giovedì 20 febbraio 2020

Cabala e Massoneria. Netzach, l'eternità, la vittoria

di Luca Delli Santi



Nel percorso iniziatico l’intelletto è il veicolo, lo strumento fondamentale che ci è dato nella ricerca del senso, tuttavia per raggiungere la Conoscenza è indispensabile che esso venga posto in equilibrio con il sentimento e la sfera dell’emotività e delle emozioni. Questo equilibrio è il rapporto Hod - Netzach. Netzach, che nel Tempio corrisponde alla colonna Jakin, è Chesed, la Grazia, l’amore divino incondizionato, precipitata in una dimensione attiva, “poiché forte come la morte è l’amore” Cantico 8:6 essa rappresenta la Vittoria, intesa come vittoria sulla morte, Netzach è la sephira che contiene il concetto di eternità dell’anima al di là di ogni caducità spaziotemporale.
Il significato letterale della parola Jakin, stabilità, ci offre un altro spunto di riflessione: non importa quanto impervio sia il cammino, quanti ostacoli attendano durante la ricerca, in questa sephira è contenuta l’ispirazione, il punto di riferimento, “alzerò gli occhi ai monti da dove verrà il mio aiuto"   Salmo 121:1 Hod era l’irrequietezza, la spinta a mettersi in viaggio, Netzach è la certezza di essere in cammino nella direzione giusta.
La poesia, le arti, la sensibilità sono espressioni che provengono da questa sephira, per questo nella cabala medioevale le si attribuiva come pianeta Venere, anche nel suo aspetto di amore sensuale, sensi che in ogni caso ispiravano il contatto con la dimensione sacra attraverso la relazione con l’amato o l’amata, contatto che si consuma nella camera nuziale, Yesod.

Le scuole di cabala contemporanee associano, invece, Netzach a Saturno in ebraico Shabtai che ha ghematria 713, come shuvat ( Ritorno, conversione ) in questo caso il ritorno è l’espressione del potenziale umano eterno che deve superare i limiti della condizione materiale per tornare alla situazione primigenia del Gan Eden, quando era “faccia a faccia” con l’immensità divina.
Saturno in greco è Cronos, Netzach è la settima sephira in ordine discendente nell’Albero della Vita, il sette è il numero che caratterizza la manifestazione e simbolicamente rappresenta la dimensione del tempo fisico che sperimentiamo nelle nostre incarnazioni. Il sette, Cronos sono situazioni transitorie, al di là delle quali ci attente l’eternità, Netzach.
Il Patriarca associato a questa sephira è Mosè: l’anima di Mosè ha la radice in Da’at, la conoscenza, ma in Netzach si esprimono i suoi attributi, certamente quello della vittoria. Mosè fu vittorioso nei confronti del faraone e riuscì a portare il suo popolo fuori dall’Egitto, il che deve essere letto in chiave simbolica come la liberazione da qualsiasi cattività, prima di tutto il materialismo e l’eccessivo attaccamento agli aspetti vacui ed effimeri dell’esistenza, i metalli nel linguaggio massonico. Fu, inoltre, un “legislatore” nel senso che fu scelto per ricevere la Torah, questo ci mostra un ulteriore aspetto della sephira, che sì esprime bellezza, arte, ecc….ma possiede anche attributi connessi al darsi delle regole, regole e norme che non derivano però da autodisciplina, attributo del lato sinistro, ma dalla piena adesione e comprensione della necessità di quei comportamenti, ai quali si aderisce con consapevolezza e piacere.
I cabalisti cristiani associano questa sephira ai Frutti della Spirito Santo: amore, gioia, pace, pazienza,
benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo. Lettera ai Galati 5:22
Tra Hod e Netzach è sito il dono della profezia, in cabala non viene considerato come la capacità di vedere il futuro, ma come la prerogativa di porsi oltre il tempo lineare, l’animo si colloca in un eterno presente in cui tutti gli avvenimenti nel corso della storia sono visibili ed intellegibili.
Infine una considerazione sull’ordine angelico di questa sephira, gli Elohim, le Potestà; essi sono nella tradizione gli ispiratori del sapere filosofico, le intelligenze deputate al governo della storia umana, si tratta della ipostasi che fungono da rappresentazione delle più elevate aspirazioni dell’essere umano a dare un senso al Tutto, a comprendere, ad avere la sua Eternità, la definitiva Vittoria sulla morte e sui limiti del mondo della materia.