di Tiziano Busca*
Gian Maria Volontè nei panni di Giordano Bruno
Le Festa della Libertà, ieri. Abbiamo ricordato Giordano Bruno, che in difesa del suo pensiero preferì il martirio. Nel 1848 le lettere patenti di Re Carlo Alberto riconoscevano ai valdesi le libertà civili e politiche mettendo fine a secoli di discriminazioni e persecuzioni.
Dobbiamo fare attenzione perché la libertà è una cosa che perdi se la posi distrattamente e pensi che ne stia ferma lì, come un soprammobile. Perché se non te ne prendi cura, te la possono rubare, come l’argenteria nel salotto buono. Ricordare questi episodi tremendi nella vita dell’uomo serve a non abbassare la guardia contro gli integralismi, contro le violenze del più forte, del Potere. Un Potere che si crede sempre legittimo e mai si mette in discussione. Stiamo vivendo momenti difficili perché siamo governati dalla rabbia. Una rabbia anche legittima perché si erano frantumati i valori della solidarietà, della giustizia sociale in nome del Dio denaro. La rabbia ha bisogno di vendetta, la rabbia con conosce le altrui libertà. Ecco perché non dobbiamo mai ricordare la Libertà il 17 febbraio. Ma sempre dal giorno dopo…
* Sommo Sacerdote Gran Capitolo dei LLMM dell'Arco Reale - Rito di York