo libro del filosofo Mauro Cascio la rivista cattolica «Diritto canonico», il suo direttore Francesco Angelone, lo ha intervistato.

Secondo lei si può vivere nel mondo senza l'idea di Dio? «Mi riformulo la domanda. Si può vivere senza avere un’idea del senso complessivo delle cose? Si può vivere senza tentare di rispondere al perché di quello che esiste, al fondamento alla cosa ultima? Certo, si può vivere benissimo anche senza farsi domande. Questo non vuol dire che la domanda non esista e non appassioni chi, invece, la domanda se la pone. Quello che differenzia religioni, culture, non è la domanda, ma è la risposta. Ed è in questa dialettica che si inseriscono religioni e filosofia. La filosofia mette a fuoco la domanda. Non chiede chi è Dio, non in questi termini. Ma certo obbliga a chiarire l’orizzonte e il destino dell’uomo. Le religioni provano a definire risposte più articolate, qualche volta anche in assenza di domanda. Ricordavo qualche anno fa di quella storiella per cui degli studenti di teologia, appesero, sotto la targa della Facoltà di Filosofia, un cartello con su scritto: “Domande senza risposta”. Così gli studenti di filosofia il mattino seguente risposero appendendo sotto la targa della Facoltà di Teologia un cartello con su scritto “Risposta senza domande”. Non saprei dirla meglio di così». 


Storicamente le religioni hanno rivestito un Ruolo primordiale non solo nelle scelte individuali, piuttosto incidendo sensibilmente sulle decisioni delle istituzioni politiche dove quel Credo religioso ha ottenuto maggiori consensi. Si pensi alle azioni repressive che hanno animato le Crociate, le pratiche della Santa Inquisizione. Ebbene, Le chiedo quanto e in che modo tale commistione tra Fede e Istituzioni abbia contribuito a sviluppare la diffusione di simboli iconici della religiosità in nome dei quali è stata scritta la storia? «Una veloce premessa per chiarire il mio pensiero. Io credo esista un’unica verità, di natura concettuale, e credo che le religioni non siano altro che una ‘espressione’, storica, geografica, per meglio dire: culturale, di questa verità. Quindi non esiste una verità più vera delle altre. Ogni verità religiosa è un modo diverso di raccontare la stessa cosa. A Napoli c’è la pizza Margherita, a Latina la Demoralizzata, a Priverno la falia, a Palermo lo sfincione. A Napoli piace morbida, a Roma croccante. Ogni specialità incarna e interpreta una idea di pizzeità intorno alla quale ci possiamo sedere, parlare, litigare e che ogni comunità interpreta a suo modo, utilizzando per esprimerla i prodotti della propria terra, chi aggiungerà acciughe e origano, chi la mozzarella di bufala, chi vorrà dare un tocco di originalità al gusto e al sapore con il pomodoro pachino. Il filosofo sa che sono forme diverse di fare la pizza e il problema non se lo pone. Può mangiare con lo stesso gusto e non si chiede quale sia la ‘vera’ pizza. Secondo lei perché sono grasso? Per venire alla seconda parte della sua domanda il problema nasce quando intorno a un modo di interpretare la ‘pizzeità’, cioè l’essere pizza, intorno a una ‘scuola’ per così dire, si viene a creare un potere politico, in cui si tenta di controllare e uniformare un gusto e in cui, soprattutto, si incomincia a fare la guerra alle altre pizze perché la mia pizza è più, vera, autentica, originaria, della tua. Si cercherà sempre una pizza più antica da cui far discendere tutte le altre per poter trovare nella storia un criterio di autenticità. Ma ogni particolare ricetta, in realtà, interpreterà un particolare momento storico. La cultura è così, non è data una volta e per tutte in un determinato momento. Ma è fatta di contaminazioni che, nei secoli, ‘divengono’, diventano, cioè, altro. Quindi fissiamo la margherita come originaria. E diciamo: prima del 1899 non esisteva la pizza. Ma non è così, perché esisteva sia il termine, sia i condimenti. Condimenti che nemmeno sono originari, perché il pomodoro non lo abbiamo sempre avuto. Le guerre sono nate dalla pretesa che le espressioni non siano da considerare tutte con la stessa dignità, ma come dominio di una cultura su di un’altra. E gli ‘infedeli’, ovviamente, sono sempre gli altri»·

In un recente articolo a firma di Alessandro Morelli e Andrea Porciello( Verità, potere e simboli religiosi), relativamente al fenomeno dei flussi migratori, che stanno investendo la nostra Penisola negli ultimi anni, l'autore sostiene che "il linguaggio simbolico rinvii ad una verità non altrimenti conoscibile". Rinviando al pensiero di Ricoeur, quale filosofo del simbolo per antonomasia, come ritiene di dover conciliare il legame complesso tra simbolo, quale via privilegiata di accesso alla verità, e democrazia, che rifugge dal ricorso ai simboli per legittimare diritti e doveri? «Qui la risposta è molto complessa. Ricoeur parte da premesse freudiane che certo non sono le mie. La questione qual è, per dirla in soldoni? Così come ogni sogno ha una sua ‘interpretazione’, così come un’opera letteraria ha (o dovrebbe avere) un suo senso e una sua intenzionalità (e il suo senso o la sua intenzionalità può perfettamente essere quello di non averne una), così il simbolo rinvia ad un universo semantico non immediatamente espresso dal simbolo stesso. Se non sottolineiamo il valore analogico del simbolo, ogni segno rinvia ad un unico campo semantico, rischiamo che un simbolo finisca per indicare ogni cosa, e indicando ogni cosa finisca di fatto per non significare più nulla. Lei prenda una banana e la appiccichi al muro con del nastro adesivo. Cosa vuol dire? Probabilmente nulla. È solo una provocazione. Eppure vedrà quante letture verranno date a quel gesto. A me piace la sicurezza in cui questo significa quest’altro. Cioè rinvia analogicamente a. Altrimenti è il caos. Non credo in una lettura politica e istituzionale, non vedo grosse parentele o attinenze. Il linguaggio simbolico o appartiene alle pseudoscienze, o all’arte. Ci può essere un utilizzo del simbolo in ambito conoscitivo, ma andremmo decisamente fuori tema».

L'attenzione manifestata in seno alle aule giudiziarie verso l'utilizzo di simboli religiosi necessari ad affermare nello spazio pubblico una identità culturale, denota l'esigenza della società multietnica di rivendicare, attraverso la religiosità, diritti e posizioni che prescindono dalla sfera religiosa. Quali sono le ragioni che spingono le minoranze a rafforzare il proprio ruolo sociale con il ricorso a simboli religiosi?(velo islamico o crocifisso nelle aule scolastica e negli uffici pubblici)? Tutto ciò non tradisce la laicità dei Paesi occidentali, che continuano a alimentarsi delle connessioni inscindibili con la Fede? «Personalmente sono contrario a simboli religiosi in ambienti pubblici. Nelle aule di giustizia un crocefisso mi farebbe pensare che la legge è uguale per tutti, per chi crede in quel simbolo lì è più uguale degli altri. Un crocefisso nelle aule scolastiche mi farebbe pensare che la scuola, cioè il luogo per eccellenza della formazione di una coscienza critica, stia facendo passare il messaggio che in fondo siamo tutti cristiani perché siamo nati cristiani. Io non credo si possa nascere cristiani. Al massimo lo si diventa. Perché la fede è passione, ricerca, domanda, risposta, confronto. E quando si accetta la propria dimensione religiosa, magari sopportata da una solida visione filosofica, la certezza è nella nostra interiorità, non la andremo a cercare a quel punto appesa in nessuna parete».
5. Quali sono secondo Lei i criteri per una salvezza spirituale? Tanto per iniziare, accettare il diverso da sé? «Non lo so, non so cosa lei intende per salvezza spirituale. Io voglio conoscere, non essere salvato. O meglio: voglio essere salvato dalla paura di essere diveniente e perituro. Così leggo la buona novella del Cristianesimo. Non siamo soli. E siamo tutti salvi in eterno. Partecipiamo cioè dello scandalo dell’eternità che è qualcosa che sfugge al nostro essere fatto di tempo, perché possiamo interpretare ogni cosa a partire dal tempo e cioè a partire da quello che nasce, cresce, muore. Tutti noi abbiamo paura, quando stiamo male, o alla vigilia di un’operazione. Sono sentimenti che il nostro cuore conosce bene. E abbiamo bisogno (questa la nostra salvezza) di qualcuno che ci carezzi e ci dica: non sei solo. È la speranza che ci aiuta nelle nostre debolezze, la speranza che un senso che ci sfugga ci sia. Le fede è la sostanza delle cose sperate, diceva Paolo di Tarso. Per me la salvezza è la Conoscenza. Sapere che non sono quel che sembro. Che non vuol dire che in realtà sono magro e bello. Vuol dire che non sono la foglia di un albero che un giorno si seccherà e si staccherà».


venerdì 3 gennaio 2020

Piazza Dalmazia. A Latina una lettura recitativa



Una lettura recitativa di «Piazza Dalmazia» (con cena a cura di Latina in Cucina) martedì 14 gennaio ore 20.00 presso Bacco & Venere, via P.R. Giuliani 12 a Latina. Infoline e prenotazioni 328.4129002

C'è un mistero spiegato il quale diventano chiari tutti gli altri. Per questo lo tengono al riparo, al centro della città. Non diceva qualcuno che i segreti si mettono in evidenza proprio per questo? Un segreto in evidenza è qualcosa che nessuno cerca. Se lo vedono tutti, non ha valore. Può capitare però che non ci si accontenti più del sentito dire, e che questa piazza Dalmazia la si voglia visitare una volta per tutte. Anche perché, ma sono sempre racconti, qualcuno pare ci sia stato. Ci sono biglietti dell'autobus e leggende orali che si trasmettono sotto le fermate…

Piazza Dalmazia, edito da Tipheret - Gruppo Editoriale Bonanno, è un libro di Mauro Cascio