di Mauro Mellini*
Mauro Mellini
Non ne avevo avuto notizia. La stampa poco e nulla ne aveva parlato. E ciò, anziché sminuire la rilevanza del fatto e della sua stupidità, la sua illiceità, fa di esso e di quanto ad esso si ricollega qualcosa di più grave.
È stata da una lettera che Enzo Pulvirenti ha indirizzato al Presidente della Repubblica (che non ha dato prova di coscienza dei propri doveri istituzionali non degnandolo di una risposta) di cui ho solo ora conosciuto il tenore, che ho appreso che, subito dopo l’insediamento del rinnovato Parlamento Regionale Siciliano, è stata rimessa a tutti i Deputati la richiesta di una dichiarazione circa la loro eventuale appartenenza alla Massoneria o altre “simili compagini”.
E non è meno grave il fatto e meno evidente il carattere discriminatorio, anzi, è invece tanto più grave perché il motivo di questa schedatura sarebbe rappresentata da un ipotetico legame tra Massoneria e Mafia. Anzitutto esso non è nuovo. E’ la ripetizione di quanto già compiuto dalla Regione Marche e poi dalla Regione Friuli Venezia-Giulia nei confronti dei propri dipendenti. Provvedimento che la Corte Costituzionale, investita della questione della loro legittimità, aveva dichiarato incostituzionali.
Dunque: “Perseverare diabolicum”.
Qualche dipendente di ognuna delle due Regioni suddette aveva dunque reagito alla pretesa discriminazione. I Deputati regionali siciliani, dai quali sarebbe lecito pretendere maggiore sensibilità per il rispetto dei principi di libertà e di euguaglianza sanciti dalla Carta Costituzionale pare che non abbiano battuto ciglio.
Che essere costretti a dichiarare una eventuale appartenenza ad una confessione religiosa, ad un partito, ad una associazione qualsiasi, rappresenta una inammissibile discriminazione, non vi è dubbio.
Che il “legame” tra Massoneria e Mafia sia una baggianata è ancor più evidente.
E’ inutile ripetere la storia delle idiozie della fantasia di quanti sono stati e sono i cultori di questo preteso assioma.
C’è una connotazione di impudenza in questo intento persecutorio che andrebbe approfondito per scoprirne il carattere patologico, oltre che la grottesca corrispondenza alle leggi, ai bandi, alle sentenze dei regimi preliberali.
Ma l’impudenza a tutto ciò si aggiunge, in quanto a farsi propugnatori di certi atteggiamenti e di certi provvedimenti discriminatori e persecutorii sono persone che con pari disinvoltura non si sottraggono alla considerazione, agli onori ed alle pubbliche manifestazioni di omaggio e di riconoscenza verso Massoni di tempi antichi e recenti.
Se dovremo ritenere giusto ed opportuno porre il “marchio massonico” a carico dei Deputati Siciliani, allora dovremo porlo accanto ai nomi di ben diciannove Massoni caduti alla Fosse Ardeatine. E sulle lapidi che ricordano Garibaldi, le sue gesta, dovremo aggiungere “Massone e Gran Maestro della Massoneria”, o, altrimenti rimuovere quel ricordo di un “concorrente esterno della mafia”.
Sono tutte forme discriminatorie, stupide e violatrici di principi fondamentali della convivenza in Paesi liberi e democratici.
Ma è grave che nessuno del Parlamento Siciliano se ne senta leso. Non parlo necessariamente di Deputati Massoni (che, sarebbe logico aspettarsi che ve ne siano).
La discriminazione offende tutti, non solo i discriminati. Nessuno che io sappia, ha rifiutato di redigere la dichiarazione discriminatoria.
Grazie dunque a Pulvirenti. Al quale chiediamo di poterci associare quali sottoscrittori delle lettere al Presidente della Repubblica, dal quale sarebbe lecito pretendere un diverso atteggiamento, una pronta attenzione ed una aperta condanna rispetto alla violazione dei diritti dei Cittadini (tutti, Massoni e non Massoni) oltre che di sprezzo per le decisioni della Corte Costituzionale.
Grazie, dunque, all’Amico Pulvirenti per aver fatto quanto era dovere di tutti noi, non solo e non tanto dei Massoni. Ed alla sua protesta va la nostra piena solidarietà.
Solidarietà soprattutto di chi non è Massone e dovrebbe sentire la necessità di non essere scambiato per uno degli stupidi discriminatori.
Con l’augurio che Mattarella non ritenga che la sua funzione sia solo quella di grande mediazione. Magari di mediatore tra la stupidità e l’ipocrisia.
* Tratto dal suo profilo Facebook. Già deputato in più consiliature, Mellini è stato membro del Consiglio Superiore della Magistratura. Editorialista e saggista, è autore di numerosi saggi in cui con vena politica indaga sulle storture della legge.