lunedì 29 gennaio 2018

Torna in libreria «La Teodicea della Qabalah» di Francis Warrain



Qabalah è il termine ebraico che indica il complesso delle dottrine esoteriche e mistiche dell'ebraismo, esposte in un enorme complesso di scritti pubblicati, in un numero ancora maggiore di manoscritti e in un vastissimo patrimonio di tradizioni orali.
Il momento di maggior fioritura della Qabalah si situa intorno al III-IV secolo, ma affonda le proprie radici in una tradizione mistica ininterrotta che la collega con i movimenti apocalittici, con il Talmud e con la Bibbia. Alla formazione della Qabalah che fu organizzata in maniera sistematica intorno al XIII secolo - contribuirono dottrine gnostiche, neoplatoniche, neopitagoriche, islamiche e cristiane.
In "La Teodicea della Qabalah", Francis Warrain ne ripercorre i principali aspetti - le Sephiroth, l'Equilibrio della Bilancia, i Nomi Divini e la loro Plenitudine - per tentare di indagare il rapporto tra Dio e mondo, tra Assoluto e relativo.
« Affermare Dio è, nello stesso tempo, sostenere che Egli non è nulla di ciò che noi possiamo concepire; attribuendogli una natura, infatti, distruggiamo il carattere di assolutezza insito nella nostra affermazione. La nozione di Dio dà luogo, quindi, ad una antinomia fondamentale e, sebbene Kant l'abbia esposta in tutta la sua acutezza, era già sostenuta implicitamente da tutte le dottrine esoteriche, da Platone sino a San Tommaso. Tutti i maestri hanno riconosciuto che abbiamo di Dio una rappresentazione mentale negativa ed una affermativa. Egli non è nulla di quanto potremmo concepire, però - nello stesso tempo - questa impossibilità ad indicarlo non significa una privazione di essere e di specificità ma al contrario testimonia una certezza che supera tutte le nozioni di essere e di natura. E in questa accezione che bisogna intendere i termini nulla, niente, non esistente che talune dottrine esoteriche hanno posto come ultra-principio».

Quella a cura di Mauro Cascio e Federico Pignatelli è la nuova edizione del titolo, pubblicato dalla Har Tzion nel 1999. Una traduzione rivista e largamente commentata, un testo che non può mancare. Prossimamente per Tipheret - Gruppo Editoriale Bonanno.