di Luca Delli Santi
La Resh è il capo, la testa, l’inizio, nelle Othioth di Rabbi Akiva è identificata con la parola ebraica Rosh, testa, sommità ed è connessa con l’attributo dell’umiltà.
Resh è la cima, l’origine, la grande via universale, ovunque ed in ogni cosa, è rinnovamento, mutamento, attraverso distruzione e ricostruzione, la sua curva indica la possibilità di un cambiamento, di una svolta radicale, di imprimere una rivoluzione allo stato delle cose come lo conosciamo, è l’essenza stessa della vita, trasformazione continua. Il crinale è sottile da un lato l’elevazione dall’altro il declino, Resh è l’opportunità che viene data all’Essere Umano di scegliere fra questi due estremi.
E’ la proiezione delle forze divine nell’universo materiale, le stelle, i pianeti, i mondi sono un’estensione della vibrazione della Resh, la prima volta che la troviamo nella Torah è nella parola Bereshit, in principio, che in italiano viene tradotta con genesi, parola che si offre a molteplici interpretazioni e permutazioni che consentono letture molto diverse. Una delle possibili letture è Rosh Bait, il Capo della Casa, la casa è la Creazione che ha un capo, un maestro, un principio, ogni cosa è connessa e guidata da un intelletto cosmico.
Questa lettera custodisce il mistero delle forze cosmiche, ma nel medesimo tempo è un veicolo per l’essere umano che con la vibrazione della Resh si può elevare, può comprendere le forze divine e la logica che governa l’ordine delle cose.
La lettera resh infatti non è la testa solo in senso fisico, è la forza attiva e creatrice del pensiero, l’essere umano attraverso l’uso dell’intelletto può superare i limite della sua condizione ed ascendere verso i livelli più sublimi e reconditi del Creato.
Questo aspetto della vibrazione della Resh, la connessione con le potenzialità dell’intelletto, riguarda l’essenza stessa della Libera Muratoria, il complesso dei simboli con cui opera in loggia il libero muratore sono tutti esprimibili nel simbolo dell’erezione del Tempio del Re Salomone, che è una costruzione, in ebraico Benah, la medesima radice di Binà Intelligenza, Comprensione; il lavoro del costruttore è l’uso consapevole dell’intelletto umano come veicolo per un viaggio che si prefigge la meta dell’incontro con il Logos cosmico. Questo è il segreto della lettera Resh, una conoscenza che ogni iniziato alla Libera Muratoria dovrebbe possedere, è la sua stessa vibrazione anche se non avesse mai visto il glifo della Resh e non conoscesse della sua esistenza.
La forma della lettera evoca una testa di profilo, il cui tracciato è composto da una Vav.
Naturalmente la cabala è corrispondenza in ogni direzione, così anche la vibrazione della Resh ha i suoi aspetti negativi, la parola rasha significa cattivo, e la parola rav male, si tratta della scelta contenuta nella Resh, di cui parlavamo prima, essa contiene grandi potenzialità da sviluppare oppure la caduta, sta a noi scegliere.
Resh significa anche povero, la sua forma può evocare lo schiavo a capo chino, che dobbiamo intendere come chi dipende interamente dalle risorse altrui per la propria sussistenza, naturalmente vi è anche una lettura simbolica, è altrettanto schiava la persona agiata che assuma una sorta di dipendenza dalla sua condizione e non pensi ad altro che a mantenere le proprie risorse e ad accrescerle, condizione, in cabala, considerata assai peggiore della povertà materiale, si rammenti l’espressione Talmudica: “ non c’è povero se non di conoscenza”.
La ghematria della lettera Resh è 200 è la dualità presente nel cosmo, prima fra tutte fra elemento spirituale e materiale, la dualità con cui l’iniziato si confronta e che grazie alla pratica viene superata, duecento è anche la ghematria della parola etsem, osso, essenza e “Quadmon”, l’antico, l’archetipo, il principio della Resh.
La plenitudine della lettera da 510, come Sarah la moglie di Abramo, una permutazione della parola Resh, che può essere permutata anche in Shir, canto, una delle possibili permutazioni di Bereshit è “ Canto’ la Canzone” il soggetto naturalmente è il Creatore, la Resh infatti è anche equilibrio e armonia, caratteristiche che sempre devono guidare il lavoro del pensiero.
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