giovedì 16 aprile 2009

LA "MAFIOPOLI" TRAPANESE


Nella relazione della Procura nazionale gli attuali intrecci tra Cosa Nostra, massoneria e borghesia. di Rino Giacalone

 

È la descrizione della moderna “mafiopoli” quella che emerge dall’ultima relazione sullo stato delle indagini antimafia in provincia di Trapani, redatta dalla Procura nazionale guidata dal procuratore Piero Grasso. Concetti  immediatamente chiari, giudizio netto, si deduce da quella parte di relazione sottoscritta dall’allora pm della Dna Teresa Principato, neo procuratore aggiunto della Dda di Palermo. È adesso lei, ex procuratore aggiunto a Trapani, che coordina le indagini antimafia nel trapanese.

“La mafia esiste e non è affatto sconfitta”, c’è un incessante lavoro investigativo e inquirente, “ma c’è un tessuto sociale permeabile alle organizzazioni mafiose”. Analisi precisa che dice di fotografare la situazione odierna: “Cosa Nostra, a Trapani, è capillarmente radicata sul territorio ed è in grado di condizionare pesantemente la realtà sociale, economica ed istituzionale. Permane, sempre in provincia di Trapani, lo stretto rapporto esistente tra esponenti mafiosi, uomini politici, pubblici funzionari, tecnici progettisti ed imprenditori. Fatti ormai accertati e consacrati nelle numerose sentenze emesse negli ultimi anni dal Tribunale e dalla Corte di Assise di Trapani”. 

Stretti i legami con le cosche palermitane, “uomo cerniera” è Matteo Messina Denaro(latitante, ricercato dal 1993), che intrattiene i rapporti con la pericolosa cosca di Brancaccio, retta da Giuseppe Guttadauro, fratello di Filippo che è sposato con Rosalia Messina Denaro, sorella di Matteo. La mafia trapanese resta alleata delle cosche dei corleonesi, ma la relazione della Dna coglie anche elementi dell’essenza di un’altra serie di rapporti: “Una specificità della criminalità trapanese resta il legame con logge massoniche, settori della borghesia professionale e della pubblica amministrazione”. Indagini che danno ragione a questo assunto sono quelle come “Black Out”, condotta dalla Polizia, soggetti di rilievo l’imprenditore mazarese Michele Accomando e l’ex capo dell’Utc del Comune Pino Sucameli, soggetti che si incrociano in altre indagini come quelle denominate “Hiram” (mafia e massoneria, condotta dai Carabinieri) e “Eolo” (interesse di Cosa Nostra nella realizzazione di parchi eolici, frutto di indagini della Polizia). Per andare a leggere tutto l’articolo clikka qui.