Il silenzio, dunque, è ornamento sicuro per un giovane in ogni circostanza, ma lo è in modo particolare quando, ascoltando un altro, evita di agitarsi o di abbaiare ad ogni sua affermazione, e anche se il discorso non gli è troppo gradito, pazienta ed attende che chi sta disertando sia arrivato alla conclusione; e non appena ha finito si guarda dall’investirlo subito di obiezioni, ma, come dice Eschine, lascia passare un pò di tempo per consentire all’altro di apportare eventuali integrazioni o di rettificare e sopprimere qualche passaggio.
Chi si mette subito a controbattere finisce per non ascoltare e non essere ascoltato, e interrompendo il discorso di un altro rimedia una brutta figura. Se invece ha preso l’abitudine di ascoltare in modo controllato e rispettoso, riesce a recepire e a far suo un discorso utile e sa discernere meglio e smascherare l’inutilità o falsità di un altro, e per di più dà di sé l’immagine di una persona che ama la verità e non le dispute, ed è aliena dall’essere avventata o polemica.
Non è sbagliato quello che dicono alcuni, e cioè che se si vuole versare qualcosa di buono nei giovani bisogna prima sgonfiarli più di quanto non si faccia con l’aria contenuta negli otri, di ogni presunzione e albagia, perché altrimenti, pieni come sono di alterigia e di boria, non riuscirebbero ad accogliere nulla. Da “L’arte di ascoltare” (De recya catione aaudiendi)
Enrico C. M.V. Loggia Ankus n.1003 all’Oriente di Caselle Torinese