Il grande equilibrio con cui la materia viene trattata salva questo studio dai peggiori rischi di consimili disamine, per lo più volte o ad una dimostrazione a tutti i costi o, al contrario, finalizzate alla negazione del fenomeno Massoneria, qualificato come buono, semmai, per i furbi o per i gonzi, ma destituito di ogni valore spirituale o progressista, esattamente come il suo antecedente cavalleresco.
Al contrario, dentro il templarismo si rinvengono quei valori di eguaglianza e di aspirazione alla libertà che permettono – nel confronto con il medio Oriente islamico ed ebraico – di ipotizzare una riconciliazione religiosa – premessa di una pacifica convivenza tra i popoli, mentre nelle pieghe dei saperi occulti e scientifici si annidano i prodromi di una libera ricerca rispettosa dei fondamenti religiosi e metafisici su cui erigere ogni impresa seria e dignitosa. Non importa se, trattandosi di eventi dell’umana ventura, potrebbero anche rinvenirsi germi degenerativi, come l’aspirazione a una sinarchia dai dubbi contorni.
La possibilità e finanche la probabilità che si tratti di un’intuizione molto vicina al delinearsi di uno stato universale, su cui far poggiare le basi di una pace ecumenica, basta da sola ad indurre chi legge a meglio considerare idealità che, per quanto lontane, sono da sempre al fondo delle aspirazioni nutrite dai migliori, ieri condivise e propugnate dai Cavalieri del Tempio, oggi abbracciate da tutti gli uomini di buona volontà, Massoni compresi.