di Valentina Marelli
Dal 19 aprile al 24 giugno di quest’anno sarà possibile vedere con i propri occhi, dopo ore interminabili e code e previa prenotazione, uno dei lenzuoli più controversi della storia, quella che viene chiamata La Sindone di Torino, nota anche come Sacra o Santa Sindone. Tale pubblica visione di questa sacra reliquia è detta “Ostensione” e negli ultimi anni si sta verificando con una cadenza di tre anni, ma c’è stato un buco temporale di dieci anni dal 2000 al 2010. A parte queste occasioni il lenzuolo è piegato ed è contenuto in una teca custodita all’interno del Duomo di Torino.
La Sindone di Torino è un lenzuolo di lino sul quale è visibile l'immagine di un uomo che porta segni interpretati come dovuti a maltrattamenti e torture compatibili con quelli descritti nella passione e crocifissione di Gesù. La tradizione cristiana identifica l'uomo con Gesù e il lenzuolo con quello usato per avvolgerne il corpo nel sepolcro. Nel 1988, l'esame del carbonio 14, eseguito contemporaneamente e indipendentemente dai laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo, ha datato la sindone in un intervallo di tempo compreso tra il 1260 e il 1390, periodo corrispondente all'inizio della storia della Sindone certamente documentata. Ma poco corrispondente al periodo in cui secondo la tradizione Cristiana avvenne al Crocifissione. La sua autenticità continua a essere oggetto di fortissime controversie.
Autentica o meno la Sindone è uno di quegli oggetti che fa parlare di sé da molto tempo e continuerà a farlo perché rappresenta uno dei più grandi misteri che attraversano fede e storia. Su questo sudario che ci crediate o no si intrecciano secoli di prove e congetture che legano insieme la Chiesa cattolica e quella che fu chiamata l’eresia Templare con una buona dose di contraddizioni. Per i cristiani la Sindone è il sudario che avvolse il corpo di Cristo deposto dalla croce, rappresenta quindi la maggiore tra le reliquie, c’è da chiedersi come mai non si trovi in Vaticano ad esempio, c’è altresì da chiedersi come mai l’immagine di Cristo sia così simile a quella a cui siamo abituati di un uomo dai capelli lunghi e con la barba, iconografia nata in tempi relativamente recenti, che vede il Cristo trasformarsi prima in Apollo e successivamente in Zeus per poi assumere le sembianze attuali. Pare che in realtà le sembianze di un uomo nato e vissuto in Palestina in quei tempi fossero molto diverse.
Accanto alla più famosa tradizione cristiana esiste una meno battuta, ma molto affascinante pista che potremmo definire la Pista Templare che vede la Sindone in primo luogo come una reliquia templare, perché in possesso di un Cavaliere Templare, ed in secondo luogo una reliquia templare perché elemento di venerazione dei Cavalieri del Tempio.
La prima notizia riferita con certezza alla Sindone che oggi si trova a Torino risale al 1353: il 20 giugno il cavaliere templare Goffredo (Geoffroy) di Charny, che ha fatto costruire una chiesa nella cittadina di Lirey dove risiede, dona alla collegiata della stessa chiesa un lenzuolo che dichiara essere la Sindone che avvolse il corpo di Gesù. Egli non spiega però come ne sia venuto in possesso. Dietro questa notizia abbastanza documentata si cela l’ipotesi che invece si trattasse del sudario di un altro personaggio storico ovvero dell’ultimo Gran Maestro dell’Ordine del Tempio Jacques de Molay, e a rischio di essere etichettati come eretici in effetti i due volti si assomigliano ed era in uso nei templari portare la barba e non solo, se vogliamo dare per esatta l’esame del carbonio 14 il periodo sarebbe già più compatibile con questo secondo personaggio.
Dato che la Sindone per tradizione è custodita piegata, c’è una tesi che sostiene all’interno della pista templare che i Cavalieri la venerassero, più precisamente che ne venerassero il volto, e che quindi la tenessero piegata in modo da mostrare solo quello, molti identificano quello come il leggendario Bafometto idolo dei Templari.
In fine per dovere di cronaca c’è la pista che ritiene che la Sindone sia una sorta di falso ovvero un dipinto, creato ad immagine del sudario di Cristo. Indipendentemente dalla pista che si sposa poter vedere la Sindone è una esperienza unica della vita, come lo sono le attese cariche di fede e speranza dei pellegrini ed i sorrisi benevoli ed affettuosi dei Volontari della Sindone che accudiscono i pellegrini nelle lunghe soste.