Ieri in occasione del Convegno tenutosi a Paola su Saverio Fera il Gran maestro della Gran Loggia d'Italia, Luigi Pruneti, ha rilasciato alla Adnkronos questa dichiarazione: ''Saverio Fera ci ha insegnato la strada dell'umanita' e noi la dobbiamo seguire''. Il Gran Maestro dell'obbedienza di piazza del Gesu' palazzo Vitelleschi ha parlato della figura di un uomo che era stato dimenticato e che oggi l'istituzione riscopre come ''una figura centrale'' nella storia.
''Fera - racconta Pruneti - cerco' di salvare la massoneria di inizio '900 da una deriva politica, da una compromissione delle idee massoniche in compromissione con una certa parte politica, di una sinistra di carattere radicale, anticlericale con sfumature ateistiche. Egli si oppose a tutto cio' e a seguito del dibattito nato intorno alla mozione Bissolati nacque la scissione della massoneria italiana''.
Il Gran maestro della Gran Loggia d'Italia spiega che Fera fu il protagonista di questa nuova formazione che si chiamo' inizialmente 'massoneria di piazza del Gesu'' e fece in modo che fosse riconosciuta internazionalmente da gran parte delle obbedienze massoniche del mondo. ''Cinquantasei obbedienze nel 1912 riconobbero questa nuova formazione massonica che si richiamava alla tradizione piu' antica della massoneria stessa'' ha detto.
La storia personale di Saverio Fera tuttavia continua con alcune ombre. ''Tre anni piu' tardi, il 29 dicembre 1915 - racconta ancora Pruneti - muore e fu dimenticato da tutti, dai suoi stessi confratelli. La moglie visse per altri 15 anni in condizioni indigenti, avendo difficolta' a sostenere i figli e la stessa memoria di Fera si e' ossidata nel mondo''. Secondo Pruneti ''di lui e' stato detto di tutto, sempre in senso negativo.
Quest'uomo in effetti invece oltre ad essere stato un massone di notevole spessore e un pastore protestante di una formazione evangelica interessante, la Chiesa cristiana libera d'Italia che chiuse nel 1904, fu anche un filantropo. Dedico' la sua vita ad aiutare gli indigenti, soprattutto gli orfanotrofi. Le sue sostanze personali -conclude il Gran Maestro- andarono in questo perche' secondo lui il senso della vita si trovava nell'aiutare chi era sfortunato. Diceva che la figura del Cristo e' per tutti, massoni e non, cristiani e non''.