martedì 13 gennaio 2015

La prostituzione della cultura



«[Gli accademici] tanto sono pronti ad avarizia [di spirito] che da ogni nobilitade d’animo li rimuove [...]. E a vituperio di loro dico che non si deono chiamare litterati, però che non acquistano la lettera per lo suo uso, ma in quanto per quella guadagnano denari o dignitate; […] la litteratura [...] l’hanno fatta di donna meretrice».
Dante Alighieri, Convivio, I, 9

[Per le ragioni qui esposte Dante non ritiene che il risveglio culturale possa passare per i letterati, per gli accademici, per i mestieranti della cultura (contro cui lanceranno i loro strali Leonardo da Vinci, Galileo Galilei, ecc.). Perciò decide di scrivere in volgare, come espone qui nel Convivio, per rivolgersi agli spiriti nobili ovunque sparsi, che non sanno il latino, ma che conoscono la vita, lo spirito che le lettere dovrebbero custodire, ora però esangui a causa degli 'eruditi' che inseguono nient'altro che il prestigio del ruolo. Quanto d'attualità sono queste considerazioni?

Nell'immagine, scelta dalla pagina Fb di Filosofia da cui è tratta la riflessione: Dannati all'inferno, del ciclo di affreschi con Storie degli ultimi giorni, avviato nelle vele da Beato Angelico e Benozzo Gozzoli nel 1447 e completato da Luca Signorelli nel 1499-1502. Si trova nella cappella di San Brizio, o cappella Nova, nel transetto destro del duomo di Orvieto.