giovedì 29 marzo 2018

Alla scoperta dei Manichei

di Filippo Goti




La scuola iranica dello gnosticismo trova massima espressione nel Manicheismo, il quale è il padre spirituale di quel fenomeno che tanta importanza ha rivestito nella storia europea: il catarismo. Il manicheismo è stata una religione che trova origine nell’antica Persia grazie all’opera di divulgazione e organizzazioni di Mani (Mardinu, 215 – 276). Il Manicheismo, di cui tra breve ne vederemo i tratti principali, si innesta nel tessuto culturale e religioso delle tradizioni autoctone. Assumendo, di queste, la forma e i tratti caratteristici ma dando una lettura dualista dei miti in esse incarnate. Ecco quindi il Manicheismo assumere le sembianze di un camaleonte, che si mimitezza con l’ambiente circostante, pur mantenendo la propria basilare essenza gnostica. Il buddismo, il mazdeismo e il cristianesimo divengono dei vettori, dei simulacri attraverso questa, che è stata la prima religione universale, trova continuità e sviluppo.


Il Mito Manicheo

Il Manicheismo è una religione dualista verticale e radicale. Prima del tempo e dello spazio esistevano due princìpi: quello della luce e quello delle tenebre. Il Dio benigno della luce ed era chiamato Padre di Maestà (Grandiosità o Grandezza, Megethos, Abba D'rabbutha), o Padre dalle Quattro Facce o Persone (tetraprosopon: esse erano il Tempo, la Luce, la Forza, e la Bontà. Oltre a queste qualità essenziali ed intrinseche al Dio della Luce, erano presenti, poste però oltre esso,  cinque Tabernacoli : Intelligenza, Ragione, Pensiero, Riflessione, e Volontà. Questo regno della luce, infinito, trovava solamente limite nel sottostante regno della Tenebra. Questo reame era il riflesso esatto del regno della Luce, ed anch’esso era governato da una Potenza circondata da cinque eoni: Fiato pestilente, Vento ardente, Oscurità, Nebbia e Fuoco ardente.

Il mito manicheo ci narra che il Principe dell'Oscurità, mosso dal desidero, decise di invadere il reame della luce. In un primo momento le forze furono colte dal terrore da questa improvvisa ed orrorofica avanzata delle Tenebre, e, indietreggiando e nascondendosi, non oppossero resistenza ad essa. Il Principio della Luce emanò il PRIMO UOMO, che rivestitosi di cinque qualità , eguali ed opposte a quelle del Principio della Tenebre. Si scatenò una furibonda lotta, che parve concludersi a favore del principio delle tenebre. Il Primo Uomo, vistosi sconfitto, decise di darsi in pasto all’avversario, in modo tale che che i suoi benefici elementi di luce si mischiassero con la natura di tenebra del suo antagonista. Ecco quindi che la vittoria del Principio oscuro non fu totale e definitiva, ma momentanea. Il mito continiua elencando una serie interminabile di lotte fra la nuova generazione di guerrieri della Luce e le Tenebre. Attraverso questa epopea, costellata di atti di cannibalismo, torture e aborti, nacque il nostro mondo, le prime forme di.  vita e alla fine Naimrael, un demone femmina, ed Ashaklun, un demone maschio, procrearono due fanciulli Adamo ed Eva.
Così come nella mitologia barbelognostica ed alessandrina nel corpo di Adamo furono impriginonate le scintille di luce pneumatica. Il corpo, con la sua carnalità e sensualità, era la prigione della luce. Il Dio Bennigno ebbe pietà per la condizione di Adamo, ed inviò un Redentore, uno spirito luminoso di nome Gesù. Il quale scacciò dal corpo di Adamo un Demone e lo istruì attorno al Regno della Luce. il Gesù di Mani era diffuso e spanto in tutta la natura, quasi una sorta di panteismo. Egli ogni giorno nasceva, pativa e moriva: crocifisso su ogni albero e mangiato in ogni cibo. Una volta che Adamo, finalmente memore di se stesso, ebbe assaggio dall’Albero della Vita, si alzò in piedi, si battè sul petto e proferì: "Maledetto sia il creatore del mio corpo e colui che imprigiona la mia anima e coloro che mi hanno fatto loro schiavo".

La fine del mondo, l'escatologia manichea, consiste nel ritorno di ogni scintilla di luce, di cui era composto il PRIMO UOMO, nel Regno del Padre Benevolo. Quando ciò sarebbe accaduto il mondo della manifestazione, oramai privo di “vera vita” semplicemente perderà di consistenza e si inabisserà nel Regno delle Tenebre. A tale evento seguirà un’eterna pace.
Così come i catari, seppur distanti quasi dieci secoli, la Chiesa Manichea era organizzata in una casta sacerdotale e in riti, fra cui il più importante era la festa della Luce durante l’equinozio di Primavera. I fedeli erano suddivisi in Eletti ed Uditori, i primi dovevano rispettare regole , digiuni, veglie di preghiera, non possedevano beni, non avevano dimora ed erano dediti alla divulgazione e all’eremitaggio. I secondi, gli Uditori, dovevano rispettare dieci comandamenti  e provvedere al sostentamento degli Eletti.
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