La prima edizione in lingua italiana
«Pierre divideva in quattro categorie i fratelli che conosceva. Alla prima categoria assegnava i fratelli che non prendevano parte attiva né alle questioni delle logge, né alle questioni umane in genere, ma si occupavano soltanto dei misteri della scienza dell’ordine, della questione della triplice denominazione di Dio o dei tre principi delle cose, - zolfo, mercurio e sale, - o del significato del quadrato e di tutte le figure del tempio di Salomone. Pierre aveva stima per questa categoria di fratelli massoni, alla quale appartenevano in prevalenza i vecchi fratelli e, secondo il suo parere, anche Iosif Alekseeviè; ma non condivideva i loro interessi. Alla seconda categoria Pierre assegnava se stesso e i fratelli a lui affini: coloro, cioè, che cercavano, che vacillavano, che nell’ambito della massoneria non avevano ancora trovato una strada diritta e chiara, ma che speravano di trovarla. Nella terza categoria Pierre riuniva i fratelli (ed erano la maggioranza) che nella massoneria non vedevano altro che la forma esteriore e i riti, e tenevano alla rigorosa attuazione di questa forma esteriore senza curarsi del suo contenuto e del suo significato. Tali erano Willarski e perfino il Gran Maestro.
Nella quarta categoria, infine, Pierre faceva rientrare un gran numero di fratelli, soprattutto coloro che erano entrati a far parte dell’ordine negli ultimi tempi. Secondo le osservazioni di Pierre, si trattava di persone che non credevano in nulla, che non desideravano nulla e si erano aggregati alla massoneria solo per avvicinare i fratelli giovani, ricchi e potenti a causa delle loro relazioni personali, i quali erano assai numerosi nella loggia».
Nel 1809 Pierre tenne un solenne discorso in Loggia. «"Amati Fratelli [...]. Noi siamo in preda a uno stato di torpore, mentre al contrario è necessario agire". Prese il suo quaderno e cominciò a leggere.
"Per la diffusione della pura verità e per conseguire il trionfo della virtù", lesse, "noi dobbiamo emendare gli uomini dai pregiudizi, diffondere regole consone allo spirito dei tempi, assumerci l’educazione della gioventù, legarci di legami indissolubili a tutti gli uomini di maggior ingegno, vincere arditamente, e al tempo stesso con raziocinio la superstizione, l’incredulità e la stupidità, formare insieme a coloro che ci sono devoti degli uomini legati fra loro dall’unità del fine e investiti di potere e di forza. Per raggiungere tale scopo bisogna far sì che la virtù prenda il sopravvento sul vizio, bisogna che l’uomo onesto acquisti già in questo mondo una eterna ricompensa per le sue virtù"».