“Bereshit barà elohim et hashamaim veet haretz". (In principio Dio creò il cielo e la terra, e poi...creò l'uomo). La “morte cerebrale” coincide con la cessazione delle funzioni vitali? Nell'uomo, come del resto in ogni essere vivente, con il primo vagito inizia la convivenza di due opposti principi terreni: vita e morte, uniti in un indissolubile simbiosi destinata a ritmare con la costante alternanza biologica di cellule che invecchiano e muoiono, ed altre che nascono, per sostituire quelle morte. L'esasperante monotonia del ripetersi del dramma della “morte”, sebbene sorretto, si fa per dire, dalla speranza di una vita postuma, è l'incubo che accompagna ogni essere umano, fin dalla sua comparsa su questo pianeta. Dallo studio comparato delle religioni non è poi tanto difficile giungere alla conclusione che la “sopravvivenza” potrebbe essere un “postulato di fede” pur sempre legato ad un'esperienza di vita terrena: sia come Karma reincarnativo, per quelle orientali, sia come accesso a piani esistenziali superiori e inferiori, come il Paradiso e l'Inferno dei cristiani. Conclusioni non tanto lontane, in definitiva, dalle praterie celesti e dagli abissi oscuri e senza fine degli indiani d'America. Per andare alla Rivista e leggere la seconda puntata Clikka sul Titolo.