venerdì 16 ottobre 2020

Schibolet, la parola di passo del Compagno d'Arte



di Luca Delli Santi

«I Galaaditi intercettarono agli Efraimiti ai guadi del Giordano; quando uno dei fuggiaschi di Efraim diceva: "Lasciatemi passare", gli uomini di Gàlaad gli chiedevano: "Sei un Efraimita?". Se quegli rispondeva: "No",  i Galaaditi gli dicevano: "Ebbene, di' Schiboleth", e quegli diceva Shiboleth non sapendo pronunciare bene. Allora lo afferravano e lo uccidevano presso i guadi del Giordano. In quella occasione perirono quarantaduemila uomini di Efraim».
In questo brano del libro dei Giudici 12, 5- 6 compare la  parola Shibboleth, l’uso è simile a quello adottato in massoneria, si tratta  di una parola d’ordine, difficile da pronunciare per gli stranieri e di conseguenza adatta come stratagemma di riconoscimento.
La traduzione più ricorrente della parola è spiga, il grano è un elemento base dell’alimentazione, connesso con il pane, il “cum panis “ è la persona con cui si condivide il pane, alimento simbolo di conoscenza, nei riti cristiani rappresenta il corpo del verbo incarnato, all’inizio del kiddush shabbat viene benedetto. Il Fratello Apprendista Libero Muratore ha conosciuto il valore della fratellanza massonica, ha partecipato al lavoro per il bene ed il progresso dell’umanità, da Compagno d’Arte è chiamato a condividere quanto ha appreso con i fratelli dell’officina, l’intuizione che dovrà guidarlo è anche, e soprattutto, la capacità di rendere il lavoro individuale lavoro collettivo, non a caso a questo grado è leagto anche l’uso della cazzuola, la malta che viene spalmata è il sapere reso comune, il frutto del lavoro.
In ebraico la parola Shiboleth ha due forme ortografiche corrette:  שבלת e שבולת , come si può osservare la differenza sta nello scrivere o no la lettera Vav, che si usa per dare maggiore enfasi alla pronuncia, in questo caso, essendo preceduta da una beit, non è strettamente necessaria. Da un punto di vista cabalistico però la scelta non è altrettanto indifferente, la Vav è un gancio che crea connessione, in particoalre fra “l’alto e il basso”, la carica energetica della parola cambia, e soprattutto, naturalmente, cambia la ghematria.
La ghematria della prima versione ortografica è 732 che corrisponde anche al l’espressione Ben Porat, “ figlio fertile”, l’iniziabile è pienamente iniziato, un membro attivo e pienamente produttivo della corporazione, la fertilità di cui è dotato è la capacità di contribuire alla costruzione del tempio dello spirito. L’operaio è pienamente abile al lavoro. Inoltre 732 corrisponde anche al versetto 27:19 del libro dei Proverbi: “Come nell’acqua il viso riflette il viso, così il cuore dell’uomo rivela l’uomo”.
La seconda versione ortografica ha ghematria 738 che corrisponde al verbo Yashab, dimorare, “ Oh com’è bello e giocondo quando i fratelli dimorano insieme” recita il salmo 133, così caro alla tradizione di ordini cavallereschi e monastici.

Inoltre 738 equivale a labash, vestito, questo è un riferimento alla condizione adamitica decaduta nella quale siamo precipitati e dalla quale dobbiamo emanciparci, ma è certo la isopsefia a svelarci il più affascinante segreto ed il più rilevate potenziale custodito nel numero 738, equivalente infatti al greco antico Iesous, Gesù. Svolgendo una riflessione un poco ardita possiamo dire che l’energia impressa dalla Vav, che rappresneta  il “Figlio” nel Tetragramma, porta la ghematria della spiga ad essere equipollente al pane eucaristico della simbologia Cristiana, il verbo incarnato.  Naturalmente si tratta di giocare con le rappresentazioni,  i simboli, gli archetipi della tradizione abramitica, in cui fiorisce e si sviluppa la sapienza massonica, per superarli, arrivando al loro cuore, ai concetti universali. 
Una parola di passo, un vocabolo difficile da pronunciare, che anche nel mondo profano indica un mezzo per allontanare gli estranei, può custodire un tessuto simbolico prezioso e contribuire far scaturire nuove riflessioni, naturalmente il 738 è un numero complesso che nasconde anche insidie, equivale anche a leshachet, distruggere e a tishlach, manderai, del resto non furono forse   dei “cattivi compagni”, con la loro condotta infame, a far nascere il mito di Hiram?
.