di Quirino Tirelli
Gli scacchi hanno un grande contenuto esoterico. La loro più alta espressione è la sublimazione della diversa percezione della realtà che ognuno di noi ha. Durante una partita si vengono a creare sulla scacchiera infinite posizioni. Ogni giocatore interpreta una posizione (e quindi fa la mossa più appropriata per lui in quel momento) in modo totalmente diverso. È vero che in determinate posizioni esiste la mossa migliore e vincente ma in molte altre posizioni che si presentano sulla scacchiera non ci sono mosse 'vincenti'. La 'mossa' viene scelta in base al proprio background culturale, in base alla situazione emotiva che il giocatore sta vivendo in quell’istante, in base ai propri gusti (giocatore più tattico o più strategico), in base al personale modo di vedere il mondo. Questo è il motivo per cui sono attratto da questo gioco e motivo per il quale sono attratto fortemente dalla Qabalah. Gli scacchi e la Qabalah hanno numerosi e forti punti di contatto. Anche la Qabalah, infatti, cerca di aprire i nostri orizzonti, la nostra mente, cercando di aprire una finestra su quella che è la realtà trascendente (durante la partita viviamo sospesi su due mondi: il mondo sulla scacchiera e il mondo reale, un po' come Matrix, in pratica è quello che la kabbalah ci rivela, noi non conosciamo il vero mondo). Solo in apparenza gli scacchi non hanno nessuna pretesa metafisica o trascendentale ma quando si guarda per lungo tempo la posizione che si è venuta a creare sulla scacchiera, durante un torneo, si ha l’impressione di guardare l’Universo. Per noi quello è il nostro Universo. Ci sono giocatori di scacchi (per loro stessa ammissione) che giocano a scacchi perché durante la partita vivono sospesi in una loro dimensione (il tempo non ha più validità).
Non so se vi è mai capitato (a me sì) di analizzare una partita con un grande maestro. Questa esperienza è stata una delle più sconvolgenti della mia vita. In ogni posizione riuscivano senza nessuno sforzo a trovare la migliore mossa a livello tattico e strategico, individuando, in quel contesto il miglior piano di gioco. Hanno quindi i GM una diversa percezione della realtà? (me lo sono sempre chiesto).
Altra esperienza molto intensa che può capitare durante una partita a scacchi è l’esperienza dell’illuminazione. Trovare la combinazione vincente o la mossa decisiva è una sensazione altamente gratificante che io potrei paragonare all’esperienza dell’illuminazione buddista.
Le analogie con l’esoterismo sono numerose. Un’altra analogia è degna di nota. Il dualismo negli scacchi che ricorda in maniera sconvolgente il dualismo Yin e Yang del taoismo. Anche negli scacchi c’è un forte dualismo tra opposti che si compenetrano. Gli opposti che si compenetrano in questo caso sono la tattica e la strategia. Sono due visioni in apparenza antitetiche. Negli scacchi la tattica concerne lo studio di azioni a breve termine, ovvero sufficientemente breve da poter essere calcolate in anticipo da un giocatore umano o da un computer (il freddo calcolo). La strategia negli scacchi riguarda una visione di più ampio respiro della posizione, stabilendo obiettivi a lungo termine e pianificando il modo di ottenerli. Fin quando ci saranno questi opposti il gioco umano sarà sempre superiore al gioco del computer. Durante la mia breve e poco intensa attività scacchistica ho imparato che non si può vincere una partita a scacchi facendo uso solo della strategia (la mia fase strategica…) ma c’è bisogno anche della tattica. Il mio maestro diceva: «Si vince con la tattica ma si diventa grandi con la strategia» (non bisogna dimenticare che nella fase di apertura non c’è, a parte rare eccezioni, nessuna occasione di usare la tattica). In ogni dualismo però (Guenon) esiste anche il terzo termine. Cioè l’uomo. Come l’uomo è il collegamento tra cielo e terra (Ying e Jang) così esso è l’elemento imprescindibile di una partita a scacchi. Dal due, quindi, si passa al tre ma anche al quattro. Non dobbiamo dimenticare che i giocatori in una partita a scacchi sono DUE.
.