CORRIERE DI COMO on line. 8 febbraio 2009.
Bruni: “Massoneria senza forza politica in città” Ostinelli e Simone: “Mai nessuna pressione”.
Bruni: “Massoneria senza forza politica in città” Ostinelli e Simone: “Mai nessuna pressione”.
L’inchiesta sulle logge massoniche lariane, pubblicata ieri sulle pagine del Corriere di Como, ha riaperto il dibattito sulla forza politica (vera o presunta) della confraternita dei muratori e sulla capacità della massoneria di incidere nelle scelte che contano per il futuro della città e della provincia lariana. Una prima risposta è giunta ieri sera dal sindaco di Como, Stefano Bruni, che in diretta su Etv ha minimizzato ruolo e potere della massoneria. «È un tema che non ho mai approfondito, ma non credo che le logge incidano sul tessuto politico cittadino. Ho avuto in passato qualche contatto ma non c’è stata alcuna pressione, nulla di invasivo né di determinante». Bruni ha anche escluso di essere mai stato contattato per una iscrizione. «Non mi è stato mai proposto, ma non sarei comunque entrato, anche per ragioni di fede».
Massoneria senza potere, dunque. Almeno oggi. Ma in passato' Cosa accadeva. «La battaglia politica, 30 anni fa, era dura. Chi era in odore di massoneria veniva guardato con diffidenza, anche nell’area socialista - ricorda Sergio Simone, sindaco di Como a metà degli anni ’80 - Rammento che in una campagna elettorale il segretario del Psdi, Vittorino Rigamonti, si era scagliato contro la massoneria». In generale, insiste Simone, «nessuno tra i politici lariani dichiarava apertamente la propria appartenenza massonica». Ricorsi simili giungono da Renato Ostinelli, per 20 anni in consiglio comunale a Palazzo Cernezzi e a lungo segretario dei Liberali di Como. «Ho militato nel Pli per 30 anni ma non ho mai incrociato massoni dichiarati. La massoneria operava fuori dalla politica, rifuggiva anzi dai partiti. A mio avviso era un’organizzazione che mal si conciliava con i partiti, anche per la sua segretezza».
L’avvocato Ostinelli nega poi che scelte politiche o amministrative potessero essere dettate da esponenti massoni per le finalità della confraternita dei muratori. «Sono stato consigliere comunale e poi assessore con i sindaci Spallino, Simone e Meda, ma problemi di questo tipo non ce ne sono mai stati. Ripeto: la massoneria era avulsa dai partiti, forse faceva politica ma non ufficialmente, dietro le quinte. Non escludo che ci fossero massoni tra i politici, ma non lo dichiaravano, non sarebbero stati visti di buon occhio».
Massoneria senza potere, dunque. Almeno oggi. Ma in passato' Cosa accadeva. «La battaglia politica, 30 anni fa, era dura. Chi era in odore di massoneria veniva guardato con diffidenza, anche nell’area socialista - ricorda Sergio Simone, sindaco di Como a metà degli anni ’80 - Rammento che in una campagna elettorale il segretario del Psdi, Vittorino Rigamonti, si era scagliato contro la massoneria». In generale, insiste Simone, «nessuno tra i politici lariani dichiarava apertamente la propria appartenenza massonica». Ricorsi simili giungono da Renato Ostinelli, per 20 anni in consiglio comunale a Palazzo Cernezzi e a lungo segretario dei Liberali di Como. «Ho militato nel Pli per 30 anni ma non ho mai incrociato massoni dichiarati. La massoneria operava fuori dalla politica, rifuggiva anzi dai partiti. A mio avviso era un’organizzazione che mal si conciliava con i partiti, anche per la sua segretezza».
L’avvocato Ostinelli nega poi che scelte politiche o amministrative potessero essere dettate da esponenti massoni per le finalità della confraternita dei muratori. «Sono stato consigliere comunale e poi assessore con i sindaci Spallino, Simone e Meda, ma problemi di questo tipo non ce ne sono mai stati. Ripeto: la massoneria era avulsa dai partiti, forse faceva politica ma non ufficialmente, dietro le quinte. Non escludo che ci fossero massoni tra i politici, ma non lo dichiaravano, non sarebbero stati visti di buon occhio».