di Massimo Agostini
Gran Commendatore Cavalieri Templari d'Italia
Carissimi Compagni e Cavalieri, stiamo attraversando giorni difficili, dove la necessità di rallentare il diffondersi di questa subdola epidemia ci conduce ad un necessario isolamento, difficile per tutti i fratelli che neIla sacralità dei nostri rituali e nell’Agape fraterna ricercano l’incontro con le superne energie, che sono strumento di trasmutazione dell’intima essenza.
Come iniziati vive comunque in noi la consapevolezza che i nostri animi hanno la capacità di potersi incontrarsi e unirsi al di là di ogni impedimento fisico, in un Tempio celeste dove tempo e spazio terreni non hanno alcun significato.
Questa improvvisa condizione di “reclusi in casa” inevitabilmente condiziona le nostre consolidate abitudini, potendo diventare fattore destabilizzante per ogni animo perso nel quotidiano divenire materiale, ma per noi potrebbe anche diventare occasione di riflessione, spezzando quel quotidiano divenire frutto di terrene circonvoluzioni mentali.
Possiamo passare questi drammatici frangenti di vita lasciando che gli eventi si impadroniscano della nostra essenza, annichilendola nel loro becero divenire, lasciandoli liberi di farci precipitare nel disarmante dualismo, dove dolore, paura, egoismo... possono, come insano fuoco, sopraffare ogni nostro benevolo intendimento, trasformando la nostra serena capacità di giudizio.
Possiamo inconsapevolmente anche lasciarci imbrigliare nella maglie di ciò che è stato o poteva essere o nell’illusone di un futuro che non conosciamo, perdendo però la forza del presente per come ci si presenta.
Oppure?
Oppure possiamo tentare di volare liberi, provando ad ascoltare la nostra più intima essenza, ora e adesso, affrontando il viaggio della vita, per ciò che ci offre, nella consapevolezza che il Tutto vive e vibra in ogni essere umano, anche nei momenti più terribili.
«Vi ho chiamati amici perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio»
(Gv. 15,15-16)
Dolore e gioia, amore e odio, speranza e delusione … tutto è in noi, in quella magica intuizione che caratterizza l’essere umano che sa vive la bellezza della sua divina essenza.
Sta a noi scrivere le pagine della nostra vita, nella consapevolezza che, una volta scritte, vi è solo la possibilità di rileggerle, senza poterle cambiare, condizionando inevitabilmente le pagine che seguono. Ogni giorno, ogni istante della nostra vita, diventa un file criptato nell’infinita memoria dell’Anima Universale, resta lì, indelebile, a riprova del percorso dell’anima terrena nel suo divenire.
Gli errori ci appartengono, come ci appartengono gli errori degli altri, che non sono poi errori, ma possibili strumenti per chi vuole comprendere la vera essenza della propria anima.
La consapevolezza quasi mai è frutto di insegnamenti più o meno dotti, mentre trova più sicuro alimento dall’intima esperienza, come naturale frutto della propria maestria.
L’uomo è un creatore, sia su questo piano, con l’energia che emana nel suo desiderio di conoscenza e di incontro con la propria essenza divina, nel suo desiderio di riconoscerla e comprenderla, potendo emanare forme energetiche di pensiero capaci di guidarci in questo oscuro labirinto.
In un antico trattato cabalistico troviamo scritto che «L’anima del giusto ascenderà, mentre egli è ancora in vita, sempre più in alto, fino al luogo in cui le anime dei giusti (traggono) diletto, al luogo dell’unione (….)» e poi «Quando gli uomini pii congiungono il loro pensiero con Entità superiori, qualsiasi cosa stiano contemplando e meditando viene immediatamente a esistere, nel bene o nel male...» (Kitve ha-Ramban)
L’unione del pensiero umano con le entità superiori facilita quindi la discesa dei poteri dall’alto verso il basso sull’oggetto di meditazione, appagando così le sue intenzioni, divenendo egli stesso il “magos”, il “sacerdote-Re", attraverso il quale il Superno interviene nella manifestazione e viceversa.
Oggi un fratello mi ha inviato l’omelia del Vescovo di Ariano della quale condivido questo breve brano: «Rimoduliamo il tutto, questi giorni invitano ad una sapiente gestione del tempo, ad un amore alla vita. Rimoduliamo il tutto – tra le pareti domestiche - alla luce di una “regola”. Una regola non intesa, però, quale insieme di mere prescrizioni ma, piuttosto, quale strumento utile di liberazione dai propri criteri. Una regola che rispecchia il ruolo rappresentato da Mosè per il popolo liberato dalla schiavitù: intesa come un “comando” che educa a vivere il Vangelo».
E il Libro Sacro è parte fondante del nostro percorso iniziatico, consapevoli che lo spirito divino vive in noi e ci parla, sapendolo ascoltare.
«Guarda in cielo e conta le stelle» (Gen 15,5).
Solleviamo allora lo sguardo nella bellezza della volta celeste, la splendente dea Nut che ci abbraccia in queste notti, poiché noi sappiamo che il cielo stellato è sopra di noi ma anche dentro di noi. Che la splendida dea guidi i nostri pensieri, i nostri comuni sforzi, fedeli che ogni nostro pensiero si riverbera nel vivere quotidiano, affinché tra i limiti e la fragilità della vita ci si possa sempre illuminarsi d’immenso.
Concludo questo mia breve riflessione con un brano del Salmo 122: 6-9, che costituisce il proseguo del nostro rituale di Eccellentissimo Maestro:
Pregate per la pace di Gerusalemme!
Quelli che ti amano vivano tranquilli.
Ci sia pace all'interno delle tue mura
e tranquillità nei tuoi palazzi!
Per amore dei miei fratelli e dei miei amici,
io dirò: «La pace sia dentro di te!»
Per amore della casa del SIGNORE,
del nostro Dio,
io cercherò il tuo bene.