Goethe, Mozart, Herder, Lessing, Wieland: i principali artisti e intellettuali del Settecento tedesco aderirono all’Ordine Massonico, cui parteciparono anche importanti sovrani e uomini di stato, come Federico II di Prussia. Si è parlato del Settecento come del secolo massonico e per certi versi lo è stato, soprattutto in Germania con una proliferazione ricca e insieme inquietante di varie osservanze massoniche, di logge dei più diversi orientamenti. Era il tempo in cui la massoneria era di moda, e lo era perché corrispondeva al sentire dell’epoca. La sua ‘filosofia’, incentrata sull’etica del ‘costruttivismo’, era congeniale sia agli illuministi, con il loro ideale del progresso, sia ai ‘mistici’, ai pietisti, agli esoterici, o – come si diceva allora – agli illuminés. Eppure la convivenza non era facile tra queste due importanti componenti della cultura settecentesca. Si ebbero appassionati confronti, arroventate dispute, lotte aspre, polemiche continue, travolgenti entusiasmi e delusioni cocenti. E tutto ciò alla vigilia della Rivoluzione. E tutto ciò in un secolo che aveva eletto la ‘socievolezza’, a suo valore principale. E proprio in nome della garbata reciproca frequentazione Goethe aderì, nel 1780, alla Loggia Anna Amalia delle Tre Rose. Nel 1781 divenne ‘compagno’ e nel 1782 ‘maestro’. Ma poi successe qualcosa d’imprevisto: le lotte interne nella massoneria tedesca si ripercossero anche nella loggia di Weimar che “entrò in sonno”, chiuse i battenti per una ventina di anni. Goethe continuò a interessarsi della attività massonica: nel dicembre 1782 fu iniziato agli “Alti Gradi”, mistici e spiritualistici, e nel febbraio 1783 aderì alla ‘concorrenza’ entrando nell’Ordine degli Illuminati, radicali e laici. Si è ipotizzato che così il ministro von Goethe poteva controllare dall’interno che cosa bolliva nelle varie pentole massoniche. Fatto sta che la più autentica elaborazione della concezione massonica la dobbiamo cercare nelle sue opere: alcune specificamente massoniche, come I segreti, Il Flauto Magico (continuazione dell’opera mozartiana), il dramma Il Gran Cofto, nonché in varie liriche, ma soprattutto nel romanzo Wilhelm Meister - il vero monumento settecentesco alla massoneria - e nel Faust, l’estremo poema universale incentrato sulla magia e sul suo superamento spirituale, un tema appassionatamente dibattuto tra Illuminati e illuminés, che non ha perso la sua attualità...
Marino Freschi, germanista, già professore emerito di Letteratura tedesca all’Università di Roma Tre è attulmante ordinario all’Unint. Saggista per Bulzoni, Donzelli, Il Mulino, ha curato per la Utet i due volumi della civiltà letteraria tedesca