giovedì 25 dicembre 2008

Il borgo di Sovereto e i Templari: le icone Mariane

Il borgo di Sovereto e i Templari: le icone Mariane. Tra Oriente e Occidente, lungo il cammino dei Crociati.

Su Sovereto da tempo si scontrano o cercano di dialogare tra loro posizioni che si perdono tra storia e mito. Il nodo sono i templari; da una parte ci sono gli studi cattedratici che vogliono smentire tale prospettiva, dall'altro ci sono segni quasi inequivocabili che dimostrano in realtà il contrario. 

Su tale prospettiva sono scesi in campo molti emeriti studiosi, ben prima dell'arrivo del ciclone Dan Brown, attraverso il quale si è cercato, forse troppo frettolosamente, di negare una presenza che non farebbe altro che mettere in linea la piccola frazione di Sovereto con tutti i centri a noi limitrofi, considerando il luogo di passaggio che i nostri paesi svolgevano verso la Terra Santa durante le Crociate, cosa peraltro che fino a un decennio fa sembravano quasi acclarate. 

Questo posizioni si sono trovate di nuovo intorno a un tavolo, in un incontro interessante e a suo modo esaustivo, data la valenza dialettica e data la precisione e la dovizia di particolari che gli studiosi hanno portato con sé, sul tema Le icone Mariane tra Oriente e Occidente

La Conferenza tenutasi domenica scorsa durante l'incontro "Il borgo di Sovereto e i Templari" fa parte di un programma composto da conferenze, mostre e concerti che troverà il suo epilogo il 30 dicembre nell'animazione del borgo antico di Sovereto attraverso visite guidate e il concerto di musica medievale dell'Ensemble Calixtinus

Questa serie di incontri sono stati promossi dall'associazione Domus Templaris, società cooperativa per il turismo e dal Comune di Terlizzi (per il quale sono intervenuti l'Assessore alla Cultura Paparella e il presidente del Consiglio Comunale Sigrisi) insieme alla Regione Puglia e alla Provincia di Bari

È stata la dott.ssa Bonaduce-De Candia, della stessa associazione, a presentare alcune linee guida delle iniziative in questo programma e le prospettive che possono rilanciare la stessa Sovereto dal punto di vista culturale e religioso, a cominciare dal programma presentato che ha visto l'esibizione nella sala consiliare dei vincitori del premio “Concorso Europeo S.Nicola Giovani 2008”, promosso dall'Associazione Cento Studi Franz Liszt e la direzione artistica della professoressa Gianna Valente, con il concerto I paesi del Bacino del Mediterraneo

È toccato all'avv. Enzo Varricchio, critico d'arte e Presidente del Centro Studi di diritto delle arti, del turismo e dei paesaggi, aprire gli interventi, che ha ricordato il suo impegno che già una decina di anni fa lo vide, da giornalista, presentare il caso di Sovereto e della presenza templare di fronte alla inequivocabile simbologia che era dimostrata da un importante ciclo di affreschi di natura templaristica. 

Purtroppo su Sovereto duole riscontrare una resistenza anche da parte della popolazione, di fronte invece ad un'esigenza di tutelare e valorizzare il Sovereto ma anche Terlizzi (impegno sulla valorizzazione del borgo che è stato confermato dalle cariche cittadine). È un sito di importanza internazionale e che può ascriversi alla presenza templare per questioni di simbologie artistiche delle tematiche littoriche composte negli affreschi che si trovano nei sotterranei e nella torre. 

L'attenzione su una tematica come quella templare non fa altro che allineare Terlizzi con le altre località templari come per S. Maria del Muro, primo insediamento religioso crociato. 

Sovereto potrebbe associarsi addirittura ai siti di Tenerife e Montsaunes(figura mariana e sito templare) come una mappa, stellare e marittima, tracciata “a memento dei confratelli”.

La tesi dell'avvocato Varricchio è stata peraltro condivisa da studiosi come Corsi e Bramato, insieme alla sociologia dell'arte. Perchè la presenza di simboli comuni fuga ogni dubbio sulla validità di tali teorie, ed è per questo che lo studioso lancia il suo appello: “Sovereto dovrebbe dare spazio a una discussione seria e documentata su questo sito. Non è possibile lasciare questo tema alle estemporanee degli studiosi di turno” (chiarimenti che dovrebbero partire dalla elementare differenza tra Canonici del Tempio, Templari e Crociati). 

La storia del ritrovamento dell'icona di Sovereto è comune a quello delle icone bizantine dei tanti centri limitrofi: dalla tematica del ritrovamento grazie ad un “buco nella roccia” (Capurso, Modugno, Conversano) fino alle viscere della terra, l'appartenenza dei protagonisti al mondo rurale e alcuni suoi elementi (lame, luci dal basso, pastori). Questo perchè sembra chiaro che le icone rinvenute in molti siti furono importate dai cavalieri nei tragitti verso le terre orientali e le icone mariane brune attestano pertanto il passaggio templare, perchè ascrivibili al periodo della Grande Madre, quello delle divinità femminine prima dell'arrivo del patriarcato della Chiesa occidentale. 

Le dee antesignane di Maria nel corso dei secoli sono innumerevoli: dalla Venere di Savignano ad Iside (insieme al figlio Horus), dall'Artemide Efesina a Kali, da Maria Maddalena (venerata in siti pugliesi come Loseto e raffigurata nell'abside della chiesa di Santo Stefano nel Salento) a Sophia.  Al tempo stesso tante le madonne nere nel mondo, da quella di Czestochowa a quella di Guadalupe in Messico e la madonna Aparecida in Brasile, passando per la Candelaria di Tenerife (nelle Canarie che erano l'ultimo porto prima di affrontare il viaggio atlantico, si dice infatti che i templari siano arrivati nell'attuale America prima di Colombo).

Il fatto che la madonna sia bruna aldilà di qualsiasi tipo di congiuntura di studi, è dovuto al fatto che si vuole raffigurare una donna palestinese, dal pigmento della pelle più scuro e la Puglia è piena di siti simili sui quali si è innestato il culto della Vergine, che presenta alcune anomalie dovute ad alcuni “sbiancamenti sospetti”: la Madonna del Soccorso (San Severo, con la Madonna nera e il Figlio bianco), la Madonna dell'Incoronata (“sbiancata” perchè nell'icona ritrovata invece era bruna) e quella di Maria Santissima di Siponto (insieme a quella di Carpignano Salentino), unite dall'accostamento icone brune/statue chiare. 

Ricca specialmente la Terra di Bari, sulla linea dell'icona brunastra soppiantata da una statua chiara per il culto: la Madonna dei Martiri di Molfetta, Maria Greca di Corato, la Madonna della Fonte di Conversano (che riporta modalità di ritrovamento simili a Sovereto), la Madonna del Pozzo di Capurso. Ribadito che i punti in comune sono quelli della Madonna Odegitria (colei che indica la via della salvezza, suo figlio) associata all'icona brunastra(anche San Nicola, santo dell'est, ha un colorito brunastro, dovuto al fatto che noi stessi dal punto di vista del genoma siamo al 65% indoeuropei e al 35% africani) e alla statua chiara.

Dell'Aquila, presidente dell'Archeoclub, in qualità di moderatore, si è dimostrato d'accordo con Varricchio sugli investimenti sulla conoscenza ma a fronte di un'interdisciplinarietà e di un confronto storico-reliogioso, prestando molta attenzione alla simbologia e cercando di evitare di “partire per la tangente”. Come Archeoclub intanto si invita a valorizzare il percorso Giovinazzo-Terlizzi, data l'importanza delle chiese e dei complessi monumentali delle Chiese del X secolo di cui è ricco il tragitto: “c'è tanto da valorizzare in un'ottca di sinergia, perchè un bene isolato non porta economia”. 

Una parola sulle icone Mariane: la Puglia è piena di icone dall'alto valore storico-simbolico (molte sconosciute o in via di estinzione a causa di restauri peggiori del danno) ma in realtà non tutte sembrano originariamente brunedato che alcuni restauri hanno disciolto alcune ossidazioni sulla pellicola pittorica riportando alla luce il colore originario più chiaro. La parola passa alla prof.ssa Luisa De Rosa, Docente dell'Università degli Studi di Bari, che presenta un interessante percorso storico delle icone in Puglia dall'XI al XIV secolo.  

In Puglia non si rilevano icone più antiche del XII secolo ma i documenti ne citano alcune già nel 1066 (Gerardo di Siponto e anche sulle isole Tremiti). L'archetipo di riferimento, nonostante l'ipotesi toscana (inizialmente le icone mariane erano associate alla scuola fiorentina, prima della nuova coscienza sul ruolo di Bisanzio), la tesi cipriota e quella normanna, è quello bizantino, rappresentato dalla Madonna col Bambino di Andria (tempera del XII secolo), ritrovata nell'Episcopio ma il cui luogo di confezionamento resta ignoto. 

La tesi bizantina infatti presenta gli elementi comuni anche alle altre icone pugliesi (tra cui Sovereto): il velo scuro del Maforio, l'abito funerario palestinese, il bambino che guarda la madre ma la madre che ha lo sguardo malinconico fisso nella visione futura della passione (la mano destra non è presente). 

Da questo prototipo sono derivate le icone di Ciurcitano (Bari, XII sec.), laMadonna della Fonte di Canosa e quella di Corsignano, mentre le tesi locali manifestano alcune differenze (come la Madonna della Madia di Monopoli, per alcuni tratti maggiormente associabile a quella di Sovereto, a cominciare dalla presenza della mano destra rivolta verso il bambino). Le origine bizantine sono provate dalle Storie della vita di Cristo raffigurate nel Monastero di S. Caterina sul Monte Sinai (sec. IX), che riproducono le cinque immagini della Vergine che rimandano alla icone conservate a Costantinopoli (influenza ritrovata anche nell'Arcangelo del XII secolo riprodotto nel Cremlino di Mosca e rintracciabile anche nel mosaico dellaMadonna Hodigitria di Palermo, conservato nella Cappella Palatina). 

Il restauro su La Madonna della Fonte di Canosa prova il fatto che non tutte le madonne brune sono tali, perchè la pulitura del volto ha riportato alla luce le gote rosse (prima nei confronti della madonna nera c'era quasi un timore superstizioso di “pulire il volto”). Le leggende sul ritrovamento dell'icone sono fiorite nel 1500, dopo la caduta di Costantinopoli (l'11settembre dell'epoca) che portò alla rinascita del culto mariano; anche per l'icona della Madonna della Fonte si dice sia scampata al rogo iconoclasta, prospettiva non testimoniata, mentre si dimostra un modello colto (accanto alla Madonna infatti ci sono gli arcangeli Michele e Gabriele) insieme ad altri personaggi intorno alla Vergine, quasi scomparsi. 

Sovereto è acclarato che sia un'icona ridipinta ma che ripercorre i tratti del prototipo bizantino, come quello del Maforio che ripercorre la storia delle icone pugliesi. Infine il teologo prof. Calisi ha presentato una carrellata di icone mariane archetipe in Terra di Bari, in Puglia e nel mondo, partendo dal fatto che il cristianesimo ha avuto la pretesa di ottemperare al divieto del Deuteronomio che imponeva il divieto di riprodurre le immagini sacre grazie alla presenza di Cristo, Dio fatto carne. 

La leggenda associa le icone della Madonna ai ritratti fatti da S.Luca, l'unico che l'ha conosciuta come dimostrano gli episodi dell'annunciazione e della sua vita riportati nel Vangelo, e riportando vari esempi di tipologie di Madonna rappresentata. Gli elementi di base delle raffigurazioni sono il nimbo (l'aura di luce), il Maphorion (che rappresenta sia l'abito funerario che le vesti dell'imperatrice), le Epimanichie (polsini cerimoniali), le stelle (che rappresentano la perpetua verginità o la trinità, visto che la seconda stella cade sempre sul bambino) e l'iscrizione “Madre di Dio”, che rappresenta una vera professione di fede. 

Tali modelli sono diventati vari prototipi che prendono il nome a volte delle città in cui sono comparse, specialmente russe e del Sinai; da segnalare anche il fatto che si siano ritrovate icone raffiguranti la Vergine con soggetti ascrivibili al Vecchio Testamento, come “il roveto ardente” o i riferimenti stessi alla vita di Maria, visto che in passato i vangeli apocrifi non erano nascosti. 

È così che prende forma un'interessante e affascinante commistione di culture e saperi tra l'Oriente e l'Occidente in una figura centrale come quello della Madonna. Quella stessa tensione contenuta a Sovereto, che nel suo silenzio e mistero continua ad affascinare e a dimostrarsi degna di tutta l'attenzione dei terlizzesi, cosa che purtroppo passa spesso sotto silenzio, come la scarsa presenza di pubblico purtroppo ha presentato. Come detto da Varricchio, "aldilà delle estemporanee di singoli studiosi", il risveglio della coscienza passa dai singoli cittadini per un importante e necessario rilancio turistico ma soprattutto culturale di Terlizzi, Sovereto e anche dei paesi limitrofi in un'ottica sinergica.

Fonte: http://www.terlizzilive.it/  Autore Nico Andriani