di Marcello Mura
In tutte le Tradizioni sacre si fa riferimento ad un oggetto essenziale sacro e primordiale di valore incommensurabile noto a pochi, che viene perduto o più propriamente nascosto, custodito da un’elite iniziatica ristretta deputata alla conservazione del Sacro, ed al suo ritrovamento attraverso una ricerca ed un percorso travagliato ed accidentato. Non fa eccezione la Libera Muratoria.
Si allude ad un'epoca primordiale edenica, in cui l'uomo viveva in comunione con l'Altissimo, definita nelle varie culture come Età dell'Oro, Krita-Yuga o Satya-Yuga, Gerusalemme Celeste, Paradiso Terrestre. La perdita di tale condizione non avvenne subitaneamente in modo repentino, ma in momenti diversi, che rappresentano altrettante fasi di progressivo allontanamento: riflessi sempre più pallidi ed indistinti dello stato edenico primitivo. Alla Tradizione Primordiale si sostituiscono Tradizioni Secondarie ulteriori e Locali: riconosciamo pertanto dei livelli “inferiori” di spiritualità, che si sostituiscono al Primo, sempre più lontani dal trascendente e sempre più vicini al materiale. Tutte le Tradizioni prevedono quasi invariabilmente un concetto ciclico delle Ere, con lento e progressivo decadimento da uno stato perfetto e mitico ad uno degenerato di perdita del legame con D*o.
Nell’Induismo si susseguono epoche simili a quelle della Tradizione Ellenica: l'Età dell'Argento o Treta-Yuga, l'Età del bronzo o Dwapara-Yuga, e l'Età del Ferro o Kali-Yuga. Questa graduale degenerescenza fino allo stato oscuro, è simboleggiato dalla Confusione delle Lingue e dalla Torre di Babele: la tentazione di usare il Nome in modo improprio. Per dirla con la Genesi: “tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole”, poi vi fu la dispersione delle Nazioni: per superbia ed orgoglio vi fu la perdita della coscienza dell’Unità Essenziale di tutte le forme Tradizionali.
Secondo alcune correnti dell’Ebraismo la Parola venne perduta già con la creazione dell'uomo: diversa era la Lingua del Creatore, quella degli angeli e quindi di di Adamo ed Eva (o Lilith, la prima donna). Secondo altre viene perduta con la cacciata dal Paradiso Terrestre (tale peraltro è l’orientamento degli autori degli Studi Tradizionali), secondo altre ancora con la distruzione del Primo Tempio e la dispersione del Popolo Ebraico, così come nel Rito Scozzese Rettificato.
Il compito del Rito iniziatico è quello di comporre la contraddizione fra passato mitico e presente degenerato, annullando l’intervallo che li separa e riassorbendo tutti gli eventi nella struttura sincronica o addirittura atemporale, aoristica.
L'Iniziazione avviene con un percorso opposto a quello della degenerescenza: di avvicinamento e ricongiungimento col Centro, mediante Gradi che non vengono conseguiti indistintamente, ma secondo meriti e capacità. È quanto viene simbolizzato dal “riunire ciò che è sparso”: gli iniziati conseguono “il Dono delle Lingue”, tramite il quale possono comunicare con gli appartenenti alle diverse forme di iniziazione regolare, con i profani, ed anche col Santo e Benedetto, recuperando la Lingua Universale e la Parola mediante la Restaurazione.
È il concetto lungamente espresso in altra sede, del Centro Supremo e Primordiale e dei Centri Secondari, sempre collegati gerarchicamente e dinamicamente. Cosa è il Centro? Un punto all'interno del Cerchio dal quale ogni punto della circonferenza è equidistante. Questo Simbolo grafico è un Archetipo. In tutte le religioni e le culture rappresenta il Divino, ad esempio come Simbolo Solare, ma anche l'uomo (riflesso del D*o). Pensiamo alla Croce Patente dei Templari: una Croce che pare inscritta in un Cerchio. I suoi bracci si incontrano in un Centro e si irradiano da Esso. Il Centro Supremo irraggia la Creazione, con movimento centrifugo; il Creato tende a ricongiungersi con Esso con movimento centripeto. Un continuo emanare e ricongiungere, ciclico, ritmico e vitale perché ricorda la respirazione e la circolazione del sangue, entrambe legate al cuore, simbolizzato geometricamente dal Triangolo e misticamente nelle leggende cavalleresche dal Graal, e nella cristianità dal Sacro Cuore di Cristo, centro dell’uomo e del Divino. D*o si irradia per il tramite del Centro del Figlio – il Sacro Cuore – che venne posto al centro della Croce, nella Città Santa, Gerusalemme. D*o è il Centro Supremo e Primordiale da cui si irradiano quindi Centri Secondari, che sono (mediante una gerarchia discendente): la Terra Santa, Gerusalemme (Centro del Mondo), il Tempio di Re Salomone, il Sancta Sanctorum (ove avviene la Shekinah e si palesa D*o), il cuore dell'uomo. Questi Centri Secondari desiderano ricongiungersi al Centro Primordiale e Supremo. E' questo il fine ultimo del Cammino Iniziatico, il percorso di ricongiungimento col Sacro, cui accennavo.
Se ricordiamo che i Lavori Massonici iniziano sempre col Prologo Giovanneo: “in Principio era la Parola, e la Parola era presso D*o, e la Parola era D*o”, l'allontanamento dal Divino viene simbolizzato dalla perdita della parola nel Grado di Apprendista, e dalla morte simbolica (alla vita profana) che avviene col Rito di Iniziazione. Nel secondo Grado si riacquista la facoltà di parola razionale, tuttavia nella Tavola di Tracciamento del Secondo Grado (del Rituale Emulation) si intravede il Sacro e la Parola Spirituale dissimulata, perché: “Quando i nostri antichi Fratelli erano nella Camera di Mezzo del Tempio, la loro attenzione veniva particolarmente attratta da certi caratteri ebraici che sono qui rappresentati dalla lettera “G”, che simboleggia D*o. Il Grande Geometra dell’Universo, al quale noi tutti abbiamo il dovere di sottometterci e che dobbiamo con umiltà adorare”. Nel Terzo Grado della Libera Muratoria “Antient”, Emulation o di York, la Parola del Maestro viene perduta per la prematura morte del Maestro Hiram Abiff, mentre in quella Rettificata essa viene abbandonata dai Costruttori, per il timore che il Maestro l'avesse rivelata ai Compagni fedifraghi, nel momento dell'aggressione. Si subisce la morte simbolica e si impara a rinascere, in un contesto - in questo grado - chiaramente spirituale.
Si allude alla perdita della Parola, ma non si fa menzione al Suo ritrovamento. Si ricevono pertanto delle Parole fortuite o Misteri Sostitutivi, Centri Secondari, fino a quando il tempo o le circostanze non ci restituiranno quelli Genuini: il ricongiungimento col Centro Primordiale. Nel Grado di Maestro Muratore si intuisce che Hiram fosse Architetto e Artigiano, ma anche Sommo Sacerdote. Infatti si narra che fosse uso ritirarsi in raccoglimento nel Sancta Sanctorum del Tempio, secondo la legge Levitica, prerogativa esclusiva del Sommo Sacerdote, il cui compito era quello di bruciare incensi ad onore e gloria dell’Altissimo Onnipotente, e di pregarlo con fervore affinché, nella sua infinita saggezza e bontà, si degnasse di concedere pace e tranquillità alla Nazione di Israele nel corso di tutto l’anno e rinnovasse i legami tra cielo e terra, i cosiddetti “Sentieri della Luce”. Ne consegue che egli fosse a conoscenza della Parola di Passo che consentiva l'accesso alla Camera dei Maestri, e della Parola Misteriosa che è il Nome Ineffabile dell'Altissimo, Verbo creatore e vivificante, secondo l'Accezione Ebraica Tradizionale.
“In Principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di D*o aleggiava sulle acque. Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu”. D*o crea parlando, e crea “in principio” ma anche “per mezzo del Principio”, “Bereshit bara Elohim et hashamayim ve'et ha'arets”. È lo stesso Principio cui allude Giovanni, la Torah secondo gli ebrei, Gesù secondo i Cristiani. Nell'ebraismo, e nelle Tradizioni correlate e derivate, ogni parola è sacra in sé, non può essere mai casuale, e la Parola è Verità e Creazione diretta. D*o crea con la Parola e secondo “Il Vangelo del Ghetto”, del Rav Riccardo Di Segni, Gesù compiva miracoli attraverso una specifica Parola: il Nome (uno dei tanti) di D*o, con la sua esatta pronuncia.
All'inizio dei tempi “Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un Nome, per non disperderci su tutta la terra». L'ambizione, la superbia e l'arroganza li spinsero ad utilizzare strumenti, materiali e metodi impropri; la costruzione non poteva reggere. L'ebraico scritto, in forma semplificata ossia senza punti indicanti le vocali, consente che i fonemi abbiano diverse pronunzie e quindi diversi significati. La parola Misteriosa e la corretta pronuncia del Nome Ineffabile dell'Altissimo erano note solo al Sommo Sacerdote, che a sua volta la riceveva dal suo predecessore di generazione in generazione, per rivelazione divina, e tale Parola poteva essere pertanto pronunciata solo da Esso - che unico poteva accedere al Sancta Sanctorum (Qōdesh Haqǒdāshīm) - solo una volta all'anno, nel giorno dello “Yom Kippur”, uno dei “Giorni di Espiazione”, e di “Timore Reverenziale” della Religione Ebraica, il più solenne di esso, ove si pratica privazione, penitenza, digiuno, astinenza, preghiera, espiazione dei peccati.
La Parola Perduta non è altro che il Vero Nome del Grande Architetto dell’Universo, ovvero la Sua esatta pronunzia, visto che le lingue semite, come aramaico ed ebraico, non possiedono vocali scritte.
Nell’Ebraismo possedere una parola significa possedere la Sostanza ad essa correlata, dominarla, quindi anelare a possedere il Suo Nome significa voler ricongiungersi a Lui. Arrogarsi il diritto di farlo, per contro, significherebbe volersi porre in competizione o sostituirsi a Lui.
Vangeli apocrifi ma anche canonici narrano di Gesù che impartisce lezione ai Maestri nel tempio. Aveva 13 anni, era il suo “esame” di Bar Mitzva ossia ingresso fra gli adulti del popolo. Egli stesso divenne Maestro (infatti predicava in Templi e Sinagoghe e venne processato dal Sinedrio) e secondo alcuni vangeli apocrifi possedeva la Parola. Narra una legenda degli apocrifi che Gesù rinvenne l'esatta pronunzia (tale da essere dimenticata appena utilizzata!) nel Sancta Sanctorum del Tempio di Gerusalemme e la trafugò incidendola su una tavoletta, da lui inserita nella propria coscia.
Come venne ucciso il Maestro, e come venne perduta la Parola del Maestro? Con tre colpi al capo assestati mediante gli utensili degli Ufficiali Principali: la perpendicolare o il filo a piombo, la livella ed il maglio. Alle tre virtù edificanti sono affiancati e contrapposti tre vizi demolitivi: ignoranza, fanatismo, ambizione, ovvero invidia, orgoglio, cupidigia.
Willermoz nei suoi Catechismi moralizza la Leggenda intorno al 1785: “ho ricevuto tre colpi che significano il nemico che devo combattere, gli ostacoli che bisogna vincere, le armi da adoperare per ottenere la ricompensa eterna”.
Il Sebastiani ricorda che i tre cattivi compagni rappresentano anche le tre tentazioni che l'iniziato deve superare: l'adagiarsi nella retorica delle belle parole, il cedere alle passioni, e l'inaridirsi in sterili speculazioni mentali.
Facciamo un passo indietro e ricordiamo i tre distinti colpi che preludono all'iniziazione, e riflettiamo su questa ennesima contrapposizione. La Seconda Sezione della Prima Lezione Emulation recita:
D: Come siete stato ammesso?
R: Con tre colpi distinti.
D: A cosa alludono questi tre colpi distinti ?
R: A un'antica e venerabile esortazione: "Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto."
D: Come avete applicato questa esortazione alla vostra situazione?
R: Dopo aver cercato nel mio animo ho chiesto del mio amico; egli ha bussato e la porta della L. M. mi è stata aperta.
Nel Duncan e nell’Antient York il Maestro Venerabile dona al neofita tre preziosi gioielli: un orecchio per ascoltare, una lingua per tacere, un cuore leale. Non dimentichiamo mai l'ambivalenza degli attrezzi da Lavoro: sviato dalla sua funzione iniziale, ogni strumento può trasformarsi in uno strumento di morte: l'ambizione, la superbia e l'arroganza spinsero i cattivi compagni ad utilizzare strumenti, materiali e metodi impropri. Il Maestro Muratore deve trovare il giusto utilizzo di ognuno di essi, così come il premio o la disfatta sono estesamente spiegati nella Tavola di Tracciamento del Secondo Grado, un tempo il grado della pienezza iniziatica della Libera Muratoria, a proposito della Parola di Passo - Shibboleth - che denota abbondanza: premio e ricchezza per chi merita, rovina per i traditori, come gli Efraimiti. Mi piace precisare che questo continuo rimando ai vari Gradi del Craft sia la dimostrazione che l'autentica Muratoria si compone in realtà di quattro Gradi, almeno, perchè nell’ultimo di essi si riprendono, arricchiscono e completano i valori ed i Misteri dell'Arte. Senza l’Arco Reale, e aggiungerei senza il Grado di Maestro Scozzese di Sant’Andrea (di radice comune), il Grado di Maestro è come una promessa non mantenuta. Con la Morte di Hiram, il Triangolo è spezzato, l’Antica Parola è andata perduta. Essa è il Logos, il Mistero Genuino del Maestro Muratore. Al ritorno dalla Cattività Babilonese, cioè dal peccato, dalla schiavitù della superstizione, durante la ricostruzione del Secondo Tempio abbiamo rinvenuto un’antichissima pergamena su cui è vergata la Genesi, che simboleggia l’origine di tutte le cose, ed abbiamo ritrovato l’Antica Parola, incisa su una lamina d’oro in certi caratteri ebraici.
YHWH.
יהוה
Di Essa conosciamo solo le consonanti, perchè le vocali attengono alla dimensione umana, e non a quella divina: Yod-He-Vau-He, il Nome Ineffabile Tetragrammatico la cui pronuncia Jehovah è solo allusiva, mentre quella vera ci è preclusa, e con essa il significato autentico. Vi è ritrovamento ma non comunicazione. Avvicinamento ma non restaurazione né reintegrazione. Vengono pertanto adottati certi Misteri Casuali o Fortuiti, che Salomone decise di adottare, mutuandoli dai Segni, Toccamenti o Parole casuali, che potessero verificarsi mentre si rendevano gli ultimi tristi tributi all’illustre scomparso. Il Triangolo è davvero spezzato. Re Salomone e Hiram Re di Tiro perdono la capacità di comunicare il "Mistero", perché, sebbene Esso fosse in loro possesso, in quanto condiviso, poteva essere comunicato e conferito regolarmente in forma rituale solo col concorso congiunto dei tre: è infatti impossibile formare un triangolo senza la completezza dei tre lati. Il recupero di tale Mistero si è avuto solo tramite un’altra Triade iniziatica, quella della completezza, perchè allude al ricongiungimento con la Trinità sul piano exoterico, ed alla pienezza su quello esoterico, ovvero il conseguimento delle tre forme iniziatiche: quella Regale (Zorobabele), quella Sacerdotale (Giosuè), quella Profetica (Aggeo). Questo stato simboleggia Melchisedec, ed ancor più lo stesso Gesù Cristo, ed è espresso molto bene nella Cerimonia di Esaltazione nell’Arco Reale e in quella di Accettazione ed Elevazione nella Loggia di Sant’Andrea.
Va detto che nell’Ebraismo le Parole hanno un valore numerico e sacro. Senza scomodare la Kabalah, la Gematria e il significato Sacro della grafia delle singole lettere e parole (sarebbe complicato e ci porterebbe lontano), possiamo dire:
- Yod/Yud rappresenta il Padre dei Padri, l’Origine di tutte le cose, la Fine e l’unità del Tutto, la testa. Il Fuoco.
- He’ emana da Yod e gli si contrappone o giustappone (passivo versus attivo, femminile versus maschile, sostanziale versus essenziale), ed indica la Shekinah, il cuore, la maternità, la generazione. L'Acqua.
- Vau/Waw l’affinità e l’unione. L'Aria.
- He si ripete ed indica il generato, il popolo (in particolare il popolo di Israele). La Terra
Pertanto il Nome Ineffabile è Tetragrammatico ma perfettamente trisillabico, e denota il passaggio della Trinità verso il mondo materiale: è l’origine, il divenire e la transizione, l’eternità.
Nelle Sacre Scritture (Gioele 2.32, Romani 10:13, Atti 2:16-21) sta scritto: “Chiunque invocherà il Nome del Signore sarà salvato”. Anche i testi indù ci insegnano che la via più rapida per la realizzazione spirituale è la recitazione del Mantra, Simbolo agito. Il ritrovamento della Parola pertanto corrisponde pertanto al ricongiungimento con lo Stato Edenico Primordiale, ed allude alla restaurazione di tale realtà, e d’altro canto ci proietta verso la comunione con il Logos, Parola antica ma anche Buona Novella, la Nuova Alleanza.
Il Tetragramma Yod-He-Vau-He, il Nome Ineffabile misericordioso, con l’aggiunta di Shin, diviene il Pentagramma Effabile, Yod-He-Shin-Vau-He (anche Esso di pronuncia trisillabica), Yehoshua, Gesù: “Io sono il Pane e sono la Vita (...). Sono venuto a portare il Fuoco sulla terra”. La lettera Shin denota il fuoco, spirito, spinta vitale, la simmetria e il cambiamento, l’alleanza; una delle più importanti lettere, perché rappresenta due Nomi di Dio: Shaddai (Illimitato) e Shalom (Pace), la sua forma ricorda fenomeni naturali che sembrano sollevarsi verso il cielo, come a cercare Dio, e il Ternario che si fa Uno.
Parafrasando Louis-Claude de Saint-Martin: quando il Cristo è venuto, ha reso la pronuncia di questa parola ancora più grande ed interiore, e ci ha esortato a chiuderci nelle nostre stanze e nel nostro cuore, quando volessimo pregare, mentre nella Legge Antica occorreva necessariamente ed immancabilmente pregare nel Tempio. Gesù è il Logos, il Principio, ma anche il futuro, la Speranza, la Nuova Alleanza verso l’effettiva Restaurazione.