
Partendo da questi presupposti, non stupisce che Mussolini, nel 1923, facesse dichiarare dal Gran Consiglio l'incompatibilità tra Partito nazionale fascista e Massoneria. Da quel momento si scatenò la violenza contro i massoni e i loro templi. Il giornale "Cremona Nuova", organo di stampa di Farinacci, sollecitò lo Stato a entrare in possesso dei nomi dei massoni per "fucilarli in massa, come traditori della patria" 1 e a Firenze il Direttorio del Fascio pubblicò un manifesto in cui si proclamava: "Da oggi in poi, né i massoni né la Massoneria devono rimanere anche un solo attimo liberi dalla persecuzione. La distruzione delle Logge è diventata una farsa. Si devono annientare, senza misericordia, i massoni, i loro beni, i loro interessi. Essi devono venir cacciati via dai pubblici impieghi... Nessuno deve restare escluso. Bravi cittadini devono schivare ogni massone. Sotto il peso della nostra forza, essi devono venir isolati, come lebbrosi; noi dichiariamo guerra a questa associazione di codardi e vogliamo fare il nostro dovere, liberare finalmente l'Italia da questi acerrimi nemici". Clikka quì per leggere tutto l'articolo