lunedì 16 dicembre 2019

Giuseppe Mazzoni e la Massoneria

di Antonino Zarcone



16 dicembre 1808, nasce a Prato Giuseppe Mazzoni. Figlio di Niccolò, giacobino che durante il periodo napoleonico aveva promosso l’innalzamento dell’albero della libertà e più volte Maire della città, e di Anna Bottari.
Dopo i primi studi presso il canonico G. Silvestri, frequenta il collegio Ferdinando di Pisa, da cui viene espulso nel 1824 per aver fatto parte di una setta segreta, gli «Intrepidi di Dante», che professa ideali patriottici e antireligiosi. Laureatosi in giurisprudenza nell’ateneo pisano, compie il tirocinio a Firenze presso lo studio dell’avvocato G. Venturi, affiliato alla Giovine Italia e attivo cospiratore, che lo avvicina alle idee mazziniane. Nel giugno 1847 è tra i fondatori a Firenze del giornale democratico L’Alba. Il 22 marzo 1848, scoppiata la prima guerra d’indipendenza, si aggrega alla colonna di volontari che, partiti dalla Toscana alla volta della Lombardia, sono diretti a Modena, dove la città si era ribellata al duca Francesco V e dove tenta invano l’instaurazione di un governo repubblicano.
Rientrato a Prato, diventa l’animatore del Circolo del popolo, che raccoglie gli elementi democratici di orientamento repubblicano ed elabora un programma politico in cui figurano: il suffragio universale, la libertà di parola e di associazione, vaste autonomie municipali ed alcune riforme sociali volte a risolvere i problemi del lavoro e a migliorare le condizioni delle classi popolari.
Deputato al Consiglio generale della Toscana, poi Ministro di Grazia e giustizia e degli affari ecclesiastici, alla partenza di Leopoldo II da Firenze, diventa membro del triumvirato. Dopo la restaurazione imposta dagli austriaci prende la strada dell’esilio prima in Francia dove affina le sue idee democratiche poi in Spagna.
Rientra a Prato soltanto il 2 agosto 1859 perché chiamato dei democratici della sua città natale, che lo candidano all’Assemblea nazionale, il nuovo Parlamento toscano nato dalla rivoluzione pacifica che vede i Lorena lasciare Firenze. Contrario all’annessione al Piemonte sabaudo per fedeltà ai suoi principî repubblicani diserta la seduta durante il voto. Attivo nella raccolta di fondi per la spedizione garibaldina in Sicilia, tra i fondatori a Firenze della Fratellanza artigiana e della Società democratica, collabora con il giornale La Nuova Europa, dal quale espone le sue idee democratiche influenzate dall’incontro con Bakunin, anche se più moderate.
Eletto Deputato per il Collegio di Prato per la sinistra nel 1870, nominato senatore Il 17 marzo 1879, nel ventennio postunitario ricopre costantemente l’incarico di consigliere nel Consiglio comunale di Prato e dal 1865 in quello provinciale di Firenze.
L’ultimo decennio della sua vita è caratterizzato dalla militanza nella massoneria, cui era stato iniziato nel 1849 nella loggia Saint-Jean d’Écosse di Marsiglia. Regolarizzato nel 1869 nella loggia Universo di Firenze, nel maggio dello stesso anno viene eletto gran maestro aggiunto del Grande Oriente d’Italia, l’obbedienza massonica che dal settembre 1870, dopo le dimissioni del gran maestro il colonnello Ludovico Frapolli, guida come reggente e della quale diventa poi il gran maestro effettivo dal 27 gennaio 1871 fino alla morte. Fra gli atti più significativi compiuti nel suo decennio alla guida del Grande Oriente vanno ricordati il trasferimento della sede a Roma nel 1871, la fusione con il Supremo Consiglio del rito scozzese di Palermo nel 1872 (che pone fine al dissidio fra le logge che praticavano il rito simbolico e quelle di rito scozzese, per lo più ubicate nel Mezzogiorno e di spiccata intonazione democratico-repubblicana e che di fatto porta alla unificazione la massoneria ), la fondazione nel 1877 della loggia Propaganda massonica a Roma, capeggiata in prima persona dal gran maestro e destinata ad accogliere gli esponenti più in vista del mondo politico, economico e culturale che non possono partecipare ai lavori delle logge di provenienza.
Muore a Prato l’11 maggio 1880.