venerdì 25 settembre 2015

Il pozzo di san Patrizio

di Valentina Marelli



Una leggenda, sviluppatasi nel Medioevo,  narra di una profonda caverna posta su un isolotto del Lough Derg (Donegal), Repubblica d'Irlanda. Secondo la leggenda, la caverna era stata indicata da Dio a San Patrizio, solito ritirarsi in preghiera nell'isola, e che era impegnato nell’opera di evangelizzazione della stessa,  affinché potesse mostrare le pene dell'Inferno o dell’Oltretomba ai fedeli più increduli, in più il Signore assicurò al Santo che chiunque vi si fosse avventurato sino a raggiungere il fondo, e che vi si fosse trattenuto un giorno ed una notte, avrebbe ottenuto la remissione dei peccati e l'accesso al Paradiso.

La caverna divenne meta di pellegrinaggio, sino a quando, nel 1497, papa Alessandro VI impose la chiusura della grotta e la distruzione degli edifici sull'isola. Fu riaperta, non molto tempo dopo, e di nuovo chiusa nel 1632 ad opera di Sir James Balfour e Sir James Stewart per conto del governo irlandese. Infine, la caverna fu aperta per la terza volta sotto il regno di Giacomo II e chiusa per l'ultima volta nel 1780.

La leggenda così narrata si sviluppò in tutto il mondo, tanto che non è difficile ritrovare in vari luoghi del pianeta pozzi che appunto presero il nome da questo primo e famoso pozzo di San Patrizio. Quello che abbiamo visitato si trova ad Orvieto.

Il Pozzo di San Patrizio di Orvieto è un esempio unico di audacia ingegneristica e decoro architettonico. Costruito da Antonio Sangallo il Giovane nel XVI secolo per raggiungere una vena d’acqua sottostante la rupe di Orvieto, il Pozzo è un largo cilindro profondo 53.15 metri e largo 13.40 con due scalinate elicoidali, illuminate da 70 finestroni centinati e sovrapposti. Queste scale sono il capolavoro di San Gallo: formate da 248 scalini bassi, permettevano la discesa e la risalita di intere colonne di muli carichi di otri d’acqua, senza che, ovviamente, si intralciassero durante il percorso. L’idea di realizzare questo pozzo, affinché la città fosse rifornita d’acqua pura anche durante un possibile assedio, fu di Papa Clemente VII, che nel dicembre del 1527, ai tempi del Sacco di Roma, si rifugiò ad Orvieto che, costruita su di un pianoro tufaceo isolato e sovrastante la Valle del Paglia, era l’unico luogo sicuro più vicino Roma. Clemente VII però, narra la storia, temeva talmente la furia dei Lanzichenecchi da voler rendere Orvieto autosufficiente in caso di assedio prolungato. Quindi fece venire il Sangallo, che era il suo architetto di fiducia, che escogitò la soluzione del pozzo a doppia spirale. I lavori cominciarono subito ma terminarono nel 1537, quando il Papa era morto ormai da tre anni.

L’opera dell’architetto fiorentino ebbe il nome di Pozzo della Rocca e, subito intorno ad esso, certamente per la suggestione del luogo, sorsero le leggende legate alla discesa negli inferi. Ma la profonda cavità richiamò alla memoria il mito, ancora molto vivo nel Cinquecento, del famoso Purgatorio di San Patrizio.

Con il passare del tempo al Pozzo di San Patrizio si è aggiunto un altro significato legato alla sua profondità, quello di disporre di una inesauribile ricchezza, per questo motivo, tutti i visitatori sono usi gettare una monetina nel pozzo come segno di buon auspicio. La tradizione del pellegrinaggio, seppur con diversi intenti, è rimasta ancora molto viva; e nonostante la sua origine, legata ad una esigenza assolutamente materiale che nulla ha quindi di spirituale, resta un luogo estremamente affascinate e sicuramente di visitare.