Il Presidente Moroso ha ricordato come il Mazzini sia stato fra i primi, nell'800, a parlare di emancipazione interclassista, di libertà nella responsabilità e si sia giustamente contrapposto ai liberali monarchici - inizialmente poco convinti del progetto di un'Italia unita e comunque ostili a qualsiasi idea di Repubblica - ai clericali dell'epoca seguaci di Papa Pio IX, amici dell'Austria e nemici del popolo italiano ed al nascente socialismo marxista.
Giuseppe Mazzini, come ha giustamente ricordato Moroso, teorizzò infatti - un secolo prima - il fallimento dell'ideologia comunista ed il suo sostanziarsi in dittatura e totalitarismo sanguinario, come è nei fatti accaduto con l'Urss ed i suoi “satelliti”. Il dottor. Carlo Porcella, storico e studioso del movimento mazziniano, ha approfondito invece l'ideale di democrazia nel pensiero di Mazzini. Giuseppe Mazzini fu fra i pochi, nell'800 a considerare la piena parità dei diritti fra uomo e donna. La relazione di Porcella ha approfondito il pensiero di Mazzini alla luce delle teorie politiche di Bentham, di Saint Simon e di quella comunista.
Di Bentham criticò il pensiero esclusivamente utilitaristico, promuovendo – invece - una vera riforma morale attraverso l'educazione degli individui, i quali avrebbero così potuto partecipare alla vita politica e scardinare ogni forma di tirannide e privilegio. E qui entra in gioco il Mazzini religioso ed antimaterialista, che ricorda ai cittadini del tempo che di fronte a Dio tutti gli uomini sono fratelli e non possono pertanto essere ineguali di fronte ai propri simili. Anche del Sansimonismo il Mazzini criticò il prevalere nella loro dottrina politica del concetto preminentemente utilitaristico. Per lui era la terra che doveva essere innalzata al cielo e non viceversa, come Saint Simon andava predicando.
Ma è contro il Comunismo che Giuseppe Mazzini si scaglia con maggiore determinazione. Il Comunismo, per Mazzini, è infatti il sistema più iniquo che possa esistere in quanto non permette alcuna proprietà individuale ed il lavoratore è costretto a lavorare per lo Stato ricevendone un compenso pari ai suoi bisogni, quali che essi siano. Il Comunismo nega la virtù dell'individuo ed il suo ingegno, non garantendogli alcuna possibilità di elevarsi economicamente nemmeno nel futuro. Il Mazzini propone dunque un concetto di democrazia per tutti a partire dal rispetto dei doveri di ciascuno che permetta a chiunque di conseguire e conquistare i propri diritti. Il pensiero democratico di Mazzini – come evidenziato dal dott. Porcella – si basa dunque su tre concetti: tradizione, associazione e progresso.
Tradizione intesa come tradizione universale del genere umano e dunque rispetto della famiglia, della nazione e quindi dell'umanità. Che sono i tre elementi cardine per il perfezionamento morale dell'individuo. Associazione è per Mazzini il mezzo politico con cui conseguire piena fratellanza e piena libertà fra gli individui. Il concetto di progresso, nella dottrina mazziniana, è da intendersi come vera e propria legge morale che permette all'individuo di evolvere il suo pensiero, a partire dall'istruzione. Il dott. Carlo Porcella ha dunque concluso la sua nota con le parole dell'anarchico Camillo Barbieri in memoria di Mazzini, pronunciate nel 1934: …L’apostolo profeta scrive pagine che non muoiono. Va al di là del suo tempo, parla a tutti gli uomini della terra. E’ vincitore perché è stato vinto. Non è l’uomo politico ma è l’uomo della polis: l’uomo che vive ed pronto a morire per essa. Non è Alcibiade ma Socrate. Egli lavora nel presente, ma pensa all’avvenire; vede i cittadini ma non dimentica l’uomo; è il tribuno ma non il retore, può essere uomo di stato. E, nei fatti, il pensiero di Giuseppe Mazzini è forse più attuale oggi di ieri: ha vinto su tutte le altre ideologie (quelle totalitarie, ma anche quelle confessional-popolaristiche e socialdemocratiche) proprio in quanto è alla base dell'emanzipazione individuale. E quindi collettiva, senza dogmi e/o settarismi di sorta.