martedì 16 luglio 2019

Karl Leonhard Reinhold e la Massoneria



Il recupero di una identità, il recupero di una memoria. È questa l’emergenza che qualche volta leggiamo negli editoriali dei grandi giornali. La necessità di avere radici, cioè di avere una qualche parte, un qualche dove a cui affidare le origini della propria storia.
In ambito conoscitivo si è immaginato l’Egitto come culla di una civiltà che si è definita e forgiata in Grecia, che ha avuto nell’ebraismo la prima corrente spirituale e religiosa al cui interno è nata la tradizione cristiana. Con l’Egitto abbiamo l’idea stessa di trasmissione. Una cosa però che si trasforma, che si adatta alle idee, ai costumi, ai popoli.
C’è un autore troppo dimenticato negli studi massonici, pur essendo stato uno dei più grandi filosofi del suo tempo, l’anello di congiunzione tra Kant ed Hegel, ed è Karl Leonhard Reinhold, un autore probabilmente riferibile all’Idealismo. Reinhold insegnò all’Università di Jena e lì conobbe e frequentò Schiller che gli ispirò I misteri ebraici, la più antica massoneria religiosa.   E lì sosteneva questo, che la Massoneria, quasi una forma pura eterna che a un certo punto prende abiti storici, non è che la riorganizzazione eterna di un logos che c’è sempre stato. A questo era arrivato anche grazie alla frequentazione della loggia di Vienna Alla Vera Concordia e a quella di Weimar Anna Amalia zu den dei Rosen.