In particolare, la sezione dell’opera intitolata “Doveri del Libero Muratore” (Charges of a Free‐Mason), ma generalmente nota come “Antichi Doveri”, è quella sulla quale si sono concentrate le maggiori discussioni almeno da quando, sul finire del XIX secolo, si manifestarono all’interno delle Massonerie francese e belga (in minor misura, anche se non trascurabile, nel contesto italiano) spinte revisioniste e trasgressive in merito ai due principali “tabù” o divieti stabiliti dal testo andersoniano: la proibizione di discutere in Loggia questioni di politica o di religione e l’inammissibilità delle donne all’iniziazione murtoria.
Fu proprio in relazione a questi divieti, fino a quel momento praticamente indiscussi, che si tornò a guardare alle Costituzioni dell’Anderson come alla fonte primaria delle tradizioni e delle norme muratorie. E proprio dalle Costituzioni andersoniane fu estratto il termine landmarks, dall’autore settecentesco impiegato come sinonimo di ideali pietre di confine o limiti dell’antica e pura Massoneria, la cui osservanza avrebbe dovuto guidare anche in futuro il percorso dei suoi eredi “speculativi”. Quali e quanti poi esattamente fossero i suddetti landmarks è questione rimasta completamente aperta, sulla quale molto si è dibattuto e si tornerà a dibattere. Nessun dubbio, però, sul fatto che nelle scarne proposizioni dell’Anderson è contenuto tutto ciò che oggi per i Liberi Muratori costituisce la tradzione, sia pure quella che principia con una “t” minuscola e che è ben altra cosa dalla Tradizione iniziatica immemorial, transdocumentaria perché atemporale ed astorica.
Certo, la ricerca d’archivio ha fatto emergere altri documenti, più antichi della sintesi formulata dall’Anderson, quali il Poema Regius (1390) ed il Manoscritto Cooke (1425 circa), che furono con tutta probabilità tra le fonti cui attinse lo stesso Anderson, e la stessa italiana Carta di Bologna (1248). Tuttavia, le Costituzioni del 1717 rimangono un punto fermo rispetto al quale ogni altro documento, precedente o successivo, aggiunge ben poco o ben poco modifica il carattere fondativo che alle stesse Costituzioni è stato e viene attribuito. Le considerazioni appena espresse valgono pure per un altro approccio, revisionista e critico, esordito qualche decennio dopo i ricordati fermenti in Francia ed in Belgio e di segno opposto, riconducibile per gran parte all’opera di René Guénon, che all’Anderson e all’altro pastore protestante, che del primo fu il principale ispiratore, John Theophilus Désaguliers, rimproverava semmai, facendo eco al movimento settecentesco degli Antients ed al loro leader Laurence Dermott, di aver gravemente menomato ed alterato gli aspetti iniziatici e sacrali dell’istituto muratorio introducendovi innovazioni detate dal razionalismo lockiano e dall’incipiente filosofia dei Lumi. (Clikka per leggere tutto)
Fonte: dalla segnalazione di Giuseppe V. e dalla presentazione del libro “La Via Iniziatica” Introduzione alla Libera Muratoria, di Mariano Bizzarri, Atanòr. 2003