giovedì 29 marzo 2018

Alla scoperta dei Manichei

di Filippo Goti




La scuola iranica dello gnosticismo trova massima espressione nel Manicheismo, il quale è il padre spirituale di quel fenomeno che tanta importanza ha rivestito nella storia europea: il catarismo. Il manicheismo è stata una religione che trova origine nell’antica Persia grazie all’opera di divulgazione e organizzazioni di Mani (Mardinu, 215 – 276). Il Manicheismo, di cui tra breve ne vederemo i tratti principali, si innesta nel tessuto culturale e religioso delle tradizioni autoctone. Assumendo, di queste, la forma e i tratti caratteristici ma dando una lettura dualista dei miti in esse incarnate. Ecco quindi il Manicheismo assumere le sembianze di un camaleonte, che si mimitezza con l’ambiente circostante, pur mantenendo la propria basilare essenza gnostica. Il buddismo, il mazdeismo e il cristianesimo divengono dei vettori, dei simulacri attraverso questa, che è stata la prima religione universale, trova continuità e sviluppo.


Il Mito Manicheo

Il Manicheismo è una religione dualista verticale e radicale. Prima del tempo e dello spazio esistevano due princìpi: quello della luce e quello delle tenebre. Il Dio benigno della luce ed era chiamato Padre di Maestà (Grandiosità o Grandezza, Megethos, Abba D'rabbutha), o Padre dalle Quattro Facce o Persone (tetraprosopon: esse erano il Tempo, la Luce, la Forza, e la Bontà. Oltre a queste qualità essenziali ed intrinseche al Dio della Luce, erano presenti, poste però oltre esso,  cinque Tabernacoli : Intelligenza, Ragione, Pensiero, Riflessione, e Volontà. Questo regno della luce, infinito, trovava solamente limite nel sottostante regno della Tenebra. Questo reame era il riflesso esatto del regno della Luce, ed anch’esso era governato da una Potenza circondata da cinque eoni: Fiato pestilente, Vento ardente, Oscurità, Nebbia e Fuoco ardente.

Il mito manicheo ci narra che il Principe dell'Oscurità, mosso dal desidero, decise di invadere il reame della luce. In un primo momento le forze furono colte dal terrore da questa improvvisa ed orrorofica avanzata delle Tenebre, e, indietreggiando e nascondendosi, non oppossero resistenza ad essa. Il Principio della Luce emanò il PRIMO UOMO, che rivestitosi di cinque qualità , eguali ed opposte a quelle del Principio della Tenebre. Si scatenò una furibonda lotta, che parve concludersi a favore del principio delle tenebre. Il Primo Uomo, vistosi sconfitto, decise di darsi in pasto all’avversario, in modo tale che che i suoi benefici elementi di luce si mischiassero con la natura di tenebra del suo antagonista. Ecco quindi che la vittoria del Principio oscuro non fu totale e definitiva, ma momentanea. Il mito continiua elencando una serie interminabile di lotte fra la nuova generazione di guerrieri della Luce e le Tenebre. Attraverso questa epopea, costellata di atti di cannibalismo, torture e aborti, nacque il nostro mondo, le prime forme di.  vita e alla fine Naimrael, un demone femmina, ed Ashaklun, un demone maschio, procrearono due fanciulli Adamo ed Eva.
Così come nella mitologia barbelognostica ed alessandrina nel corpo di Adamo furono impriginonate le scintille di luce pneumatica. Il corpo, con la sua carnalità e sensualità, era la prigione della luce. Il Dio Bennigno ebbe pietà per la condizione di Adamo, ed inviò un Redentore, uno spirito luminoso di nome Gesù. Il quale scacciò dal corpo di Adamo un Demone e lo istruì attorno al Regno della Luce. il Gesù di Mani era diffuso e spanto in tutta la natura, quasi una sorta di panteismo. Egli ogni giorno nasceva, pativa e moriva: crocifisso su ogni albero e mangiato in ogni cibo. Una volta che Adamo, finalmente memore di se stesso, ebbe assaggio dall’Albero della Vita, si alzò in piedi, si battè sul petto e proferì: "Maledetto sia il creatore del mio corpo e colui che imprigiona la mia anima e coloro che mi hanno fatto loro schiavo".

La fine del mondo, l'escatologia manichea, consiste nel ritorno di ogni scintilla di luce, di cui era composto il PRIMO UOMO, nel Regno del Padre Benevolo. Quando ciò sarebbe accaduto il mondo della manifestazione, oramai privo di “vera vita” semplicemente perderà di consistenza e si inabisserà nel Regno delle Tenebre. A tale evento seguirà un’eterna pace.
Così come i catari, seppur distanti quasi dieci secoli, la Chiesa Manichea era organizzata in una casta sacerdotale e in riti, fra cui il più importante era la festa della Luce durante l’equinozio di Primavera. I fedeli erano suddivisi in Eletti ed Uditori, i primi dovevano rispettare regole , digiuni, veglie di preghiera, non possedevano beni, non avevano dimora ed erano dediti alla divulgazione e all’eremitaggio. I secondi, gli Uditori, dovevano rispettare dieci comandamenti  e provvedere al sostentamento degli Eletti.
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mercoledì 28 marzo 2018

L'ultimo discorso di Mosè



Prima di morire Mosè pronuncia il suo discorso più importante, che contiene una riflessione politica rivoluzionaria, incentrata sul rapporto tra religione, potere e forza. L’ultimo discorso è l’eredità che lascia al popolo d’Israele per affrontare il futuro in assenza della sua voce profetica; un messaggio etico che indica la via per gestire quelle responsabilità politiche di cui un leader e un popolo dovranno farsi carico. Sulla scia di grandi pensatori come Freud e Buber, Micah Goodman affronta il personaggio Mosè da una prospettiva inedita, basata su una sorprendente conoscenza delle fonti e un’ispirata vicinanza emotiva, costruendo così un testo originale e profondo nel quale l’esegesi biblica diventa un messaggio politico, un monito quanto mai attuale. In libreria.

martedì 27 marzo 2018

L'insegnante e l'allievo



« Insegnare è più difficile dell’imparare [...] perché insegnare significa: far imparare. Chi propriamente insegna non fa imparare nient’altro che questo imparare [...] Perciò nel rapporto tra insegnante e allievo, quando è un vero rapporto, non entrano mai in gioco né l’autorità di chi sa molto, né l’influenza autoritaria di chi occupa una posizione ufficiale. Per questo diventare un insegnante rimane una cosa elevata, ben diversa dall’essere un famoso docente. Presumibilmente dipende da questa cosa elevata e dalla sua elevatezza il fatto che oggi, mentre tutto viene misurato soltanto guardando al basso e a partire dal basso, per esempio a partire dall’affare, nessuno voglia più diventare insegnante. »

Martin Heidegger, “Che cosa significa pensare?”

lunedì 26 marzo 2018

Tiziano Busca omaggia Salvador Allende

Tiziano Busca

«Un Uomo, un Massone, un principe della libertà e della Laicità. Salvador Allende è il sogno del socialismo riformista e libertario. La sua uccisione grida ancora le ragioni di chi crede ai valori ed al rispetto della umanità e che cerca nella via della Conoscenza la politica per il rispetto dell’Uomo e della libertà. La sua tomba è memoria per il futuro le sue gesta insegnamento per il presente». Sono parole di  Tiziano Busca Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dei Liberi Muratori dell'Arco Reale - Rito di York - Massoneria Italiana, in occasione del suo viaggio in Cile.

Il Risorgimento della Tradizione. La Cabala di nuovo protagonista a Novara



Dopo Milano, Benevento e Roma, gli approfondimenti iniziatici del Rito di York hanno fatto tappa anche a Novara, dove si è tornato a parlare di Cabala, questa volta approfondendo il 'lato femminile di Dio'. In una bella cornice, e davanti a un pubblico attento, sono intervenuti Massimo Agostini, Luca Dellisanti, Federico Pignatelli, con l'intervento di Gianni Colli ed il coordinamento di Egidio Senatore.

Il fascino del Cantico secondo Crivelli




Sembra quasi un canto di amore, e anzi ha avuto anche qualche difficoltà a guadagnarsi lo 'status' che ha. Attribuito tradizionalmente a Re Salomone, il Cantico dei Cantici riserva tante sorprese e ha tanti messaggi 'nascosti'. Lo studio di Nadav Hadar Crivelli, che venerdì scorso ha tenuto a Roma un interessante seminario cabalistico, ha voluto proprio evidenziare tutti gli aspetti anche 'operativi' che normalmente non si conoscono, proprio perché ogni 'traduzione' dall'ebraico è di per sé un 'tradimento'. Crivelli anni fa aveva dedicato un suo studio sull'argomento, con Giuseppe Abramo, pubblicato da Bastogi.

domenica 25 marzo 2018

In ricordo di Arnaud Beltrame



Era un 'fratello' Arnaud Beltrame, il gendarme che si è sacrificato nei recenti fatti di Parigi. Apparteneva infatti alla Rispettabile Loggia Jerome Bonaparte all'Oriente di Ruehl-Nanterre. Cordoglio da tutto il mondo massonico. «Non ci sono parole per dire il dolore. Resta il valore di una testimonianza. Quando si rimane fedeli al proprio credo davanti la barbarie non si muore». Lo ha detto il Sommo Sacerdote dei LLMM dell'Arco Reale - Rito di York in Italia Tiziano Busca.


venerdì 23 marzo 2018

Seminario di dottorato IASSP. Giovani, mondialità, globalizzazione. Con Ivan Rizzi, Diego Fusaro, Alessandro Meluzzi, Ferruccio de Bortoli



Lo IASSP è l’Istituto Alti Studi Strategici e Politici di Milano. Ha sede in via Pisani 6 ed è una scuola di dottorato rivolta a laureati nelle discipline umanistiche, con particolare attenzione per la filosofia, le scienze politiche, la storia e la sociologia. In qualità di scuola di alta formazione, aspira a creare una élite pensante che possa ricoprire ruoli di primo piano nello sviluppo non solo culturale del Paese. Lo IASSP, inoltre, è concepito come una scuola di alta formazione in rivendicata antitesi con i principali spazi di formazione e addestramento al pensiero unico politicamente corretto liberale, liberista e libertario: è, per sua vocazione, un istituto di alta formazione che dà voce e spazio al pensiero altro, alle visioni non allineate che sempre vengono ostracizzate nell’ordine dominante dei saperi e delle discipline. La sua prospettiva è critica rispetto alla mondializzazione e al competitivismo illimitato e pone in primo piano l’interesse nazionale, i valori dell’etica comunitaria e solidale e il recupero della sovranità politica, economica, culturale e, non da ultimo, mentale. È, ancora, un prezioso esperimento di socializzazione di idee e pensieri non omologati, in grado di restituire a una libera discussione socratica quei plessi teorici che vengono oggi imposti come indiscutibili. Oggi una nuova prestigiosa iniziativa.

giovedì 22 marzo 2018

Il Risorgimento della Tradizione. Quarto appuntamento con il "ritmo nuovo della Qabalah". Questa volta per parlare della natura femminile di Dio

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Il Cantico dei Cantici. Sabato a Roma il seminario di Cabala di Nadav Hadar Crivelli



Il Cantico non è solo una poesia d'amore, ma un manuale di benessere, con delle istruzioni oltremodo pratiche, attuali, adatte a tutti: single, separati, sposati, giovani ed anziani.  In particolare, al secondo capitolo troviamo questo verso:

«Sostenetemi con focacce di uva passa, rinfrancatemi con mele cotte, poiché sono malata d'amore»

Essere "malati d'amore" ha un senso molto ampio, e non intende solo i malesseri romantici da giovani. Comprende ogni altro problema: l'abitudine e l'indifferenza tra marito e moglie dopo anni di matrimonio, le infedeltà, le difficoltà con l'aspetto sessuale, infine anche periodi di solitudine non gradevole. Nel seminario di Nadav Hadar Crivelli si spiegherà cosa siano in realtà "le focacce di uva passa e le mele cotte", come e dove trovarle nella vita, come usarle, per trasformare situazioni difficili in preziose occasioni di crescita.

Più di un libro, gli otto capitoli del Cantico riassumono e concentrano l'intera sacra Scrittura. Il Cantico abbonda di insegnamenti di natura terapeutica. Si sarà uno sguardo al segreto dei Sette Fluidi, essenziale per armonizzare il maschile e il femminile, sia all'interno che all'esterno di ciascuno di noi.  La poesia squisita e sublime di questo libro, anche nelle sue traduzioni, è guida e veicolo di un indimenticabile viaggio dell'Anima verso le delizie del mondo rettificato.

Si suggeriranno un paio di esercizi pratici, di canto e visualizzazione, per imprimere meglio in noi questo messaggio straordinario, e per poterlo utilizzare anche in seguito.

Il 24 marzo a Roma.

Informazioni:
3428039743 oppure 3664053127.

mercoledì 21 marzo 2018

Nasce «Mondi», la rivista internazionale di alto valore scientifico della Tipheret - Gruppo Editoriale Bonanno



Nasce la rivista internazionale di Tipheret - Gruppo Editoriale Bonanno. «Mondi» aspira a riavvicinare aspetti del patrimonio culturale umano a lungo tenuti rigorosamente separati, quasi appartenessero a sfere incomunicabili a causa di una radicale cesura epistemologica che ha comportato la frammentazione di un sapere da molti studiosi e molte culture avvertito invece come unitario. La rivista, dotata di un sistema double-blind peer review, si propone in particolare di trattare la relazione simbolica tra l’uomo e la realtà attraverso una sensibilità capace di raccogliere le prospettive dell’antropologia, della filosofia, della sociologia, delle religioni. Una rivista internazionale dall'altissimo profilo scientifico...

La storia della Massoneria femminile. Dalle corporazioni alle obbedienze


Conferenza Massoneria in Europa. Il rapporto del 1945 della Masonic Service Association



Freemasonry in Europe è il titolo del rapporto redatto dalla Commissione che la Masonic Service Association degli Stati Uniti inviò in Europa il 12 agosto del 1945 per accertare, alla fine della seconda guerra mondiale, mancava solo la resa del Giappone, le condizioni e le esigenze delle Gran Logge massoniche e dei loro singoli esponenti nei paesi occupati. È un documento inedito di portata storica che non solo definisce le dinamiche che innescarono, e portarono a tragica conclusione, le persecuzioni ai danni della Massoneria in gran parte dell’Europa, ma porta a individuare la volontà dell’Asse di sopprimere la Libera Muratoria perché un “ostacolo”, espressione del pluralismo democratico che fu liquidato dalle dittature con mezzi e conseguenze estremi.

Il rapporto è ora pubblicato da Mimesis, in italiano e con l’anastatica inglese, con il titolo Massoneria in Europa e sarà oggetto di discussione in una conferenza che si terrà, a cura del Servizio Biblioteca, la mattina della prima giornata di lavori della Gran Loggia del Grande Oriente d’Italia “Liberi di Conoscere” che aprirà i battenti al Palacongressi di Rimini venerdì 6 aprile.

Fonte

martedì 20 marzo 2018

Buon equinozio di Primavera

di Cesare Marco Delorenzi



Rubando le parole all’astrofisico G. Masi: «Il Sole nel suo moto apparente nel cielo, da Sud verso Nord lungo lo Zodiaco, viene a trovarsi all’incrocio tra equatore celeste ed eclittica, che è la proiezione nel cielo dell’orbita terrestre».
Quest'anno la data del primo giorno di primavera è anticipata, rispetto al nostro consueto sentire, al 20 marzo, la nuova stagione inizierà, astronomicamente, alle 17.15 ora italiana.
Volendo saper di astronomia, gli equinozi (dal Latino 'aequs nox', notte uguale) sono i due 'momenti' della rivoluzione o moto terreste intorno al Sole, in cui quest'ultimo si trova all'incrocio tra l’equatore celeste e l’eclittica, che sarebbe il percorso dell’orbita terreste attorno al sole e i suoi raggi colpiscono il nostro pianeta perpendicolarmente al suo asse di rotazione. Tutto questo provoca il fenomeno unico, ma doppiamente ripetibile durante l’anno orbitale, di un periodo di luce e di buio praticamente uguale e solo e solamento nei due giorni equinoziali di marzo e settembre.
Il nostro calendario gregoriano infatti, introdotto da Papa Gregorio XIII nel 1582, stabilisce la durata dell'anno a 365,25 giorni, rendendo necessario aggiungere un giorno al calendario ogni quattro anni (anno bisestile) per evitare un graduale scostamento tra date e stagioni. Nonostante questo 'aggiustamento' quadriennale, e nonostante l'esclusione degli anni 'centenari' non divisibili per 400 da quelli bisestili, la rivoluzione terrestre non viene misurata con esattezza e gli equinozi astrali non corrispondono a date fisse ogni anno.
Già per molte volte ho scritto sul significato di Equinozi e, correlati, Solstizi. È una continua rincorsa tra i due opposti, Luce e Buio, Vero e Falso o, come meglio siamo abituati a pensare nei Lavori Rituali, all’alternarsi tra gli scacchi bianchi e quelli neri che troviamo formare il pavimento sacro.
Non esiste mai un vero ed assoluto vincitore. Ora pare vincere la Luce ed ora sopravanza la Tenebra o, come al momento equinoziale, c’è un momento di equilibrio, di stallo. Subito dopo questo effimero momento svanisce, l’equilibrio faticosamente composto si dissolve ed uno dei due schieramenti prende lentamente ed inesorabilmenteil sopravvento. Arriverà al culmine, tra tre mesi saremo al solstizio e la Luce prevarrà e soppianterà quasi totalmente il buio. Ma è una vittoria effimera, lentamente perderà terreno e il buio, dopo solo altri tre mesi, risarà in equilibrio con la Luce, eccoci all’equinozio d’Autunno, passati altri tre mesi il buio prevarrà con il Solstizio d’inverno, la Luce sarà ridotta al suo lumicino.
La vita è una ruota o una spirale sempre dinamica e il momento apparente dell’estinzione della Luce sarà il suo momento di trionfo perchè la Luce lentamente, ma inesorabilmente rinascerà e farà arretrare nuovamente il dominio del buio ed in circa tremesi saremo nuovamente all’equilibrio dell’equinozio. Equinozio che sottende l’apparente grande vittoria della Luce sino al suo massimo splendore per il solstizio d’estate o di san Giovanni, caro a tutti i massoni.
Questa titanica battaglia non vedrà mai vinti o vincitori assoluti sinchè la nostra piccola Terra continuerà a percorrere la sua orbita intorno al sole, ci saranno piccole variazioni di giorno, di orario, causa il nostro impreciso sistema di computo del tempo fisica, ma l’alternanza di bianco e nero, luce ed oscurità rimarrà una costante della nostra vita terrena.
Così ho detto oggi 20 marzo 2018 e.v..

lunedì 19 marzo 2018

Bauman: «Nella nostra vita ci mancano gli altri»

Zygmunt Bauman

« Oggi si è avvelenati da un costante sentimento di mancanza degli altri nella vita, con sensazioni di vuoto e solitudine non dissimili dal lutto. Affetti da depressione di dipendenza è nell'abbandono, nell'esclusione, nell'essere respinti, ripudiati, spogliati da ciò che siamo, che vediamo rifiutata la nostra identità. Temiamo che ci vengano negati compagnia, amore, aiuto. In fondo questo ci viene mostrato quando le televisioni ci ricordano ogni giorno che alcuni possono farlo impunemente, gettando davanti alle nostre porte quegli individui che sono già stati respinti, costretti a scappare via, a fuggire da casa loro per cercare i mezzi per restare in vita, derubati dal'autostima e dell'identità. »

Zygmunt Bauman, “Intervista sull'identità”, Laterza 2003.

Capitolo King Solomon di Bari, le installazioni


Tiziano Busca

Si è svolta sabato scorso la cerimonia di installazione del Capitolo King Solomon all’Oriente di Bari, alla presenza dell’autorità del Grande Oriente d’Italia: Luigi Fantini, presidente collegio MMVV della Puglia, Fabrizio Palmiotti, Oratore del Collegio dei MMVV della Puglia, Vito Laterza, Garante di Amicizia del GOI (insignito della Pietra di Volta conferita dal Sommo Sacerdote), Augusto de Cillis, presidente Consiglio dell’Oriente di Bari e Pasquale La Pesa, Secondo Gran Sorvegliante del GOI. All’incontro hanno partecipato Federico Pignatelli e Fausto Soggia, deputy del Sommo Sacerdote in Puglia. Erano presenti Guido Vitali, Gran Commendatore della Commenda Templare d’Italia, Vitantonio Vinci, Past Gran Maestro Gran Concilio dei Criptici, Giovanni Vinci, Ambassador, Mauro Leone, Deputy Gran Capitolo d’Albania, Antonio del Prete, Gran Sacerdote Capitolo Makeda di Nardò, Luigi Gianni, Gran Sacerdote Capitolo Gallipoli, Ciro Tadicini, GS Capitolo Terra d’Otranto di Lecce, Giuseppe De Munno EGS del Capitolo Diapason di Cosenza e i CC Aleko Poshnjari (Albania), Piro Dode (Albania), Maksim Kona (Albania) e Christos Kravarritis (Atene). Le conclusioni sono state affidate al Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dei Liberi Muratori dell'Arco Reale - Rito di York in Italia Tiziano Busca.

Massofobia. Caccia al massone nell'Italia democratica. Un incontro con Alessandro Cecchi Paone


venerdì 16 marzo 2018

La giustizia penale fra garanzie ed efficienza. Un incontro con il Sostituto Procuratore della Repubblica


Tutto pronto a Rimini per la Gran Loggia



Si svolgerà a Rimini il 6, 7 e 8 aprile la Gran Loggia del Grande Oriente d'Italia. Come di consueto, accanto alle attività rituali, si terranno vari momenti culturali e di approfondimento, e tutti  sono aperti al pubblico. Da segnalare l'intervento di Daniele Capezzone, il confronto con il teologo Vito Mancuso, e il dibattito con Paolo Mieli, Umberto Cecchi (direttore La nazione), e David Monti (Sostituto Procuratore d. Antimafia) che discuteranno (anche) delle discriminazioni a 5 Stelle e delle persecuzioni degli scorsi mesi della commissione antimafia presieduta dalla Bindi. Alle 18.45 l’allocuzione pubblica del Gran Maestro Stefano Bisi.

Il programma completo qui

giovedì 15 marzo 2018

La morte di Stephen Hawking. Tiziano Busca: «Una sfida alla scienza e alla vita»



«Quella di Stephen Hawking è stata una sfida. Doppia. Quella di un uomo contro la sua malattia. Un’ostinata voglia di vivere, malgrado la Sla, malgrado la depressione. Un insegnamento per tutti noi. Le nostre debolezze, le nostre paure, possono diventare una risorsa per andare avanti. E ci sarà tempo persino per riderne. Ma Hawking è stato anche un uomo di scienza. Un curioso. Uno che voleva capire ‘perché’. E che aveva scommesso anche cento dollari sull’impossibilità di trovare una risposta. Quello che eccita, diceva, è la ricerca. Trovare qualcosa di sbagliato obbliga a ricominciare tutto da capo. I misteri del cosmo diventano così i misteri della vita, e il lavoro dello scienziato somiglia tanto a quello dell’iniziato. Con quel senso ultimo così difficile da scoprire, che forse è anche un peccato scoprire. «La scienza, una volta trovata la spiegazione ad ogni fondamento, sarebbe come l’ alpinismo dopo l’ Everest. La razza umana ha bisogno di una sfida intellettuale. Sarebbe noioso essere Dio, e non avere più niente da scoprire».
Lo ricordiamo così, lui che non ha bisogno del nostro ricordo, lui che è stato forse anche più popolare di Einstein. È il destino che spetta al genio. A noi interessa la sua sfida, alla scienza e alla vita, perché è il percorso che ogni libero muratore ha a cuore».
Sono parole di Tiziano Busca, Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dei Liberi Muratori dell'Arco Reale - Rito di York in Italia.

YR e.Mag@zine. Da oggi online il nuovo numero



Da oggi pomeriggio disponibile online il nuovo numero di YR-m@gazine, il periodico di approfondimento del Rito di York. Tutti gli ultimi eventi in giro per l'Italia del Gran Capitolo, la vita capitolare e gli approfondimenti, tra cui senz'altro da segnalare quelli di Massimo Agostini e Marco Rocchi. L'editoriale di Tiziano Busca e le segnalazioni editoriali completano la proposta. L'apertura è dedicata alla prossima Grande Assemblea, a Napoli, con tutte le informazioni logistiche e operative per un fine settimana da non dimenticare. Per leggere l'ultimo numero, e per visualizzare l'archivio con i numeri precedenti, è sufficiente cliccare nel link qui a lato.

Carlo Angela, il silenzio del giusto



Il 25 aprile 2001, il Comune di San Maurizio Canavese intitola la via su cui si affaccia l’ingresso di Ville Turina Amione, già via Vittime di Bologna, a Carlo Angela. Prima, dalle pubbliche Istituzioni soltanto silenzio. Ricostruire la vicenda umana, professionale e politica di Carlo Angela è difficile e ciò per diversi motivi. Uno è dato dal periodo in cui essa si svolge, fra il 1910 e il 1945, uno fra i più complessi e discussi della storia d’Italia, con l’avvento del socialismo e delle lotte di classe, due Guerre mondiali, il Fascismo, l’occupazione tedesca, le leggi razziali, la guerra civile. Un altro è che durante tali eventi molti archivi civili, storici, politici, universitari sono andati distrutti o dispersi. Infine, l’aspetto che forse complica più degli altri la situazione, che emerge dalle parole di Alberto Cavaglion, che cita Carlo Angela definendolo “un altro medico massone oggi del tutto dimenticato”. In uscita per i tipi di Tipheret - Gruppo Editoriale Bonanno questo bel saggio di Giovanni Ferro, con una prefazione di Renato Lavarini.

mercoledì 14 marzo 2018

Da oggi online l'archivio della Newsletter



Da oggi online l'ultima Newsletter del nostro Blog e l'archivio dei numeri passati. Come di consueto è anche possibile iscriversi online, per essere aggiornati ogni lunedì sui lanci più importanti relativi alla Massoneria in generale e al Rito di York in particolare.

martedì 13 marzo 2018

Il Risorgimento della Tradizione. Tiziano Busca: «Più ribelli che mai»

 di Tiziano Busca




L’Europa delle banche e dei banchieri e non dei popoli di fronte alla permanente disgregazione sociale consolida nella rappresentanza politica espressioni di populismo e radicalismo che esasperano i consorzi sociali, i valori di rispetto mutualità tra i popoli e la tolleranza tra le genti.
Questi fenomeni politici e sociali impongono una più incisiva e diversa azione degli “Uomini del dubbio” in tutte le loro manifestazioni.
Nulla viene tralasciato dalla storia.
Anche la analisi marxista di distinzione tra il Capitalismo - come strumento di produzione - e la Finanza - come elemento e veicolo di circolazione delle merci - diviene nuovamente attuale.
Nel terzo libro del Capitale si evidenzia che quando la finanza non è più funzionale alla produzione e diviene invece elemento speculativo introducendo nel sistema denaro a mezzo di denaro sottratto a funzioni produttive vengono a spezzarsi le catene del governo dei beni per assumere senza rappresentanza sociale il governo dei popoli e dei destini sociali degli uomini.
Questo potere “dei senza volto” elude il confronto democratico ed esalta un potere nascosto e avido funzionale solo alla logica dell’accumulo speculativo.
Come nei tempi passati la Massoneria deve oggi riprendere la sua funzione non di testimonianza, ma di espressione vitale di un progetto di rinascita alternativo alla attuale manifestazione dei valori ritrovando nel solco della tradizione la più alta enunciazione etica di libertà dell’Uomo dal bisogno.
In questi giorni, ricordando Mazzini, abbiamo un compito: quello di definire un progetto di ripresa e consolidamento di valori etici e morali, che non sono né negoziabili ne interpretabili, che appartengono alla nostra natura e sono al di sopra di ciascuno di noi.
Dobbiamo ragionare per valori e non per materia. La società industriale, il capitalismo tout court, ha dimostrato il feticismo della materia che trasforma i rapporti tra gli Uomini.
Siamo chiamati a riedificare i Templi alle Virtù svuotando i nostri templi interiori dagli orpelli profani rappresentando il valore dell’iniziato non con “la reazione all’ingiustizia” ma il “ Risorgimento del progetto e il valore del bene per l’Uomo”.
È questa la via sociale per conoscerci, apprezzarci, sostenerci.
La società deve cogliere nella massoneria “quell’Uomo che guarda la Luna” l’Uomo del sogno, l’Uomo dello Spirito: nuovo e ribelle.
Parafrasando Sandro Pertini, noi siamo quegli uomini, che esisteranno finché “durerà in Italia una Repubblica democratica” e rappresentiamo “ la libertà, esigenza inalienabile dello spirito umano, senza distinzione di partito, di provenienza, di fede. Poi la giustizia sociale, che completa e rafforza la libertà, l’amore di Patria, che non conosce le follie imperialistiche e le aberrazioni nazionalistiche, quell’amore di Patria che ispira la solidarietà per le Patrie altrui”.
Noi siamo per storia manifesta e, per coloro che la storia del nostro Paese conoscono , “coloro che hanno riscattato l’Italia da ogni vergogna passata” coloro che hanno scritto i Valori della Carta Costituzionale, siamo quegli Uomini di ogni censo sociale, “lavoratori, operai e contadini e lavoratori della mente” che anche attraverso l’esilio dei Gran Maestri hanno lottato “perché intendevano battersi per la libertà del popolo italiano”
E per questi Iniziati, per questi Fratelli, per le loro qualità ed intelligenze che hanno forgiato un “progetto Paese” oggi noi dobbiamo singolarmente riportare la nostra testimonianza e contributo sulla via della pietra.
Dobbiamo tornare ad edificare una nuova stagione per il “Risorgimento della Umanità”.
Questo dobbiamo consideralo come un nostro preciso dovere:” per la pace dei nostri morti, e per l’avvenire dei nostri vivi, lo compiremo fino in fondo, costi quello che costi”.

lunedì 12 marzo 2018

Il Risorgimento della Tradizione. A Novara un altro grande appuntamento del Rito di York per parlare di Cabala e Massoneria


Il Cantico dei Cantici. Seminario di Cabala a Roma con Nadav Hadar Crivelli



Il Cantico non è solo una poesia d'amore, ma un manuale di benessere, con delle istruzioni oltremodo pratiche, attuali, adatte a tutti: single, separati, sposati, giovani ed anziani.  In particolare, al secondo capitolo troviamo questo verso:

«Sostenetemi con focacce di uva passa, rinfrancatemi con mele cotte, poiché sono malata d'amore»

Essere "malati d'amore" ha un senso molto ampio, e non intende solo i malesseri romantici da giovani. Comprende ogni altro problema: l'abitudine e l'indifferenza tra marito e moglie dopo anni di matrimonio, le infedeltà, le difficoltà con l'aspetto sessuale, infine anche periodi di solitudine non gradevole. Nel seminario di Nadav Hadar Crivelli si spiegherà cosa siano in realtà "le focacce di uva passa e le mele cotte", come e dove trovarle nella vita, come usarle, per trasformare situazioni difficili in preziose occasioni di crescita.

Più di un libro, gli otto capitoli del Cantico riassumono e concentrano l'intera sacra Scrittura. Il Cantico abbonda di insegnamenti di natura terapeutica. Si sarà uno sguardo al segreto dei Sette Fluidi, essenziale per armonizzare il maschile e il femminile, sia all'interno che all'esterno di ciascuno di noi.  La poesia squisita e sublime di questo libro, anche nelle sue traduzioni, è guida e veicolo di un indimenticabile viaggio dell'Anima verso le delizie del mondo rettificato.

Si suggeriranno un paio di esercizi pratici, di canto e visualizzazione, per imprimere meglio in noi questo messaggio straordinario, e per poterlo utilizzare anche in seguito.

Il 24 marzo a Roma.

Informazioni:
3428039743 oppure 3664053127 .

giovedì 8 marzo 2018

Tiziano Busca: «La Massoneria è la tentazione del Monte Analogo»


Tiziano Busca

Sembra un normale romanzo di avventura, ma «Il monte analogo. Avventure non euclidee e simbolicamente autentiche» di René Daumal è molto di più. È una metafisica dell’alpinismo, dove c’è un itinerario, quello dell’ascesa, che è un itinerario dello Spirito dell’uomo verso una vetta dove ognuno può diventare quello che è. Bisognava provare che sulla Terra esistesse un continente fino ad allora sconosciuto, con montagne molto più alte dell’Himalaya, spiegare il perché ancora non lo si fosse mai notato, poi bisognava arrivarci, cioè organizzare una spedizione, quindi mettere radici La Massoneria è questo. Non è la vetta ma è il viaggio. È la spedizione. Il Rito di York ti dà la mappa, ti cerca dei compagni di avventura, ti spiega come metter tenda. E ti dice subito che il centro di tutto, cioè la Vetta, è la Parola. Il resto sono funi, corde, ganci, scarponi. Poi però sta tutto a te e ai tuoi compagni di viaggio. La Massoneria, oggi, testimonia questo. Che il Monte Analogo c’è. Anche se nessuno ne parla, anche se nessuno lo vede.

«Molto in alto e molto lontano nel cielo, al di sopra e al di là dei cerchi successivi dei picchi sempre più alti, delle nevi sempre più bianche, in uno splendore che l’occhio non può sopportare, invisibile per eccesso di luce, si erge la punta estrema del Monte Analogo. "Là, sulla vetta più aguzza delle guglia più sottile, solo, sta colui che riempie tutti gli spazi. Lassù, nell’aria più fine dove tutto gela, solo, sussiste il cristallo dell’ultima stabilità, nel pieno fuoco del cielo, dove tutto arde, solo, sussiste il perpetuo incandescente. Là, al centro di tutto, sta colui che vede ogni cosa compiuta nel suo inizio e nella sua fine”».

Sono parole del Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dei Liberi Muratori dell'Arco Reale - Rito di York in Italia Tiziano Busca.


La copertina del libro

mercoledì 7 marzo 2018

Giovani Generazioni o Moltitudini. Seminario di dottorato IASSP



Lo IASSP è l’Istituto Alti Studi Strategici e Politici di Milano. Ha sede in via Pisani 6 ed è una scuola di dottorato rivolta a laureati nelle discipline umanistiche, con particolare attenzione per la filosofia, le scienze politiche, la storia e la sociologia. In qualità di scuola di alta formazione, aspira a creare una élite pensante che possa ricoprire ruoli di primo piano nello sviluppo non solo culturale del Paese. Lo IASSP, inoltre, è concepito come una scuola di alta formazione in rivendicata antitesi con i principali spazi di formazione e addestramento al pensiero unico politicamente corretto liberale, liberista e libertario: è, per sua vocazione, un istituto di alta formazione che dà voce e spazio al pensiero altro, alle visioni non allineate che sempre vengono ostracizzate nell’ordine dominante dei saperi e delle discipline. La sua prospettiva è critica rispetto alla mondializzazione e al competitivismo illimitato e pone in primo piano l’interesse nazionale, i valori dell’etica comunitaria e solidale e il recupero della sovranità politica, economica, culturale e, non da ultimo, mentale. È, ancora, un prezioso esperimento di socializzazione di idee e pensieri non omologati, in grado di restituire a una libera discussione socratica quei plessi teorici che vengono oggi imposti come indiscutibili.

martedì 6 marzo 2018

La delegazione massonica australiana

di Almerindo Duranti


L'apocalisse svelata. In libreria Adolphe Bertet



Il volume di Adolphe Bertet che si presenta per il catalogo Tipheret  è un testo praticamente sconosciuto; un libro di iniziazione que encierra la dottrina segreta del cristianesimo. È considerato una delle opere più importanti dell'esoterismo del secolo XIX. Un testo conosciuto soltanto dai cultori delle opere di esoterismo della fine del XIX secolo e l'inizio del XX. Esso è ormai da tempo introvabile, se non nelle grandi biblioteche, e mai ristampato dopo la sua prima apparizione nel 1861; è qui presentato in una prima traduzione integrale arricchita di note e commenti. Prossimamente in libreria.

lunedì 5 marzo 2018

Tiziano Busca: «L'ora del dialogo e della Tolleranza»

Tiziano Busca


«Ha vinto la pancia, la preoccupazione. Speriamo che i toni si abbassino e si possa tornare a costruire un futuro di serenità, di incontro e non di barriere, di dialogo e non di insulto. Ha prevalso la paura, in questo voto. Ci siamo sentiti minacciati, e il nemico non aveva nemmeno un volto comune. Era un immigrato, era un funzionario di Bruxelles. Quando la ragione vacilla, ci si attacca a quel che si trova. E spesso è il motivo per cui la si perde. Questa ragione impaurita, adesso, la chiamiamo passione. E funziona come i vecchi orologi, quando ancora non avevamo gli smart-phones. Nessuno sa come funziona ma ognuno crede al suo. La Tolleranza sarà così. Prendere atto che un’ora per tutti esiste. E che dovremo portare le vecchie lancette a quell’ora lì. È questo il tempo per una nuova ragione in cui si riporta l’Uomo al centro dei suoi bisogni e al centro dei valori sociali in cui il diritto il merito ed il bisogno deve distinguere la nuova stagione politica del nostro Paese». Lo ha detto Tiziano Busca, Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dei Massoni dell'Arco Reale in Italia - Rito di York in riferimento alle elezioni politiche.

Il Risorgimento della Tradizione. Online la registrazione del seminario di Crotone



Online la registrazione del seminario di studio del Rito di York dedicato alla Qabalah e a Pitagora. Perché la Massoneria è la ricerca di senso consegnata alla storia dalle tradizioni che hanno attraversato l'occidente e un posto di primo piano è rivestito proprio dalla cultura esoterica ebraica. All'incontro, introdotto e chiuso dal Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dell'Arco Reale Tiziano Busca, hanno partecipato, in funzione di guida al dubbio iniziatico: Mauro Cascio, Enzo Heffler, Luca Delli Santi, Massimo Agostini, Nuccio Puglisi, Federico Pignatelli.

Ascolta qui

venerdì 2 marzo 2018

La regina di Saba. E altri saggi etiopi




I saggi pubblicati in questa raccolta rappresentano gli interventi del Convegno Antropologando, il nono, che, a Pesaro, prosegue la ricerca relativa ai comportamenti dell’uomo nel corso dei millenni o, potremmo dire, nei milioni d’anni, attraverso i simboli, praticamente immutabili, di favole, miti e leggende. Numerosissime le interpretazioni e le equivalenze dei comportamenti nelle diverse parti del mondo. Questa volta il soggetto scelto è stato l’Etiopia e i miti ad essa legati, dalla regina di Saba alla ricerca dell’Arca, passando per il Sommo poeta. Prossimamente in libreria.

giovedì 1 marzo 2018

Una riflessione sull'articolo 49 della Costituzione

di Giovanni Orciani



L’art. 1 della nostra Costituzione, al comma 2, sancisce che: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Per comprendere come il popolo possa concretamente esercitare la sovranità, dobbiamo scorrere fino all’art. 49: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
In concreto la sovranità popolare si esercita associandosi in partiti, anche se, nonostante questo, la nostra Costituzione non contiene altro riferimento ai partiti politici come non ve ne sono altri nel restate ordinamento giuridico, così i partiti sono tenuti al solo rispetto di un indecifrato “metodo democratico”.
La stessa cosa non avviene, per esempio, per le associazioni sindacali alle quali l’art. 39 della stessa Costituzione, ha espressamente riconosciuto che: “È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica. I sindacati registrati hanno personalità giuridica”.
Naturalmente la genericità e l’incompiutezza dell’art. 49 non è stata frutto del caso o di una mera dimenticanza, al contrario è stata il risultato di un durissimo e aspro scontro in sede costituente.
Inizialmente tali esigenze di democrazia trovarono risposta, da parte dell’Assemblea, nell’emendamento dei costituenti Mortati e Ruggiero, che prevedeva appunto l’attribuzione ai partiti della personalità giuridica e di funzioni di rilevo costituzionale, ciò in cambio di uno statuto il cui fondamento democratico avrebbe potuto e dovuto essere controllato da un organo indipendente.
Tuttavia l’Assemblea costituente non si “spacco” proprio grazie al ritiro di quell’emendamento e fu così che l’art. 47 (oggi art. 49) venne approvato grazie alla sua incompiutezza e al suo carattere non definito e “aperto”.
In sede di assemblea costituente si verificò, infatti, il primo grande conflitto d’interessi del nostro paese, perché, di fatto, i partiti che “controllavano” i costituenti eletti in Assemblea dovevano scrivere le regole che li interessavano direttamente, e detta incompiutezza, fu una sorta di tregua armata, in attesa degli sviluppi di politica interna e internazionale.
Allo studio della configurazione di questa “tregua” ha dedicato suoi diversi lavori il compianto Presidente emerito della Corte Costituzionale – per altro originario della vicina Fano – onorevole Leopoldo Elia.
I principi fondamentali della costituzione che fino a quel momento avevano configurato una cornice unificante dopo le lacerazioni causate dalla guerra, non erano più tali di fronte alle divergenti finalità politiche dei singoli partiti che – a un certo punto – hanno iniziato ad accusarsi a vicenda di tradire la costituzione.
Il punto delicato era costituto dal fatto che qualsiasi regolamento di attuazione dell’art. 49 avrebbe messo fuori legge i partiti antisistema, e quindi avremmo avuto l’interdizione dai lavori parlamentari, del partito comunista, di quello socialista, naturalmente quelli di estrema destra nonché il partito nazionale monarchico, com’era avvenuto in Germania che applicò effettivamente la c.d. “democrazia protetta”.
Perché, per esempio, il partito comunista applicava il c.d. “centralismo democratico” che, di fatto, escludeva ogni forma di minoranza e/o di opposizione al suo interno.
In tale dibattito Alcide De Gasperi comprese che tale prospettiva avrebbe estirpato le stesse radici costituzionali della Repubblica, finalizzate a garantire la pluralità del dibattito parlamentare, soprattutto in un particolare momento storico d’integrale ricostruzione del paese, e la considerò una soluzione inopportuna, anche in considerazione del fatto che si stava aprendo la fase storica della così detta “guerra fredda” e che l’Italia rappresentava un paese di frontiera rispetto al fronte comunista.
Proprio su quello che derivò, da tale decisione, è incentrato lo studio di Leopoldo Elia contenuto nel suo celeberrimo saggio con cui arriva a ipotizzare l’ormai famosa “conventio ad excludendum” o “convenzione ad escludere” in base alla quale, a differenza di quanto avvenne in Germania, i partititi dichiarati antisistema non furono posti fuori legge, ma più limitatamente esclusi dal governo, per così dire si convenne una democrazia “protetta” nella sola fase governativa.
Per far questo il funzionamento e l’effettiva democraticità dei partiti fu necessariamente lasciata a se stessi, riservando alla pluralità dei partiti stessi l’unico presidio di garanzia e controllo.
In sostanza sarebbero stati liberi di organizzarsi come credevano, con il solo obbligo/dovere di controllarsi a vicenda affinché nessuno abusasse di tale libertà.
In questo modo, nessuna legge avrebbe potuto serrare le porte del parlamento e del dibattito politico ad alcun partito, pur potendo interdire ad alcuni di essi l’accesso alla fase di governo.
Pertanto non si abdicò definitivamente a valutare i partiti in merito alla loro conformità o meno al sistema costituzionale introdotto, ma tale valutazione fu spostata dall’ambito normativo, in altre parole prevedendo regole da rispettare, come appunto in Germania, a quello ideologico; un’ideologia che sarebbe dovuta essere ispirata al rispetto dei principi e dei valori costituzionali, pena l’esclusione degli stessi dalle coalizioni di governo.
Questa l’interpretazione che fu data alla definizione “metodo democratico” contenuta nell’art. 49.
Malgrado tali aspetti discutibili e ardui, la conventio ad excludendum funzionò, come rileva Leopoldo Elia, per alcuni decenni, e fu fatta valere in una prima fase per escludere dal governo tutti i partiti della sinistra (compresi i socialisti) e quelli della destra, e per dar luogo, più tardi, a una vera e propria procedura di ammissione nella coalizione di governo «dei partiti per i quali valesse (per l’innanzi) la convenzione ad excludendum».
Procedura, che aveva come fine quello di certificare «... la legittimazione piena» di un partito che fosse progressivamente passato da uno status di oppositore “incostituzionale” a quello di oppositore “costituzionale” e che veniva, perciò, associato al governo grazie a una decisione della coalizione che era destinata ad assumere una validità permanente: per questa via la esclusione-inclusione aveva il valore di un vero e proprio giudizio di legittimazione costituzionale.
Questo fece aumentare enormemente l’importanza e il peso delle ideologie, impedendo di riconoscere l’esistenza di un principio comune e condivisibile di democrazia interna, con la conseguenza di rendere improponibile l’adozione di una legge di attuazione dell’art. 49 della Costituzione che rendesse obbligatoria l’adozione di un modello unico.
In conclusione, possiamo dire che l’approssimarsi della guerra fredda e la forte presenza del partito comunista, differenziarono nettamente la fase costituente italiana da quella tedesco-occidentale.
Ciononostante i partiti furono strutturati, e funzionarono, in maniera sufficientemente democratica, quasi tutti adottarono regolamenti interni che permettevano di selezionare la classe dirigente attraverso congressi territoriali e nazionali in modo abbastanza democratico.
Dopodiché, nel 1992, caduto il muro di Berlino, Leopoldo Elia  ci ricorda come fossero ormai maturate le condizioni per approvare una legge sui partiti, i quali, nel frattempo, avevano anche ottenuto finanziamenti pubblici.
Nello stesso periodo, infatti, “Tangentopoli” apri una crisi epocale travolgendo e sconvolgendo l’intero sistema politico italiano, di fatto spazzando via tutti i partiti tradizionali.
Al contempo fu stato introdotto un sistema elettorale, di tipo maggioritario, che divise in due il paese fra la colazione di centro-sinistra e quella di centro-destra; quest’ultima caratterizzata dalla figura di Silvio Berlusconi che lo aveva sostanzialmente “fagocitata” tenendo in piedi da solo l’intera coalizione, mentre quella di centro-sinistra era tenuta insieme da leaders in costante competizione fra loro.
In questa situazione, il venir meno della conventio, che non aveva più ragion d’essere dopo la caduta del muro di Berlino, e la riforma elettorale in senso maggioritario non sarebbero state sufficienti a correggere quei vizi di scarsa democraticità dei partiti al loro interno e di dominio partitocratico.
Nonostante la svolta maggioritaria, la democrazia consociativa che era nata all’ombra della conventio ad escludendum aveva finito per massimizzare l’utilità marginale dei partiti anche più piccoli, spesso indispensabili per costituire colazioni di governo, per cui il “multipartitismo estremo”, teorizzato dallo stesso Leopoldo Elia, era diventato un carattere permanente nel sistema politico, ancor più radicatosi in parlamento attraverso le èlites dirigenziali di tutti i partiti.
Ancora più problematica si manifesta, oggi, la presenza dei partiti nel nostro sistema, perché se è vero che con la caduta della conventio la democrazia non è più “protetta”, e tutti i partiti sono liberi di determinare la politica italiana, sia in Parlamento che al Governo, è altrettanto vero che nessun passo avanti è stato fatto in termini di attuazione dell’art. 49 e ciò nemmeno dopo che la legge 96 del 6 luglio 2012 – in materia dei contributi pubblici – per altro recependo una direttiva europea, all’art. 5, ha finalmente espressamente statuito che i "partiti e i movimenti politici, qualora abbiano diritto ai rimborsi o ai contributi di cui alla presente legge, sono tenuti a dotarsi di un atto costitutivo e di uno statuto che deve essere conformato a principi democratici nella vita interna, con particolare riguardo alla scelta dei candidati, al rispetto delle minoranze e ai diritti degli iscritti, diversamente” - continua lo stesso articolo – "decadono dal diritto ai rimborsi per le spese elettorali e alla quota di cofinanziamento a essi eventualmente spettante”; ebbene tra poco festeggeremo 6 anni dal varo di tale legge, ma di democrazia nei partiti ancora non ne intravediamo nemmeno l’ombra.
Oggi una riforma in tal senso, risulta essere assolutamente indispensabile, anche perché il successo di Berlusconi “politico”, il quale ha creato una partito caratterizzato solo esclusivamente sulla sua persona, molto agile e snello, ha costretto quasi tutti gli altri ad adeguarsi a tale modello, di fatto facendo venir meno ogni forma di vera partecipazione democratica al loro interno.
A partire dalla XIII Legislatura (1996), che ha stabilizzato i governi di coalizione basati sulla formula dell’alternanza, i partiti sembrano aver accettato l’idea che l’art. 49 imponga un vero e proprio obbligo giuridico di democratizzazione, e non più solo una disquisizione ideologica, ma si astengono da qualsiasi iniziativa legislativa in tal senso.
Decine di disegni di legge sono stati depositati negli anni per proporre varie forme di sistemi democratici, tuttavia mai nessuna di queste è stata avanzata da un partito in quanto tale, ma solo come iniziative dei singoli, anche con più parlamentari trasversali, e soprattutto nessuna è mai stata calendarizzata per la discussione in uno dei due rami del Parlamento.
Questo fa riflettere, soprattutto se si pensa che la regolamentazione democratica per legge è ormai diffusa in quasi tutta Europa.
Di fatto, in Italia, l’unica parvenza di democrazia interna la manifesta il Partito Democratico il quale, tuttavia, appare scisso tra norme che appaiono democraticamente orientate (per esempio regolamentazione delle primarie) ad altre che sono volte a costruire una “democrazia del segretario”, sottraendolo ad un reale indirizzo politico da parte degli iscritti.
In definitiva, se i partiti “nuovi” fondano il proprio ordinamento interno sul principio della leadership, ovvero sul carisma del leader, il valore contenuto nell’art. 49 della Costituzione diventa ancor più drammaticamente importante, perché il principio del leader deve essere necessariamente bilanciato con il diritto costituzionale dei cittadini associati nel partito a designare lo stesso leader (con metodi davvero democratici), a controllarne l’azione politica, a valutarne i risultati e a procedere – al limite – anche alla sua revoca.
Le stesse primarie, in una situazione in cui i procedimenti di reclutamento, di selezione e di promozione rimangono nelle mani di cricche o clan intrapartitici, risultano insufficienti se lasciate regolare dagli stessi partiti, perché è improbabile che i dirigenti non continuino a voler intervenire e cercare ossessivamente di controllare portata ed esiti.
Oggi, sostanzialmente, tutti i partiti italiani applicano il “centralismo democratico”, nel senso che non esistono minoranze le quali sono costrette a uscire dal partito e ad incrementare quella miriade di partitini che caratterizzano il sistema politico italiano, fatto da pochi partiti maggiori e da decine di patititi minori che rappresentano solo minoranze, o minoranze delle minoranze, di quelli maggiori (per esempio Liberi e Uguali altro non è se non uno dei partiti delle minoranze del PD).
Siamo passati da un tentativo di proteggere la democrazia da partiti antisistema, ad una partitocrazia completamente antisistema, che rappresenta la negazione della stessa democrazia, dal momento che al popolo è preclusa ogni scelta attinente la propria classe dirigente a qualsiasi livello: non si possono scegliere i candidati, non si possono scegliere democraticamente i leaders dei partiti e conseguentemente non si può scegliere la classe dirigente del paese.
La sovranità non è più popolare ma in mano ad élite di partiti autoreferenziali.
In una situazione di questo tipo, la tensione crescente tra la sfiducia nel ceto politico e la crisi di rappresentatività nelle istituzioni può provocare l’implosione del sistema, se lo stesso non riuscirà a offrire canali di partecipazione democratica capaci di restituire ai cittadini strumenti efficaci di coinvolgimento al funzionamento delle istituzioni e alle scelte politiche pubbliche.
Nessun intervento sulla legge elettorale riuscirà a sopperire alla richiesta di democrazia, e se questo viene utilizzato, al contrario, per garantire ancor più potere di scelta ai partiti stessi (si pensi solo all’ultima legge elettorale), quella tensione rischierà di aggravarsi ulteriormente.
Alla luce di tali considerazioni dovremmo tutti quanti seriamente adoperarci per recuperare importanti spazi di democrazia per il nostro paese, perché è evidente che nessuna partecipazione all’esercizio di poteri sovrani può mai realizzarsi associandosi a un partito personale o oligarchico, comunque non democratico, nel quale il cittadino non dispone di efficaci strumenti di partecipazione democratica, perché le decisioni rilevanti sono riservate a un leader padrone o a una struttura oligarchica, che si rinnova per cooptazione.
È assolutamente necessario adoperarsi affinché un partito, strumento necessario per l’esercizio della sovranità, sia – per esempio – obbligato ad avere uno statuto depositato o registrato e comunque accessibile a tutti gli iscritti e al pubblico, che indichi obbligatoriamente i diritti degli iscritti e gli strumenti di partecipazione alle elezioni degli organi dirigenti, che preveda adeguate garanzie per i diritti delle minoranze e organismi imparziali dotati di poteri per farle rispettare, che indichi inoltre con chiarezza e oggettività i criteri di valutazione delle domande d’iscrizione, i presupposti sanzionatori per dirigenti e iscritti, nonché l’obbligo di motivazione di tutti i provvedimenti adottati sui singoli rendendoli pubblici, e, infine, l’introduzione di codici etici, fino alla previsione di modelli organizzativi finalizzati alla prevenzione di fenomeni corruttivi.
Occupandomi di anticorruzione, infatti, sono sempre più convinto che la mancanza di democrazia interna ai partiti, sia una fucina di conflitti d’interessi che si originano in occasione di ogni cooptazione ad essa conseguente, e il conflitto d’interessi rappresenta il vero humus favorevole a fecondare la corruzione, la quale altro non è se non la degenerazione di un potere conseguente proprio ad una situazione in cui un interesse privatistico secondario viene fatto prevalere su un interesse primario.
Non è un caso se l’Italia è al 60° posto dell’indice internazionale CPI (corruzione percepita) di Trasparency International, fanalino di coda d’Europa (solo nel 2016 abbiamo di poco superato Bulgaria e Grecia).

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