mercoledì 4 marzo 2020

Massoneria e Cabala. La Shin

di Luca Delli Santi




La complessa ed affascinante cerimonia di esaltazione a Maestro Massone dell’Arco Reale prevede, fra i molti suggestivi viaggi proposti al candidato, di rivivere l’episodio del roveto ardente, in cui Mosè incontra il Dio degli ebrei e gli chiede di riferirgli il proprio nome: Ehyeh Asher Ehyeh, comunemente tradotto “ Sono ciò che Sono”, comunemente quanto impropriamente, la formula corretta è Sarò ciò che Sarò”. Rinviamo alle considerazioni su questo a quanto ha scritto Mauro Cascio nel suo testo su Massoneria e Cabala “La Sapienza di Re Salomone “, siamo partiti da qui in quanto nel roveto, in quel fuoco vitale che sprigiona la forza divina, si manifesta la lettera Shin.
La ghematria della lettera ci rinvia alla sua particolare potenza simbolica, vale 300 come Ruah Elohim, lo Spirto di Elohim, si tratta di una componente connessa con libertà  di azione e potenza di espressione, è anche un riferimento alla controparte femminile di Elohim, il nome che rappresenta le potenza creatrici, la parola Ruah in ebraico è femminile, affiancata al plurale maschile ne rappresenta la polarità opposta e complementare, per altro vi è un solo momento in cui Elohim parla al plurale: “facciamo l’Uomo a nostra immagine e somiglianza” Genesi 1:26 in quel momento Elohim è in armonia perfetta fra le sue polarità e crea il primo Adamo, che era  androgino.
La forma della Shin richiama il tema della grazia, intesa come armonia, in ebraico la parola è Chen, le sua forma particolare infatti esprime grazia ed equilibrio. Le tre “teste “ della Shin rappresentano la tripartizione del cervello umano, ma a livello più elevato sono connesse con la tripartizione della sephira Keter: l ‘Estremità Inconoscibile, un luogo inaccessibile alla mente umana ove hanno sede tutti i paradossi cosmici, l’Estremità del Nulla, un luogo accessibile attraverso l’annullamento dell’ego e l’abbandono all’Assoluto,  si tratta anche secondo alcune tradizioni cabaliste, del luogo in cui si genera il desiderio divino  di creare . La terza, infine, l’Estremità Infinitamente lunga è la parte di Keter che conosciamo unendo Comprensione e Sapienza, formando la sephira non sephira Da’at.
La parola “shen”, dente condivide la medesima radice della lettera, in origine anzi erano la stessa parola, il dente è inteso come capacità di masticazione, assimilazione, sul piano spirituale ciò esprime la capacità di individuare le connessioni con i mondi spirituali, riempire l’esistenza al di là degli aspetti quotidiani, cogliendo il senso stesso della nostra incarnazione nel mondo materiale.
La forza vitale della Shin è la radice stessa dell’Albero della Vita, è connessa con l’energia della testa umana, come insegna il Sepher ah Yetzirà, infatti la si trova anche incisa sui Fliatteri che gli ebrei religiosi indossano durante la preghiera del mattino.
Nella creazione la lettera Shin è connessa con le forze della circolarità e del trascorrere del tempo.  Shin infatti significa “anno” ripetizione, ed anche connessa con la parola sheinà, sonno, inteso come inattività, passività rispetto alla necessità di acquisizione della consapevolezza, un processo che nel mondo fisico ha il suo equivalente nelle forze entropiche, negli organismi viventi è connesso con i processi di invecchiamento biologico. Il nome Shin è anche connesso con la parola sanà, odiare, detestare disprezzare, in aramaico ha la medesima radice di shena, essere cambiato, essere diverso, ma anche modificare o trasgredire.
La Shin a Quattro Braccia:
Osservando con attenzione il Filattero (Tefillin ) del capo utilizzato dai religiosi nei rituali del mattino, cui accennavamo in precedenza, si noterà che da un lato vi è la Shin normale, a tre braccia, dall’altro una Shin a quattro braccia. Questa Shin non è un’altra lettera, è la Shin nella forma che assumerà nel Mondo Avvenire l’Olam ha Ba, di cui facemmo cenno trattando della lettera Tav.
La Shin a quattro braccia è citata nel Talmud Menahot, nel commentario sull’Esodo, scrive il Rambam Rashi: “Shin a quattro braccia ci chiede di guardare oltre la dimensione temporale e di trovare il significato in ciò che è evidente e anche in ciò che è velato e nascosto” La Shin da un lato ci inviata a riconoscere i nostri limiti, ma ci sprona, conservando l’umiltà, a superarli, a guardare oltre, rammentando che vi è una realtà infinita al di là dell’esperienza finita.

La Shin e il Telos messianico

La Shin a quattro braccia viene descritta nel Sepher ha Temunah, il libro dei segni o delle figure, si tratta di un testo di cabala medioevale, l’autore è anonimo, che delinea una articolata e complessa descrizione delle lettere dell’Alef Beith, questa guida mistica narra di un segno che verrà raccolto dal Messia: “ Egli correggerà tutti i difetti ed i problemi attuali”, secondo questa trattazione il segno del Messia sarà la lettera Shin a 4 braccia. La stretta connessione con l’elemento messianico lo ritroviamo anche nella ghematria, trecento, la medesima di Ruah Elohim, lo Spirito di Elohim secondo le tradizioni mistiche messianiche dell’ebraismo è uno dei nomi segreti connessi alla manifestazione messianica, che rammentiamo è il più elevato stato dell’essere dell’animo umano.
Nella cabala cristiana, anzi in realtà nell’esoterismo cristiano ben al di là della cabala, la connessione fra la Shin e l’elemento messianico è tenuto in grande rilievo, la potenza vitale della Shin è connessa con l’elemento cristico stesso. Il nome stesso Gesù, in aramaico ( Yod, Shin, Vav, Hey ), letteralmente YHWH salva, è caratterizzato dall’essere scritto con le lettere del Tetragramma cui si aggiunge una Shin, ragionando su questo elemento cabalisti, mistici ed esoteristi cristiani hanno elaborato la nota formula del Petagrammaton ( Yod Hey, Shin, Vav, Hey ) rappresentante la discesa della Spirto Santo nel Tetragramma, operando così l’incarnazione del Logos che si riflette nella composizione del nome Yeshua, Gesù. La Shin ha quindi anche significati riconducibili alla dottrina Martinezista, da cui derivano le prassi del Martinismo moderno e contemporaneo.

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