di Luca Delli Santi
Questa lettera indica una recinzione, un luogo chiuso, si tratta di un elemento che delimita, separa. Le forze delimitate dalla Cheit sono chiamate alla cooperazione o al conflitto. Il recinto che questo simbolo rappresenta indica la separazione della manifestazione dal creatore, del mondo dei vivi da quello dei morti, si stratta anche del passaggio che attraversa l’anima quando si incarna e viene al mondo.
La Cheit è la porta stretta che attraversa il neofita durante la sua iniziazione, la corda con i nodi d’amore che idealmente circoscrive lo spazio sacro del tempio massonico, una barriera che confina e protegge.
La vibrazione rappresentata da questa lettera è forza vitale, energia, rappresenta equilibrio fra gli opposti soprattutto fra la polarità maschile e femminile, è la natura immanente pienamente realizzata nella consapevolezza divina, si tratta dell’era in cui la Shekhinà sarà manifesta e percepibile dall’umanità.
La separazione a cui è connessa questa lettera ha, infatti, come scopo il raggiungimento dell’armonia, come la prima separazione di cui narra la cosmogonia cabalistica, quella che fu necessaria per permettere l’esistenza della manifestazione, l’atto con cui il creatore “fece spazio “alla creazione, una atto di forza, di volontà che consenti alle energie vitali del cosmo di dispiegare la loro potenza.
La Cheit tende all’armonia, all’equilibrio fra energie maschili e femminili, ma la sua polarità è femminile, sul piano dell’intelletto umano consiste nel dividere ovvero discernere i concetti, separare il giusto dall’ingiusto, l’utile dal superfluo, il duraturo dall’effimero ecc…
La parola Chet, peccato è simile foneticamente ed è legata agli aspetti negativi di questa lettera.
Il significato letterale del termine è barriera, muro, la parola compare nelle Scritture per indicare le bestie, “chayoth” ma in senso più strettamente letterale significa forze vitali, si tratta delle potenze vitali che sostengono l’universo, si ricordi la visione di Ezechiele e di Isaia. Genesi 1:25 normalmente viene tradotto: “Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie” ma sarebbe più appropriato tradurre: “Elohim fece quanto è vivente sulla terra”.
La ghematria di questa lettera vale otto, si tratta di un numero carico di implicazioni simboliche, a cui tutte le culture umane conferiscono significati fondamentali, anche nella cabala esprime il concetto di infinito, succede al sette il numero del completamento della creazione in cui si configurano lo spazio ed il tempo, l’otto è invece proiettato in una dimensione di eternità. Nella tradizione ebraica la circoncisone avviene l’ottavo giorno dopo la nascita, otto sono le candele di Chanuka, la festa della luce, la celebrazione che ricorda la liberazione del popolo ebraico dal giogo ellenico e la consacrazione di un nuovo altare nel tempio di Gerusalemme.
Il numero otto è connesso con il Messia, anche nella cultura cristiana, i padri della Chiesa infatti attraverso l’isopsefia collegavano questo numero al nome Gesù Cristo, in ebraico la parola che indica il numero otto è “shomonah”, che condivide la radice con la parola “shemen”, olio, l’olio dell’unzione, l’Unto è un attributo del Messia. L’otto è la piena realizzazione della creazione, una dimensione al contempo materiale e spirituale in cui vi sarà piena consapevolezza della trascendenza divina.
La plenitudine del nome della lettera ha valore ghematrico 418 come “sacrificio espiatorio” ed Atta+Hu Tu/Egli, i due pronomi si riferiscono al lato trascendente ed immanente divino che in questa lettera trovano il loro perfetto equilibrio.
La forma della lettera indica due Zain messe affianco e collegate in alto, la cui ghematria dà quattordici, come Zaz, muovere, spostare, il che ci ricorda la grande dinamicità di questa vibrazione.
La cabala lurianica vede nella Cheit una Zain che si collega con una Vav posta alla sua destra, questa forma ci riconnette con la capacità unificante della Cheit, infatti Vav e Zain sono vibrazioni opposte che finalmente si compenetrano e si ricongiungono, la ghematria di questa forma è 13, che corrisponde al valore di Echad, Uno, il Principio, il tredici è uno dei numeri che più ci rammenta l’unità nella molteplicità e che tutte le cose e le creature hanno una comune origine nell’Assoluto.
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