di Domenico Priolo
Sono troppo ‘giovane’ per aver vissuto i tragici anni dell’ultima guerra e della Shoah. Nonostante ciò, grazie al concetto autentico di ‘Memoria’, posso esprimere in modo abbastanza consapevole l’orrore e l’esecrazione massima nei confronti delle ideologie che imperversavano allora. La ‘Memoria’ di cui parliamo è non un mero ricordo ma bensì un ripresentare, tener presente l’evento. Come è dolorosamente attuale la considerazione pasoliniana! «Soprattutto il complotto ci fa delirare. Ci libera da tutto il peso di confrontarci da soli con la verità».
Un evento storico si colloca sempre in un tempo passato, l’evocarlo lo fa rivivere nel presente, così persone e fatti di ieri entrano nella nostra quotidianità, e ciò è un fatto singolare perché la vita del presente che ha i suoi ritmi e regole consolidate respinge tutto ciò che non ha attinenza con il reale fluire del momento.
Così la storia, per quanto reale e anche radice del presente, in un certo senso, ci appare come qualcosa di scontato che ha si qualcosa da insegnarci, ma che è da relegare sempre in un angolo come se fosse un polveroso libro posto su uno scaffale di una libreria, sappiamo della sua presenza, lo possiamo sfogliare, ma lo possiamo anche ignorare.
Le date, le ricorrenze, allora ci appaiono come dei campanelli, che pongono la nostra attenzione su quanto è accaduto, ma se non entriamo nell’intimo di un evento non sapremo cogliere mai l’attualità di ciò che quell’evento ci dice, ed è appunto inserendo l’evento nell’attualità vivendolo da vicino possiamo capire che quanto è avvenuto ci parla a noi uomini di oggi.
In questo inizio dell’anno, precisamente il 27 di Gennaio, giornata nella quale si commemora la Shoah, siamo pervasi da un sentimento di pietà e di commozione verso le vittime della follia nazista, dell’eccidio rivolto verso un intero popolo: gli Ebrei; si voleva allora cancellare in tutti i modi partendo da presunte idealità una cultura ed una religione, ed ancora oggi guardiamo stupiti a quei fatti che ci sembrano veramente al di fuori di ogni logica di civiltà umana e stentiamo a credere che tutto ciò sia successo, se non fosse che rimangono le testimonianze umane di tali atrocità e i muti scheletri delle torrette dei campi di sterminio, dei capannoni, dei filo spinati, di quei viali, in quella fabbrica della morte dove tutto era organizzato al fine di uccidere.
'Shoah', allora non è ciò che è successo in una nazione o se vogliamo in più nazioni sotto un’unica ideologia, appena 70 anni fa, questa parola infatti deve farci comprendere i meccanismi sempre presenti nelle dinamiche umane che possono portare anche in paesi cosiddetti civili, dove fiorisce la scienza e l’amore per il bello, che se non sono motivati dal sentimento di promuovere la dignità dell’uomo, certamente sfociano in ciò che la storia ancora ci racconta e allora non è esagerato guardare alla Shoah come un monito e non stancarsi mai di dire: «Non vogliamo mai più che ciò avvenga».