(nella immagine: Filippo il Bello)
Non è di certo un mistero che, seppure singolarmente ogni templare risultasse votato alla povertà ed in effetti povero e dipendente dal suo Ordine era. Quest’ultimo, invece, era possessore ed amministratore di ricchezze tanto ingenti da far pensare al re di Francia, Filippo il Bello, che tali beni sarebbero bastati a ricomporre la drammatica situazione in cui versavano le casse dello stato. Nello specifico, la ricchissima commanderia di Parigi poteva contare sulle entrate dei fondi terrieri, degli investimenti “ finanziari “ che essi stessi inventarono e che sono ancora oggi in uso, benchè leggermente aggiustati e riadattati, delle donazioni provenienti dalle ricchezze che facoltosi uomini molto spesso appartenenti alla nobiltà cedevano all’ Ordine come dote per esservi ammessi e di tutte le attività bancarie e commerciali che gestivano per conto terzi quando non direttamente per loro stessi, trattando beni di varia natura, frutto di altre attività produttive di loro proprietà.
(nella immagine: Il G.M. De Molay)
Non va trascurata, infatti, la grande abilità con cui sapevano far fruttare qualunque bene passasse per le loro mani. Altrettanto è difficile pensare che della preparazione della colossale retata ai danni dei cavalieri non fosse fuggita parola in grado di giungere all’ orecchio del Gran Maestro de Molay. Ma allora perchè non si mise in salvo insieme agli altri dignitari ma si fece acciuffare come una docile colomba, consegnando i suoi monaci alla stessa sorte? Si potrebbe ipotizzare che ritenesse di poter gestire la cosa confidando nel sostegno papale o in altro appoggio potente, altrimenti non si spiegherebbe come mai la commanderia parigina sia stata trovata vuota tanto d’ oro e d’ ogni altro valore quanto di documenti che furono per tempo distrutti.
Dunque la domanda è una sola: dov’ erano finiti tutti quei preziosi che la logica avrebbe voluto fossero rinvenuti in quella sede, ma, non di meno, poco o nulla si trovò anche nelle fattorie e nelle commende e fortezze ubicate un po’ in tutto il territorio francese, tanto che si può dire che il colpo gobbo tentato da re Filippo sia stato quasi un insuccesso dato che dovette accontentarsi degli immobili e di poche altre sostanze, forse lasciate appositamente per non far capire che ben altro si sarebbe potuto cercare. Detto questo si deve dedurre che lo spostamento dei beni mobili da mettere in salvo abbia richiesto l’ impiego di molti uomini sia per le operazioni di trasporto sia per la necessaria scorta che quei carichi a buon diritto richiedevano.
Altra questione importante: portare tutto in un luogo solo o dividere i valori in gioco in più nascondigli, così da renderne più difficoltosa la caccia? Se si considera il numero di leggende che vogliono il tesoro templare nascosto in più località tra loro ben distanti, non è illogico pensare che qualcosa di vero possa esserci e che il tesoro sia stato diviso e in più nascondigli. Sia forse per questo che con grande prontezza la ventina di navi dell’ Ordine ormeggiate al porto di La Rochelle sulla costa atlantica francese scomparvero dalla sera alla mattina senza lasciare traccia per non fare più ritorno? Il fatto è storico e non sembra cosa da sottovalutare. La partenza di almeno 18 navi di grosse dimensioni in grado di prendere il mare contemporaneamente nell’ arco di alcune ore rappresenta certamente un fatto: la partenza era prevista ed organizzata. Si attendeva solo che il tempo della fuga maturasse. Quella mattina, ai Templari tanto funesta, vide sparire dal porto di La Rochelle le grandi vele crociate della flotta del Tempio.
(nella immagine: il Porto di La Rochelle)
E la meta? Le ipotesi sono varie. Prima di tutto va considerato che La Rochelle era un porto ben decentrato rispetto alla sede di Parigi ed ai diversi possedimenti templari e viene da credere che non sia stato, quindi, scelto per comodità o per fretta, nè tantomeno, a caso. Da quel porto sarebbe stato facile spiegare le vele verso la Scozia.
Ma perchè proprio la Scozia?
Semplice: era il posto adatto per trovare gente ben disposta a nascondere fuggiaschi inseguiti da truppe cattoliche. Infatti, il re Robert Bruce era stato di recente scomunicato dalla Chiesa per aver tentato di separare la Scozia dal regno britannico. In tal modo egli non aveva più nessun legame con il papato che gli imponesse di favorire il re di Francia, cosicchè il suo regno diveniva una sorta di porto franco dove sarebbe stato facile trovare asilo in un caso simile. Non dimentichiamo, inoltre, che la terra di uno scomunicato è invasa da diavoli ed esseri malvagi! Forse per noi non più, ma per un uomo del medioevo la cosa poteva avere un certo peso.
Benissimo. Ora che in qualche modo abbiamo collocato in Scozia una parte del tesoro che tanta parte avrà nell’ alimentare le tradizioni legate alla cappella di Rosslyn e alla famiglia St. Clair, dove sarà finito il resto? Che una parte sia stata nascosta proprio a Rennes le Chateau? Che si trattasse di oro ed altri preziosi oppure di documenti che meglio era restassero in Francia perchè fossero più agevolmente disponibili è questione diffusamente trattata. Un’ altra possibilità potrebbe vedere come mete la Spagna e il Portogallo. Quest’ ultimo in particolare si dimostrò estremamente schierato dalla parte dell’ Ordine tanto che creò l’ Ordine detto del Cristo a cui trasmettere l’ eredità del dissolto Ordine del Tempio. Ma che fine fecero i
Templari in Scozia?
L’ idea è che almeno parte di loro si sia messa al servizio di Robert Bruce e si sia addirittura distinta nella battaglia di Bannockburn del 1314. Un’ altra parte si inserì nelle fila della massoneria
ed un’ altra ancora si dedicò alla pirateria.
La pirateria?! A questo punto sembra il caso di spendere qualche parola in proposito. La flotta templare, di cui purtroppo ci sono giunte ben poche tracce, doveva per forza di cose essere alquanto nutrita di navi di vario genere. Infatti, essa era incaricata del trasporto dei pellegrini e degli eserciti in Terra Santa in tempo di crociate, ma anche del trasferimento di merci da una costa all’ altra del Mediterraneo e, dulcis in fundo, di svolgere attività militare sul mare. La cosa non deve sorprendere, tant’è che i Cavalieri di Rodi e poi di Malta, per molte decine d’ anni, svolsero centinaia di azioni corsare finalizzate all’ aggressione di navi musulmane con lo scopo di sottrarre prigionieri cristiani impiegati come schiavi sulle galee nemiche. In realtà non veniva persa l’ occasione di trarne un bottino dove possibile. Per mare, il confine tra pirateria e corsareria è sottile ma si può distinguere.
Una nave autorizzata ad armarsi e dare l’ abbordaggio ad una nemica con l’ autorizzazione di un regnante non costituiva pirateria. Era da considerarsi una “ corsa “. Una nave corsara che invece ne attaccasse una della nazione che l’ aveva autorizzata alla navigazione armata, commetteva un atto piratesco. Una nave templare, dunque, poteva attaccare quelle musulmane in forza dei suoi doveri verso il Papa e compiere una legittima corsa, benchè il Papa non avesse mai dato un consenso esplicito. In ogni caso, ecco la nascita della famosa bandiera nera con teschio e tibie incrociate.
(nella immagine: banviera pirata)
La bandiera pirata classica è nata proprio dai templari. All’ epoca, però, simboleggiava la resurrezione del corpo. Solo successivamente sarebbe diventata simbolo della pirateria vera e propria dimenticando le sue origini. Un’ altra pista interessante sembra poi essere quella che vede Cristoforo Colombo protagonista. Varie pubblicazioni hanno messo in luce il suo possibile legame con i Templari. Non ci soffermeremo troppo sulle coincidenze che lo rendono possibile. Piuttosto esporremo la questione in maniera opportuna ad una conoscenza immediata del tema. Abbiamo detto che i Templari poterono godere di un trattamento di tutto rispetto in Spagna e soprattutto in Portogallo. Qui l’ Ordine del Cristo vantava apertamente la propria origine Templare avendo come stemma una croce rossa simile a quella del Tempio inscritta nella quale una croce bianca simboleggiava l’ innocenza dell’ Ordine dalle accuse con cui era stato infamato.
Colombo giunse, infatti, nelle Americhe con caravelle recanti grandi croci rosse in campo bianco. E’ stato di recente provato che nella scoperta del Nuovo Continente potrebbe avere avuto parte di rilievo proprio l'Ordine del Cristo . Tale Ordine fu tra i principali promotori di significative scoperte geografiche, ( in Africa, in Asia e nelle Americhe ). Cartografi e geografi, specialmente di origine ebraica erano da molto in Portogallo e in Spagna e, da secoli, erano a conoscenza di informazioni sulla navigazione su rotte generalmente sconosciute. Inoltre il fatto che ci fosse un continente oltre l’ oceano era un’ ipotesi scientifica già tenuta in considerazione ( pur con la massima attenzione che non giungesse parola all’ Inquisizione ) ma per certi popoli europei era una sicurezza: si parla dei vichinghi che riuscirono a colonizzare il Nord America. Se ne hanno prove archeologiche ormai inconfutabili.
A questo punto vale un ragionamento: i Templari, avevano sede anche in Scandinavia e, agli scandinavi, la rotta per le Americhe era nota. Si può allora ipotizzare che anche i monaci sapessero del Nuovo Continente? L’ ipotesi pare ragionevole anche se non dimostrata e, come ipotesi pura e semplice, la terremo. Abbiamo detto, poi, che il porto militare di La Rochelle, sulla costa atlantica, non appariva il più pratico per fuggire dato che si trovava abbastanza decentrato rispetto alla mappa dei possedimenti dei Templari, eppure vi erano ormeggiate parecchie navi battenti la croce dei nostri cavalieri. Che fosse un punto strategico per prendere rotte sconosciute ai più? Varie prove archeologiche sulla presenza dei Templari addirittura in Sud America sono state fornite da Jacques de Mahieu. Tornando però a Colombo è il caso di capire come collegarlo ai Cavalieri di Cristo.
Egli si sarebbe da giovane trasferito presso parenti in Portogallo. Li’ sarebbe entrato in contatto con il centro di studi nautici di Segres fondato dagli ex Templari nel 1416. Nel 1486 una grave frattura tra i cavalieri e re Giovanni II costrinse o suggerì a Colombo di riparare in Spagna per tempo dove fu appoggiato da personaggi legati alla finanza e ai Templari tra i quali Giannetto Berardi che sarà un finanziatore della spedizione di Colombo, oltre a personalità ecclesiastiche in stretto rapporto con Innocenzo VIII. Un altro segno del rapporto con i Cavalieri di Cristo fu il suo approdo al temine del suo primo viaggio proprio a Lisbona presso i cavalieri asserendo che vi fossero ragioni meterieologiche per quella scelta.
Quanto detto sono solo alcune nozioni sull’ argomento, giusto per mostrare la via di più approfondite ricerche. In ogni caso è possibile trovare nelle librerie testi interessanti che trattano l’argomento in maniera specifica. Tra questi possiamo citare un volume del 2007 “ Cristoforo Colombo l’ ultimo dei Templari. La storia tradita e i veri retroscena della scoperta dell’ America “ edito da Sperling & Kupfer. Ovvio che sulla base di tutto ciò si potrebbe anche chiedersi se realmente Colombo sia giunto quasi casualmente in America o se, in realtà, non avesse un’ idea ben diversa da quella ufficiale. E se le Indie Orientali fossero state un pretesto? Questo purtroppo non lo sapremo mai.
Fonte: Pubblicato da Greg su: http://mistero-templari.blogspot.com/