di Antonino Zarcone
19 luglio 1919, la Gazzetta Ufficiale fel Regno d'Italia pubblica il testo della legge n. 1176 approvata il17 luglio 1919 "Norme circa la capacità giuridica della donna" che modifica il codice civile in vigore dal 1865 ed abolisce l'obbligo del consenso maritale.
La legge sancisce che "Le donne sono ammesse, a pari titolo degli uomini, ad esercitare tutte le professioni ed a coprire tutti gli impieghi pubblici, esclusi soltanto, se non vi siano ammesse espresse espressamente dalle leggi, quelli che implicano poteri pubblici giurisdizionari o l’esercizio di diritti e di potestà politiche, o che attengono alla difesa militare dello Stato secondo la specificazione che sarà fatta con apposito regolamento".
Il provvedimento è frutto del dibattito seguente la Grande Guerra ed è un riconoscimento alle centinaia di donne, impiegate nell'industria bellica durante il conflitto e soprattutto al sacrificio sostenuto dalle milioni di donne italiane in qualità di madri, mogli, sorelle o figlie di combattenti.
La legge viene approvata grazie all'impegno del ministro Guardasigilli Lodovico Mortara, ebreo, figlio del rabbino di Mantova, uno dei più importanti giuristi italiani dell'epoca, magistrato, massone membro del Supremo Consiglio del Rito Scozzese, Professore universitario, Primo Presidente della Corte di Cassazione poi collocato forzatamente a riposo per alcune sue decisioni contrarie al neonato governo fascista.