sabato 31 gennaio 2015

La Massoneria cresce e si apre al Web.


Riviste, iniziative di solidarietà, approdo sul web. Mentre crescono i suoi iscritti, la massoneria sta tentando di improntare a una maggiore trasparenza la propria immagine. Lo rivela il rapporto Eurispes presentato oggi. Sono stati analizzati i dati forniti dalle prime tre più importanti obbedienze italiane che evidenziano come la massoneria sia tornata numericamente a crescere negli anni e mostri una particolare attrattività presso i giovani.  Il Grande Oriente d’Italia può contare su 22.601 adesioni, circa 600 nuove affiliazioni ogni anno e 824 logge attive. La Gran Loggia d’Italia conta circa 400 logge su tutto il territorio italiano e una forte proiezione internazionale a livello di scambio e cooperazione con altre realtà massoniche, oltre a essere presente in diversi paesi esteri; sono 8.078 i fratelli iscritti. La Gran Loggia Regolare d’Italia, istituita nel 1993, è la più ‘giovane’ e può contare su una presenza capillare a livello regionale con 139 logge.

Fonte: La Voce.

venerdì 30 gennaio 2015

Grazie!


Carissimo Tiziano,
ti ringrazio a nome di tutto il Capitolo Ichnusa di Cagliari per il messaggio e le parole profonde e sincere che hai pronunciato in occasione del Giorno della Memoria.
Mai un periodo fu così triste e nefasto nella storia più recente. Nemmeno Stalin, nella sua follia, fu capace di pianificare nei minimi particolari un programma di sterminio totale attuato con così lucida e agghiacciante freddezza. Nella mia mente sono ancora vive le parole di mio padre, Andrea, che visse sulla sua pelle l'esperienza del campo di concentramento. Parole che è inutile ripetere perchè capisco che oggi avrebbero dell'incredibile, soprattutto quando si è nati in tempo di democrazia e benessere. Eppure è tutto vero: uomini brutalmente privati della libertà, della dignità e della vita, uomini trattati come e peggio di bestie, uomini soggiogati, umiliati, usati e trascinati a forza al servizio della cosiddetta razza superiore. Hai ragione: mai più!!
Nonostante ciò l'esperienza quotidiana dimostra quanto sia difficile per l'uomo capire che l'altro è in realtà parte di noi, quanto sia difficile capire che non si uccide in nome di un improbabile dio, oppure spogliarsi dell'idea malsana che mi elegge, non si sa per quali vie, a migliore o unico.
E allora, quanto lavoro abbiamo da compiere nei nostri Templi!! Quanto da fare abbiamo ancora su noi stessi per liberarci dalla profanità, dall'arroganza, dalla sete di successo o di potere!! Quanto lavoro per conquistare quel sentimento di umiltà, di equilibrio e rispetto verso gli altri che devono essere patrimonio fondamentale di ogni uomo e di ogni Massone.
Chi è il "Primo", o chi vuole esserlo, sia l'ultimo e il servo di tutti. Quanta verità in così poche parole!! Il diverso non si uccide, semmai si educa, nel segno del rispetto e della tolleranza. La verità non si impone; si propone con l'esempio.
Allora, poichè l'umanità ha più che mai bisogno di guida ed indirizzo, lavoriamo con serenità ed armonia per tracciare un sentiero comune ed offrire al mondo un esempio di virtù in nome dell'Uomo, con l'Uomo e per l'Uomo.
Un Fraterno, sincero ed affettuoso abbraccio,

Alessandro Fois.

A Rimini il 15 e 16 maggio 2015 la Grande Assemblea del Rito di York.



Si terrà a Rimini nei giorni 15 e 16 maggio 2015 la Grande Assemblea del Rito di York in Italia.  Una nuova logistica è stata individuata per soddisfare al meglio le esigenze di tutti i partecipanti. Per vedere gli alberghi con cui abbiamo stilato una convenzione cliccate qui.  Per non trovarvi in difficoltà all'ultimo momento, organizzatevi per tempo e approfittate delle convenzioni prenotando subito.

«La Massoneria: percorso di conoscenza, via per il dialogo». A Roma il Convegno del Rito di York

Tiziano Busca

Si svolgerà a Roma il prossimo 7 febbraio alle 10.00, presso Casa Nathan, la struttura polifunzionale del Grande Oriente d’Italia in via delle Medaglie d’Oro n.44 un convegno organizzato dal Gran Capitolo dei Liberi Muratori dell’Arco Reale - Rito di York dal tema «La Massoneria: percorso di conoscenza, via per il dialogo». Interverranno Tiziano Busca, Sommo Sacerdote del Gran Capitolo, Franco Conforti, presidente del Collegio dei Maestri Venerabili del Lazio, Giuseppe Paino, Giuseppe Titone e Mauro Cascio. Modererà Michele Polini.

Nell’ambito dell’incontro verrà anche presentato l’ultimo libro di Cascio, «Il vacillare del senso», in uscita in questi giorni per le edizioni Tipheret di Catania. «La via iniziatica serve a diventare quel che siamo, hic et nunc. Ad allargare la Consapevolezza fino al suo massimo. Se il vacillare del senso è una volontà che ci isola del destino, con un contenuto deterministico di non-verità, c'è la Volontà Vera che è uno sguardo sicuro in una Regione che eternamente È. Il vacillare del senso è la solitudine del viandante che non ha una strada e tutte le tenta, il senso, invece, è la vetta. Da lì vedi che andavano bene tutti i sentieri. Ci sono quelli più lunghi e facili, ci sono quelli più pericolosi, ma immediati. Tutti però portano in cima. E la cima è quel luogo dove il senso non vacilla più, dove la paura è ridotta al silenzio, dove la solitudine è pienezza, dove finalmente il viaggio, il viaggiare e il riposo sono la stessa cosa».

La copertina del libro

Ars gratia artis. I disegni del suono

di Davide Riboli

In un post pubblicato lunedì scorso sul nostro blog si parlava di quella che Georges Gurdjieff definì ‘musica oggettiva’. In tutti i suoi scritti egli ha più volte ribadito che la musica, come altre forme artistiche quali teatro o danza, può essere utilizzata tanto per trasmettere un particolare tipo di conoscenza agli iniziati, quanto per provocare effetti oggettivi su qualsiasi ascoltatore. È noto che proprio Pitagora facesse uso di musiche capaci di curare le malattie e sedare gli animi e l'argomento non ha mancato di appassionare mistici, musicisti e scienziati di ogni epoca, da Ippocrate a Eno, da Mozart a Fripp.

In questo campo, vale ricordare gli esperimenti di Ernst Chladni prima e Hans Jenny poi. Chaldni [1756 - 1827] è stato un fisico tedesco che viene ricordato soprattutto per la sua ricerca sulle lastre vibranti e sul calcolo della velocità del suono. Il suo metodo d'indagine consisteva nell'impartire vibrazioni, tramite lo sfregamento di un archetto di violino, a lastre di vetro ricoperte di sabbia finissima. Egli potè così verificare che la sabbia di cui erano cosparse le lastre si allontanava dalle zone di maggiore vibrazione, raggruppandosi in particolari figure geometriche.


Il lavoro di Chladni era ben noto a Jenni, medico e naturalista svizzero considerato il padre della 'Cimatica' [kymatika (κυματικά) = “studio sulle onde”]. Jenny, dopo aver completato il dottorato, insegnò scienza nella Scuola Steineriana di Zurigo per quattro anni prima di iniziare la professione medica. Nel 1967 pubblicò il suo primo volume, intitolato Cimatica: Lo studio dei fenomeni ondulatori. Il secondo volume uscì nel 1972, l'anno della sua morte. Questi libri raccolgono scritti e documentazioni fotografiche sugli effetti delle vibrazioni sonore su fluidi, polveri, liquidi ed altri composti. Per condurre i propri esperimenti fece uso di un oscillatore al quarzo e di una sua invenzione che chiamò 'tonoscopio' formato da un piatto o da una membrana vibrante.



Questo primo video riproduce gli esperimenti di Chladni e Jenni, facendo uso di una lastra vibrante e sale. È consigliabile abbassare il volume prima della riproduzione perché le frequenze impiegate potrebbero risultare fastidiose o addirittura dannose. Ma, se potete, non azzeratelo del tutto, di modo da poter continuare a distinguere il tipo di frequenza ed il pattern prodotto.




In questo secondo video, più o meno la stessa cosa, ma su un getto d'acqua.




Può apparire poco più che un gioco per bambini, ma è indubbio che il suono abbia capacità morfogenetiche sulla materia e che la riorganizzazione che opera si strutturi su moduli geometrici di valenza simbolica. Una connessione tra energia, vibrazione, simbolo e geometria che ogni iniziato avverte viva e pulsante tanto in sé, quanto nel mondo..

I luoghi della leggenda. Da questa settimana andremo a interrogare i posti dove giace il sapere. Posti che aspettano solo le nostre domande

di Valentina Marelli

Il bastone del pellegrino

Molto spesso, quando si affrontano argomenti di natura iniziatica, si tende a far passare in secondo piano l’aspetto di natura ‘esperienziale’. La caratteristica ‘speculativa’ della Conoscenza ha talmente tanto permeato la quotidianità, che quella ‘operativa’ è diventata quasi secondaria per alcuni aspetti; o ha cambiato notevolmente di significato.  Da Sociologa, mi sono resa conto di come l’uomo sia diventato sempre più pigro avendo un universo intero a portata di un click. Possiamo visitare tutti i luoghi del mondo comodamente seduti sulla poltrona di casa nostra; questa è la speculazione per la speculazione. E l’Esperienza? La questione assume interessanti sfumature se si rapporta ad ambiti di natura iniziatica che per loro natura sono ‘operativi’ perché nascono tali.
Un percorso di Conoscenza, o un cammino Iniziatico,  deve essere ‘fatto’ fisicamente, sono tipi di ‘esperienze’ che vanno compiuti in prima persona. Questo tag, che aggiorneremo ogni venerdì,  nasce da queste poche e semplici riflessioni e vuole offrirvi quelle competenze e quelle informazioni che vi serviranno da stimolo ulteriore per intraprendere effettivamente e ‘fisicamente’ quel viaggio. L’augurio che posso fare ad ognuno di noi è quello di diventare un pellegrino e di andare ad interrogare personalmente quei luoghi leggendari scoprendo con immensa sorpresa che il loro sapere giace quiescente come nelle intenzioni di chi li ha edificati, e che non aspetta altro che qualcuno, con l’ausilio solo del proprio intelletto, di un bastone e di una conchiglia, vada a porre domande.

Cosa insegna la Massoneria? In cosa consiste la sua dottrina?



Cosa insegna la Massoneria? In cosa consiste la sua dottrina? È rivolta solo all’interno o l’Istituzione si deve anche proiettare all’esterno? Un vecchio lavoro, tratto dal sito della Montesion, approfondisce queste domande. Il cammino è di palingenesi conoscitiva. Prima c’è una conoscenza razionale. Ma l’apprendista ha i suoi limiti: è costretto a fare affidamento alla ragione, a isolare, a prendere dei momenti di uno sviluppo spirituale per il tutto, a dare fede all’oggettività delle cose. È costretto a separare, a classificare, a dividere, a costruire concetti astratti, a filtrare la realtà attraverso schemi logici che ha costruito e solo attraverso questi schemi riesce a riconoscerla. È la razionalità il regno del due, delle due colonne, del bianco e del nero. Il Compagno d’Arte avrà un quid in più: l’intuizione. Il dominio non è solo della squadra, ma anche del compasso. Squadra e compasso sono intrecciati. È un lavoro animico. Propedeutico al lavoro spirituale del terzo grado (che si completa nell’Arco Reale, quarto grado dei Capitoli nel Rito di York). Il Maestro (e ancor di più un Maestro dell’Arco Reale) riunisce in sé questa triplice realizzazione (fisica, animica e spirituale). Il compasso domina la squadra, lo spirito domina la Materia. Nell'Arco Reale riesce ad arrivare al Compimento, a trovare quanto nel terzo grado aveva perso, per potersi dire compiutamente 'iniziato'. Gli Ordini iniziatici 'iniziano', appunto, perché si dà per scontato che ci si debba finire da sé. La Massoneria non è dogmatica e, stricto sensu, neppure dottrinaria. Ma solo l' 'iniziato' autentico, sincero, motivato, spogliato di tutto ciò che non gli serve più, può sperare di diventare un 'adepto'.
La nuova utopia è scoprire il fondamento, il cuore della Massoneria, con la sua dottrina, i suoi valori, i suoi ideali. Avere conoscenza del come si formano le idee. E l’essere assolutamente pre-ideologici. Così la Massoneria non subisce la storia. La Massoneria la storia la scrive. Ecco come può proiettarsi nel mondo politico e istituzionale. Non facendo politica. Non costituendo un partito di massoni. O meglio: non facendo della Massoneria un partito. Ma costruendo uomini nuovi che illuminino la politica e la società.

Fonte

Il ruolo della Massoneria nella storia americana



La Massoneria ha avuto un ruolo centrale nella fondazione degli Stati Uniti. È riconosciuto dalla storia, è persino raccontato in opere di fantasia rivolte al grande pubblico, basti pensare al grande successo de La chiave di Hiram di Dan Brown o del film prodotto dalla Disney Il Mistero dei Templari. Anche i monumenti pubblici parlano dell’appartenenza di George Washington e di numerosi presidenti e poi ci sono le star, da Stanlio e Ollio a John Wayne. In questo breve articolo Tym Bryce ripercorre le tappe più importanti di questa influenza.


William Hogarth e la Massoneria

Marriage à la mode

William Hogarth è uno dei pittori inglesi più noti. Abile ritrattista, è famoso soprattutto per le sei tavole di Marriage à la mode. Ci rimangono anche i suoi scritti di estetica e la sua bibliografia ci segnala non sono l’opera che codifica il suo pensiero, The analysis of beauty, ma anche il dibattito che ne scaturì, influenzando le generazioni artistiche successive. Spirito inquieto, libero ricercatore, si occupò anche di quadri storico-religiosi e, lo si ricorda di rado, fu iniziato in Massoneria. Nel saggio che vi proponiamo oggi, pubblicato sul Bollettino della Società di Studi Anglo-americani, Cécile Révauger si sofferma su questo aspetto..

Leggi lo studio

giovedì 29 gennaio 2015

Il pregiudizio. Come spogliarci dai panni logori dei luoghi comuni

di Massimo Agostini


«Noi non abbiamo altro punto di riferimento per la verità e la ragione 
che l’esempio e l’idea degli usi e opinioni del nostro paese. […]
Perciò gli altri diversi da noi sembrano selvaggi, 
allo stesso modo in cui chiamiamo selvatici i frutti
 che la natura ha prodotto nel suo naturale sviluppo»

                   (Montaigne, Essais, Libro I, cap. XXXI)


La riflessione su pregiudizi ed egoismi comuni potrebbe tranquillamente chiudersi con questa affermazione di Montaigne per lasciare ad ognuno, dotato di volontà, bellezza e sapienza, il compito di procedere con la propria intima riflessione. Ritengo infatti che ogni insegnamento dovrebbe limitarsi a fornire, agli altri, spunti di analisi, ovvero di autoanalisi.  
Essendo naturale la tendenza di ogni gruppo sociale al pregiudizio e all’autoreferenzialità, appare logico il rischio che anche ogni associazione, per quanto elevata culturalmente, possa essere assoggettata allo stereotipo e quindi al preconcetto, soprattutto rispetto ad altre similari organizzazioni.
Sembrerebbe infatti scientificamente dimostrato la naturale tendenza dei gruppi: nazioni, stati, etnie o semplici gruppi sociali, allo stereotipo e al conseguente pregiudizio dovuto al tipo di informazioni in esso trasmesse e assimilate.
Ed è per questo che il nostro operare nella vita dovrebbe essere scevro da verità rivelate, presupposto di ogni possibile pregiudizio, bensì essere caratterizzato da percorsi, intimi, personali, esclusivi, di consapevolezza; una consapevolezza che non può essere frutto di insegnamenti più o meno dotti, trovando più sicuro alimento proprio in quell’intima esperienza di analisi e nel personale confronto con la propria e altrui essenza.
Riflettere su se stessi, la pratica del silenzio, il simbolico abbandono di un materialismo consumistico, lo studio personale delle arti liberali; il monito sul potere fine a se stesso, sull’arroganza e su quanto la bramosia del denaro possa avere influenzato l’umanità; costituiscono infatti le fasi simboliche di un costante, duro, intimo lavoro personale, senza limiti e confini, guidato esclusivamente dal proprio solitario rapporto evocativo con gli antichi e misterici insegnamenti, con il simbolismo di un Tempio che deve essere dentro e fuori di noi, e se si è fortunati, con gli stimoli di pochi illuminanti maestri.
Un cammino che per alcuni può proseguire verso più elevati livelli di giustizia ed equilibrio, attraverso un percorso lento di conoscenza e consapevolezza interiore che può condurre ad essere attento osservatore distaccato delle misere realtà umane.
Il Segreto, la Fedeltà, l’Obbedienza, diventano quindi strumenti necessari al consolidamento della Libertà interiore. In questi passaggi è forte il messaggio che la rivelazione divina è in noi e non fuori di noi
Il vivere dell’uomo in questa terra deve assumere l’essenza di un percorso iniziatico la cui impostazione ripudia il dogmatismo ed il fideismo!
Un' obbedienza quella dell’iniziato è infatti riferita esclusivamente a se stesso, al saper perseverare nella ricerca e, se vogliamo, ad un dogmatico antidogmatismo!!
In questo lungo percorso iniziatico che è la vita, l’uomo è chiamato alla formazione della propria coscienza individuata e della propria personalità, scevra dai condizionamenti e da pregiudizi, al fine di sottrarre il proprio io dal grigiore del volgo pensante per interrompere circonvoluzioni mentali che nulla hanno a che vedere con lo scopo della nostra sacra vita.
Significativo è anche il perdono  del saggio rispetto all’ingiustificato giustiziere, nel quale la passione purtroppo prende il sopravvento all’equilibrio e alla giustizia; oppure l’amore universale verso l’umanità sofferente, monito ad essere parte attiva con studi, lavori, ricerche, a beneficio della società,  ma anche tolleranti verso gli errori e le colpe degli altri.
Chi ha superato poi le dure prove della vita non può che aver acquisito il ruolo richiesto nel combattere il dispotismo politico e religioso, assumendo le sembianze e la coscienza del cavaliere armato della spada di giustizia e dello scudo di virtù. Questi non può che essere il saggio Kadosh, il Santo cha è al contempo Spirito e Cuore, Intelletto e Amore; egli sale attraverso le gerarchie delle scienze verso il Cielo per ridiscendere sulla terra attraverso le Virtù. Il Kadosh potendo agire sulla materia inferiore è chiamato a combattere ogni forma di assolutismo ed ogni forma di potere che conduca alla negazione dei valori umani o all’oppressione delle genti.
Infine, anche se forse è il caso di dire in principio, l’essere uomo consapevole della vita, vuol dire giungere alla trasformazione creativa del proprio essere interiore, l’equilibrio acquisito attraverso il percorso conoscenza, consente all’Uomo rigenerato di  unire gli opposti e gli elementi discordanti. Un percorso che, come abbiamo visto in tutti i suoi gradi di perfezionamento, ha i suoi fondamenti nella tolleranza e nella fratellanza, sicché gli altri diversi da noi non sembrano più selvaggi, come dice Montaigne, ma al contrario ricchezze inesauribili per la nostra conoscenza e realizzazione.
La forza propria di chi pratica con sincerità d’animo l’antica e nobile arte liberale non può quindi che rifuggire ogni forma di prevaricazione del pensiero per il bene ed il progresso dell’Umanità, affinché la voce di ogni Uomo posa volare libera fino al cielo.
Un’opera antica questa appartenente in passato solo a uomini di grande sapere, ma che nell’illuminismo ha trovato finalmente la sua esplosiva espressione, come eredità di una cultura divenuta palese; un’eredità millenaria, fondata su un umanesimo spirituale di libera ricerca che ha dato l’opportunità di sciogliere i soffocanti nodi di un oscurantismo religioso, superstizioso e dogmatico, voluto da un potere opprimente, intollerante; cercando finalmente di liberare l’uomo dal giogo della propria ignoranza; ma l’opera del Demiurgo nella manifestazione non ha mai termine, tanto che quel piccolo sogno illuminista trova ancora faticosamente la strada per essere realtà.



I pochi illuminati conoscono bene il simbolo del dualismo; vivendo nel loro percorso il contrasto cromatico tra il bianco ed il nero del pavimento a scacchi, e praticando costantemente un proprio Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem, sotto la duale illuminazione del sole e della luna, posti ad oriente; il bene ed il male sono per questi le demiurgiche, inevitabili forze contrarie della manifestazione, è questa la prima consapevolezza che deriva all’iniziato ai più arcani misteri. 
Non ci stupiamo quindi come certe forme di potere siano ancora presenti, e la liberalizzazione illuministica, per la quale i nostri antichi maestri hanno lottato, sia ancor oggi preda delle fauci del drago che, attraverso l’antico ed ancestrale meccanismo dello stereotipo, tenta di reprimere ogni forma di liberalismo intellettuale per garantire il proprio dominio sulle masse.
Un drago volto a sacrificare sull’altare del potere economico e dell’ideologia tecnicistica ed utilitaristica, ogni velleità di libertà.
Il potere economico, commerciale, politico, religioso, trova ancora nel pregiudizio la principale arma di azione, potenziata da sistemi di comunicazione globalizzata, in grado di far ripiombare nell’ignoranza interi popoli.
L’uomo contemporaneo si trova infatti a vivere in una realtà sociale molto complessa che ha come fondamento la velocità di trasmissione di una enorme quantità di informazioni, la cui assimilazione diviene requisito essenziale al mantenimento di un valido rapporto relazionale con gli altri, in tutti i settori della vita.
Se proviamo a guardarci intorno, ponendo attenzione alla dinamicità delle relazioni che quotidianamente la società pretende, da chi vuole essere in linea con il suo vorticoso divenire, inevitabilmente scopriamo di essere immersi in un mondo multiforme, ricchissimo di sfumature e differenze; un mondo iper-specialistico che trova nel sapere lo strumento per ogni realizzazione sociale e di dominio.
Per non trovarsi quindi quali: inadeguati, immobili, attoniti ed indifesi spettatori, rispetto al caos di questo vorticoso divenire, diventa  inevitabile per l’uomo la ricerca di un veloce appiglio o approdo, quale fondamento per la necessaria sicurezza interiore ed in grado di lenire ogni forma di sofferenza esistenziale ed è proprio su queste paure che il demiurgo opera, alimentando lo stereotipo, il pregiudizio, quali roccaforti e  rifugi per l’individuo inconsapevole.
La certezza ricercata in punti fermi di riferimento, immediati, logici e condivisi con il gruppo, comporta una indispensabile e veloce assimilazione e trasformazione delle informazioni che quotidianamente ci circondano, in qualcosa di facilmente fruibile e spendibile nel quotidiano; diventa quindi indispensabile per l’uomo procedere attraverso semplificazioni concettuali di ciò che è complesso, formulando strutture  ideative immediatamente spendibili all’occorrenza, attraverso processi organizzativi fortemente schematizzanti.
Una sorta di semplificazione simbolica di concetti complessi, basata su modelli culturali riduttivi, semplicistici, materialistici, con finalità meramente utilitaristica alla quotidiana sopravvivenza individuale e di gruppo.
La ricerca del simile ovvero di chi condivide lo stesso pensiero, inoltre consente all’individuo di acquisire ancora sicurezza che si tramuta in una sorta di alleanza difensiva nei confronti del diverso, anche perché il diverso potrebbe mettere in gioco quell’equilibrio acquisito dal gruppo che trova alimento proprio nel pensiero comune stereotipato.
La velocità dell’individuo nel doversi equilibrare negli altri e nel mondo che lo circonda, può inoltre condizionare fortemente la libertà di giudizio e di pensiero.
Tale necessità di salvezza, trova per altro sulla sua strada una inadeguatezza nell’utilizzo dei sistemi di comprensione e, ancor peggio, una sofisticata manipolazione dell’informazione volta a condizionare lo stesso vivere sociale verso stereotipi conoscitivi che diventano il fondamento di ogni conseguente pregiudizio.
Ciò avviene attraverso il processo cognitivo della semplificazione per categorie ovvero la predisposizione a formulare classificazioni, che, con il minimo sforzo, permettono all’individuo di raggruppare degli oggetti o persone con caratteristiche comuni, in categorie.
Ed è proprio  attraverso la comunicazione che il potere dominante agisce per alimentare lo stereotipo e il pregiudizio quale strumento di controllo, individuando spesso con un solo sostantivo un’intera categoria, attraverso un’azione esemplificativa e riduttiva che va ad accentuare solo una caratteristica dell’oggetto a cui si riferisce, oscurando tutte le altre.
 Si dà luogo così ad una sorta di feticismo verbale costituito da etichettature, nomignoli e epiteti che riducono di molto l’angolo visuale dell’individuo sulla realtà sociale: colore della pelle, idioma, suoni, versi, rumori, alimentano meccanismi ideativi semplici di catalogazione che esulano da più elevati e complessi riferimenti logici, superiori per annidarsi nei meandri mentali immediati, automatici.
In questo modo la comunicazione agisce facendo leva sul contenuto ideativo (l’immagine) che si lega alle categorie ed è proprio quando la categoria si arricchisce di immagini e di credenze eccessive, che siamo in presenza di uno stereotipo creando quindi artatamente un’opinione esagerata in associazione ad una categoria.
Per una comunicazione efficace, lo stereotipo deve però contenere in se parziali verità condivise e se vogliamo storiche, sia in senso positivo che negativo, chiaramente elevate all’ennesima potenza. Queste parziali verità diventano il fondamento del preconcetto e della costruzione della stessa credibilità dello stereotipo
Essere cittadini del mondo sembra trovare la negazione proprio nelle barriere culturali imposte dalla propria “civiltà” che fa della propria tradizione e cultura l’elemento fondante di identità sociale, ancor più spinta quando la barriera è innalzata nella logica dei dogmatismi religiosi e non! Inevitabile quindi il condizionamento, risultando per il “normale” individuo insormontabile la barriera culturale entro la quale è nato e cresciuto e dall’interno della quale è chiamato a giudicare altri modi di essere, di sentire e di pensare, del tutto diversi dai suoi.
La maggior parte degli studiosi ritengono che vi sia una normale predisposizione umana al pregiudizio, personalmente ritengo che il meccanismo logico e semplicistico di categorizzazione costituisca di fatto un innato meccanismo di difesa individuale e sociale, presente fin dall’origine dell’umanità nel suo confronto con la natura. Difendersi dall’ambiente naturale significa infatti riuscire ad attivare, in modo veloce, meccanismi logici ideativi, interpretativi che hanno nella semplificazione conoscitiva un naturale presupposto difensivo.
Il pregiudizio quindi come primordiale istinto di sopraffazione-difesa proprio della natura umana che trova nell’identità riconosciuta, attraverso giudizi a priori, abitudini di pensiero per discriminare l’indigeno dall’estraneo: una sorta di innato meccanismo immunitario individuale e ancor più sociale che consente di produrre anticorpi per riconoscere il proprio self sociale dal non self e conseguentemente attaccare tutto ciò che a priori viene riconosciuto come estraneo.



Esplicativa di questo meccanismo è la favola di Jonathan Swift, I Viaggi di Gulliver, una favola surreale, le cui invenzioni fantastiche non sono che delle metafore per evidenziare l’intolleranza innata nei confronti del diverso e la conseguente ingiustizia degli uomini.
Va notato che la consistenza dei pregiudizi a priori si fonda soprattutto sull’arroganza dei sapienti, sui luoghi comuni della cultura, sulla disinformazione.
In questo senso, sembrerebbe inevitabile dichiarare il fallimento dell’idea illuministica del cosmopolitismo, dell’universalità dell’uomo nel suo diritto a coltivare la propria naturale diversità e ad essere riconosciuto per questa come elemento di ricchezza per l’umanità, piuttosto che un pericolo. Un' umanità vittima quasi della sua stessa ragione critica e dalla scienza da essa prodotta.
Una sorta di eccesso di conoscenze che, procedendo in una evoluzione veloce e caotica, ha determinato una progressiva deriva delle stesse per l’incapacità di assimilazione, comprensione e visione unitaria. Una conoscenza che sempre più assume le vesti di una specializzazione estremizzata, sicché il particolare prende il sopravvento sull’universale, creando di conseguenza logiche di contrapposizione e di potere al punto che per la 'comune umanità' appare più semplice regredire nella negazione della ragione stessa, finanche rifugiarsi nella superstizione, piuttosto che comprendere la complessità del sistema.
Tale tecnicismo spinto associato ad una globalizzazione che sta rimescolando le diverse culture in tempi brevissimi, se non addirittura vorticosi, con l’unico fondamento del profitto economico di pochi, richiede da parte di degli Uomini una veloce e solida presa di coscienza, al fine di evitare: tensioni, incomprensioni, conflitti, ed ancor peggio la massificazione del genere umano verso disvalori ed impoverimenti culturali.
Il grande pericolo, perciò, non è tanto la diversità quanto invece la degradazione delle culture, in nome di un 'progresso' incontrollabile e di un tecnicismo esasperato che conducono l’individuo nel ruolo di semplice accessorio di un sistema efficiente, ma impersonale, dominato dalla sola dimensione economica. In questo contesto di massificazione al ribasso, l’identità culturale diventa quindi un bene prezioso per l’Umanità.
In sostanza appare fondamentale riproporre condizioni di equità e giustizia anche attraverso la salvaguardia della stessa identità umana e sociale, garantendo la sopravvivenza delle diversità culturali, anche quando queste appaiono stereotipate e non conformi al comune pensare.
Un’umanità privata delle diversità e varietà di pensiero, dell’identità sociale, storico, culturale etc.. costituirebbe una realtà sicuramente contro natura e quindi non conforme agli stessi fondamenti della tradizione sacra che trova uno dei suoi principi importanti di ricerca proprio nell’equilibrio naturale.
L’identità di ogni gruppo, nazione, etnia, etc… nei valori della propria tradizione costituisce la vera ricchezza dell’Umanità, permettendo agli individui di interagire positivamente con l’ambiente, di comprendere gli altri ed esserne compreso, di condividere valori, strumenti di pensiero e sensibilità.
Spezzare le catene degli egoismi e spogliarsi dai panni logori dei luoghi comuni per agire con equità e giustizia, sembrerebbe quindi essere ancora un miraggio utopistico, forse anche esso stesso un luogo comune riferito ad una società ideale non consona a questa misera umanità, ancora facile preda dell'ignoranza e della superstizione.
L'autodefinirsi quale 'centro d'unione' tra gli uomini, sulla sola base delle loro qualità morali e di una religiosità non precisamente qualificata, costituisce ancora oggi salto in avanti, semi-utopistico e rivoluzionario,
Il sogno comune di ogni uomo Uomo consapevole dovrebbe essere quello di costituire un’ élite di Uomini, Liberi e di Buoni Costumi, in grado di essere i protagonisti di una “nuova cavalleria”, i paladini volti a diffondere un modo di pensare la diversità, vista, non come pericolo, ma come risorsa per il bene e il progresso dell’Umanità.



Una sorta di rete di 'conoscenze illuminate' in grado di combattere pregiudizi, luoghi comuni ed egoismi, prodotti da un potere dogmatico, oggi rappresentato anche da un universalismo economico volto ad un profitto fine a stesso; da un tecnicismo e da una conoscenza specialistica arrogante ed emarginante; contrastando nel contempo la manipolazione delle coscienze prodotta da un sistema di comunicazione a servizio del potere dominante.
Un’azione sicuramente non facile, anche perché forte è la reazione di certi poteri che si avvalgono dello strumento più antico e connaturato alla specie umana: lo stereotipo e il conseguente pregiudizio volto ad annichilire ogni sorta di opposizione, facendo apparire chi è fuori dai limiti della cultura dominate, come alieno o bestia da domare. 
Ordo ab Chao, 'ordine dal caos', recita un antico motto iniziatico che indica simbolicamente il percorso, il fine a cui tendere, ossia la ricerca della perfezione interiore, partendo dalla naturale confusione, fino a raggiungere, alla conclusione del cammino, uno stato di equilibrio e giustizia.
Quindi un motto che nulla a che vedere con l’arrogante luogo comune di una fantomatica ricerca di un potere politico ed economico fine a se stesso, da porre alla base di un nuovo ordine Mondiale di governo: il percorso iniziatico non crea operai obbedienti e ciechi al servizio di burattinai dediti alla costruzione di una fantomatica società volta ad annientare ogni pensiero diverso.
Questa è appunto lo stereotipo con il quale devono fare i conti certe associazioni iniziatiche,  creato proprio da chi vede in esse l’ostacolo alle proprie finalità di dominio, poiché gli uomini liberi e di buoni costumi, ovvero soggetti pensanti, dotati una propria indipendente consapevolezza e di equilibrio e giustizia, non sono sicuramente funzionali ad un dominio basato sull’ignoranza e la massificazione.
Giova ricordare a tale proposito il parere del massimo esoterista del secolo scorso, René Guénon, che avvertì nei suoi scritti della pericolosità delle organizzazioni contro – iniziatiche:
«… un potere occulto di ordine politico e finanziario non dovrà essere confuso con un potere occulto di ordine puramente iniziatico ed è facile comprendere che i capi di quest’ultimo non si interessino affatto alle questioni politiche sociali in quanto tali: essi potranno addirittura avere una assai mediocre considerazione di coloro che si consacrano a questo genere di attività».
Relativamente all’ordine sociale è bene però evidenziare che come dice Sant’Agostino  "nella 'città di Dio' non c’è repubblica se non c’è giustizia” e lo stesso Platone afferma “il sommo dell’ingiustizia è  sembrare giusto senza esserlo”.
Il nostro quindi deve essere un percorso interiore per la costruzione di un Uomo nuovo che ha nella conoscenza (Gnosi) il suo fulcro fondamentale;  un Uomo che, proprio grazie al suo equilibrio interiore, rigenerato nei gradi Sublimi, è capace di muoversi tra equità e necessità, di unire gli opposti e gli elementi discordanti. 
Un percorso iniziatico che necessita di essere vissuto con Emozione e Intelletto, ispirato da comprensione e saggezza, con la Forza Ardente del Guerriero Kadosh e l’Amore Benevolo del Giudice Filosofo, in una progressiva unione degli opposti per giungere, superando il velo dell’Abisso, alla consapevolezza (la qabalistica da’ath) di un’altra dimensione.
È questo il nostro antico segreto che porta all’unico vero  potere occulto: ESSERE.

mercoledì 28 gennaio 2015

Sandusky, la cittadina americana a forma di squadra e compasso



Che la topografia di Washington avesse ‘citazioni’ massoniche è cosa nota. Quel che forse non si sa è che non è l’unica. Sandusky per esempio è una cittadina dell’Ohio progettata in modo tale che le quattro arterie principali formino una squadra e un compasso, il simbolo massonico più noto. L’architetto che ha disegnato il progetto della fondazione è un massone, si chiama Hector Kilbourne e fu membro della Science Lodge n.50.

La musica massonica nel settecento



Vi segnaliamo oggi un saggio di Paul Nettl del 1930 apparso sul The Musical Quarterly dove viene analizzata la musica massonica settecentesca. Ricordiamo che un ottimo approfondimento a riguardo, con i suggerimenti di brani adatti alla ritualità massonica, è il primo testo prodotto dal Capitolo di Studi del Rito di York, De Lantaarn, La Massoneria. Una simbologia in movimento pubblicato nell’omonima collana da Tipheret..

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«Egitto in Italia, Italia in Egitto», il seminario internazionale



Avrà luogo oggi e domani all’Istituto Italiano di Cultura de Il Cairo con ingresso libero il Seminario
«Egitto in Italia, Italia in Egitto», con la partecipazione di cattedratici di vari atenei internazionali. Si parlerà dell’opera massonica di Mozart, il Flauto Magico, e della diffusione del pensiero iniziatico dell’Antico Egitto in Europa e in Italia, ma anche dell’esoterismo napoletano, dell’influenza degli Antichi Misteri nell’Arte e della Numerologia del papiro Rhind considerando Fibonacci e Pitagora..

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Giuseppe Diena, massone, il medico dei poveri

Giuseppe Diena

Giuseppe Diena era un gastroenterologo e morì in un campo di concentramento. Le Confidenze di Floriana Putaturo Diena, raccolta da Orsolina Guerri, sul suocero: era un uomo curioso, laico e tollerante, appassionato di arte e di musica. Dopo aver studiato a Parigi e Berlino insegnò all’Università di Torino fino a che le leggi razziali glielo proibirono. Massone, si è sempre prodigato per gli altri, a dispetto di qualsiasi rischio. Curò poveri e giovani. Anche nel lager si occupò dei più deboli, divideva le sue razioni e fu ucciso a randellate mentre imboccava un anziano malato. Sono anche questi gli uomini che hanno fatto grande la Massoneria.

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L’antimassonismo colpisce il nostro blog

Una copertina de L'Asino (1907)

L’antimassonismo colpisce anche il nostro blog. Avevamo segnalato le bizzarre esternazioni di un sito amatoriale, che reagisce così: «Ci critica una obbedienza massonica italiana, microscopica per la verità, infatti Radio Spada in merito a questa micro-setta non aveva mai pubblicato nemmeno mezza riga. Codesti settari ci criticano perché noialtri siamo fuori dalla storia, peccato che Santa Madre Chiesa, guidata dai Vicari di Gesù Cristo, ha retto le redini di venti secoli, la setta massonica, invece, è un rigurgito mal digerito d’illuminismo becero e cabalismo tardo-rinascimentale, tre secoli a dir tanto». Ed ora che pure quelli di Radio Spada, che sono in intimità con i vicari di Cristo, ci hanno dedicato mezza riga possiamo vivere più sereni e digerire il nostro illuminismo in Santa (!) pace..

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Luigi Sessa ospite del Rotaract



Sono tante le impostazioni storiche e culturali che ci raccontano origini, influenze e sviluppi della Massoneria. Negli ultimi anni, da un punto di vista editoriale, si è anzi visto un periodo molto effervescente, fatto di studi e libri accademici o comunque di grande serietà e rigore. La posizione più accreditata è quella ‘spirituale’, una grande corrente ‘tradizionale’ che da sempre sostanzia la storia dell’uomo che si è sedimentata nel simbolismo e nella ritualità massonica. A partire dall’Egitto la sapienza si è prima definita in Grecia, per poi trasmettersi nel neoplatonismo e nelle forme storiche più diffuse (l’ermetismo, la qabalah). La storia della Massoneria è cioè la storia di uno Sviluppo che ha la nostra attuale pratica iniziatica come tappa di un percorso.
Uno degli storici da tempo impegnati a dare la sua personale interpretazione è Luigi Sessa, ospite di un incontro organizzato all’Hotel Club House l’altro ieri dai giovani del Rotaract di Roma.  Sessa è l’autore di diversi saggi sull’argomento, tra cui La Massoneria. L’antico mistero delle origini e I simboli massonici. Storia ed evoluzione.

In libreria il Dizionario della Massoneria di Pierre-Yves Beaurepaire



La Massoneria ha il suo fascino. Un fascino dettato dalla storia, ma ancora di più dal suo simbolismo e dal suo contenuto, indispensabile per una palingenesi dell’iniziato che usa i rituali per una effettiva trasformazione di sé. Un processo di Conoscenza che ha la Conoscenza come strumento e come fine. E la bibliografia massonica in tutta Europa si arricchisce giorno per giorno. Come questo bel titolo di Pierre-Yves Beaurepaire, sotto forma di dizionario, voce per voce, l’essenza di una Istituzione fondamentale per lo sviluppo spirituale dell’Occidente, dall’Alchimia e dalla sua portata Tradizionale, influenzata cioè dalle sapienzialità della nostra cultura (Qabalah ebraica, Gnosticismo) fino all’attualità e all’influenza nella politica e nella cultura..

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martedì 27 gennaio 2015

27 gennaio 2015



Il Right Eminent Department Commander per l'Europa - Cav. Emilio Attinà ricorda il 27 gennaio, "giorno della memoria". In uno dei passaggi più significativi scrive: «L’Olocausto voleva eliminare non solo una 'razza' ma annientare una cultura che ha dato vita alla storia della Umanità. Noi insieme e singolarmente dobbiamo ribadire il nostro No contro ogni forma di prevaricazione dell’Uomo sull’Uomo'.  Clicca sul Link-fonte per scaricare o leggere tutto il messaggio.
Link-fonte: 27 gennaio 2015.

Il giorno della Memoria. Il Sommo Sacerdote Tiziano Busca: «Siamo testimoni attivi e ribelli»

Tiziano Busca, Sommo Sacerdote del Gran Capitolo



«Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il piano. 
Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai». 
(Bertrand Russel)

La storia ricorda, testimonia insegna. La storia è memoria del tempo, è memoria di valori, è memoria di successi, di sconfitte, di atrocità di nobiltà di animo umano, di guerra di pace.  Ma perché la storia non sia solo memoria chi, nei valori dell'Uomo, trova le radici e le ragioni della pace, della tolleranza della libertà non può non testimoniare ogni giorno la via della sconfitta rappresentata dalla barbarie e dell'eccidio tragicamente manifesto nei campi di concentramento. La Libera Muratoria ha questo compito come al pari il Rito York. Non può essere ucciso l'Uomo! La sua energia la sua anima saranno sempre bandiera presente ogni giorno, a testimoniare che gli eccidi del nazismo e la sconfitta della ragione e della vita hanno, negli uomini del dubbio e della ragione dei saggi e dei massoni, testimoni attivi ribelli e rivoluzionari contro ogni forma di autoritarismo e privazione dei diritti.
La bandiera della Libera Muratoria testimone del rispetto della diversità che non per fede religiosa, colore o posizione economica distingue il fratello dal fratello. Anche in questo tempo dove ogni forma di estremismo religioso o politico si manifesta con distruzione di vite la Libera Muratoria ha il compito di continuare nel suo messaggio di costruzione del percorso iniziatico di difesa dei valori di libertà anche con atti manifesti e condivisi verso il mondo sociale verso il mondo giovanile. La montagna di scarpe di uomini,  donne, bambini, di ebrei, di massoni, di omosessuali, di spiriti liberi e ribelli, che viene conservata nel campo di concentramento di Auschwitz è la vergogna che grida alle nostre anime, non  è solo la memoria di vite distrutte, di persone bestialmente uccise ma il risultato di ciò che accade quando la via della conoscenza e della tolleranza vengono sconfitte.
Mai più! Ogni giorno e sempre memoria e impegno contro i distruttori della dignità umana, della pace, della libertà per consentire che ogni seme di pensiero, ogni voce fuori dal coro, ogni spirito libero...cresca!

Tiziano Busca
Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dei Liberi Muratori dell'Arco Reale - Rito di York

Solo la Memoria potrà salvarci

di Domenico Priolo



Sono troppo ‘giovane’ per aver vissuto i tragici anni dell’ultima guerra e della Shoah. Nonostante ciò, grazie al concetto autentico di ‘Memoria’, posso esprimere in modo abbastanza consapevole l’orrore e l’esecrazione massima nei confronti delle ideologie che imperversavano allora.  La ‘Memoria’ di cui parliamo è non un mero ricordo ma bensì un ripresentare, tener presente l’evento.  Come è dolorosamente attuale la considerazione pasoliniana! «Soprattutto il complotto ci fa delirare. Ci libera da tutto il peso di confrontarci da soli con la verità».
Un evento storico si colloca sempre in un tempo passato,  l’evocarlo lo fa rivivere nel presente, così persone e fatti di ieri entrano nella nostra quotidianità, e ciò è un fatto singolare perché la vita del presente che ha i suoi ritmi e regole consolidate respinge tutto ciò che non ha attinenza con il reale fluire del momento.
Così la storia, per quanto reale e anche radice del presente, in un certo senso, ci appare come qualcosa di scontato che  ha si qualcosa da insegnarci, ma che è da relegare  sempre in un angolo come se fosse un polveroso libro posto su uno scaffale di una libreria, sappiamo della sua presenza, lo possiamo sfogliare, ma lo possiamo anche ignorare.
Le date, le ricorrenze, allora ci appaiono come dei campanelli, che pongono la nostra attenzione su quanto è accaduto, ma se non entriamo nell’intimo di un evento non sapremo cogliere mai l’attualità di ciò che quell’evento ci dice, ed è appunto inserendo l’evento nell’attualità vivendolo da vicino possiamo capire che  quanto è avvenuto ci parla a noi uomini di oggi.
In questo inizio dell’anno, precisamente il 27 di Gennaio, giornata nella quale si commemora la Shoah, siamo pervasi da un sentimento di pietà e di commozione verso le vittime della follia nazista, dell’eccidio rivolto verso un intero popolo: gli Ebrei; si voleva allora cancellare in tutti i modi partendo da presunte idealità una cultura ed una religione, ed ancora oggi guardiamo stupiti a quei fatti che ci sembrano veramente al di fuori di ogni logica di civiltà umana e stentiamo a credere che tutto ciò sia successo, se non fosse che rimangono le testimonianze umane di tali atrocità e i muti scheletri delle torrette dei campi di sterminio, dei capannoni,  dei filo spinati, di quei viali, in quella fabbrica della morte  dove tutto era organizzato al fine di uccidere.
'Shoah', allora non è ciò che è successo in una nazione o se vogliamo in più nazioni sotto un’unica ideologia, appena 70 anni fa, questa parola infatti deve farci comprendere i meccanismi sempre presenti nelle dinamiche umane che possono portare  anche in paesi cosiddetti civili, dove fiorisce la scienza e l’amore per il bello, che se non sono motivati dal sentimento di promuovere la dignità dell’uomo, certamente sfociano  in ciò che la storia ancora ci racconta e allora non è  esagerato guardare alla Shoah come un monito e non stancarsi mai di dire: «Non vogliamo mai più che ciò avvenga».

Giorgio Sacerdoti ospite del Circolo Culturale Manfredi



Lo scorso venerdì presso il palazzo del governo di Benevento si è svolta la commemorazione della Shoà. Con il patrocinio della Prefettura di Benevento, la manifestazione è stata organizzata dal Rotary Club di Benevento e dall'associazione 'Circolo Culturale Manfredi'. Settant'anni sono passati dall'apertura dei cancelli del più tragicamente noto dei campi di concentramento di Adolf Hitler, quello di Auschwitz e quella profonda ferita nella storia d'Europa è stata ricordata attraverso le parole di Giorgio Sacerdoti, docente alla Bocconi di Milano e presidente del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano.
Sacerdoti ha rievocato dolorosamente  la storia della sua famiglia tra deportazione e salvezza. La visita a Benevento di Sacerdoti, invitato personalmente da Enza Nunziato, giornalista beneventana da sempre molto sensibile alla salvaguardia della memoria rispetto alla spaventosa pagina delle persecuzioni a danno degli Ebrei perpetrate dai nazi-fascisti, ha fatto da prologo alla Giornata della Memoria che cade ufficialmente oggi. Proprio Nunziato, che ha ricoperto sino a qualche tempo fa la carica di presidente del Rotary beneventano, ha organizzato e moderato i lavori della serata intitolata 'Memoria e… è Libertà' che ha coinvolto la Prefettura e la stessa Comunità Ebraica di Napoli. Nunziato ha rievocato l'abominio delle leggi razziali approvate nel 1938 dal regime fascista che, con quell'atto, si adeguò alle politiche razziali del nazismo tedesco. Purtroppo, però, quella vergogna non appartiene al passato: «Quell'indifferenza e quel dolore sono ancora tutt'ora presenti.  Oggi giorno c'è chi ancora nega l'Olocausto e ci sono quei rigurgiti antisemiti».
Insomma, la lotta all'Ebreo non è un fatto del passato, ma una realtà contemporanea, sebbene ovviamente lo Stato non si renda responsabile ora di quella vergogna. All'appuntamento in Prefettura hanno partecipato anche gli studenti del Liceo Scientifico "Rummo", veri testimoni del domani.  I ragazzi hanno, dunque, ascoltato Sacerdoti che ha raccontato come gli sia balenata l'idea di scrivere un libro dal  titolo: Nel caso non ci rivedessimo prendendo in prestito le parole purtroppo profetiche dell'ultima lettera spedita da Siegmund Klein alla figlia Ilse  pochi giorni prima della sua deportazione da Amsterdam ad Auschwitz nell'ottobre 1943. Quel tragico fatto intervenne proprio mentre Ilse e il marito milanese Piero Sacerdoti (papà dell'autore) riuscirono a salvarsi riparando in Svizzera, scappando dal nostro Paese con il loro neonato Giorgio, che è appunto l'autore del libro. Proprio di Giorgio Siegmund scriveva: «Non lo potrò mai vedere altrimenti che in fotografia». Nella tragedia degli ebrei occorre distinguere tra "i sommersi" e "i salvati" secondo l'espressione di Primo Levi: tra i sommersi anche la mamma di Ilse, Helene, morta in Olanda, ed il fratello Walter di soli 22 anni, arrestato in Francia mentre cercava di raggiungere la sorella. Il carteggio tra i genitori ed Ilse nell'Europa in guerra, miracolosamente preservatosi, riemerge dopo settant'anni, con il suo carico di affetti, di preoccupazioni, di speranze.  Una vicenda che, a distanza di decenni, si conclude nel 2011 con la 'riconciliazione' ideale dei figli di Ilse con quella Colonia da cui i nonni dovettero fuggire nel 1938: con la posa delle "pietre d'inciampo" con i loro nomi davanti alla casa dove avevano abitato. Sacerdoti ha sottolineato: «Presi quella scatola di scarpe nella quale erano contenuti  lettere quasi tutte in tedesco per far riemergere i ricordi.  Era un delitto non farlo e non pubblicarlo vista l'importanza di quei documenti». L'autore in effetti non voleva far altro che rendere pubblici gli stati d'animo, le paure, le speranze e la stessa rassegnazione per una vita distrutta travolta dalla guerra e da un follia che portava a considerare la popolazione ebraica inferiore a quella ariana. Il volume racconta due storie parallele di due famiglie ebree; i Klein tradizionalmente tedeschi rifugiati in Olanda ed i Sacerdoti italiani. Sacerdoti grazie a queste lettere ed anche a presentimenti tragici è riuscito a scrivere un libro arricchito da una documentazione autentica e storicamente probante. L'incontro ha visto la partecipazione di Floriana Maturi, il capo Gabinetto in rappresentanza del prefetto Paola Galeone.
Maturi ha detto: «Questa deve essere una giornata di riflessione e non bisogna mai dimenticare il passato perché questi orrori possono capitare nuovamente». Luigi Marino, del Circolo Manfredi Benevento, si è detto colpito e commosso dal contenuto del volume: «È stato difficile leggerlo tutto d'un fiato.  Ci sono vari sentimenti se uno si trova a contatto con queste pagine.  C'è un atto d'amore di un nipote che non ha mai conosciuto il nonno se non tramite queste lettere ed un atto di grande apertura nei confronti del lettore, potendo avere la possibilità di avere queste storiche corrispondenze. Si può notare la cattiveria, la follia, la scelleratezza di quel periodo». Marino, inoltre, ha rimarcato come nel volume si ricostruisca uno dei tanti aspetti delle persecuzioni: in quei tempi un avvocato ebreo non poteva esercitare in giudizio. Anche da questa assurdità ne esce fuori, per Marino, un ammonimento per le giovani generazioni a rinsaldare valori di uguaglianza, libertà e fratellanza.


Quando l'umanità perde la fratellanza



Quello che manca nelle notti dell’orrore è l’umanità. Cioè il nostro non essere più capaci di essere umani.  Un delitto che urla contro il cielo, quando si perde il senso dell’umanità, il senso dello stare insieme. Lo sterminio di un popolo è una ferita che indigna perché ha a che fare con la perdita del valore più importante. Perché, per parafrasare il grande Edoardo De Filippo nel contributo che vi proponiamo, ci si vergogna persino di essere uomini. Meglio essere una scimmia o un pappagallo. Se poi la nostra cultura nella sua storia è stata capace di tutto in nome del denaro e del potere. Se tutto diventa numero, sbiadisce ogni sensibilità, ogni affetto. Ricordare vuol dire prenderne atto. Con tutto l’amore di cui siamo capaci.




Dialogo tra Hitler e Socrate

di Quirino Tirelli



I.
AMICO – Ciao Socrate, da dove vieni?
SOCRATE – Dall'Acropoli dove ho passeggiato e ragionato con la mia anima. Non sai quante cose si possono imparare esercitando il dialogo interiore ed esternandolo, coinvolgendo altri Ateniesi nel proprio ragionamento, giungere a conclusioni del tutto inaspettate. È un'attività che ognuno dovrebbe esercitare. Cosa mi dici di te? Da dove stai venendo così pensieroso?
AMICO – Dalla casa di Callicle. Si trova qui ospite, da qualche giorno, una persona che si intrattiene  in interessanti ragionamenti.
SOCRATE –  Interessanti ragionamenti? Così mi incuriosisci
AMICO – Sì Socrate, io credo che dovresti ascoltarlo! Ogni giorno le persone che accorrono alla casa di Callicle sono sempre maggiori del giorno prima. Tutti sono affascinati dalle sue idee e dal modo con cui le esprime.
SOCRATE – Bene amico mio, non indugiamo più oltre! Guidami da costui.

II.
AMICO – Ho portato qui il mio amico Socrate, carissimo Hitler, lui è un indagatore dell'animo umano, capace di farsi più nemici che amici. Credo che potrebbe essere interessante, per me e per tutti i presenti, ascoltare un vostro ragionamento.
HITLER – Con vero piacere! Sono qui per questo. Il mio compito è divulgare la mia visione del mondo e sono certo che Socrate ne sarà entusiasta.
SOCRATE – Visione del mondo? Sentiamo sono curioso
HITLER – Certo caro Socrate. Il compito che mi sono proposto è quello di divulgare queste mie idee, diffonderle, perché sono convinto che esse possano portare ad un mondo migliore.
SOCRATE – Ascoltiamole dunque.
HITLER – Hai mai sentito parlare delle teorie di Darwin?
SOCRATE – Certo
HITLER – Quindi saprai che in natura è il più forte che vince la quotidiana battaglia per il dominio della natura. Purtroppo, però, il processo evolutivo dura molto tempo. Quello che mi sono chiesto è: come fare a velocizzare l'evoluzione selezionando il genotipo vincente? Qual è il genotipo vincente?. Dopo anni di riflessioni sono giunto alla conclusione che il genotipo vincente si esplica attraverso particolari caratteristiche fenotipiche che ho trovato nella razza ariana. Uomini e donne alti, biondi, muscolosi, occhi azzurri, carattere deciso, ferrei nei loro propositi. Mi sono proposto di selezionare questa razza per fare in modo che prevalga sulla terra. Per fare questo bisogna eliminare le contaminazioni geniche, Ebrei, zingari, omosessuali, persone che la pensano in modo diverso (anche le idee rappresentano adattamenti negativi che possono danneggiare la mia selezione). Queste contaminazioni renderebbero futile la mia selezione essendo come un virus che, silente, nascosto tra le basi del DNA, vanificherebbe ogni sforzo per il miglioramento della razza umana. Come dicevo sopra, un fattore importante in questo processo è il tempo. L'evoluzione, per definizione, è lenta. Per velocizzare il tutto ho ideato un piano di smaltimento genotipico, molto articolato, che prevede la costruzione di centri di raccolta per i genotipi  da eliminare. Con un'accurata programmazione ho stimato che in 10 anni si possa pervenire alla totale scomparsa dei genotipi da eliminare e alla prevalenza del genotipo vincente. Cosa ne pensi di questa mia idea caro Socrate?
SOCRATE – Interessante! Voler migliorare il mondo è sicuramente pregevole e degno di nota. Ma sei sicuro che agendo in questo modo la razza umana possa trarne giovamento?
HITLER – Certo!
SOCRATE – All'inizio del tuo discorso hai menzionato la teoria evoluzionistica di Darwin
HITLER – Infatti Socrate è così
SOCRATE – Hai detto che secondo le teorie di Darwin è il più forte a prevalere
HITLER – Sì l'ho detto
SOCRATE – E allora dimmi, chi è il più forte?
HITLER – Mi sembra di essere stato chiaro, l'ho detto chiaramente, il genotipo che si esplica nel fenotipo della razza ariana, non mi piace ripetere le cose Socrate.
SOCRATE – Permettimi di insistere. Davvero credi che la razza ariana sia la più forte di tutte ?
HITLER – Certo è così.
SOCRATE – Come, tu hai detto la razza ariana è caratterizzata dai capelli biondi, occhi azzurri, pelle chiara. Sicuramente un fenotipo che si adatta molto bene alle regioni nordiche ma che non tanto bene si adatta alle regioni tropicali dove c'è un sole molto forte e dove questi individui avrebbero sicuramente delle oggettive difficoltà ad adattarsi. La loro pelle, infatti, si scotterebbe facilmente e, sicuramente, andrebbero incontro ad una maggiore incidenza del melanoma maligno. In queste condizioni, quindi, questa razza sarebbe svantaggiata e non avvantaggiata. Permettimi di farti un'altra domanda Hitler.
HITLER – Dimmi pure
SOCRATE – Chi è, tra gli animali, il predatore più forte in natura?
HITLER – Sicuramente il leone Socrate.
SOCRATE – Certo il leone è un animale possente, non teme rivali nella savana. Cosa succederebbe però se mettessimo lo stesso leone al polo nord? Morirebbe dopo pochi minuti. Il polo nord è il terreno di caccia di un altro formidabile predatore, l'orso bianco! Lo stesso, però, nella savana non saprebbe sopravvivere neanche un giorno.
HITLER – Sì lo credo Socrate.
SOCRATE – Bene! Cosa, quindi, possiamo concludere da tutto ciò? Che più forte e più debole in genetica sono termini relativi. In determinate circostanze, se sussistono determinate condizioni ambientali, una determinata caratteristica genotipica può essere avvantaggiata rispetto ad un'altra. Tuttavia, però, se le condizioni ambientali cambiano, la stessa caratteristica genetica da favorita si trasforma in sfavorita. Da tutto questo possiamo concludere, caro Hitler, che in natura non è importante avere delle caratteristiche genotipiche migliori rispetto ad altre ma, invece, è importantissimo avere una variabilità genetica. La variabilità genetica, infatti, ci consente (a noi come razza umana) di far fronte ai cambiamenti che si sono sempre verificati in passato e che sempre si verificheranno in futuro. A tal proposito ti volevo raccontare una storiella. Vicino la città di Sparta esisteva un bosco di querce, verde e lussureggiante, questo bosco era molto ricco di farfalle che, per sfuggire ai predatori, riuscivano a mimetizzarsi, con il loro colore marrone, sui tronchi degli alberi. Un giorno, però, il re di Sparta ordinò di togliere la corteccia a tutti gli alberi della foresta per utilizzarla sulla propria flotta. Le farfalle non poterono più mimetizzarsi e furono mangiate dagli uccelli. Tra le farfalle presenti, però, ve ne erano alcune albine (totalmente bianche), che, quando i tronchi avevano la corteccia, erano svantaggiate, in quanto venivano avvistate subito dagli uccelli e mangiate. Cambiate le condizioni ambientali, tolta la corteccia agli alberi, queste farfalle albine, da svantaggiate divennero avvantaggiate in quanto riuscivano meglio a mimetizzarsi sui tronchi bianchi degli alberi senza corteccia. Questa semplice storiella è un pretesto per sottolineare che in natura le minoranze sono una risorsa e, a volte, possono essere la salvezza per la specie.
HITLER – Potrei condividere la tua tesi Socrate, tuttavia ti ricordo che una caratteristica del genere umano è quello di modificare la natura! Con il proprio pensiero e con le proprie idee è possibile sottomettere e dominare la natura. A questo punto, quindi, noi non siamo più schiavi di essa. Ecco Socrate ti ringrazio per questo dialogo perchè ho capito che sono le idee il motore del mondo. Dato che sono le idee il soggetto principale è su di esse che dobbiamo agire, selezionandole, prendendo solo quelle che meglio si adattano al periodo storico che stiamo vivendo. In questo periodo storico, converrai, le mie idee sono innovative e benefiche.
SOCRATE – Non posso che sorridere dalla tua affermazione. Dicendo questo, infatti, caro Hitler ti contraddici!
HITLER – Mi contraddico?
SOCRATE – Sì! Non sei stato proprio tu, poc'anzi, a dire che alcune idee rappresentano adattamenti negativi che possono danneggiare la tua  selezione? Come tali le idee sono frutto del cervello umano e quindi soggette alle medesime leggi dell'evoluzione? Oppure entità autonome che sfuggono alle leggi della biologia? Se sono frutto del cervello e sono soggette all'evoluzione, allora valgono le regole di variabilità poc'anzi elencate. Se, invece, le idee sono entità autonome che sfuggono alle leggi della biologia, allora noi non abbiamo nessun potere su di esse.
HITLER – Il tuo, Socrate, è un vicolo cieco. Preferisco la mia visione limitata ed, secondo il tuo punto di vista, erronea. Non avere, in entrambi i casi, nessun potere decisionale sul mondo che ci circonda mi spaventa!
SOCRATE – Non è così. Tutti noi abbiamo un potere enorme che, sapendolo gestire, rappresenta un volano inesauribile.
HITLER – Cioè?
SOCRATE – Il dubbio, caro Hitler, il dubbio.


Origine e fonti delle regole comportamentali riguardanti gli ebrei osservanti

di Giuseppe Russo



Tra le fonti che stabiliscono le regole del comportamento dell’ebreo osservante, certamente una delle più autorevoli è il 'Kitzur Shulchan Aruch' di Rabbì Shlomò Gantzfried, pubblicato nel 1864, che rappresenta una sintesi dell’opera più vasta sulla halachà, lo Shulchan Aruch di Joseph Caro ( 1488-1575 d.e.v. ).
Queste regole non solo traggono origine dalla Torah scritta (Pentateuco) ma anche e soprattutto dalla Torah orale che, secondo la Tradizione, fu data a Mosè e trasmessa da questi da bocca ad orecchio a Yehoshua Bin Nun e successivamente da Maestro ad alunno, sempre in forma orale, fino a Rabbì Yeudah haNassì (141-189 d.e.v. ), figlio del Rabbì Shimon ben Gamlièl, famoso quest’ultimo anche nell’ambito della cultura cristiana, per essere stato il Maestro di Paolo di Tarso;  Rabbì Yeudah haNassì, insieme ad altri Saggi, scrisse quindi un’opera poderosa completata nell’anno 189 d.e.v., conosciuta col nome di Mishnà, la quale raccoglie gli insegnamenti della Torah orale ed è composta di sei sezioni chiamati 'Ordini' che a loro volta si dividono in 'Capitoli' e 'Trattati'.
Successivamente alla Mishnà alcuni Rabbì scrissero pure altri  trattati chiamati Midrashim, che sono però a commento della Torah scritta; contemporaneamente alcuni Rabbì si cimentarono pure nello studio della Mishnà, elaborando un notevole lavoro di commenti alla stessa; questo lavoro fu raccolto circa 300 anni dopo la nascita della Mishnà, esattamente nell’anno 475 d.e.v., in un’opera chiamata Ghemarà e che,  insieme alla Mishnà, costituisce e forma quell’opera straordinariamente complessa e vasta,  nota col nome di Talmud.
Nel corso delle generazioni, hanno avuto luce numerose opere alle quali i Rabbì si sono impegnati onde fornire maggiori chiarimenti e spiegazioni al Talmud, che presenta un linguaggio accademico non facilmente comprensibile a tutti; tra gli autori più  famosi che spesso sono citati, ricordiamo Rabbì Shelomò Yitzchachi ( Rashì ) e Moshe ben Maimon ( Rambam, Maimonide ).
La Torah orale prima della distruzione del Tempio di Gerusalemme era custodita dai Saggi del Sinedrio, il quale era composto da 71 membri ed esercitava le sue funzioni nel Santuario, in un apposito luogo chiamato 'lishkot hagazit' ( stanza dalle pietre squadrate ).

Mai dimenticherò



Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo,
che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte
sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.

Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo
visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo
muto.

Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre
la mia Fede.

Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per
l’eternità il desiderio di vivere.

Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio
Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del
deserto.

Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a
vivere quanto Dio stesso. Mai.

Elie Wiesel, La Notte

lunedì 26 gennaio 2015

Quando la musica la puoi toccare



«Georges Ivanovitch Gurdjieff, filosofo e mistico armeno del XIX secolo, chiamò musica ‘oggettiva’ quel particolare sistema di melodie e armonie che giungono a esercitare effetti determinati e determinanti nell’animo degli ascoltatori, come del resto già insegnavano, millenni prima, filosofi quali, tra gli altri, Severino Boezio e Giamblico, tutti riferendosi al potere che i pitagorici attribuivano all’arte dei suoni. Potremmo così affermare che Gurdjieff, inventore di quel sistema di auto-conoscenza noto ai più come Quarta Via, ebbe probabilmente, in era moderna, il merito di recuperare un tema, quello dei poteri occulti della musica su esseri umani o, addirittura, animali, già ampiamente battuto e dibattuto secoli addietro». Su Il Fatto Quotidiano Fabrizio Basciano ricostruisce un pensiero che parte da Pitagora e che ha coinvolto gli immancabili Mozart e Bach, dal crimsoniano Robert Fripp al nostro Franco Battiato.

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L’esoterismo di Luc Benoist



L'esoterismo non è quello che ci viene proposto come tale dalla ‘comunicazione di massa’ (l'occultismo, le sette più o meno inquietanti, la magia nera, ecc.) ma dall'antichità con questo nome si è indicato in Occidente l'aspetto interiore, più profondo e perciò più difficile da cogliere, delle Tradizioni che si sono avvicendate sulla Terra, nei millenni: per tale ragione darne una definizione è un po' cercare di racchiudere il mare nella buca di sabbia scavata sulla spiaggia come nel famoso apologo di Sant'Agostino, e quest'opera è in fondo un tentativo di disegnarne un'immagine.
L'esoterismo ha a che fare con la legge cosmica che si cela agli sguardi e, insieme, con la trama nascosta del disegno della nostra vita: è il filo d'oro che conduce alla segreta ragione delle cose e dei nostri atti. Per noi moderni, inscatolati in una ‘necessità’ sempre più incombente, legati non più da possenti e frangibili catene ma da mille diafani lacciuoli che ci sembrano poca cosa ma infine ci imbrigliano inesorabilmente, è anche la via verso la libertà: non verso quella che crediamo di avere, che è solo licenza e capriccio, ma verso la libertà vera e profonda che l'uomo va cercando, dalla spiaggia del suo Purgatorio sino all'ultima salute. Più specificamente, è la porta misteriosa all'inizio di questa via, cammino che conduce al regno di mezzo, al mozzo della ruota, al centrale luogo illuminatissimo e regolarissimo dove tutto è giusto e perfetto.
Il testo di Benoist, curato da Maurizio Comacini (lo pseudonimo di un Gran Sacerdote di un Capitolo del Rito di York) essenziale, sintetico fino al limite dello schematismo o, al contrario, dell'espressione oracolare, privo di inutili fronzoli, è unico perché racchiude una notevole e rara quantità di informazioni. Nella nostra lingua non esiste niente di simile per chiarire almeno un poco tale argomento. La sua lettura è utile e attuale in questi tempi di sempre maggior vaniloquio e confusione, utile particolarmente in Italia dove le chiacchiere approssimative e malevole sull'esoterismo lo travestono dei peggiori, tetri, sordidi e grotteschi significati, che non gli appartengono per nulla, oppure lo confinano nei discorsi superspecialistici degli accademici. Oggi infatti chi è interessato ai temi qui trattati rischia di smarrirsi nella fiumana delle pubblicazioni pseudo-esoteriche o new-age, denigratorie o apologetiche, settarie o confessionali, dove la tradizione, più o meno maiuscola, è tradita e consegnata al letto di Procuste delle ambizioni e limitazioni individuali. Con il suo libro l'autore lascia, ovviamente, agli uomini di buona volontà o, se si preferisce, liberi e di buoni costumi la possibilità di approfondire le dottrine considerate ma offre al tempo stesso una guida sicura e documentata nella selva oscura, o meglio oscurata dalla mentalità moderna, della materia da tempo ‘profanata’. E questa piccola guida, oggi, può essere ancora l'eco luminosa della voce di guide antiche, come Virgilio o Beatrice.

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