venerdì 16 gennaio 2015

Divinazione e Teurgia nel Neoplatonismo

La copertina del libro, disponibile anche in versione Kindle

Uomini, angeli, demoni, dei, negli scritti dei filosofi neoplatonici. Di questo parla il nuovo saggio di Crystal Addey. «Fior di pensatori – da Porfirio a Giamblico e a Proclo – hanno indagato quelli che potremmo chiamare i "quadri intermedi" della grande azienda del cosmo. L'uomo dell'età tardo antica era come ossessionato dalla continuità. Una catena ininterrotta legava cielo e terra, come un passamano, che faceva scendere dall'alto l'influsso superno, e salire dal basso preghiere e suppliche», ha scritto Giulio Busi giusto ieri sul Sole 24 Ore. Una idea che troviamo anche nella Qabalah e in molte società iniziatiche in occidente.

«Più raffinati degli uomini anche se più grossolani e impacciati degli dei, i demoni facevano l'ufficio di traduttori e interpreti. A loro si rivolgeva spesso l'adepto dei misteri, o il sacerdote oracolare, affinché gli dessero ali e impulso per ascendere. Senza questa minuziosa gerarchia dell'invisibile non si capirebbe la stessa teurgia, ovvero il tentativo di imbrigliare le forze cosmiche attraverso l'uso di simboli e la recitazione di formule arcane. Pratiche che il mondo greco-romano non considerava affatto superstiziose o magiche in senso deteriore. La vera filosofia, credevano i neoplatonici, sa ascendere di grado in grado, e, dopo essersi avvalsa dei demoni, si libra fino alle soglie della luce incorruttibile».

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