di Michele Leone
Combattiamo i Massoni, sembra una delle tante affermazioni che possiamo leggere su un quotidiano o trovare sul web, eppure, questa specifica affermazione, Combattiamo i Massoni, è di Amadeo Bordiga ed è del 1912.
Le parole troppo spesso dette a casaccio tanto contro la Massoneria quando in difesa della stessa, mi hanno portato ad interrogarmi ed ho scoperto la mia ignoranza sulle cause dell’anti-massoneria. Parlo volutamente di cause, perché spesso gli atteggiamenti che oggi si riscontrano nella avversione alla Massoneria sono atteggiamenti derivanti da una particolare mentalità, sono effetti, ma quello che va indagato è ciò che è all’origine. Solo andando all’origine e ripercorrendo la storia si potrà avere un punto di vista sufficientemente chiaro. Si potrebbe dire che questa è una questione marginale e che non ha a che fare con l’esoterismo. Non può essere marginale un problema che coinvolge molte migliaia di persone, un problema culturale che coinvolge un intero Stato; non è detto che non abbia a che fare con l’esoterismo, soprattutto, se questo ha a che fare con il mutamento delle coscienze.
Il problema delle origini e dello sviluppo dell’anti-massoneria [...] non può per certo essere affrontato in un unico post, ma una collezione di articoli sull’argomento, potranno, spero, contribuire ad avere punti di vista più ampi ed utili delle semplificazioni nelle quali troppo spesso ci si infila, indipendentemente dallo schieramento che si è scelto come proprio. [...] Non partirò dal 1738 e non seguirò obbligatoriamente uno sviluppo cronologico del problema, ma, piuttosto, il filo dei miei pensieri e riflessioni. Spero che quanto sia utile per, possa esserlo anche per te. Ora lascio la parola a Bordiga ed al suo Combattiamo i Massoni:
«È invalsa la pessima abitudine di alzare le spalle quando si sente questa parola e di tacciare di esagerazione quei compagni che richiamino l’attenzione sulla questione massonica talvolta sotto lo specioso pretesto che si fa in tal modo il gioco della massoneria facendone la réclame e dipingendola più grossa che non sia realmente.
C’è bisogno di ripetere che la réclame non può giovare ad una associazione segreta, o quasi, e che è meglio avere di fronte cento avversari aperti e palesi che dieci nascosti e traditori? Non credo: io credo invece che il nostro silenzio e la nostra quasi indifferenza per tale questione sarà di fronte alla storia la vergogna più grande del presente movimento rivoluzionario.
La Massoneria va ora intensificando la sua propaganda tra i giovani e anche tra le donne. Gli organizzatori operai in modo particolare sono con ogni mezzo attirati nelle logge, quelli che sanno resistere sono avversati e assaliti coll’arma della calunnia in modo da piegarli o annientarli ben presto. L’azione della trista consorteria si va affermando nel Mezzogiorno d’Italia dove tenta di creare quella democrazia che non esiste perché possa compiere in un vicinissimo domani la sua azione di antidoto alla lotta di classe.
Di fronte a questo noi giovani socialisti che ci facciamo un programma dell’indipendenza teorica e politica da tutte le concezioni e le manovre della società presente, dobbiamo stare in guardia, anzi attaccare direttamente il nemico che ci minaccia. Attaccarlo nel campo teorico, svelando la nullità del suo contenuto ideale e la contraddizione profonda coll’ideologia rivoluzionaria, e soprattutto nel campo tattico scoprendone per quanto ci è possibile le mosse, rivelandone i metodi e i sistemi, costringendolo con attacchi violenti ed espliciti ad uscire da quel silenzio che è la sua forza, come è stata la forza di tutte le sette che si sono mosse attraverso il cammino dell’umanità malcontenta verso le migliori forme sociali.
Un’altra leggenda c’è da sfatare: la nobiltà delle tradizioni massoniche, e le benemerenze della massoneria nelle conquiste storiche per l’indipendenza nazionale e per la libertà del pensiero. Senza neanche sfiorare il campo vastissimo in cui una critica storica disinteressata dovrebbe addentrarsi per sfrondare molte vanterie senza fondamento, possiamo osservare come noi socialisti, pur riconoscendo la necessità storica delle fasi in cui si svolsero quelle conquiste, dobbiamo negare il valore educativo della loro esaltazione attuale, che viene fatta dalla borghesia per dare al popolo l’illusione di essere libero mentre in realtà divengono più ferree le catene della sua schiavitù economica.
Possiamo quindi infischiarci del passato della Massoneria. C’è una cosa che ci separa nettamente da tutte le idee stolte borghesi: noi non educhiamo il popolo nelle visioni di un passato ciarlatanescamente falsato dall’eloquenza democratica che vive di plagio continuo ai manualetti di storia e di letteratura da cinquanta centesimi e idealizzato a comodo modello del presente; ma cerchiamo di dare alla massa le fonti vive della sua auto-educazione nella visione netta di ciò che sono le sue condizioni di oggi e di ciò che potranno essere quelle di un domani di emancipazione, nella visione di una società che non ha la sua falsariga nel quadretto di nessuna città tradizionale del buon tempo antico, e neanche nelle fantasie degli utopisti, ma che vive oggi nella coscienza sicura che la massa dei calpestati acquista della sua forza e dei suoi logici ineluttabili destini.
Tutto il ciarpame dei luoghi comuni patriottici e democratici noi lo buttiamo via senz’altro dalla nostra coltura modesta di propagandisti di un’idea che vive non del passato ma dell’avvenire.
Ritornando all’argomento non voglio dilungarmi sulle incompatibilità teoriche tra l’idea socialista e l’idea massonica. L’ideale massonico non esiste: l’associazione ha degli statuti, forse un programma, non certo dei principi. Il vuoto frasario anticlericale corrisponde non ad un contenuto teoretico e filosofico, ma ad una balorda conciliazione di idee opposte e cozzanti nello sciocco tentativo di accarezzare l’anarcoide e l’uomo d’ordine nel medesimo tempo.
Non ci sono troppe incompatibilità morali, o meglio di valore educativo. La concezione nostra del socialismo è quella che vede in ogni aspetto e in ogni momento dell’azione la preparazione educativa degli uomini alla trasformazione sociale che vorrebbe fare del partito socialista un ambiente storicamente staccato dalla società attuale – poiché mira a cambiarne le basi fondamentali – un focolare inesauribile di educazione rivoluzionaria.
Ogni socialista per educare se stesso e i compagni dovrebbe vivere intellettualmente di tutto questo e tutti gli altri suoi rapporti colla società attuale devono essere sotto forma di lotta e di contrasto stridente di interessi e di tendenze con essa.
Chi è socialista non può quindi dare la sua attività e neanche la sua partecipazione platonica ad una solidarietà di ambiente che non sia quella del socialismo.
Chi non è con noi è contro di noi. Mi aspetto il luogo comune. Settarismo? Ah no! Chi lo dice non ragiona e non sente da socialista. E dopo tutto c’è qualcosa di peggio del settarismo di cui ci incolpate: è il settarismo in partita doppia, il settarismo a due facce: la faccia da socialista e la faccia da massone!»
Amadeo Bordiga. L’Avanguardia, a. VI, n. 252, 28 luglio 1912
È impossibile in questa sede commentare passo a passo le parole di Bordiga espresse in Combattiamo i Massoni, ma è da ricordare seppur superficialmente il contesto. Il primo Novecento vede un acceso dibattito all’interno del Partito Socialista sulla possibilità per un socialista di essere massone. È appena il caso di ricordare che il problema venne posto la prima volta a Bologna nel 1904, ripreso con maggior vigore nel congresso di Milano del ’10 – in questo congresso il problema venne messo da parte con l’intervento di Filippo Turati – e dello stesso anno il libello di Vannuzzi – (a breve riedito per i tipi di Mondi Velati Editore) Socialismo e Massoneria, note di un Socialista massone – e di come nel congresso di Ancona del 1914 la mozione Zibordi che prevedeva l’incompatibilità tra tessera di partito e massoneria ricevesse oltre i sette decimi di voti favorevoli. Sono da segnalare, in questo congresso, gli interventi di due uomini: Amaedo Bordiga e Benito Mussolini. Entrambi nel breve fondatori di due partiti: quello comunista e quello fascista.
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