Rosi Bindi
Il Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia Stefano Bisi è intervenuto a Napoli annunciando tra l'altro di essere stato convocato per la terza volta davanti alla commissione. Bisi ha ricordato che il Grande Oriente ha denunciato i membri dell’Antimafia alla Corte Europea dei diritti dell’uomo e alla Procura di Roma.
“Riteniamo –ha spiegato- che la Commissione abbia commesso un abuso nei nostri confronti. Come ha detto pochi giorni fa a Milano, anche Davide Monti, un magistrato in servizio, gli elenchi non si sequestrano a nessuno, a nessuna associazione. I parlamentari di questa Repubblica e anche i parlamentari europei dovrebbero riflettere su questo strumento. La commissione antimafia ha gli stessi poteri e limiti dell’autorità giudiziaria, ma solo in teoria. Se infatti il potere dell’Autorità Giudiziaria, che è costituita dal Pm, che esercita l’azione penale nei confronti delle persone indagate e dal giudice che valuta le accuse mosse dal Pm, ascolta la difesa e decreta se debba essere celebrato il procedimento oppure no, è bilanciato, quello delle commissioni d’inchiesta, che possono anche utilizzare la polizia giudiziaria, come ha stabilito una storica sentenza della Consulta, è senza limiti. L’Antimafia è gip e pm al tempo stesso. C’è un corto circuito”. È per questo, ha ribadito il Gran Maestro, “che ci siamo presentati anche davanti alla corte europea”. “Vogliamo tutelare e difendere –ha detto- non solo la nostra Istituzione, ma la libertà di tutti i cittadini. Non si tratta di essere garantisti o giustizialisti, che sono due categorie dello spirito che respingo, il problema è un altro. Abbiamo una Costituzione che va rispettata”. Bisi ha citato l’articolo 2 e l’articolo 18 della nostra Carta fondamentale. Il primo, ha sottolineato, favorisce le formazioni sociali, perché è nelle formazioni sociali che si esercita e si migliora la personalità di ogni uomo, il secondo sancisce la libertà di associazione. “È questi due principi che noi difendiamo e che, mettendo sotto attacco noi, sono stati messi a rischio. Un rischio che coinvolge tutti”. Accadde qualcosa di simile, ha ricordato il Gran Maestro, agli albori del Fascismo, che perseguitò la Massoneria definendola il “cancro della società” e nel 1925 la mise al bando con una legge, che assomiglia molto alle proposte presentate nei mesi scorsi, che riguardava appunto le associazioni. Una legge contro la quale si scagliò in parlamento Antonio Gramsci, non per difendere i liberi muratori, ma perché aveva capito che quella norma era un grave vulnus, che avrebbe messo a rischio la libertà di tutti. Per il resto, “noi continuiamo a fare il nostro lavoro –ha aggiunto poi Bisi- a organizzare momenti di cultura. Ai nostri incontri, agli incontri che i nostri fratelli promuovono viene tanta gente, c’è sempre tanta partecipazione come stasera. Sono la nostra risposta a chi ci vorrebbe cancellare”.
Fonte: GOI