di Antonino Zarcone
Il 14 gennaio 1814, a Como, nasce Luigi Dottesio. Da giovane frequenta circoli antiaustriaci e mazziniani, diventando ben presto un attivo sostenitore delle idee rivoluzionarie che contribuisce a diffondere contrabbandando opuscoli di propaganda pubblicati in Svizzera. Allo scoppio della rivolta milanese del 1848 si unisce alle formazioni comasche di volontari che accorrono in aiuto ai rivoltosi. Rientrato a Como, nel maggio pubblica un manifesto di consenso al voto per la fusione con il Piemonte e diventa capitano della guardia nazionale, con cui partecipa alle operazioni militari. Con la sconfitta ripara in Svizzera dove si dedica alla pubblicazione di opere volte alla propaganda rivoluzionaria e democratica rimanendo fedele alla formula mazziniana del “Dio e popolo”. Dalla Svizzera passa più volte il confine per ampliare la rete dei centri rivoluzionari. Attività che viene notata dalla polizia austriaca. Arrestato su delazione il 12 gennaio 1851 mentre passa clandestinamente la frontiera con addosso carte molto compromettenti, lettere di cospiratori e una circolare di istruzioni della Società patria, viene ristretto a Como e poi a Venezia dove è processato da un consiglio di guerra per alto tradimento. Condannato a morte è impiccato a Venezia l’11 ottobre 1851. Secondo taluni in un modo particolarmente doloroso per il cattivo funzionamento dello strumento adoperato dal boia. Per la stampa internazionale del tempo, gli austriaci furono spinti a comminare la pena capitale in risposta all’atteggiamento del Consiglio municipale di Como che si era rifiutato di prestare il dovuto omaggio all’imperatore in visita alle province italiane e che per tale motivo il Radetzky si era affrettato a sciogliere il 9 ottobre 1851.