di Valentina Marelli
A volte grazie al grande schermo scopriamo realtà sconosciute cariche di misteri e leggende. È il caso della Chiesa di Saint Sulpice di Parigi che grazie al famoso «Codice Da Vinci» di Dan Brown è diventata tappa di pellegrinaggio per curiosi e studiosi da ogni parte del mondo.
Ricordo tanti anni fa quando mi ci imbattei la prima volta ero praticamente da sola, oggi si fa fatica quasi ad entrarci, e le ipotesi sugli strani elementi che contiene sono numerosi, andiamo a vedere le principali.
Nel romanzo di Dan Brown appare una misteriosa “rose ligne” (linea rosa) che rappresenterebbe l’antico meridiano di Parigi, il cosiddetto meridiano zero, più tardi sostituito da quello odierno di Greenwich. L’autore americano suggerisce però che la Linea Rosa stia a simbolizzare la linea di sangue derivata dall’unione carnale di Gesù con Maria Maddalena. I discendenti di Gesù. Tanto che colloca su questa immaginaria linea che attraversa il globo anche la famosa Cappella di Rosslyn. Un’idea geniale, che ha colpito a fondo l’immaginario collettivo e contribuito al successo del best seller. Ma la linea rosa non è stata un’invenzione di Brown. Già negli anni Sessanta del XX secolo ne parlava la mitografia del moderno Priorato di Sion.
E tuttavia, se Maddalena di Betania e Iside rivestono negli scritti del Priorato una grande importanza, invece al personaggio Gesù – punto cardine nel romanzo di Brown – non spetta nessun ruolo di primo piano. Per una buona ragione: in realtà la Linea Rosa della tradizione, quella di cui parla il Priorato, rappresentava l’eresia giovannita e templare. Era la linea di Giovanni il Battista, la tradizione del Graal e di Nostra Signora. Non quella di Gesù. Per gli esoteristi del Priorato di Sion, il suo corrispondente geografico era la linea dell’antico meridiano di Parigi, che divideva la Francia in due metà. Partendo nell’estremo settentrione dalla città di Dunkerque, il meridiano passava per Parigi dietro la chiesa di San Sulpice (non all’interno di essa!), poi nei pressi della piramide di vetro del Louvre, e quindi sotto l’Osservatorio di Parigi, per proseguire il suo itinerario verso il meridione della Francia, correndo a pochi chilometri di distanza dalla città di Bourges – che è situata nel cuore dell’esagono francese – e poi terminare nei Pirenei, nella località di Les Pontils, a circa 300 metri dal sarcofago d’Arcadia. Quello dipinto dal pittore Nicolas Poussin e su cui si legge la famosa frase latina “Et in Arcadia ego”.
Chi possedeva la Linea Rosa, era il Signore del Tempo. Ma non solo dell’ora fugace che regolava gli orologi di milioni di persone, bensì del tempo in senso astratto: il ciclo perpetuo di morte e rinascita, il neheh degli antichi Egizi. Il tempo circolare, il serpente che si morde la coda. E i Signori del Tempo erano anche i Signori della tradizione segreta giovannita. Nel 1666 – e quindi due anni dopo l’arresto di Nicolas Fouquet, sovrintendente alle Finanze durante il regno di Luigi XIV – Re Sole decise di far erigere nel quartiere parigino Faubourg Saint Jacques l’Osservatorio astronomico. E il 21 giugno 1667 gli astronomi di corte Cassini, Picard, Huygens e Boemer fissarono ufficialmente la linea meridiana. Fu allora che gli adepti della tradizione segreta decisero di scegliere il meridiano zero quale simbolo della corrente del Graal? Fu allora che il meridiano divenne la Linea Rosa?
E qui si innesta un altro interessante pezzo del puzzle, che collega questo luogo ad un altro. Le cronache narrano che tra il XVII e il XVIII secolo, la chiesa e il vicino seminario divennero una fucina di vita spirituale e culturale.
Proprio in questo seminario avrebbe studiato un anonimo allievo, nel XIX secolo, destinato ad avere una notorietà incredibile, molti anni dopo la morte, legata al paesino in cui divenne curato, Rennes le Chateau. Il suo nome era Berengere Sauniere. Nel seminario di Saint Sulpice, secondo molti autori, ci sarebbe stata un'enclave di esoteristi, depositari di una Conoscenza antichissima e di segreti particolarmente importanti. Inoltre, la chiesa parigina di cui ci stiamo occupando è stata al centro di un discusso libercolo di 13 pagine intitolato: LE SERPENT ROUGE - NOTES SUR SAINT GERMAIN DES PRES ET SAINT SULPICE DE PARIS, in cui compaiono-tra gli altri-in chiave allegorica, Olier, Sauniere, Delacroix, Signol, i Merovingi e, naturalmente, le chiese di Saint Sulpice e Saint Germain de-Près.
Apparentemente finzione cinematografica e realtà storica si fondono e si con-fondono sulle note potremmo dire di un Fil Rouge che attraversa il mito e la storia nei secoli.
Fonte: storia-controstoria.org