Lo scorso venerdì presso il palazzo del governo di Benevento si è svolta la commemorazione della Shoà. Con il patrocinio della Prefettura di Benevento, la manifestazione è stata organizzata dal Rotary Club di Benevento e dall'associazione 'Circolo Culturale Manfredi'. Settant'anni sono passati dall'apertura dei cancelli del più tragicamente noto dei campi di concentramento di Adolf Hitler, quello di Auschwitz e quella profonda ferita nella storia d'Europa è stata ricordata attraverso le parole di Giorgio Sacerdoti, docente alla Bocconi di Milano e presidente del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano.
Sacerdoti ha rievocato dolorosamente la storia della sua famiglia tra deportazione e salvezza. La visita a Benevento di Sacerdoti, invitato personalmente da Enza Nunziato, giornalista beneventana da sempre molto sensibile alla salvaguardia della memoria rispetto alla spaventosa pagina delle persecuzioni a danno degli Ebrei perpetrate dai nazi-fascisti, ha fatto da prologo alla Giornata della Memoria che cade ufficialmente oggi. Proprio Nunziato, che ha ricoperto sino a qualche tempo fa la carica di presidente del Rotary beneventano, ha organizzato e moderato i lavori della serata intitolata 'Memoria e… è Libertà' che ha coinvolto la Prefettura e la stessa Comunità Ebraica di Napoli. Nunziato ha rievocato l'abominio delle leggi razziali approvate nel 1938 dal regime fascista che, con quell'atto, si adeguò alle politiche razziali del nazismo tedesco. Purtroppo, però, quella vergogna non appartiene al passato: «Quell'indifferenza e quel dolore sono ancora tutt'ora presenti. Oggi giorno c'è chi ancora nega l'Olocausto e ci sono quei rigurgiti antisemiti».
Insomma, la lotta all'Ebreo non è un fatto del passato, ma una realtà contemporanea, sebbene ovviamente lo Stato non si renda responsabile ora di quella vergogna. All'appuntamento in Prefettura hanno partecipato anche gli studenti del Liceo Scientifico "Rummo", veri testimoni del domani. I ragazzi hanno, dunque, ascoltato Sacerdoti che ha raccontato come gli sia balenata l'idea di scrivere un libro dal titolo: Nel caso non ci rivedessimo prendendo in prestito le parole purtroppo profetiche dell'ultima lettera spedita da Siegmund Klein alla figlia Ilse pochi giorni prima della sua deportazione da Amsterdam ad Auschwitz nell'ottobre 1943. Quel tragico fatto intervenne proprio mentre Ilse e il marito milanese Piero Sacerdoti (papà dell'autore) riuscirono a salvarsi riparando in Svizzera, scappando dal nostro Paese con il loro neonato Giorgio, che è appunto l'autore del libro. Proprio di Giorgio Siegmund scriveva: «Non lo potrò mai vedere altrimenti che in fotografia». Nella tragedia degli ebrei occorre distinguere tra "i sommersi" e "i salvati" secondo l'espressione di Primo Levi: tra i sommersi anche la mamma di Ilse, Helene, morta in Olanda, ed il fratello Walter di soli 22 anni, arrestato in Francia mentre cercava di raggiungere la sorella. Il carteggio tra i genitori ed Ilse nell'Europa in guerra, miracolosamente preservatosi, riemerge dopo settant'anni, con il suo carico di affetti, di preoccupazioni, di speranze. Una vicenda che, a distanza di decenni, si conclude nel 2011 con la 'riconciliazione' ideale dei figli di Ilse con quella Colonia da cui i nonni dovettero fuggire nel 1938: con la posa delle "pietre d'inciampo" con i loro nomi davanti alla casa dove avevano abitato. Sacerdoti ha sottolineato: «Presi quella scatola di scarpe nella quale erano contenuti lettere quasi tutte in tedesco per far riemergere i ricordi. Era un delitto non farlo e non pubblicarlo vista l'importanza di quei documenti». L'autore in effetti non voleva far altro che rendere pubblici gli stati d'animo, le paure, le speranze e la stessa rassegnazione per una vita distrutta travolta dalla guerra e da un follia che portava a considerare la popolazione ebraica inferiore a quella ariana. Il volume racconta due storie parallele di due famiglie ebree; i Klein tradizionalmente tedeschi rifugiati in Olanda ed i Sacerdoti italiani. Sacerdoti grazie a queste lettere ed anche a presentimenti tragici è riuscito a scrivere un libro arricchito da una documentazione autentica e storicamente probante. L'incontro ha visto la partecipazione di Floriana Maturi, il capo Gabinetto in rappresentanza del prefetto Paola Galeone.
Maturi ha detto: «Questa deve essere una giornata di riflessione e non bisogna mai dimenticare il passato perché questi orrori possono capitare nuovamente». Luigi Marino, del Circolo Manfredi Benevento, si è detto colpito e commosso dal contenuto del volume: «È stato difficile leggerlo tutto d'un fiato. Ci sono vari sentimenti se uno si trova a contatto con queste pagine. C'è un atto d'amore di un nipote che non ha mai conosciuto il nonno se non tramite queste lettere ed un atto di grande apertura nei confronti del lettore, potendo avere la possibilità di avere queste storiche corrispondenze. Si può notare la cattiveria, la follia, la scelleratezza di quel periodo». Marino, inoltre, ha rimarcato come nel volume si ricostruisca uno dei tanti aspetti delle persecuzioni: in quei tempi un avvocato ebreo non poteva esercitare in giudizio. Anche da questa assurdità ne esce fuori, per Marino, un ammonimento per le giovani generazioni a rinsaldare valori di uguaglianza, libertà e fratellanza.