Profumo di loggia, curia e mattone. Armandino Corona, chi è costui?Mai sentito: padre di figlia orfana però garante di ben altri “sponsor”.Fonte: http://www.altravoce.net/2009/03/10/armandino.html
Corona, chi è costui? Corona chi? Ma Armandino, l'ormai ex patriarca della massoneria italiana e non solo. Amico fraterno di Cossiga, Ugo e Giorgio La Malfa, di Maccanico, di Spadolini, di mezzo mondo. Per 35 anni, ogni fatto, voce e notizia che lo riguardassero sono sempre finiti nelle prime pagine degli storici quotidiani sardi: tributo all' uomo più potente della Sardegna. Da alcuni anni “Armandino”, come più o meno abusivamente lo chiamavano anche quelli che non l'hanno mai conosciuto, è appartato nella sua casa di viale Merello: il sensorio non più vigile e lampeggiante come un tempo. Oggi scopriamo che pubblicamente, in organi di informazione a sovranità limitata, si finge di aver dimenticato o mai conosciuto un protagonista fino all'altro ieri.
Di ignorare che è sangue del suo sangue a essere proiettato d'improvviso, e con generale sorpresa, sulla scena del governo regionale, omettendone come un dettaglio sgradito la discendenza. Segno dei tempi, di un opportunismo ipocrita insieme meschino e grottesco. Ketty Corona è stata nominata assessore, oltretutto nello stesso incarico rivestito dal padre tanti anni fa: su indicazione assolutamente imprevista ma non certo estemporanea o casuale di Ugo Cappellacci. Ketty è cresciuta all'ombra del padre. Era la persona di fiducia a lui più vicina, non c'era contatto privilegiato che non passasse per il suo filtro severo. Plenipotenziaria che talvolta ha abusato della copertura paterna con tratti caratteriali aspri, aggressivi e impuniti: sùbiti da molti, con Armandino tante volte costretto a rimediare con paziente diplomazia.
Ora accade che Cappellacci abbia voluto o dovuto assegnare a Ketty Corona un assessorato-chiave della sua Giunta. Ma i due maggiori quotidiani sardi (fa eccezione “Il Sardegna”, a suo merito) omettono di ricordare, almeno en passant, che si tratta della figlia di “Armandino”. La indicano quale imprenditrice in campo immobiliare ed edilizio, ignorandone la paternità. Un'orfanità solo giornalistica: ridicola ma allarmante. Perché consente a “L'Unione Sarda” ma anche a “La Nuova Sardegna” di non porre e porsi la normale domanda sul perché sia stata scelta. Se esista qualche retroscena interessante. Perfino di dar conto dell'esistenza ancora in vita del padre: di cui sempre si sono raccolti ogni parola, sospiro e atto con titoli e interviste senza nominarlo ora che non ha più potere e non ha avuto alcun ruolo.
Eppure era e resta notizia intrigante. Anche perché oscurata in modo plateale e sospetto: pur sapendo che in poche ore sarebbe stata al centro dei commenti più gettonati sulla nuova Giunta. Ma poi, perché non ricordare il padre della neo-assessora quando è noto a tutti che non ha pesato minimamente nella designazione della figlia? Appunto. Per coprire il o i veri sponsor. La Fratellanza massonica in generale? Possibile ma molto improbabile. Magari personaggi nati all'ombra delle logge ma che oggi hanno un potere enorme ancora dentro la massoneria (cresciuta quantitativamente quanto scaduta qualitativamente) grazie ad altre attività ed interessi: immobiliari, turistici, editoriali. I primi soprattutto dovrebbero avere uno slancio notevole, con atteso nuovo corso del mattone e del cemento. Dunque serve l'esperienza di persone, garanti in Giunta, che in quel mondo hanno operato da sempre. Una di queste è Ketty Corona, non per caso legata da intensi rapporti di lavoro con Sergio Zuncheddu quando questi, negli anni dell'avvio anche nella penisola, doveva molto se non tutto alle introduzioni di “Armandino” negli ambienti che contavano.
I rapporti col patriarca si sono guastati in concomitanza con la rottura familiare tra Corona e due figli. Ma Zuncheddu è rimasto in perfetta sintonia con Ketty: potrebbe essere lui il suo non resistibile sponsor. Al quale Cappellacci - anche se fosse stato contrario - non avrebbe potuto dire di no, trattandosi della sua più potente sponda editorial-politica dopo Berlusconi. Così come ha accettato di buon grado, non potendo neanche in questo caso rifiutare se mai avesse voluto, la ventilata indicazione di monsignor Giuseppe Mani per Lucia Baire, organizzatrice del viaggio di Papa Ratzinger con l'invito-assist iniziale e fondamentale a Berlusconi. Insomma, ci sono ombre di loggia allargata e di curia, profumo di grembiuli e incenso, sentore di mattoni e cemento in queste e qualche altra scelta che gravano sulla nuova Giunta. Nel caso delle due donne, anche di collaudata professionalità specifica nei ruoli cui sono state destinate.
Ecco perché la dimenticanza di Armandino Corona da parte dei giornali è significativa: contro il buon senso e la routine. Premeditata, determinata. Proprio perché evocarla sarebbe stato - oltreché “innocente” in quanto ininfluente - normale, ovvio, obbligato. La mancata citazione sottolinea una volontà precisa e insieme oscura. Forse la risibile copertura di altri personaggi: l'immobiliarista-editore Zuncheddu come, per la Baire, dell'arcivescovo consolidato cappellano berlusconiano. Parola d'ordine: non gettare altre ombre sulla scelta di Cappellacci. Pessimo inizio, per il neopresidente e ancor più per i due quotidiani, così poco solleciti verso i lettori: avrebbero gradito conoscere anche questi dettagli significativi. Tanto più che che Ketty Corona arriva alla Regione parecchi anni dopo che gli elettori avevano defenestrato il fratello Giorgio dal Consiglio dopo una legislatura trascorsa in ruolo apicale in Forza Italia. Aveva sostituito come capogruppo dopo Emilio Floris, anche lui ora ha una figlia lanciata in politica, eletta nel listino di Cappellacci. È arrivato il tempo delle “figlie di...”. Aveva iniziato Claudia Lombardo, nel 1994 messa in pista giovanissima dal padre massone: per questo contestato quando vigevano norme restrittive contro i grembiuli.
Comunque, povero Armandino: oscurato anche sul piano nominalistico. Dopo decenni da protagonista, trattato adesso come un padre ingombrante. Neanche evocabile da chi gli riservava il servo encomio, virato in codardo oltraggio. E' accaduto di ricevere da lui due querele, poi spontaneamente ritirate, per commenti non lievi sull'insostenibile pesantezza della massoneria in tante vicende. Mai sarebbe venuto in mente di rimuoverlo, non riferire che è il padre di sua figlia. Una squallida e penosa volgarità. Segna anche un altro punto di caduta anche della collusiva o ambigua informazione sarda: e siamo solo all'inizio.