di Quirino Tirelli
Sono consapevole di toccare un argomento spinoso e, forse, doloroso per molti di voi. Lo faccio, però, ispirato dall'intima convinzione che un shock emotivo, una presa di coscienza possa aiutare voi e me nel cammino iniziatico, nel perfezionamento interiore e nell'innalzamento spirituale (sono questi i compiti che si prefigge la Libera Muratoria, che vi piaccia oppure no).
Prima di entrare nel vivo della discussione (per dare un quadro quanto più possibile completo della problematica) ritengo doveroso riflettere sul significato di Iniziazione.
«L'iniziazione è un complesso di uno o più riti di natura culturale e religiosa che permettono al partecipante l'uscita da uno status in funzione dell'entrata in uno status diverso, talora in modo radicale, dal precedente» ( cit. Wikipedia).
Come si legge da questa semplice definizione ogni iniziazione (anche quella massonica) presuppone un cambiamento di status. In massoneria sappiamo benissimo che il bussante con il rito di iniziazione passa dallo status di 'profano' a quello di 'massone'. Il cambiamento, l'evoluzione, quindi è il concetto fondante di iniziazione. Dopo l'iniziazione ognuno di noi, in qualche modo, è (e se non lo è deve lavorare per diventarlo) diverso da come era. Da questa semplice definizione vi invito tutti a porvi una domanda. Come ero prima dell'iniziazione? Come sono diventato dopo l'iniziazione? Cambiamento, evoluzione, vuole dire anche (soprattutto direi) uscire (almeno in ambito massonico) da determinate logiche che guidano la vita profana (quali sono queste logiche lo vedremo dopo).
«Solitamente un rito d'Iniziazione include un processo guidato dove coloro che stanno al più alto livello della gerarchia guidano l'iniziato attraverso un processo di incremento di conoscenza» (cit. Wikipedia)
La funzione dei maestri in questo processo è peculiare e, in ambito massonico, caratteristico. La trasmissione della conoscenza in ambito massonico è necessariamente una trasmissione bocca orecchio, attraverso l'acquisizione di determinati comportamenti e regole morali, lo studio e l'assimilazione dei rituali e dei simboli. Come vedremo successivamente questo è il punto cruciale del mio discorso.
Generalmente tutte le iniziazioni (anche quella massonica) avvengono attraverso il superamento di 'prove iniziatiche'. Tutti sappiamo che durante l'iniziazione al primo grado veniamo sottoposti a 4 prove (la prova della Terra, la prova dell'Acqua, la prova dell'Aria e la prova del Fuoco). Queste prove, che nella massoneria moderna sono prove prettamente simboliche, rappresentano le difficoltà che ogni iniziato incontra nel processo di trasmutazione. Questo processo è infatti difficile, irto, pieno di difficoltà e certamente non si conclude con l'iniziazione stessa. Tutto il cammino massonico (nei vari gradi della massoneria azzurra per poi continuare, eventualmente, nei vari riti) è costellato da continue prove, sia rituali che 'reali'. Eccoci giunti al primo snodo fondamentale. La massoneria ci mette continuamente alla prova, ci sottopone continuamente (anche se non ce ne rendiamo conto) a delle prove (a volte terribili) necessarie al nostro avanzamento nella scala ideale di innalzamento spirituale. Più si procede, più si avanza, più ci sono prove che bisogna superare. Con il passare del tempo, con la frequentazione della Loggia e dei Fratelli, da apprendista si passa a Compagno d'Arte e poi a Maestro. Si cambiano i grembiuli (che da bianchi diventano colorati), si acquista peso e autorevolezza tra i fratelli. Con il passare del tempo e se si dà prova del proprio attaccamento all'istituzione massonica e alla Loggia si può ( se si vuole ) assumere delle cariche (I° Sorvegliante, II° Sorvegliante, Oratore, Segretario....) per giungere al più alto grado della Loggia, il Maestro Venerabile. Dopo il venerabilato nessuno impedisce al fratello di continuare la propria “carriera” massonica amministrativa nell'ambito della nostra comunione massonica (il Gran Oriente d'Italia) entrando nel collegio dei venerabili e via via fino a scalare le vette amministrative ed entrare nell'Olimpo Massonico diventando Gran Primo Sorvegliante, Gran Secondo Sorvegliante, Gran Oratore o addirittura Gran Maestro. Molto spesso i Fratelli, non paghi della conoscenza raggiunta decidono di proseguire il proprio perfezionamento aderendo a dei riti (andando oltre il terzo grado della massoneria azzurra). Potentissimo, Gran Sacerdote, Commendatore, Gran Governatore, Gran Copto (solo per citarne alcuni) sono appellativi ben noti a tutti quei fratelli che hanno aderito (o aderiscono) ai riti di perfezionamento. Cosa dovrebbe accadere (in teoria) nella scalata ai massimi vertici dell'istituzione e dei riti? Si dovrebbero acquisire delle capacità interiori, spirituali, ci si dovrebbe evolvere, si dovrebbe attuare un ulteriore processo di cambiamento interiore. Qual è il pericolo che si cela in questa scalata? L'esaltazione dell'Ego. Molto spesso solo in base ad un grembiule variopinto, ad una sciarpa, ad un mantello, ad un pin sulla giacca, ci si crede superiore ad altri fratelli contravvenendo al concetto di Uguaglianza parte del trinomio su cui si basa tutto l'impianto massonico. Già nei primi momenti dell'iniziazione (nel gabinetto di riflessione) la massoneria ci avverte dei pericoli insiti nel nostro comune percorso. Ricordate lo specchio del gabinetto di riflessione? Esso rappresenta proprio il più grande nemico da combattere, il nostro Ego. Non possiamo dire di non essere stati avvertiti. Nello stesso gabinetto di riflessione è scritto “Se tieni alle distinzioni umane vattene”, durante il rito di iniziazione stesso l'iniziando afferma di non voler perseguire nessun interesse personale (o vana gloria) dall'entrata in massoneria. All'inizio di questo scritto facevo riferimento al cambiamento e all'evoluzione che ci si prefigge dall'iniziazione e dicevo che questo cambiamento vuol dire anche uscire dalle logiche profane della prevaricazione, della ricerca del potere, della ricerca di maggiore influenza per ottenere benefici personali o vana gloria. La Massoneria è per sua stessa natura verticistica, piramidale. Il verticismo, di per sé, non è un male. Quando diventa un male? Quando dal verticismo e dal piramidale si passa al “piramidalismo” (termine coniato da me) massonico. In cosa consiste il “piramidalismo”? Consiste nel voler esaltare il proprio Ego, nel voler prevaricare gli altri fratelli credendosi superiore solo in base al ruolo svolto, alla carica detenuta. È proprio questa degenerazione rappresenta il male della massoneria attuale. Facciamo degli esempi pratici (permettetemi di dire molto banali). Quante volte abbiamo sentito (fortunatamente non nel nostro Oriente) che si sono spaccate delle logge perchè non ci si metteva d'accordo su chi doveva fare il Maestro Venerabile? Quante volte si è assistito alla scissione di obbedienze perchè si voleva ricoprire la carica di Gran Maestro? Sono queste le logiche che non dovrebbero entrare nella nostra istituzione iniziatica e che (in quanto tale) ci differenziano da un dopolavoro o da un circolo di pensionati. Tutto questo passa necessariamente attraverso la figura del maestro. Ho più volte detto che la nostra istituzione è una scuola. Una scuola atipica in cui i maestri non insegnano in maniera dottrinale e dogmatica. Una scuola in cui i maestri non insegnano battendo il maglietto, credendosi i depositari dell'ortodossia massonica, richiamando il fratello per la posizione scorretta assunta in loggia (per fare un esempio). L'insegnamento massonico si attua con l'esempio, con la maestria nell'arte acquisita con la pratica, con la sofferenza ed il pathos (lo ripeterò fino alla nausea, il nostro percorso non è semplice e presuppone anche sofferenza). Sono proprio queste le differenze tra insegnamento massonico e nonnismo massonico. Vorrei parlarvi di come aveva concepito l'insegnamento esoterico il famoso filosofo illuminista Louis Claude de Saint Martin. Quest'ultimo è stato uno dei più grandi esoteristi della seconda metà del '700, massone , uno degli attori protagonisti dell'Ordine degli Eletti Cohen nonché ispiratore del Martinismo. Saint Martin giunse (alla fine del suo percorso iniziatico) ad abbandonare tutte le organizzazioni esoteriche verticistiche e si fece fautore di una via cardiaca (intima e personale). Secondo le sue intenzioni la sola funzione del maestro era quella di iniziatore e di supervisore dei progressi iniziatici dell'adepto. Questa funzione era una funzione a termine che finiva quando il nuovo iniziato era diventato autonomo nella pratica quotidiana. Da quel momento l'iniziato diventava maestro e proseguiva da solo il proprio cammino e acquisiva la capacità di iniziare altri profani in modo da tramandare la via iniziatica che gli era stata tramandata. Eliminando tutti gli orpelli verticistici aveva, in questo modo, eliminato tutti i pericoli controiniziatici, derivanti da strutture verticistiche, esposti in questo lavoro. È opportuno, a questo punto, fare doverosa precisazione. Quando parliamo dei pericoli dell'Ego ma soprattutto quando ho detto che esso rappresenta il nostro peggior nemico non volevo assolutamente intendere che uno degli scopi della Libera Muratoria sia l'annullamento dell'Ego. La massoneria (come via iniziatica) non si prefigge affatto questo scopo (come avviene in altre correnti esoteriche o religiose, come ad esempio il buddismo). Quando noi siamo riuniti in loggia facciamo parte di un meta-organismo. Ogni massone è una cellula o se vogliamo utilizzare un termine più esoterico, un Eone, di questo meta-organismo. Per un Biologo come me è chiarissimo che le cellule del nostro organismo sono anche molto diverse tra loro (ognuna con le proprie caratteristiche peculiari) ma tutte insieme (con le proprie diversità) partecipano alla corretta sopravvivenza dell'organismo. Le diversità tra le cellule sono fondamentali affinché l'organismo possa sopravvivere. I problemi nascono proprio quando una cellula (o un gruppo di cellule) cercano di prendere il sopravvento sulle altre facendo perdere così all'organismo quel delicato equilibrio (omeostasi) producendo una neoplasia. Nessuna cellula deve prevalere sulle altre ma è anche vero che ogni cellula (avendo caratteristiche diverse) ha anche bisogni e necessità diverse. In massoneria ( e non solo ) la diversità deve essere funzionale ad un scopo comune. Anche l'insegnamento comune (tradizionale) deve essere diversificato in base alle nostre differenti esigenze. Voglio concludere queste osservazioni con una frase di Don Milani: «Non c'è nulla che sia più ingiusto quando far parti uguali fra disuguali».
.