di Antonino Zarcone
Il 18 ottobre 1844, Anzio (RM), nasce Amilcare Cipriani. Appena quindicenne si arruola volontario nell’esercito piemontese per partecipare alla seconda guerra d’Indipendenza guadagnando i gradi di caporale dopo la battaglia di San Martino. L’anno seguente diserta per raggiungere Garibaldi e si unisce alla spedizione dei Mille nella quale è promosso ufficiale. Rientrato nell’esercito a seguito di amnistia partecipa alla lotta al brigantaggio, ma diserta nuovamente per unirsi ancora a Garibaldi nella spedizione fermata in Aspromonte. Sfuggito alla cattura, ripara prima in Grecia, dove nel 1863 partecipa al movimento insurrezionale contro Re Ottone, poi a Londra, dove prende parte al meeting costitutivo della I^ Internazionale, quindi in Egitto, dove si unisce alla spedizione scientifica italiana che risale il Nilo alla ricerca delle sue sorgenti e coopera alla costituzione delle prime società operaie di ispirazione democratico-repubblicana. Torna in Italia per partecipare alla Terza Guerra d’Indipendenza con i volontari di Garibaldi. Finita la guerra si reca a Creta per sostenere la fallita insurrezione contro i Turchi. Tornato in Egitto, quando ad Alessandria nel settembre 1867 è aggredito nel corso di una rissa, uccide un italiano e due guardie che lo inseguono, per cui fugge a Londra. Qui collabora con Mazzini che gli trova lavoro come fotografo nello studio dei compatrioti Caldesi e Nathan, e sposa una francese. Nel 1870, in Francia, viene coinvolto in un complotto contro la vita di Napoleone III, uscendone scagionato. Espulso dal territorio francese, vi ritorna dopo la proclamazione della Repubblica, partecipa alla occupazione dell’Hôtel de Ville, combatte contro i Prussiani ed è tra i protagonisti della prima fase della Comune. Catturato al termine di uno scontro a fuoco con i Versagliesi, viene condannato a morte ma è salvato dal plotone d’esecuzione per paura di rappresaglie contro gli ostaggi in mano della Comune. Ristretto nelle carceri di Belle-Isle e Cherbourg, è condannato a morte una seconda volta dopo la caduta della Comune, salvandosi in seguito alla commutazione della pena nella deportazione a vita a Noumea, nella Nuova Caledonia. Amnistiato nel 1880, torna in Francia dove riprende l’attività politica con i circoli socialisti, per cui viene espulso. Rientrato in Italia per partecipare ad una manifestazione, nel 1881 viene arrestato alla stazione di Rimini ed incriminato per cospirazione contro la sicurezza dello Stato e per omicidio plurimo in relazione al fatto di sangue di Alessandria d’Egitto. Condannato a 25 anni di prigione viene recluso nel penitenziario di Portolongone. La sua condanna provoca una campagna in favore della sua liberazione che diventa uno dei rari momenti unitari della sinistra italiana. Tra le azioni di protesta la sua simbolica elezione “plebiscitaria” a deputato nei collegi di Ravenna e Forlì, poi annullata. Assolto dal tribunale militare di Milano per il reato di diserzione dall’esercito all’epoca dei fatti di Aspromonte, amnistiato nel 1888, torna a Parigi. Qui riprende l’attività politica e fonda “Unione dei popoli latini”. Oratore ufficiale al Comizio del 1° maggio 1891 a Roma in piazza S. Croce in Gerusalemme, conclusosi tragicamente con morti e feriti, viene arrestato e condannato a 3 anni di reclusione, che sconta in parte nelle carceri di Perugia. Liberato, nel 1893 partecipa alla II^ internazionale a Zurigo, dimettendosi dopo l’esclusione degli anarchici. Nel 1897 è ancora garibaldino in Grecia, per la guerra contro i Turchi, dove guida una formazione di volontari nella guerriglia in Macedonia e partecipa alla battaglia di Domokos, in cui rimane ferito ad una gamba. Stabilitosi nuovamente a Parigi, riprende l’attività politica e lavora come redattore de “La Petite Republique” e poi di “Humanité”, sostenendo i movimenti repubblicani, antimilitaristi ed anticlericali. Eletto deputato nel 1914 con il sostegno della fazione rivoluzionaria del partito socialista guidata da Mussolini, rifiuta di prestare il giuramento al Re per cui decade da parlamentare. Interventista, sostiene la guerra contro la Germania per solidarietà con le nazioni aggredite e per i legami con la democrazia francese. Vecchio ed ammalato, oramai lontano dalle vicende politiche, muore in una casa di salute di Parigi il 30 aprile 1918. È data per certa la sua iniziazione alla Massoneria.