di Valentina Marelli
Pare che una antica leggenda narri che durante le persecuzioni cristiane fomentate da Erode Agrippa, alcuni discepoli di Gesù furono messi su una imbarcazione senza vele, ne remi, in rappresaglia della loro fedeltà al Cristo. Fra di loro erano presenti: Maria Salomè la madre di Giacomo il Maggiore, Maria Jacoba sorella o cugina della madre del Cristo, Maria Maddalena sua sposa, Lazzaro e sua sorella Marta, Massimino e Sedonio. Sempre poi secondo questa leggenda, Sara dalla pelle scura, raggiunse il piccolo gruppo e li pregò di potersi unire a loro. All’alba della nostra era, verso il 44/45, questa fragile imbarcazione venuta dalla Terrasanta si arenò in quella che oggi si chiama Saintes-Maries de la Mer ma che un tempo era : “L’Oppido Ra”.
Da qui poi le strade degli apostoli sopravvissuti si divisero: Santa Marta si reca in Tarascona, Santa Maria Maddalena si sposta nei luoghi tra la Sainte-Baume e Saint-Maximin, Lazzaro va fino a Marsiglia e Massimino invece si sposta verso Aix per predicare il Vangelo. Maria Jacoba e Maria Salomè invece rimaste sul posto predicano gli insegnamenti del Cristo. Secondo la leggenda le due Marie morirono a distanza di pochi mesi l’una dall’altra e poco prima di Sara e vennero inumate in un piccolo pezzo di terra accanto all’altrettanto piccolo Oratorio che avevano costruito.
Ma dove finisce la leggenda e comincia la storia?
Ad ogni modo nel 1448 Re Renato, Conte di Provenza, ordina di intraprendere degli scavi sul posto, nel dicembre di quell’anno vengono rivenuti diversi crani disposti a croce accanto a due corpi che un esame stabilirà essere gli scheletri di due donne.
Sono anche riportati alla luce un altare ed una lastra di marmo levigato, tutto faceva pensare di aver trovato il luogo di sepoltura di Maria Jacoba e Maria Salomè le due Apostole di Cristo. A confermare ancora di più questa tesi fu il fatto che le reliquie riportate alla luce erano poste esattamente sotto l’altare maggiore; era infatti usanza nella prima Chiesa di celebrare la Messa sopra le Sante Reliquie. Attualmente quella che oggi rappresenta la cripta della chiesa era il vecchio piccolo oratorio dove predicavano le Sante.
Quando siamo arrivati nel nostro pellegrinaggio a Saintes-Maries de la Mer eravamo carichi di mille aspettative, la nostra prima tappa erano stati i luoghi della Maddalena, e qui avevamo l’impressione di ritornare alla fonte, al punto in cui tutto era cominciato.
Siamo arrivati a Saintes-Maries de la Mer in un giorno di vento freddo e pungente e la piccola cittadina era particolarmente tranquilla, la stagione turistica oramai voltava al termine, con nostro immenso dispiacere quando arrivammo alla chiesa la trovammo chiusa per lavori di restauro, potete ben immaginare la nostra delusione. Non potevamo credere di essere arrivati fin li invano ma d'altronde non potevamo fare altrimenti una bella transenna impediva l’accesso alla chiesa, Tiziano che non voleva darsi per vinto bussò allora alla porta della residenza del prete che dopo le prime titubanze ci confermò che non poteva farci entrare nella chiesa perché pericolosa in quanto piena di impalcature dato che operai avevano iniziato i lavori ma ci disse anche che se avevamo piacere ci avrebbe mostrato le statue che erano state spostate in una cappella provvisoria adibita al culto perché nella popolazione locare il culto delle Sante era molto sentito, ovviamente accettammo.
Il prete con orgoglio ci raccontò un po’ la storia della chiesa che è simile ad un imponente vascello di pietra rosa che si staglia sul pianeggiante paesaggio della Camargue, l’elegante sobrietà dello stile romanico e l’equilibrio estetico sono stati rispettati nonostante le numerose mutazioni subite nei secoli. Nel IX secolo la chiesa primitiva costruita sull’oratorio delle Sante viene fortificata e viene inglobata nelle mura della città, ma la chiesa assumerà il suo aspetto definitivo soltanto nel XV secolo. Il prete ci racconta quello che non possiamo vedere, la cappella di San Michele detta anche Cappella Alta si trova sopra al coro ed è riccamente decorata con rivestimenti in legno scolpiti ed ornati d’oro, ospita le teche di legno dipinto che contengono le reliquie di Santa Maria Jacoba e di Santa Maria Salomè. Al centro della navata, sulla parete di sinistra, in una nicchia scavata direttamente nella pietra, le statue delle Sante sembrano aspettare nella barca i giorni di pellegrinaggio dove saranno condotte fino al mare, a commemorazione del loro arrivo su questa riva del mediterraneo. Nella cripta invece la statua di Santa Sara è coperto dai numerosi mantelli portati dalle zingare in segno di venerazione e di pietà. Emerge soltanto il suo viso scuro, dall’impressionante bellezza giovanile. Ci dice che durante il mese di maggio, mese del pellegrinaggio dei fedeli e degli zingari, i ceri portati nella cripta sono talmente tanti che il calore della cripta è intensissimo. Con questo racconto narrato un francese con qualche parola d’inglese giungiamo nella cappella provvisoria ansiosi di vedere con in nostri occhi le statue tanto venerate.
Le nostre aspettative non furono deluse stavolta, nonostante estrapolate dal loro contesto originario, le due statue erano cariche di un fascino commovente che ci ha lasciato tutti senza parole. È stato come se un sogno si fosse avverato, come quando si trovano le prove della presenza di un mitologico tesoro sulle cui tracce si è da molto tempo. In quella piccola e spoglia costruzione prefabbricata il tempo si era annullato, l’unica cosa che mi venne spontanea fare fu inginocchiarmi e rivolgere alle icone di quelle Sante Donne un pensiero che era molto simile ad una preghiera.
Avevo persino scordato di fotografarle, me ne ricordai all’uscita, e tornai indietro immediatamente per testimoniare a me stessa che quella visita era accaduta realmente.
Quando uscimmo ringraziammo il prete che ci disse di tornare a lavori terminati, il cui periodo sarebbe stato la prossima primavera giusto in occasione della festa del 24 maggio in cui si svolge il pellegrinaggio degli zingari e la cerimonia chiamata di “discesa delle teche” in cui le reliquie delle Sante vengono calate dalla Cappella Alta con un argano accompagnate da canti di ovazione. La statua di Santa Sara invece viene scortata in mare e i portatori entrano in acqua fino alla vita accompagnati da una numerosa folla che grida in coro “Sara la Kali”, poi lentamente viene ricondotta nella cripta. Il giorno dopo il 25 maggio, dopo la messa, la statua delle Sante viene condotta dai pellegrini sino in mare a simboleggiare il loro arrivo sulle sponde della Camargue.
Dopo questa esperienza e questo racconto ci siamo promessi di ritornarci, e credo proprio che lo faremo.