di Valentina Marelli
L’Abbazia di Nostra Signora di Senanque non è assolutamente un’eccezione nella regione della Var, anzi è una sola delle tre Abbazie “sorelle” o per usare un termine che richiama il gergo squisitamente Templare, delle tre “pietre” che sorsero quasi contemporaneamente nella regione.
Senanque forse è la più suggestiva con i suoi campi di lavanda, è forse anche quella maggiormente conosciuta a livello turistico.
In realtà ci fu un progetto che si sviluppò e prese corpo intorno all’anno mille di edificare tre Abbazie Cistercensi che derivassero direttamente da Citeaux e che fossero legate a doppio filo tra di loro e con la “Casa Madre” , da quella che fu definita la “Carta della Carità”, che aveva il compito di regolamentare i diritti e i doveri tra L’Abbazia Madre e le sue Figlie.
Il progetto di Bernardo stava cominciando.
I Cistercensi predicavano l’applicazione rigorosa della Regola, redatta nel VI secolo, e insistono sull’equilibrio tra lavoro manuale e preghiera in mezzo al deserto silvestre scelto quale cornice della vita monastica. San Bernardo fu uno dei primi teologi a proporre una riflessione fondata sul rapporto tra arte e salvezza, pur senza imporre un modello. Lungi dal rifiutare la creazione artistica, egli propone un’arte essenziale, priva di decorazioni o di colori vivi, un’estetica fondata sui giochi dei volumi, della lavorazione della pietra e degli effetti della Luce. La sobria armonia ricercata deve aiutare il monaco a interiorizzare la propria fede.
L’Abbazia di Le Thoronet, nascosta nel fondo di una valle al centro di una foresta di querce, ma vicina a terre coltivabili, costituisce un esempio perfetto di questo ideale. Nella sua architettura, caratterizzata da una bellezza semplice e funzionale, si concentrano gli elementi essenziali tipici delle preoccupazioni teologiche e artistiche dell’ordine.
Il nucleo Monastico comprensivo di chiostro è sicuramente la parte meglio conservata dell’intero complesso che, a differenza di Senanque, è completamente in rovina. Manca il portale centrale il che ricorda che la chiesa è riservata ai monaci e che all’interno del nucleo monastico si trova il mondo del silenzio e della preghiera, il cui chiostro ne costituisce il cuore. Per la perfezione della sua tecnica costruttiva, l’abside semicircolare di Le Thoronet sembra quasi lussuoso, come per celebrare la gloriosa parusia di Cristo che ritornerà da Oriente alla fine dei tempi.
La Luce è indiscussa sovrana dell’architettura Cistercense; in tutte le loro Abbazie troviamo incredibili “ Giochi di Luce” fasci che in un determinato giorno ad una determinata ora illumina un particolare per un preciso scopo. Così come la luce gioca sulle pietre, l’acustica svolge un ruolo essenziale nella spiritualità cistercense. Le Abbaziali dei “Monaci Bianchi”, grazie alle loro proporzioni e all’assenza di altri materiali oltre alla pietra, servono perfettamente la funzione liturgica dei canti religiosi. A Le Thoronet in particolare, le conoscenze empiriche degli architetti romanici hanno conseguito risultati eccezionali, e l’Abbazia è ancora famosa per l’ampiezza data alle frequenze della voce umana.
Ma da dove nasce in terra di Provenza l’esigenza di edificare queste tre “pietre”?
Un riposta la possiamo ricercare nel fatto che pare che a Lougers, distante qualche chilometro, ci fosse una Commenda Templare che prestava personale nei terreni dell’abbazia di Le Thoronet, è possibile che sia stata scambiata anche manodopera edile per la costruzione dell’Abbazia. Abbiamo osservato, un po’ in tutta Europa, come le abbazie cistercensi conoscano la loro massima ascesa e prestigio nei due secoli circa in cui anche l’Ordine Templare era all’apice poi, declinando e venendo soppresso il secondo, paradossalmente sono “decadute” anche moltissime abbazie cistercensi. Qualche legame è anche di tipo diplomatico/religioso visto che San Bernardo uno dei fondatori dell’Ordine Cistercense propugno anche la causa dei Poveri Cavalieri di Cristo.