venerdì 31 maggio 2019

Dei remi facemmo ali al folle volo. Ulisse e il viaggio nella Conoscenza in Massoneria

di Luigi Piscitelli




La Divina Commedia nasconde il completo percorso iniziatico dell’adepto avvolto nell’oscurità del suo stato d’animo, che dapprima discende agli inferi, poi inizia la sua lenta risalita attraverso la purificazione, ed infine raggiunge la Luce, quella conoscenza riservata solo a chi è riuscito a spingersi oltre; oltre il conosciuto per affrontare l’ignoto.
L’opera tutta, dunque, è un testo iniziatico, con il quale Dante Codificò le sue conoscenze.
Il poeta descrive un percorso iniziatico dove l’uomo è alla ricerca delle sue origini, è un ritorno al punto dove partono tutte le cose, descritto con un linguaggio ricco di simboli ed allegorie che velano segreti iniziatici. Dunque, non c’è bisogno delle esplicite dichiarazioni di Dante per essere certi che sotto il senso letterario della Commedia, si nasconde senza alcun dubbio una allegoria.
Il soggetto della Commedia è l’uomo, o meglio la rigenerazione dell’uomo.
Quando il poeta, nel viaggio guidato da Virgilio, il Maestro, espone i suoi dubbi, ci troviamo nel pieno di un processo di iniziazione, in cui il neofita viene accompagnato nella sua opera di ricerca attraverso la decifrazione dei simboli, nella consapevolezza che si acquisisce passo dopo passo, che le verità ascoste anche quando saranno attinte non sarà possibile comunicarle.
Il canto XXVI dell’Inferno, è ambientato nell’ottava Bolgia dell’Ottavo cerchio dell’ultraterreno mondo infernale, uno dei punti più bassi. Qui sono punite le anime dei consiglieri fraudolenti. La colpa di questi dannati è legata alla conoscenza e, soprattutto, all’uso della parola per tessere inganni. Il loro peccato è quindi di natura intellettuale.
Vero protagonista di questo canto è Ulisse, che domina completamente la scena con il racconto del suo ultimo viaggio.
All’interno del XXVI Canto, Ulisse incarna l’uomo di ogni tempo che dedica l’intera propria vita alla conoscenza. Qual è quindi la sua colpa? Certo, c’è la questione dell’inganno (ricordiamo il cavallo di Troia), ma il peccato commesso da Ulisse non si limita a questo: l’eroe Achéo trova la morte proprio nel momento in cui sta cercando di oltrepassare i limiti posti al sapere umano, raffiguranti nelle colonne d’Ercole.
Il suo desiderio di “seguir virtute e canoscenza” viene perpetuato al di fuori della Grazia divina e assume quindi i connotati di un folle volo: “de’ remi facemmo ali al folle volo”.
È Ulisse stesso a raccontare a Dante il suo ultimo viaggio.
Giunto alle colonne d’Ercole, il limite estremo delle terre conosciute, l’eroe rivolge ai compagni una  che è un capolavoro di retorica, con cui li esorta a non perdere l’occasione di
esplorare l’emisfero australe totalmente invaso dalle acque, dove non abita nessun uomo. Mosso da questa sua ricerca, da questa fame di conoscenza, chiama a questa stessa fedeltà i suoi compagni, come il Maestro venerabile chiama i suoi fratelli.

«O frati, dissi, che per cento milia perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d’i notri sensi ch’è del rimanente,
non vogliate negar l’esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la Vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza».

Dunque le colonne segnano un ostacolo, un limite da superare, il confine tra lo spazio del profano e quello della sacralità ma, nello stesso tempo, indicano che al di là c’è l’oceano in cui sprofondare e annegare, al di qua la sicurezza di ciò che si conosce. Chi ha deciso di entrare è certo di quello che sta abbandonando, ma non sa quello che potrà trovare. Egli si troverà di fronte a se stesso e all’infinito, sarà segnato dalla paura e dallo sgomento, ma ad ogni passo scoprirà qualcosa di quello che sta cercando.
L’iniziato non può stare al di qua ed al di là di esse, non può portare dentro quello che deve essere fuori, né deve portare fuori quello che deve restare dentro, le colonne segnano proprio questo confine e questo incontrovertibile principio iniziatico.
Cari fratelli, cosa abbiamo chiesto il giorno della nostra iniziazione?
La Luce, la conoscenza.
È dunque l’iniziazione un momento fondamentale, indelebile, della nostra vita. E’ l’inizio di una nostra nuova esistenza, è un nuovo parto, che però ha in se anche una valenza di morte. La morte dell’essere che eravamo prima. Un essere che abbiamo seppellito per sempre nella caverna del gabinetto di riflessione, dove di nostro pugno abbiamo scritto il nostro testamento.
Non si diventa massoni, non si può nemmeno desiderare di diventarlo, se non c’è la volontà di oltrepassare le proprie personali Colonne d’Ercole, ovvero di scavare profondamente nel nostro intimo e da lì risalire per superare i propri limiti esistenziali.
L’iniziazione è in pratica un viaggio di ritorno e di andata, che ci riporterà apparentemente al punto di partenza, ma profondamente trasformati.
Il viaggio che compiamo durante l’iniziazione all’interno del tempio più che una vera e propria gestazione, è una completa ri-generazione. Il nostro corpo profano deve disgregarsi fino al suo primordiale stato embrionale, nell’atanor materno (rappresentato dal fuoco), per ricomporsi quindi, attraverso una nuova genesi spirituale, nel nuovo “Essere iniziato”.
Il nostro aspetto fisico non è cambiato, ma è cambiato per sempre qualcosa dentro di noi.

Vorrei meditare con voi sulla leggenda delle conoscenze perdute. La leggenda è riportata nel Sefer Haggdà. Si racconta che la ragione per la quale l’uomo, prima di nascere, deve passare 9 mesi nel ventre della madre, e che lì l’Arcangelo Gabriele gl’insegna tutta la Torah, quella scritta e quella orale. Per 9 mesi, con una candela accesa sulla testa, l’uomo impara tutta la Legge e, solo quando é pronto, può uscire alla luce del mondo. Un istante prima della nascita l’angelo gli spegne con un soffio la fiammella e il bambino dimentica tutto. Tutta la sua vita dovrà essere dedicata allo studio della Torah, a cercare di ricordarsi quello che aveva già imparato. Gli viene spenta la fiammella che portava sulla testa nel ventre della madre e questa viene sostituita dalla luce del mondo esterno. Nei meandri oscuri del ventre materno aveva una luce interna, questa si spegne e al suo posto viene la luce del sole, che abbaglia invece di illuminare. Per questo continua la leggenda ebraica, il neonato piange al momento della nascita, poiché ha dimenticato tutto e dovrà dedicare tutta la sua vita a cercare di ricollegarsi faticosamente al sapere perduto.

Per quale scopo ci riuniamo? Cosa ci viene ripetuto? Di edificare templi alla virtù, e scavare profonde ed oscure prigioni al vizio. Cioè, l’invito a lavorare per il beneficio dell’umanità, scavando profonde prigioni all’ignoranza, che è il massimo vizio dell’uomo, antagonista alla Luce...

giovedì 30 maggio 2019

Massoneria e Massofobia: Dario Vergassola incontra Stefano Bisi

Dario Vergassola

Dario Vergassola incontra il Gran Maestro Stefano Bisi il 4 giugno prossimo, ore 17 e 30,  alla Spezia, presso il Centro Salvador Allende in Viale Mazzini, per parlare di Massoneria in occasione della presentazione del libro “Massofobia” (Tipheret Edizioni), nel quale il Gm ha raccontato gli attacchi subiti dalla Commissione Antimafia del precedente governo. Introdurrà Angelo “Ciccio“ Del Santo.

«L’ignoranza – si legge nel comunicato di annuncio dell’evento- è la madre dei pregiudizi e i pregiudizi sono l’anticamera di ottuse dittature. Uno dei pregiudizi più diffusi nel nostro paese è quello di considerare la Massoneria come un occulto centro di potere e come una segreta congrega di persone che tramano contro la democrazia. Mai nulla di più falso si può pensare, la Massoneria nel mondo e, in particolare, in Italia è sempre stata portatrice di sani principi democratici, culturali e fra i suoi membri si sono contraddistinti personaggi che sono stati determinanti per l’affermazione di ideali di Libertà, di Giustizia e di Democrazia».

«Già l’ottusità criminale del fascismo – viene ricordato- provò a privare i Massoni del loro diritto di esistere e di riunirsi liberamente e uno dei più grandi combattenti per la Libertà, Antonio Gramsci, levò in parlamento la sua voce e la sua possente personalità per difendere la Massoneria da una legge fascista che era liberticida, come liberticida era ed è il fascismo nella sua totalità. Gramsci non fu mai massone ma comprese che dietro quella legge si nascondeva l’insidiosa ingerenza della dittatura nel poter interferire verso e contro le libere associazioni e contro la Democrazia tutta”. “Oggi qualcuno – prosegue la nota- vuole riportare alla ribalta l’idea di proibire alla Massoneria la sua esistenza, e anche oggi dietro la legge “Fava” (dal nome del primo firmatario) si nasconde la antidemocratica intenzione di impedire alle libere associazioni di riunirsi e di portare democraticamente nella società istanze sociali e culturali che possono solo sviluppare proficui e costruttivi momenti di discussione nel tessuto sociale di una nazione».

Fonte: GOI

martedì 28 maggio 2019

Gaetano Pini e la Massoneria

di Roberto Galimberti



Gaetano Pini, medico chirurgo, nacque a Livorno il 1° aprile 1845. Volontario Garibaldino nella terza guerra per l'indipendenza, seguì Garibaldi anche nella campagna dell'Agro Romano. Con l'aiuto di un gruppo di amici, fonda nel 1874 la "Associazione per la Scuola dei Rachitici" che inizia la sua attività in via Sant' Andrea a Milano e diresse l' Enciclopedia Medica Italiana. Nel 1876 fu tra i fondatori a Milano della prima società di cremazione, costituì e diresse numerose società filantropiche.
Non si conosce dove e quando venne iniziato Massone; nel 1870 fu tra i fondatori della Loggia "La Ragione" di Milano, della quale fu eletto Maestro Venerabile dal 1874 al 1877 e dal 1883 al 1885, anno in cui risulta Gran Maestro Aggiunto. Nel 1976 fu accolto Membro Onorario nella Loggia "La Concordia" di Firenze. Vice Presidente della Gran Loggia del Rito Simbolico Italiano dal 1879 al 1886, fu eletto Presidente dal 1886 al 1887, dopo essere stato eletto presidente della Loggia "Regionale Insubria". Si spense a Milano il 25 settembre 1887.
Nel 1888 fu fondata a Milano una Loggia intestata al suo nome, attiva fino al 1893, quando si fuse con la consorella "La Ragione".



lunedì 27 maggio 2019

La Dea Minerva e la città di York. All’origine dei maestri delle cave

di Massimo Agostini

Il Santuario romano a Chester


Nei pressi dell’odierna Chester vi è un luogo dedicato dagli antichi Romani di Britannia alla Dea Minerva, divinità delle guerre giuste, dell’arte, della saggezza e protettrice degli artigiani.
È proprio quest’ultima sua “vocazione” che la portò ad essere raffigurata a migliaia di chilometri di distanza da Roma, proteggendo i lavoratori che dalla cava di arenaria tagliavano e trasportavano i blocchi per la costruzione delle loro fortezze.

La legione Victrix, insieme alla Legio IX Hispana comandata da Quinto Petilio Ceriale, è infatti legata ai maestri costruttori della fortezza di Eburacum (moderna York) che nella tradizione divenne il fulcro originario delle corporazioni di mestiere.
L’ultima menzione di questa legione in Britania risale al 108 d.c, ovvero dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme.
La città di York venne fondata dal governatore romano di Britannia, Quinto Petilio Ceriale, intorno al 71 d.C., con il nome di Eboracum o Eburacum (successivamente evolutosi nell'anglosassone Eofor-wic, poi nel Germanico del nord Jorvìc e infine nella forma attuale inglese York).
Quinto Petilio Ceriale Cesio Rufo fu genero dell'imperatore Vespasiano.
Vespasiano, prima di diventare imperatore, fu gennerale in Palestina e, a seguito di favori avuti da Giuseppe Flavio, ebreo e sacerdote del tempio in Galilea, lo adottò, concedendogli il nome dei Flavi. (rif. "Et in Arcadia Ego: i miti dei Popoli del Mare, Tipheret editore)
Il figlio di Vespasiano, Tito, comandò le legioni romane che nel 70 d.C. distrussero il Tempio di Gerusalemme, portando forse con sé il mistero della sacra arte connessa alla costruzione del tempio di Salomone e dell’Arca dell’Alleanza.
Non è quindi un caso che fosse diffuso il culto di una Dea come Minerva, Dea della sapienza e protettrice delle Arti sacre, le stesse che determinarono la costruzione del Tempio di Salomone.
Il destino della Legio Hispana è avvolto nel mistero: nel 120 d.C la Legio Hispana fu sostituita a Eburacum dalla VI Victrix e, secondo alcune leggende, si pensa che si sia unita agli SCOTI (popolazione celtica cristianizzata proveniente dall'Irlanda e insediata nel IV secolo in Scozia), alcune iscrizioni la indicano invece nei Paesi Bassi.
Significativo anche il fatto che i romani diedero a quella fortezza costruita in Britannia il nome di Eburacum.
Il termine Eburacum avrebbe il significato di "popolo dei tassi", un popolo identificato con i Biturgi (De bello gallico: VI, 16-28), considerati i "Re del Mondo" (Bitu "mondo" e Rigi "Re")
Per molti autori antichi (Omero, Erodoto, Pausania, Eschilo etc..) gli Eber (Eburi) sono collegati ai Paleset (Popolo del Mare che occupò la terra di Canaan al tempo in  cui gli Shardana, altro Popolo del Mare, tentò di invadere l'Egitto, per poi diventare alleato del faraone Ramses e in seguito, al tempo di Mosè, assumere la retroguardia delle tribù di Israele verso la Terra Promessa).
Il nome Eburacum sembra anche contenere il mistero di una antica sacra stirpe: quella davidica, poiché Eber, nel Vangelo di Matteo (1,1-16), viene indicato  come antenato di Gesù. Coincidenze?  Se è vero che per il mondo iniziatico "nulla avvinene per caso", forse non si tratta di coincidenze!
Sembrerebbe quindi esistere una sottile trama che collegherebbe gli Eburi ai Pelasgi della tribù di Giacomo di Alfeo, ovvero degli Esilarchi: i discendenti di stirpe davidica in esilio dopo la diaspora.
Una trama che condurrebbe al mistero del tempio di Salomone trafugato da Tito per giungere nella fortezza di Eburacum (Odierna York) nella quale si sviluppò l’Arte muratoria e le prime gilde di mestiere poste a fondamento della moderna Massoneria.

«La religione non deve essere strumento della politica». Pino Neglia lettore di Tiziano Busca

di Pino Neglia

Pino Neglia tra Tiziano Busca e Mauro Cascio nella serata a Lecce curata dal Capitolo del Rito di York Terre d'Otranto

Ho letto rapidamente nel corso della mia convalescenza il libro di Tiziano Busca, La Massoneria parla all'uomo (Tipheret ed.) e con soddisfazione l’ho trovato agevole nell’esposizione del pensiero, presentato in maniera scorrevole e semplice, ma assolutamente non banale. [...]
Un aspetto che ho rilevato che ricorre nel libro in sottotraccia ed emerge a più riprese è il rapporto dell’Uomo con il Sacro e con la Teodicea. Busca quando ha scritto il libro non poteva mai immaginare che nella presentazione del suo libro qui a Lecce si sarebbe trovato nel pieno dell’attualità delle vicissitudini dell’uso di simbologia religiosa, marcatamente cattolica, nell’ agone politico and uso prettamente partitico e propagandistico.
Leggevo il libro nel mio letto di convalescenza ed intanto sul Corriere della sera, Repubblica e Messaggero scorrevano fiumi di inchiostro dissertando su questo rapporto ed uso di simboli cattolici ed il potere politico.
Ognuno usa gli strumenti a lui più congeniali nelle sue analisi e soprattutto strumenti di cui ha una certa dimestichezza. Non ho mai creduto nella tuttologia e confesso che ho enormi lacune conoscitive di cui vedo sono privi “i leoni da tastiera tuttologi” che imperversano nel web e che hanno fatto l’arrembaggio alla politica italiana.
Bene, userò uno dei pochi strumenti a me più congeniali e di cui ho dimestichezza –la Bibbia - per analizzare un piccolo aspetto di questo libro di così scottante attualità: il rapporto tra politica e religione.
L'ebraismo biblico si è sempre basato su una netta separazione fra la dimensione politica e quella religiosa. Nella narrazione biblica la prima (la dimensione politica) è incarnata da Mosè, il condottiero militare e politico, la seconda (quella religiosa) da Aronne, il sacerdote. Questa separazione rimane un aspetto importante dell'epoca biblica anche tardiva, dove vigeva la non sovrapponibilità del sacerdozio (affidato in esclusività alla tribù di Levi) e della monarchia (appannaggio della tribù di Giuda, della stirpe di David). Fin dalle sue radici quindi, l'ebraismo intravede i pericoli della commistione tra politica e religione, elemento classico delle società antiche, e in particolare i rischi dell'uso improprio che la politica può fare di elementi religiosi, utilizzati come
strumenti per carpire l'apprezzamento delle masse.
Troviamo una traccia di questa idea nella terza parola del Decalogo, quella che nella tradizione cristiana (ma non cattolica) corrisponde al Terzo Comandamento mentre per quella cattolica corrisponde al Secondo Comandamento. Tutti conoscono il brano biblico (Es. 20:3 - 7)

Esodo 20:3 Non avere altri dèi oltre a me. 4 Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. 5 Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, 6 e uso bontà, fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
Esodo 20:7 Non pronunciare il nome del SIGNORE, Dio tuo, invano; perché il SIGNORE non riterrà innocente chi pronuncia il suo nome invano. Classicamente viene tradotto dai cattolici "Non nominare il nome di Dio invano".

Molti credono che questo famoso divieto si riferisca alla proibizione di bestemmiare. In realtà, la traduzione letterale corretta del testo ebraico sarebbe "Non eleverai vanamente il nome del tuo Elohim". Nella sua accezione originale quindi, il verso non si riferisce tanto alla bestemmia, atto grossolano ma di gravità molto minore rispetto a quanto stiamo descrivendo. Il passo vuole significare che Il divino non può e non deve essere usato in nessun caso come un’arma o una strategia di cui l’uomo si serve per i propri fini. Qualsiasi uso strumentale dell'idea del divino, in qualunque modo esso sia rappresentato, costituisce un abuso.
Quando dico “in qualunque modo esso sia rappresentato” mi riferisco al fatto che, se l'idea di entità sovraumane estranee ad un'unità divina è lontana dal concetto Scritturale vetero e neotestamentario, in altre culture religiose, come quella cattolica, tale principio non può che applicarsi anche ad altre figure considerate dal cattolicesimo o da altre realtà della cristianità (la croce e la Bibbia ad esempio per noi protestanti) come in qualche modo facenti parte del divino.
Di conseguenza, quando personaggi politici usano simboli religiosi, nel quadro della loro attività politica, pensando di elevare se stessi attraverso questo comportamento, in realtà tradiscono molto di più di un principio religioso, perché beffeggiano anche le basi di un sano principio di separazione tra stato e religione che dovrebbe costituire la base di un Paese liberale, democratico, moderno e laico.
Questo sfruttamento del religioso in ambito politico a fini manipolatori, non è quindi solo un abuso di ordine religioso, ma soprattutto etico e politico, che dovrebbe far riflettere soprattutto i liberi pensatori il cui pensiero è sempre stato caratterizzato dalla Libertà dai dogmi e basato sulla separazione dello Stato dalla religione.
Quella Libertà che campeggia nei templi ma che è frutto della Aletheias (verità) che “rende liberi” e rispettosi della Libertà altrui.

E ricorda che il libero muratore è (o dovrebbe essere) un sognatore … Infatti ho affisso nel mio studio, a mio imperituro ricordo, la seguente frase:

LOTTA e sarai LIBERO nella vita
SOGNA e sarai LIBERO nello spirito

Un momento della presentazione alla Torre del Parco introdotta da Luigi Carlucci

La Worthy Gran Matron dell’Ordine della Stella d’Oriente Angela Bistoni si congratula con Massimo Agostini



La Worthy Gran Matron dell’Ordine della Stella d’Oriente Angela Bistoni ha scritto al nuovo Gran Commendatore della Gran Commenda dei Cavalieri Templari d’Italia - Rito di York Massimo Agostini per congratularsi per la sua elezione, a nome dell’Ordine che rappresenta e “come sorella appartenente al tuo stesso Capitolo, Ariel #26 di Fano”.
«L’appartenere non solo allo stesso Ordine ma persino allo stesso Capitolo ti fa capire quanto grande sia la mia gioia ed anche il mio orgoglio per la tua elezione perché ci potremo trovare, a volte, a poter lavorare insieme, con la massima semplicità e senza i vincoli di cerimoniale, su quei temi e argomentazioni che sono tanto care, ne sono sicura, ai nostri uomini ed ai nostri cuori».

«La concezione esoterica della Massoneria», ha risposto Agostini nel ringraziare per il “graditissimo messaggio di auguri”, «affonda le sue radici nelle antiche tradizioni, che appartengono all’umanità fin dal sorgere del primo sole. Siamo depositari e custodi di un antico messaggio, espressione di una conoscenza iniziatica che va oltre l’umano divenire, dove ogni manifestazione materiale trova un corrispettivo in quell’essenza superna che tutto comprende, vivificandosi nel magico divenire della natura, nel sublime e armonico connubio degli opposti, dove il Sole e la Luna, nella loro danza celeste, esprimono la ‘misterica’ energia del Grande Architetto dei Mondi.
Uno spirito che appartiene ai pellegrini della conoscenza che si trovano a percorrere gli ardui sentieri dell’anima e, in questo percorso, sono certo che troveremo importanti comuni momenti di crescita».

La Maddalena al Museo Regionale di Messina. Un'altra traccia dell'eterno femminile rimosso dalla nostra cultura

di Massimo Agostini

Gesù e Maria Maddalena

Guardiamo attentamente questa foto. Si tratta di Gesù e Maria Maddalena al Museo Regionale di Messina. Interessante anche il particolare posto dietro il capo della Maddalena. Pietro e l’altro discepolo trovano il sepolcro vuoto? È un possibile richiamo al  Vangelo di Giovanni.

«Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. [...] L’atro discepolo giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.  Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra. [...]  Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette».

Apparizione a Maddalena 

Maria Maddalena invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva [...] si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù.  Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?».  Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo».  Gesù le disse: «Maria!».
Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro!  Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro».  Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.

Un simbolico messaggio che individua Maria Maddalena come la vera depositaria del messaggio Cristiano e non la chiesa di Pietro. Una sacra Unione, espressa dal sacro vaso posto ai piedi tra Gesù e Maria Maddalena, che conduce al giardino Superno, oltre il recinto del conoscibile.

Particolare

L'Ordine dei Gufi: la storia e Batman

di Michele Leone



Ordine dei Gufi, un nome per almeno tre Ordini diversi, questo può facilitare la confusione, se si prendono in considerazione le scissioni, le cause interne ed esterne, gli scandali e chi più ne ha ne metta diventa davvero facile scambiare un Ordine con l’altro. In questi appunti darò una rapida informazione sull’Ordine dei Gufi, il materiale che emerge dalla ricerca è tanto e mi riservo di ampliare questo articolo in un futuro non remoto.

Di Ordine del Gufo ne sono esistiti almeno tre:

Independent, International Order of Owls, St. Louis 1890 (I.I.O.O.);
Order of Owls, South Bend, Indiana 1904 (OOO);
Afro-American Order of Owls, Mariland 1911 (AAOOO).

Le tre associazioni erano indipendenti l’una dall’altra e solo la 2 e la 3 si sono incrociate e date battaglia nelle aule di un tribunale per il simbolo che le caratterizzava.


Independent, International Order of Owls

Dell’Ordine dei Gufi primigenio, almeno per quanto riguarda la nostra ne troviamo notizia nella Cyclopædia Of Fraternities di Albert B. Stevens edita nella seconda edizione a New York nel 1907[...].
Quest’Ordine era aperto ad i soli Massoni, nello specifico ad i soli Maestri, questa non è una novità nel mondo delle Freaternità, basti pensare al di certo più conosciuto Shriners. Shriners che sta per Ancient Arabic Order of the Nobles of the Mystic Shrine e si abbrevia AAONMS, crea l’anagramma di A Mason (un massone), di questo Ordine dedito alla beneficenza e alla costruzione di ospedali parlerò in un altro post nelle prossime settimane.


Order of Owl

 L’Ordine dei gufi associazione fraterna tra volontari e senza scopo di lucro che è stata fondata il 20 novembre 1904, nello Stato dell’Indiana, e dal 31 gennaio 1929, ha mantenuto la sua sede principale e la sede di attività a Hartford, Connecticut.” Questo Ordine ammetteva solo cittadini bianchi ed era diviso in quattro gradi. Per ogni grado vi erano riti di iniziazione, toccamenti e parole segrete per il riconoscimento. I gruppi locali erano detti “nidi”. Il fondatore di questo ordine John W. Talbot pare sia stato condannato per abusi sessuali e sia stato al centro di alcuni scandali. L’Ordine dei Gufi era aconfessionale, ma nel tempo venne coinvolto in alcune questioni inerenti la religione. [...]


Afro-American Order of Owls

Qualche anno dopo nasce Afro-American Order of Owls – è appena il caso di ricordare che 19 giugno 1964, il Senato degli Stati Uniti approvò il Civil Rights Act – e sono subito scintille per la tutela del marchio da un lato e per non far creare confusione tra una società di bianchi e una di neri. Afro-American Order of Owls nasceva con lo scopo principale di contribuire alle spese per i funerali dei suoi membri e fini di assistenza. [...]


Corte dei gufi o The Court of Owls

Dopo aver parlato dell’Ordine dei Gufi non posso non citare la Corte dei Gufi società segreta criminale che compare in alcune pubblicazioni della DC Comics tra cui Batman. La Corte dei Gufi ha sede a Gotham City ed esisteva secoli prima dell’arrivo del supereroe in calzamaglia e ali di pipistrello. Prima che venisse alla luce vi erano solo delle voci sulla sua esistenza, ma si pensava fosse solo il frutto della fantasia di qualche paranoico. [...]

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giovedì 23 maggio 2019

Chi fu il primo Gran Maestro dei Templari?

di A. Agostini



«[..] la famiglia di Nocera prende nome da Albertino di Bretagna detto 'di Pagano' (m. 1091), discendente del normanno Alberto (Aubert de Cravent) che nel 980 era sceso in Italia con i primi colonizzatori.

PAGANO di Nocera de' Pagani.
"Derivata da un Albertino, cavaliere di Bretagna, il quale, avendo sposato la nipote del suo duca sovrano, per cui adottò nel suo scudo l'armellino, insegna di quel principe, seguì Tancredi il Normanno per conquistare le contrade napoletane occupate dai Saraceni. Edificate alcune case in quel di Nocera, e discacciatine gl'infedeli, a perpetuarne il ricordo, il detto Albertino diè il nome di Nocera de' Pagani a quella città, ed i suoi posteri per la stessa ragione assunsero il cognome di Pagano. Nel napoletano questa famiglia è stata una delle più illustri, avendo goduto nobiltà a Napoli nei sedili di Porto, di Portanova e di Montagna, in Lucera, in Cotrone, in Nocera, in Caserta e in Reggio.
Insignita di alti uffici e di luminose cariche, à posseduto altresì il possesso di più di 60 feudi, dei marchesati di Bracigliano e di Melito e del ducato di Terranova. Grande illustrazione di questa famiglia fu Ugone Pagano uno dei fondatori e primo Gran Maestro dell'Ordine de' Templari nel 1119.
I Pagani si divisero in molti rami che si stabilirono in Lucera, Nocera, Salerno, Romagna (Susinana, dando origine agli Ubaldini) e Sicilia e di questi non sopravvivono che il ramo di Napoli e quello di Nocera".
G.B. Crollalanza, Dizionario Storico - Blasonico delle Famiglie Nobili e Notabili Italiane Estinte e Fiorenti,  Volume II° - ristampa anastatica dell'edizione del 1886, Arnaldo Forni Editore

Il Cartulaire de l’abbaye de Saint-Père de Chartres (Autori vari, Collection des Cartulaires de France de l’Imprimerie de Crapelet, 1840, Tomo I: Par M. Guerard, Cartulaire de l’abbaye de Saint-Père de Chartres) conferma l’origine normanna della famiglia, più specificamente dai signori di Ivry, imparentati quest’ultimi con i St. Clair sur l'Epte.

Manca purtroppo una precisa genealogia, ma è confortante la notizia che Albertino avrebbe contratto un primo matrimonio con la contessina d’Ivry, Aubree de Bayeux, e un secondo con la nipote del duca di Bretagna.

Chi fu il Primo Gran Maestro dei Templari?

L' ipotesi immagina i Pagano normanni e di stirpe Ebura, che è documentato fosse una popolazione presente in Normandia, area della attuale Evry (feudo dei conti di Ivry) e britannica, area della attuale York.

Un articolo del genealogista Lindsay Brook sosteneva la discendenza dei Plantageneti dai Pagano Ebriaci pisani :The Ebriaci of Pisa, Jewish ancestors of the Plantagents; articolo che avevo inoltrato al prof. Luzzati (uno dei più importanti studiosi di storia dell'ebraismo) poco prima della sua scomparsa. Il prof.Luzzati aveva indicato il suo scetticismo su un possibile legame ebreo in base alla denominazione Ebriaci: da qui nasce l'ipotesi e la ricerca Ebriaci --> Eburiaci.
Ovviamente è una delle ipotesi, quella accredita dagli accademici universitari sappiamo essere solo quella francese.

Come scrive Mario Caravale (Dizionario Biografico degli Italiani: LVII Giulini – Gonzaga. Roma, 2001) su Ugo II, detto degli Eb(u)riaci da Vecchiano, morto avanti il 30 maggio 1136, i documenti pisani dicono in realtà assai poco, come se la sua attività si fosse svolta prevalentemente lontano dalla città. «[…] Chiamato nei documenti con il soprannome di "Eb(u)riaco", egli era figlio di un altro Ugo che, nel penultimo decennio del secolo XI, aveva fatto parte della schiera dei principali sostenitori pisani di Enrico IV. Intorno al 1090, però, aveva aderito all'azione pacificatrice esercitata dal vescovo di Pisa, Daiberto, sostenitore e collaboratore di Urbano II e Matilde di Toscana (duchessa di Lorena, figlia di Berta di Lotaringia, sepolta a Lucca nel 925, e zia di Goffredo di Buglione) e da allora era tornato a intrattenere ottimi rapporti con il vescovado, che fino a tutta la prima metà del secolo XII fu il primo centro d'autorità della civitas, della quale era il rappresentante istituzionale verso l'esterno».

Ugo di Pagano era un influente banchiere ed armatore di Pisa; il padre Ugo I è ricordato come l’ammiraglio ed armatore che mise a disposizione la sua flotta per la crociata delle Baleari nel 1115 sia da Paolo Tronci in Annali Pisani, ed. Vannucchi, Pisa 1829, sia nel Liber maiolichinus de gestis pisani populi (traduzione di Pietro Loi di un manoscritto conservato presso la Biblioteca Universitaria di Pisa, ed. Giardini, Pisa 1964). Organizzare una crociata era veramente complesso da un punto di vista logistico in quell'epoca: solo pensare a 120 navi messe a disposizione da Pisa su una flotta commerciale stimata di circa 400 navi.

La presenza salernitana può essere molto probabile perché è documentato accademicamente che i Pagano Eb(u)riaci da Vecchiano fossero legati ad un’altra importante famiglia pisana, i Gaetani, proprietari di un vasto territorio tra Pisa ed il mare, ancora oggi chiamato 'al Gatano', ottenuto il 6 luglio 1051 da Dodo di Ugone di Teperto di Ugone Gaetani, duca di Gaeta, barone dell'Impero e conte di Terriccio. Sia i da Vecchiano che i Gaetani ponevano nello stemma familiare un 'cane rampante' per significare la loro discendenza dalla gens Anicia.

Credo sia molto plausibile immaginare che l'Ugo di Nocera e l'Ugo di Pisa (e anche l'Hugh de Payns) siano in realtà la stessa persona.

Interessante inoltre la presenza documentata dell'Ugo da Nocera presso il Casale di San Martino, fuori Forenza, "tra i vigneti di Aglianico", perché l'Ugo da Vecchiano coltivava l'Aglianico, detta uva paria o pariana, originaria della Misia (Turchia); un antico vitigno rosso già coltivato in epoca etrusca che, secondo il Toscanelli, dette anche il nome alla vicina Parrana presso Colle Salvetti.

Curiosamente sia il Bargeo (Pietro Angeli, 1517-1596), con l'esegesi dell'Ugo II pisano, che il Carafa, con l'esegesi dell'Ugo lucano, appartenevano allo stesso ambiente culturale, legato alla Accademia degli Svegliati ed ai circoli anti-aristotelici delle accademie ficiniane.

L'ipotesi dell'Ugo lucano, nata con gli Svegliati del Carafa, ha un'origine irlandese normanna. Il Carafa si dichiarava discendente dell'Ugo dei Pagani da Nocera.

L'attuale famiglia Guerrieri, discendente dei Pagani da Nocera, ha inquartato al centro dello stemma una testa di moro (non bendata) che rappresenterebbe il noto Ugo, secondo la tradizione familiare.

Fonte

Le opinioni non bastano per costruire le cattedrali



« Un amico mi chiese perché non si costruivano più cattedrali come le gotiche famose, e gli dissi: "gli uomini di quei tempi avevano convinzioni; noi, i moderni, non abbiamo altro che opinioni, e per elevare una cattedrale gotica ci vuole qualcosa di più che un'opinione"» (Heinrich Heine).

mercoledì 22 maggio 2019

Raffaello Bertieri e la Massoneria

di Roberto Galimberti

Raffaello Bertieri

Raffaello Bertieri, pseudonimo di Carlo Lorettoni, è nato a Firenze il 5 gennaio 1875, figlio di contadini, dopo aver frequentato i corsi elementari ed essere stato garzone in libreria, a 13 anni entrò in tipografia. Trasferitosi a Milano, nel 1901 si occupò della vendita di macchine tipografiche e nel 1906 fondò la sua prima officina grafica con Piero Vanzetti. Da allora ebbe inizio la sua battaglia intesa a dare un nuovo volto all'arte grafica italiana e fondata, come egli stesso dichiarò, sul principio di ricordare dei grandi artisti del passato certi principi da applicare secondo la propria sensibilità e ispirazione per rifare il bello che hanno fatto loro. Il pensiero e le idee di Bertieri sono consegnati nelle annate del "Il risorgimento grafico", rivista che egli diresse per 34 anni, dal 1907 fino alla morte. Dal 1919 al 1925 fu a capo della Scuola del Libro della Società Umanitaria, sostenendo così nella pratica e con il suo esempio l'esigenza dell'istruzione professionale in campo grafico. Nel 1926 costruì in Milano il nuovo Stabilimento dell' Istituto Grafico Bertieri e Vanzetti. Nello stesso anno disegnò il carattere Paganini e curò la fusione di altri caratteri. Podestà di Asso (Milano) dal 1926 al 1941, ogni anno organizzò in quel centro la festa del libro. Non si conosce quando sia stato iniziato Massone; il 1° luglio 1903 fu affiliato Maestro nella Loggia "La Concordia" di Firenze. Si spense ad Asso (Milano) il 30 maggio 1941.



martedì 21 maggio 2019

Con Dario Vergassola per parlare di Massoneria

Dario Vergassola

Si parlerà di Massoneria con Angelo "Ciccio" Del Santo il prossimo 4 giugno a La Spezia, nei locali del Centro Salvador Allende in viale Mazzini. Ospite d'onore Dario Vergassola, umorista che abbiamo conosciuto negli anni scorsi al Maurizio Costanzo Show e a Zelig.

«L’ignoranza – si legge nel comunicato di annuncio dell’evento- è la madre dei pregiudizi e i pregiudizi sono l’anticamera di ottuse dittature. Uno dei pregiudizi più diffusi nel nostro paese è quello di considerare la Massoneria come un occulto centro di potere e come una segreta congrega di persone che tramano contro la democrazia. Mai nulla di più falso si può pensare, la Massoneria nel mondo e, in particolare, in Italia è sempre stata portatrice di sani principi democratici, culturali e fra i suoi membri si sono contraddistinti personaggi che sono stati determinanti per l’affermazione di ideali di Libertà, di Giustizia e di Democrazia».

«Già l’ottusità criminale del fascismo – viene ricordato- provò a privare i Massoni del loro diritto di esistere e di riunirsi liberamente e uno dei più grandi combattenti per la Libertà, Antonio Gramsci, levò in parlamento la sua voce e la sua possente personalità per difendere la Massoneria da una legge fascista che era liberticida, come liberticida era ed è il fascismo nella sua totalità. Gramsci non fu mai massone ma comprese che dietro quella legge si nascondeva l’insidiosa ingerenza della dittatura nel poter interferire verso e contro le libere associazioni e contro la Democrazia tutta”. “Oggi qualcuno – prosegue la nota- vuole riportare alla ribalta l’idea di proibire alla Massoneria la sua esistenza, e anche oggi dietro la legge “Fava” (dal nome del primo firmatario) si nasconde la antidemocratica intenzione di impedire alle libere associazioni di riunirsi e di portare democraticamente nella società istanze sociali e culturali che possono solo sviluppare proficui e costruttivi momenti di discussione nel tessuto sociale di una nazione».

lunedì 20 maggio 2019

Giuseppe Meoni, l'antifascismo, la Massoneria. Fu l'estensore del primo contratto collettivo di lavoro dei giornalisti

Giuseppe Meoni

Il busto di Giuseppe Meoni alla Fondazione Paolo Murialdi in ricordo della sua battaglia contro il fascismo in nome della libertà di stampa. Il 21 maggio ci sarà la cerimonia di consegna. Meoni, giornalista, fu consigliere delegato della Federazione Nazionale della stampa italiana e presidente del Collegio Nazionale Probiviri della stampa periodica. Viene ricordato come estensore del primo contratto collettivo di lavoro dei giornalisti. Ma non solo, perché Giuseppe Meoni fu anche Gran Maestro Aggiunto del Grande Oriente d'Italia con il Gran Maestro Domizio Torrigiani e Presidente del Rito Simbolico Italiano. [Leggi qui]
Fu alla guida del Comitato coordinatore per la gestione dei beni del Grande Oriente dopo la sospensione delle attività massoniche decretata da Torrigiani nel novembre del 1925. La sua appartenenza alla Massoneria e l’orientamento repubblicano gli causarono persecuzioni e l’estromissione dal lavoro e da ogni carica. Nel 1929, fu condannato al confino nell’isola di Ponza. Morì a Roma nel 1934 e le sue ceneri furono tumulate al Verano il 24 dicembre del 1948 nel Pantheon del Grande Oriente d’Italia dedicato ai Gran Maestri e dei Grandi Dignitari.

Fonte: GOI

venerdì 17 maggio 2019

Massimo Agostini annuncia le onorificenze della Gran Commenda templare del Rito di York



Sono state annunciate dal Gran Commendatore Massimo Agostini, in attesa di decreto, le onorificenze della Gran Commenda dei Cavalieri Templari d’Italia del Rito di York. Alla Corte di Giustizia Tiziano Busca (presidente), Maurizio Vitali, Vittorio Alesci, Roberto Reniero, Marco Patti, Francesco Ferrari, Paolo Pulga, Carlo De Giacomo. Ufficiali Armando Benedetto (1° Gran Maresciallo), Armando Cuscunà (2° Gran Maresciallo), Francesco Bernabucci (Gran Cappellano), Fabrizio Mariotti (Gran Portastendardo), Giuseppe Sindona (Gran Porta Spada), Omero Galardi (Gran Guardiano), Vincenzo Pizzo (Gran Sentinella)

È morto Carlo Ricotti

Ricotti tra Tiziana Parenti e Virgilio Gaito

È passato all'Oriente Eterno Carlo Ricotti, presidente del collegio dei Maestri Venerabili del Lazio del Grande Oriente d'Italia. Docente di Storia delle istituzioni politiche e amministrative, a Roma, presso la Facoltà di Scienze Politiche della LUISS "Guido Carli", è autore di diversi lavori, oltre che infaticabile promotore di iniziative culturali, recentemente a Casa Nathan, la sede romana del Grande Oriente d'Italia. Vicinanza alla famiglia da parte del Sommo Sacerdote, della Giunta del Gran Capitolo dei LLMM dell'Arco Reale, del Rito di York e della redazione del Blog.

mercoledì 15 maggio 2019

Michele Coppino, la Scuola e la Massoneria


Michele Coppino

Ebbene sì, nel pantheon degli eroi risorgimentali e post-risorgimentali di personaggi che sono appartenuti alla Massoneria dobbiamo anche considerare Michele Coppino, iniziato il 17 febbraio 1860 presso la Rispettabile Loggia Ausonia di Torino. Docente di letteratura italiana presso l'Università di Torino, di cui divenne Rettore, è stato in parlamento per quarant'anni, più volte presidente della Camera. Da deputato si interessò soprattutto di Pubblica Istruzione. È diventato Ministro e varò nel 1877 la riforma che porta il suo nome: una scuola obbligatoria, gratuita e aconfessionale, e fissava tra le materie di insegnamento le "nozioni dei doveri dell'uomo e del cittadino", al posto dell'insegnamento religioso.

martedì 14 maggio 2019

Hegel racconta Filone: il Verbo che si fa carne, il Logos Sommo Sacerdote di sé




Dio determina se stesso ed il generato, quel che è determinato da lui in se stesso e che appartiene a lui. L'altro, che Dio distingue da sé, è un aspetto di se stesso. È necessario pensare Dio in modo concreto. Dunque, da un lato, l'idea di Dio è limitata a Dio stesso. Dapprima Dio è l'uno, il quale è però indeterminato, mentre Dio è concreto, vivente, Dio distingue in sé stesso, si determina: nel λόγος, nel figlio primogenito. Pertanto si può affermare che si Dio fosse solo l'ὄν, non potrebbe venir conosciuto; che esiste si potrebbe solo vedere, constatare. Questo è assolutamente gusto. Il conoscere concerne il sapere circa Dio che determina se medesimo, Dio che si determina entro se stesso, Dio come Dio vivente».
Innanzi tutto c'è la luce originaria, l'essenza, la sostanza che riempie ed abbraccia tutto. Una luce piena di sé, αὐτὸς ἐαυτοῦ (πλήρωμα), mentre il resto è bisognoso e vuoto. «La sostanza riempie ed abbraccia tutto ciò che è vuoto, tutto ciò che è negativo: è uno e tutto. L'uno è l'astratto, il tutto è pienezza assoluta. Ma la pienezza è essa stessa ancora astratta, non è ancora concreta. Il concreto è il λόγος. Dio vive solo nell'eone, nell'archetipo, nel concetto puro del tempo. L'intelletto, il λόγος, è ciò che è capace di determinare, ciò che contiene l'essere determinato: il regno del pensiero, l'angelo della luce; è l'uomo delle origini, l'uomo celeste, l'uomo in Dio, il lógos, se con questo termine si rappresenta l'attività dello spirito; è il sorgere del sole. Il λόγος, si scinde nelle idee, che da Filone sono chiamate anche 'angeli'. L'uomo originario, il lógos primigenio, è il mondo del pensiero in quiete. Da esso si differenzia il λόγος προφοριχός, il lógos prοduttivo, attivo, che esprime l'efficienza, la creazione del mondo: come nella conservazione del mondo esso è lógos che permane. Rispetto alla coscienza di sé, esso è maestro di saggezza, è il sommo sacerdote, è lo spirito della divinità che insegna agli uomini il ritorno cosciente dello spirito all'interno di se stesso.

(Hegel, Lezioni sulla storia della filosofia, Laterza, Roma-Bari 2009, p.372)

Giuseppe Viner e la Massoneria

di Roberto Galimberti


Giuseppe Viner nacque a Saravezza (Lucca) il 18 aprile 1875. Allievo di Giacomo Lolli, Fattori e Signorini, fino dalle prime opere di tradizione postmacchiaiola, rivelò la tendenza ad interpretare liricamente il paesaggio; si convertì poi al divisionismo. Visse in solitudine campestre, traendo dalla natura l'ispirazione per la sua arte. I suoi quadri si ammirano per la luminosa freschezza, il disegno sottile, la pennellata lieve. Ricordiamo il trittico "Madre terra", suo capolavoro, diviso tra Firenze, Pitti (Fecondazione), Dusseldorf, collezione privata (Gestazione) e Budapest, Galleria d'Arte Moderna (Il frutto); "L'inverno" (Galleria d'Arte Moderna, Budapest); "La semina" ( Galleria d'Arte Moderna - Firenze), "L'oro delle Apuane"; "Lo scoppio della mina".
Fu iniziato Massone nella Loggia "Lucifero" (portatore di Luce) di Firenze il 21 agosto 1905.
Morì nel 1925.


lunedì 13 maggio 2019

Rito di York. Domenico Bilotta: «Logica, cuore, sogno. Per continuare a narrare l'anima»

di Domenico Bilotta

Il nuovo Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dei LLMM dell'Arco Reale (al centro) con la giunta

Carissimi Compagni,
con il cuore ancora pieno d'emozione, desidero ringraziarVi, ancora una volta, per la fiducia accordatami eleggendomi Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dei Liberi Muratori dell'Arco Reale in Italia; con identico sentimento, si unisce al mio ringraziamento l'intero Consiglio dei Grandi Dignitari. Da parte mia, sono ben conscio di raccogliere il testimone dalle mani di un Uomo che ha dedicato, instancabilmente, ogni sua energia, ogni momento del suo tempo, alla grande Famiglia del Rito di York. Il carissimo Compagno Tiziano Busca, in questi anni, ha fatto quanto nessun altro sarebbe riuscito a fare; grazie a lui, alla sua intelligenza, al fuoco che lo anima, oggi l'Arco Reale, l'intero Rito di York, è quella splendida e vitale realtà che è sotto i nostri occhi. Un'opera così grande non può essere dispersa ma solo continuata e consolidata, ed è quello che faremo, Noi tutti, nell’unico interesse di accrescere  e rafforzare il nostro Rito.
Chiedo a Tiziano di starci vicino, con la Sua preziosa opera, e lavorare insieme a Noi con la passione di sempre e con l'enorme esperienza acquisita durante il Suo straordinario percorso.
Altrettanto chiedo a tutti i Compagni del Rito: abbiamo navigato, sinora, nella stessa direzione e dobbiamo continuare a farlo, nella consapevolezza che la Massoneria è un lavoro collettivo, che è indispensabile che ciascuno di poi ponga la sua pietra e fornisca il suo contributo, all'insegna di quei valori di eguaglianza, laboriosità ed umiltà, che sono le doti di ogni Maestro del Marchio. La carica di passione e di energia che anima i Compagni del Rito, e che tutti abbiamo avvertito nei gioiosi momenti che hanno scandito, una settimana fa nella Grande Assemblea di Roma, l'acclamazione, sarà il vento che sospingerà le nostre vele verso nuovi traguardi.  Da Massoni dell'Arco Reale, lavoreremo con i piedi piantati nella Tradizione e lo sguardo rivolto al futuro.
Abbiamo imparato, dal nostro rituale, che siamo uomini in movimento, sempre in cammino, dall'Egitto alla Terra Promessa, e poi, ancora, dalla città di Babilonia a Gerusalemme.  Viaggi così lunghi, irti d'incognite e di difficoltà, attraverso strade e terre inesplorate, non si possono affrontare senza un cuore saldo, senza la forza dei nostri valori, senza la coerenza, la sincerità, il coraggio e soprattutto la lealtà, che sono tratti distintivi dei Massoni dell'Arco Reale.
Ringrazio infine,  i Compagni della Gran Giunta,  Claudio, Paolo, Vittorio ed Almerindo per aver accettato le loro rispettive cariche e per la straordinaria carica di emozione ed afflato che sprigionano costantemente nel nostro Grande e amato Rito di York, senza di loro nessun progetto sarebbe ipotizzabile e nessun cammino sarebbe conseguibile.

Rito di York. Massimo Agostini annuncia i nuovi grandi dignitari della Gran Commenda dei Cavalieri Templari

Massimo Agostini

«Bisogna ripartire da qui, / qui c’è il sacro che ci rimane: / può essere una chiesa, una capra, / un soffio di vento, / qualcosa / che non sa di questo mondo / né di questo tempo». Sono versi di Franco Arminio, un poeta che sa parlare la lingua delle cose, dei luoghi, della natura e dell’uomo e del suo disperato bisogno di una rinnovata, e autentica, umanità. Il nuovo Gran Commendatore Massimo Agostini la Massoneria templare del Rito di York te la spiega così. Con il sorriso che è quello della sensibilità e dell’innamoramento, come quando devi spiegare cos’è che hai nel cuore e stai attento a scegliere le parole migliori.
Il Rito di York non è solo studio ma anche affetto, è la fotografia di un unico comune obiettivo che è la ricchezza del proprio destino. Qualcosa di simile a un viaggio. Un viaggio dove ogni Commenda è oasi dell'anima, sicuro porto per cercatori di verità. Un viaggio che riparte da qui, dalla Grande Assemblea di Roma che ha acclamato con grande affetto fraterno la nuova giunta: Domenico Ruffa, Gran Commendatore vicario, Salvatore Gueli, Gran Generalissimo,Tiziano Casellino, Gran Capitano generale, Angelo Mancini, Gran Tesoriere, Claudio Camilloni, Gran Cancelliere, Angelo Vincenzo Saia, Gran Cancelliere aggiunto, Edoardo Cavalle’, Gran Cancelliere ai rapporti internazionali e Alessandro Giuliani, Gran Tesoriere aggiunto.

La nuova giunta

sabato 11 maggio 2019

È morto Gianni De Michelis. Sulla Massoneria aveva detto: «Principio irrinunciabile è il rispetto per l'altro»



Si è spento oggi Gianni De Michelis, storico esponente del Partito Socialista. Non è mai stato massone, eppure in più occasioni ha manifestato vicinanza e solidarietà, quando la Massoneria è stata sotto attacco mediatico e politico. Ha partecipato, tra l'altro, alla Gran Loggia del Grande Oriente d'Italia del 2005, ospite del Gran Maestro Gustavo Raffi. Ha tra l'altro scritto, la prefazione a Storia (Apologetica della Massoneria) di Mauro Cascio (Bastogi, 2005), da cui è estratto il testo che vi proponiamo qui.

«Chi come me ha per principio irrinunciabile – etico oltreché politico - il rispetto senza condizioni dell' 'altro' e crede fermamente e indiscutibilmente nella necessità che questa differenza vada non solo rispettata ma aiutata ad esprimersi, non può che rinnovare anche in questa circostanza [...] l'auspicio – che è esigenza civile e morale a un tempo - che tale orientamento faccia sempre più proseliti nell'opinione pubblica. Questo obiettivo, credo rappresenti un punto fermo non solo per la salvaguardia, legittima e indiscutibile, dei valori e delle regole su cui la Massoneria fonda la propria esistenza, ma, più in generale, per la difesa di un mondo in cui la libertà, la scelta di un'idea e di un cammino di vita siano fruibili senza limiti e condizionamenti di alcun genere. Un mondo in cui, in definitiva, il pregiudizio non torni a far sentire, come spesso è accaduto, il suo peso opprimente, per le coscienze dei singoli e per il destino dei popoli; e non svolga più, come esperienze anche recenti dimostrano, una funzione corrosiva e destabilizzante, contraria ad un cammino di pace, solidarietà e uguaglianza verso cui tutti dobbiamo tendere i nostri sforzi e le nostre intelligenze»..

venerdì 10 maggio 2019

Beniamino Sadun e la Massoneria

di Roberto Galimberti



Beniamino Sadun è nato a Siena nel 1818, è stato un medico Italiano. Beniamino Sadun, uno dei primi professori unifversitari ebrei in Italia, iniziò la carriera universitaria occupando la cattedra di igiene nella Regia Università di Siena. Dopo tre anni passò all'Istituto di studi superiori di Firenze, e dopo pochi mesi si trasferì all'Università di Pisa insegnando alla cattedra di igiene.
Al suo insegnamento ufficiale affiancò quello della medicina legale, nel campo della quale portò pur lunghi contributi scientifici, e fra i prima sostenne la necessità che tale disciplina venisse impartita anche agli studenti di Giurisprudenza.
Successivamente al Sadun fu affidato l'insegnamento della psichiatria, allora molto spesso congiunto a quello della medicina legale.
Era stato iniziato Massone nella Loggia "Umanità e Progresso" di Pisa prima del del 1874.
Morì in tarda età a Pisa il 23 febbraio 1911.

giovedì 9 maggio 2019

Tipheret al Salone del Libro di Torino con gli autori del Rito di York



Si apre oggi il Salone Internazionale del Libro di Torino. Tra gli editori presenti anche Tipheret - Gruppo Editoriale Bonanno (stand W65). Lo segnaliamo perché l'editore catanese ha in catalogo diversi lavori di autori del Rito di York. A partire da La Massoneria. Una simbologia in movimento, che anni fa ha inaugurato un filone di approfondimento culturale, fino al più recente La Massoneria parla all'uomo di Tiziano Busca. Quest'anno è anche uscito La Sapienza di Re Salomone. Massoneria e Cabala di Mauro Cascio, già un piccolo classico negli studi massonici e Lo Schiaffo a Benedetto Croce, dello stesso autore, che racconta della difesa spassionata della Massoneria, della sua storia, della sua tradizione, da parte del suo Gran Maestro Ernesto Nathan, per respingere gli attacchi del filosofo liberale. Tipheret ha anche pubblicato in questi anni le vignette di Almerindo Duranti, le ricostruzioni storiche di Joseph ben Canetti, le curatele di Federico Pignatelli e i saggi di Massimo Agostini.

Anche la Coca Cola ha a che fare con la Massoneria



La Coca Cola venne presentata sul mercato di Atlanta, nello stato della Georgia l’ 8 maggio del 1886 dal farmacista statunitense John Stith Pemberton. Pochi sanno che Pemberton era un massone, iscritto alla Loggia ColumbianLodge di Columbus della Gran Loggia della Georgia.
La bevanda, nata inizialmente come un rimedio per la stanchezza e il mal di testa, all’inizio si chiamava “Pemberton’s French Wine Coca”, una variazione del “vino di coca” o “Vin Mariani”, una miscela costituita da vino e foglie di coca che aveva riscosso grande successo in Europa. Successivamente l’alcool venne sostituito da un estratto di noci di Cola. Dalla combinazione dei due ingredienti principali è nata quella che è una bevanda universalmente conosciuta e consumata.

Fonte: GOI

mercoledì 8 maggio 2019

Domenico Mondelli, l'aviatore nero discriminato dal Fascismo. Una vita per la Massoneria



Domenico Mondelli (1886-1974) è stato a livello mondiale il primo aviatore militare ad avere la pelle nera. Un primato che l’Italia non ha mai rivendicato, forse per non dover anche ricordare che, proprio questo giovane ufficiale, dopo aver combattuto in Libia e nella Grande Guerra, era stato discriminato dal fascismo. E a nulla erano valse le due medaglie d’argento e le due medaglie di bronzo ottenute combattendo come aviatore, bersagliere e comandante di reparti d’assalto, arrivando al grado di tenente colonnello, perché durante il regime era impensabile che un militare italiano nero potesse comandare un militare italiano bianco. A questa discriminazione Mondelli tentò di opporsi ma nulla poté contro la legislazione razziale. Solo dopo la seconda guerra mondiale riuscì a continuare quella carriera che il fascismo aveva interrotto, arrivando fino al grado di Generale di Corpo d’Armata-Ruolo d’Onore.

Nel 1944 Domenico Mondelli riprese anche l’attività massonica nel Grande Oriente d'Italia, iniziata nel 1912 a Palermo, nella Loggia Stretta Osservanza, interrotta durante la dittatura che, come è noto, mise fuori legge anche la Massoneria. Nel secondo dopoguerra lo ritroviamo iscritto nella Loggia Spartaco di Roma e nel 1956 insignito del 33esimo grado del Rito Scozzese Antico Accetto al quale aveva aderito prima dell’ascesa fascista.

La storia di Ovaldi Selassi, questo è il suo nome originario, nato ad Asmara e arrivato nel 1891 in Italia con il colonnello parmense Attilio Mondelli che lo adottò, ha qualcosa di straordinario ma anche di molto attuale perché racconta le radici multietniche del nostro paese e ci mette confronto con il nostro passato per non sottrarci al futuro.

Fonte: GOI

martedì 7 maggio 2019

Massimo Agostini: «Siamo custodi e interpreti di un antico messaggio di conoscenza»

di Massimo Agostini*



Ringrazio tutti i fratelli per l’affetto e la fiducia espressa nei miei confronti in occasione della Grande Assemblea del Rito di York, affidandomi la guida della Gran Commenda dei Cavalieri Templari d’Italia del Rito di York.
Un evento che ha consegnato al mio animo il profumo di un Tempio vivificato dalla sublime energia dei tanti fratelli presenti, come espressione di un sentimento iniziatico capace di unire terra e cielo. È per me un grande onore poter contribuire, con l’aiuto di tutti i fratelli, a rendere sempre più saldo il grande lavoro realizzato da chi ci ha preceduto, seguendo, per quanto mi sarà possibile, le tracce di quanto già edificato dall’Eminente Gran Commendatore Guido Vitali.
Il Rito di York ha vissuto negli ultimi anni una stagione di luminoso splendore, dove mente e cuore hanno trovato una potentissima sinergia nel lavoro del Sommo Sacerdote Tiziano Busca, che ha saputo unire le diverse anime presenti nelle camere rituali del Rito di York, esaltando il senso iniziatico di un percorso che congiunge il “regno della materia” a quello dello spirito.
Un percorso che inevitabilmente trova il suo completamento proprio nell’Ordine Templare, custode e interprete della pregnante sacralità insita in ogni manifestazione materiale.
La narrazione contenuta nei nostri rituali rappresenta infatti l’espressione misterica di una sapienza antica che, nella sua manifestazione simbolica, assurge ad archetipo spirituale al quale unirsi.
Siamo custodi e interpreti di un antico messaggio di conoscenza, il cui valore sacrale supera, e deve superare, ogni nostro umano divenire, ogni nostra misera materialità.
Nulla avviene per caso, sicché possiamo affermare che nei nostri rituali ogni elemento ha in sé una valenza evocativa sia in termini di energia vibratoria, emozionale, per il nutrimento dell’anima, sia di carattere intellettivo, intuitivo, a nutrimento della mente, ed è dall’unione delle due espressioni che si disvela l’arduo sentiero della conoscenza.
Viviamo in una realtà sempre più persa nei meandri di un materialismo privato di ogni spiritualità, tanto che, parafrasando Ermete Trismegisto, “il mondo non sembra più degno di meraviglia e di adorazione” e le tenebre sembrano offuscare lo splendore divino della manifestazione. L’uomo non sembra essere più in grado non solo di vivere in sintonia con il cosmo, ma neppure di vivere in armonia con se stesso, avendo perduto la sua “identità inconscia” emotiva con i fenomeni naturali, perdendosi in circonvoluzioni mentali dove l’Avere prende purtroppo il sopravvento sull’Essere.
In questo tragico e misero divenire dell’uomo della terra, compito dell’iniziato è quello di cercare di ricollegare il proprio cuore allo spirito divino, dissolvendo le nebbie che ne offuscano la luce, avendo ben saldo il valore misterico dei miti, la sacralità insita nei simboli e nelle parole che animano i nostri rituali.
Insieme cercheremo per questo di donare a tutti i fratelli che, come “pellegrini della conoscenza”, si incamminano nell’arduo sentiero della “Montagna Sacra”, quella ricchezza iniziatica capace di vivificare il fuoco dell’Amore, della Verità e della Giustizia.

* Gran Commendatore dei Cavalieri Templari d’Italia - Rito di York

lunedì 6 maggio 2019

Domenico Bilotta è il nuovo Sommo Sacerdote del Rito di York

Domenico Bilotta (il terzo da dx) con la nuova giunta

Domenico Bilotta è il nuovo Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dei Liberi Muratori dell’Arco Reale, eletto per acclamazione nel corso dell’ultima Grande Assemblea allo Sheraton Parco de Medici di Roma. Raccoglie un’eredità preziosa, quella di Tiziano Busca. Sei anni che puoi semplicemente raccontare con i numeri: i capitoli sono quasi raddoppiati, come pure i compagni, i rapporti con l’estero si sono intensificati, come pure il rapporto con il Gran Capitolo Internazionale degli Stati Uniti, i cui massimi rappresentanti sono venuti per la prima volta in Grande Assemblea, c’è stato un intenso lavoro di revisione e verifica dei rituali, e un lavoro altrettanto importante nella formazione con seminari e istruzioni. Il Rito di York con Tiziano Busca inoltre è stato protagonista di decine di eventi pubblici, conferenze, convegni, anche in luoghi d’eccellenza come l’Università di Oxford, si è confrontato sui temi cari alla Massoneria con autorevoli esponenti del mondo politico e culturale e si è impegnato in una fitta produzione elettorale.
«Un’eredità importante», ha detto Bilotta, «Il mio impegno è quello di proseguire in questo indirizzo. Il Rito di York è sano, unito e forte. E con un passato così, il futuro non può che essere straordinario, pieno di cose da immaginare, da fare, da realizzare». Della nuova giunta fanno parte il Gran Reggente Claudio Tonetto, il Gran dottore della Legge Paolo Ciaccia, il Gran Tesoriere Vittorio Fortunato. Riconfermato alla Gran Segreteria Almerindo Duranti. Ha portato i suoi saluti il Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia Stefano Bisi.
I lavori di Grande Assemblea hanno previsto anche l'elezione di un nuovo Eminentissimo Gran Commendatore, Massimo Agostini.

Massimo Agostini


Moses Haim Montefiore e la Massoneria

di Roberto Galimberti




Moses Haim Montefiore nacque a Livorno il 24 ottobre 1784. Trasferitosi a Londra, costituì una fortuna come agente di borsa. Dopo essersi ritirato dagli affari nel 1824, si dedicò alla filantropia per il resto della sua lunga vita, cercando di alleviare le sofferenze degli Ebrei in ogni parte del mondo. Nel 1840 si recò dal sultano turco per cercare di liberare dieci Ebrei di Damasco accusati di omicidio rituale; nel 1858 si recò a Roma per cercare di liberare il piccolo Ebreo Edgardo Mortara, battezzato dalla cameriera cristiana e rapito da funzionari della chiesa cattolica. Inoltre si recò in Russia nel 1846 e nel 1872, in Marocco nel 1864 ed in Romania nel 1867, sempre per casi del genere ed armato sempre e solo della diplomazia britannica. Anche se questi viaggi furono, forse, inefficaci, ebbero però il merito di risollevare il morale alle comunità ebraiche dell' Europa orientale, del Nord Africa e del Levante. Ebbe contatti con i riformatori sociali del tempo, fu attivo nelle iniziative pubbliche volte ad alleviare la persecuzione delle minoranze in Medio Oriente ed altrove, e collaborò strettamente con le organizzazioni impegnate nell'abolizione della schiavitù. Un prestito governativo finanziato dai Rothschild e da Montefiore nel 1835 permise al governo britannico di compensare i piantatori e di abolire la schiavitù nell'impero coloniale.
Membro della Loggia "Moira n° 92" di Londra, al suo nome è intitolata un'altra Loggia Londinese: La "Montefiore Lodge n°1017". Dalla Regina Vittoria fu nominato Sir (Baronetto). Nei Registri dell' Archivio Matricolare del G.O.I. risulta, al n° 2018 di matricola, membro della Loggia "Giuseppe Mazzini" de Il Cairo (Egitto), ma senza indicazione di data.
Si spense a Ramsgate (Inghilterra) il 28 luglio 1885.
In suo onore, nell'anno della sua morte, il 1885, e precisamente il 9 aprile viene costituita a Mihaleni (Romania) una Loggia a lui intitolata che, con tav. n°. 16 del 16 dicembre 1889, prende il titolo di "All'Amicizia", perchè il nome dell' Israelita Illuminato può sembrare una sfida in un paese spiccatamente antisemita.
Si trova menzione di Montefiore nei Diari di Charles Dickens e nell' Ulisse di James Joyce.



giovedì 2 maggio 2019

Massoneria, Architettura, Cabala. Un incontro a Roma


Il Re Salomone con la Regina di Saba

“Qabbalah e Architettura. Focus sulle proporzioni del Tempio di Salomone e della Cappella Sistina” è il titolo del convegno pubblico che sarà ospitato a Casa Nathan domenica 5 maggio, ore 15,00, organizzato dall’Ordine DeMolay Italia in collaborazione con le Logge DeMolay 1305 e Har Tzion Monte Sion 705 di Roma, e con il patrocinio del Collegio del Lazio. Relatori, Elena Lea Bartolini De Angeli, docente di Giudaismo ed Ermeneutica ebraica presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale (ISSR/MI) e l’Università degli Studi di Milano Bicocca, Serena Borghesani, storica dell’arte e presidente del gruppo Alumni Donne DeMolay Italia e Roberto Quaranta, Loggia Har Tzion Monte Sion. Modera la giornalista Clara Salpietro Damiano e conclude Carlo Ricotti, presidente del Collegio dei Maestri Venerabili del Lazio.

Fonte: GOI