mercoledì 2 settembre 2015

La Genesi secondo Pasolini



«[...] Il personaggio primo e, diciamo capostipite, era uno. Lo chiamerò (per motivi miei personali) 'Dio di Saulo'. La sua unicità era invisibile, semplicemente perché l'occhio non riusciva ad abbracciarla tutta. La sua identità, di conseguenza, era misteriosa. Non c'è dubbio che egli era buono, protettore, eternamente presente, infinitamente affettuoso, regolarmente generoso di cibo, di calore e di sonno.
Io venivo dalla morte. Ed ero appena entrato piangendo in un meraviglioso Giardino. Piano piano, per merito di questo Dio di Saulo, smisi di piangere, e cominciai a conoscere le gioie del meraviglioso Giardino in cui ero entrato. Già comunque mi ero adattato alla mia nuova condizione, contando di rimanerci per sempre. Invece fu proprio lui, il Dio di Saulo, a cacciarmi anche da lì.
Fu a quel momento che io diventai un narratore: il narratore, cioè, che vi fa questo racconto. Non appena infatti smisi di piangere e disperarmi per questa seconda cacciata, e cominciai a guardarmi intorno per la prima volta, lo vidi. Era un povero mostro (come poteri ricostruire quando fui in grado di farlo): un povero mostro disgraziato, meschino, tutto preso dal dovere di sopravvivere, mangiare e procurare agli altri da mangiare, lavorare, sudare, aspettare una mercede, ringraziare, ricominciare a lavorare fino a tardi, riposarsi in un sonno sempre troppo scarso, rialzarsi, riprendere tutto daccapo. Fu osservando questa sua vita che mi venne voglia di scrivere un Romanzo.
Ma un personaggio solo, quell'unico che conoscevo, non bastava a fare una storia: occorreva almeno un antagonista. Feci perciò quello che usano fare in genere i romanzieri: cioè da un personaggio reale, che conoscevo, ne feci due».

(da "Petrolio")