Il 9 febbraio del 1849 nasceva la Repubblica Romana, un evento tra i più importanti della nostra storia, non solo perché impresse un impulso senza precedenti alle aspirazioni unitarie italiane, che avrebbero, poco più in là, trovato compimento, ma soprattutto perché servì anche a tracciare la strada che in un futuro più lontano avrebbe portato il paese a diventare una moderna democrazia, progressista e partecipata. Quello che accadde 171 anni fa fu la realizzazione, sia pur breve, di un‘ utopia, un’ esperienza senza precedenti, che coinvolse i grandi protagonisti del Risorgimento, tra cui in primo luogo Giuseppe Mazzini, che riuscì sia pure per breve tempo a dare forma concreta ai suoi sogni e ideali e Giuseppe Garibaldi, che tentò di difendere con tutte le forze quello straordinario esperimento politico, unico in Europa, consapevole della sua decisiva portata. Il Grande Oriente tiene a tenere vivo il ricordo di quell’esaltante esperienza di democrazia, che considera un grande e importantissimo lascito, alla quale parteciparono eroi, uomini, donne e anche bambini, che misero in gioco le loro vite per ideali che oggi costituiscono un importante patrimonio di valori trasmesso all’umanità, al quale, l’invito del Gran Maestro Stefano Bisi, dobbiamo continuare ad attingere.
La Costituzione, che in quei gloriosi giorni venne elaborata e che non ebbe neppure il tempo di entrare in vigore, fu senz’altro la più avanzata dell’intero ciclo risorgimentale e molto ha inciso sulla cultura giuridica del nostro paese. E’ un testo modernissimo e democratico, che affida al popolo tutto il potere e che parla per la prima volta di giustizia sociale, di libertà, abolisce la censura, la tortura, e la pena di morte e afferma l’uguaglianza di tutti i cittadini, a prescindere dal genere, dalla provenienza sociale e dal credo religioso.
E’ l’eredità più importante della Repubblica del 1849 e fu scritta da uomini che agirono in assoluta libertà di giudizio, senza alcuna soggezione e senza alcun accordo precostituito, rappresentanti di un’Assemblea, senza precedenti nella storia italiana, eletta a suffragio universale, cioè con libere elezioni che si caratterizzarono per un’ampia partecipazione popolare. Basata su otto principi fondamentali e sessantanove articoli, quella carta si rivelò la più avanzata e democratica dell’intero Risorgimento. Se il corso degli eventi le precluse di divenire realtà operante e funzionale, essa tuttavia conservò un profondo valore ideale e simboleggiò il chiaro senso di svolta e di rottura dell’esperienza storica che l’aveva prodotta e, in risposta al fallimento di altre progettualità politiche, delineò la traccia fondamentale di una via laica, italiana e democratica al problema dell’unità e dell’indipendenza nazionale. Un testo, come è stato sottolineato in più occasione, che guidò e ispirò i padri della Costituzione del 1948 e che è più volte citato nelle relazioni di Meuccio Ruini, libero muratore e presidente della Commissione dei 75, alla quale l’Assemblea Costituente, essa stessa disegnata sul modello di quella della Repubblica Romana, aveva appunto affidato il compito di redigere dopo il referendum del 2 giugno del 1946 la carta fondamentale del nuovo stato democratico.
La Repubblica Romana fu, dunque, premessa fondante alla successiva nascita dell’Italia. Lo attestano non solo la visione di Mazzini, e la presenza di migliaia di patrioti giunti ad offrire il proprio coraggioso contributo ad uno Stato che faceva propria la solidarietà tra le nazioni oppresse e la fratellanza universale dei popoli; ma anche altri importanti segnali: la diffusione di inni, il moltiplicarsi di giornali e pubblicazioni che facevano leva sul sentimento nazionale; l’adozione del tricolore come bandiera della Repubblica e come sciarpa dei deputati della Costituente; la proclamazione del Po fiume nazionale…Con la Repubblica del 1849, insomma la causa patriottica smise di essere un concetto elitario e scarsamente percepito e anche la forma repubblicana cominciò a delinearsi come quella più giusta per la nazione italiana. Così come Roma, che fu individuata come la futura capitale d’Italia.
In quella feconda stagione si gettarono insomma molti dei migliori semi del futuro. Peccato che la realizzazione di quel magnifico sogno ebbe breve vita. Attaccata a nord dagli austriaci e a sud da borbonici e spagnoli, la Repubblica giocò la sua partita decisiva con la Francia, il cui corpo di spedizione si presentò il 24 aprile a Civitavecchia. L’ultimo atto cominciò con lo scadere della tregua il primo giugno e l’ingresso a sorpresa delle colonne francesi alle 2,30 di notte a villa Pamphili, come ha raccontato il generale Alberici. Ebbe inizio così lo stillicidio dei combattimenti e l’assedio. La lunga ed eroica resistenza militare della Repubblica, che costò oltre un migliaio di vittime, si concluse di fatto il 30 giugno con i francesi padroni dei bastioni e di tutte le alture capitoline. A questo punto, la proposta mazziniana di continuare altrove la guerra di popolo non venne accolta dalla Costituente che nominò un nuovo governo triumvirale, composto da Alessandro Calandrelli, Livio Mariani e Aurelio Saliceti (quello precedente insediatosi il 29 marzo era costituito da: Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini) , che durò in carica appena quattro giorni, durante i quali venne approvata (1° luglio) e promulgata (3 luglio) la Costituzione (tra le più avanzate dell’Ottocento europeo), Garibaldi lasciò Roma con circa 4.000 uomini per continuare la lotta e i francesi entrarono in città.
L’esperienza della Repubblica romana si concluse il 4 luglio 1849 e la vittoria impossibile dei 19.000 difensori di Roma contro i 35.000 soldati francesi divenne una gloriosa e nobile sconfitta, elemento simbolico centrale di quella narrazione che accompagnerà gli avvenimenti futuri dell’Italia. (fonte Erasmo n. febbraio 2019)