martedì 5 luglio 2016

Il Parsifal di Mario Giaccio




Il Parsifal è l’ultima creazione di Richard Wagner, è un dramma sacro scritto e composto fra il 1877 e il 1882. È “un’azione scenica sacrale” come Wagner stesso la definisce.
Il caposaldo spirituale dell’opera è “per compassione sapiente”. Questo messaggio universale poteva essere trasmesso soltanto da un uomo che univa la purezza o l’innocenza del proprio essere, con una semplicità disarmante dello spirito, una semplicità tanto assoluta da essere scambiata per follia agli occhi di chi era “impuro”. Parsifal è colui che incarna questi due doni divini: l’innocenza del cuore e la semplicità dello spirito, egli è dunque l’elemento capace di redimere l’uomo e di riportarlo sulla via della salvezza.
Wagner rifiuta l’ortodossia della religione tradizionale a favore di un incontro e di una interazione fra culture diverse (sincretismo). A suo parere il cristianesimo, il buddismo e l’induismo sono le tre religioni autentiche che, nella loro pura forma originaria, davano la stessa importanza alla compassione per il prossimo ed all’umana solidarietà, che costituiscono l’aspetto fondamentale del sentimento religioso.
L’opera contiene simboli che fanno parte della memoria archetipica dell’uomo, che raccontano la fratellanza di tutti gli uomini e la radice unica del sentimento religioso, il principio morale sul quale si fonda l’intera civiltà dell’Occidente, il principio di uguaglianza di tutti gli uomini. Sottolineava per questo l’importanza di conoscere l’origine e la storia delle cose per farle rivivere e dominarle, con implicita l’idea della “perfezione degli inizi”, alimentata dal ricordo immaginario del “Paradiso perduto”, di una beatitudine che precedeva l’attuale condizione umana.
Wagner ha voluto riproporre, a coloro che sono pronti per riceverle, le radici della filosofia dell’essere contro l’avere, della saggezza contro l’incoscienza del sonno collettivo, di un mondo di uomini contrapposto ad un mondo di mercanti.
Nel suo impeto sincretista aveva cercato di rintracciare, anche in una non-religione, una tradizione propensa ad accogliere ancora oggi gli elementi misterici di cui l’uomo è circondato: il mondo trascendente degli Eroi e degli Antenati mitici, accessibile per l’uomo arcaico proprio perché non accettava l’irreversibilità del Tempo, la quale viene recuperata dal “rituale” che abolisce il Tempo cronologico e profano, permettendo ai partecipanti al rito di ripercorrere le imprese memorabili che gli Dei hanno compiuto in illo tempore.